Europa/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

Come spiegare questo forte divario che separa le classi popolari (nel senso piu’ ampio) dal progetto di costruzione europea?
Mi sembra che la spiegazione piu’ plausibile risieda nella percezione (in gran parte giustificata) che il grande mercato unico europeo avvantaggi soprattutto gli attori economici piu’ potenti e i gruppi sociali piu’ favoriti.
Di fatto, e’ poco contestabile che la concorrenza fiscale induca i paesi europei a modificare il proprio sistema di tassazione a vantaggio degli operatori piu’ dinamici, a scapito dei piu’ umili. L’idea che i gruppi sociali piu’ modesti sarebbero per natura irrazionalmente nazionalisti (o addirittura razzisti) – ipotesi molto comoda, che permette alle elite “progressiste” di giustificare la propria missione civilizzatrice – non regge a un’analisi approfondita […]
Fino a quando l’Unione Europea non sara’ al servizio di una politica chiara e tangibile di giustizia sociale e fiscale (per esempio, con un’imposta europea sui redditi e sui patrimoni piu’ elevati), non si vede quale altro fattore potrebbe riuscire a ricomporre il profondo divario che si e’ venuto a creare tra classi popolari e progetto di costruzione europea […]
Gli sviluppi osservati in questi ultimi anni non fanno che accrescere il divario tra l’UE e le classi popolari.
In Francia, chi e’ arrivato al potere con le elezioni del 2017 dice di essere a favore dell’Europa, mettendo ancora una volta, e in modo particolarmente grossolano la costruzione europea al servizio di una politica a favore delle classi agiate. Le due principali misure fiscali votate nell’autunno 2017 [imposta sul patrimonio immobiliare e l’introduzione di un’aliquota d’imposta proporzionale sui redditi da capitale …] sono state adottate in larga misura in nome della “concorrenza europea”. Provvedimenti che sono stati giustificati anche in ossequio all’ideologia dei “primi della cordata” (secondo la definizione data da Macron), per cui l’intera popolazione trarrebbe beneficio dagli sgravi fiscali accordati ai piu’ ricchi (considerati, in questo caso, i piu’ meritevoli e i piu’ utili). Una prospettiva che ricorda la teoria del trickle-down (“gocciolamento”) propagandata da Ronald Reagan negli anni ottanta del secolo scorso, o quella dei job creators sviluppata da Donald Trump e dai repubblicani statunitensi negli anni dieci del Duemila.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Europa/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice . La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente. E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Piu’ Europa? […] Un’unione fiscale degna di questo nome richiederebbe un bilancio federale pari almeno al 10 per cento del PIL dell’eurozona; trasferimenti fiscali dai paesi piu’ ricchi verso quelli piu’ poveri; un’autorita’ federale capace di effettuare spesa in deficit con il sostegno attivo della BCE; un effettivo trasferimento di rappresentativita’ democratica dal livello nazionale a quello sovranazionale (no taxation without representation).
Purtroppo, l’unione fiscale proposta da Schäuble non soddisfa nessuna di queste condizioni. Al contrario, essa ruota attorno alla creazione di un organo indipendente col potere di veto sui bilanci nazionali […]
Si tratta, in sostanza, di un piano finalizzato a privare gli Stati nazionali di quel minimo di potere discrezionale che gli e’ rimasto, mettendo definitivamente il pilota automatico alla politica fiscale (in linea col dogma ordoliberale): il passo finale nella trasformazione definitiva dell’eurozona in una gabbia ordoliberale basata su un sistema di regole ferree e inflessibili […] Allo stesso tempo va anche rigettata con forza l’argomentazione, cara ai tedeschi, secondo cui, in assenza di un’unione fiscale, e’ necessario limitare ulteriormente l’autonomia fiscale degli Stati membri.
Questo rappresenta un ribaltamento totale di quello che insegna la teoria economica, nonche’ la storia, in materia di federazioni.
E’ vero l’esatto contrario, infatti: solo laddove esiste uno
“Stato centrale” in grado di compensare le fluttuazioni asimmetriche nei vari Stati membri e di redistribuire le risorse all’interno dell’unione monetaria ha senso limitare l’autonomia fiscale dei singoli Stati; in caso contrario, porre vincoli dibilancio molto stringenti ai singoli paesi li priva semplicemente della capacita’ di rispondere alle recessioni in modo adeguato, come dimostra bene la perdurante crisi dell’eurozona.
Insistere su questa strada – rafforzare i vincoli di bilancio finche’ non si arriva all’unione fiscale – vuol dire continuare a mettere il carro prima dei buoi, con conseguenze che non potranno che essere devastanti.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/