Capitalismo/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Il denaro e’ una forma di potere sociale di cui ci si puo’ appropriare e che, per di piu’, non presenta un limite intrinseco, a differenza della quantita’ di terreni che si possono possedere o alla quantita’ di risorse fisiche che si possono controllare […]
Non c’e’ un limite intrinseco ai miliardi di dollari che il singolo individuo puo’ accumulare.
L’illimitatezza del denaro, e l’inevitabile desiderio di impossessarsi del potere sociale che questo conferisce, creano una vasta gamma di incentivi sociali e politici ad accumularne quantita’ sempre maggiori; e una maniera essenziale di ottenere sempre piu’ denaro e’ quella di reinvestire parte dell’eccedenza di fondi guadagnati ieri per generare altra eccedenza domani […]
L’importanza dell’illimitatezza del potere del denaro non potra’ mai essere sottolineata abbastanza.
I gestori dei maggiori hedge fund di New York nel 2005 hanno rastrellato 250 milioni di dollari a testa in compensi individuali; nel 2006 il principale gestore ha guadagnato 1,7 miliardi di dollari, e nel 2007, un anno disastroso per la finanza globale, cinque di loro (incluso George Soros) hanno realizzato circa 3 miliardi di dollari ciascuno.
Ecco cosa intendo quando affermo che il denaro e’ una forma di potere sociale illimitato.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Economia di mercato/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire alla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Il problema che oggi abbiamo e’ capire come far si’ che la finanza torni a svolgere la sua funzione originaria – quella di essere uno strumento a servizio della crescita dell’economia reale – smettendo di essere un circuito autoreferenziale che arricchisce pochi strozzando lo sviluppo delle tante iniziative che sorgono nella trama larga del sistema economico e sociale.
E che vi sia un problema di fondo che ostinatamente si finge di non vedere ce lo dice il paradosso che attanaglia l’economia contemporanea e che la teoria economica prevalente (di matrice neoclassica) non riesce a spiegare: un’offerta di moneta sovrabbondante, prodotta da una politica economica superespansiva e con tassi di interesse sotto zero, insieme alla deflazione (e tassi di crescita modesti).
Si tratta di un paradosso perche’, secondo la teoria, ma anche secondo l’esperienza vissuta fino a oggi, con questo tipo di politica dovremmo avere inflazione (e crescita).
Per usare una metafora, l’economia contemporanea e’ come una macchina in cui l’acceleratore, pur spinto al massimo, non riesce a trasmettere forza cinetica alle ruote. Semplicemente perche’ la forza va dispersa in qualche punto durante il percorso di trasmissione […]
Questo stato delle cose ci dice che, ancora oggi, i circuiti tra finanza ed economia reale non funzionano come dovrebbero.
Non riescono ad attivare le energie economiche e finiscono solo per alimentare circuiti finanziari autoreferenziali che non fanno che rafforzare la concentrazione della ricchezza. Come dimostrano i livelli degli indici borsistici, che continuano a bruciare tutti i record pur in presenza di aumenti dell’economia reale piuttosto contenuti.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Finanziarizzazione/Galli

Giorgio Galli, Francesco Bordicchio – Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Mimesis (2018)

La crisi economica scoppiata nel 2008, e che continua a imperversare, ha distrutto l’economia.
E’, a differenza delle crisi precedenti, tra cui in particolare quella del ’73, una crisi endogena, dovuta a cause interne al sistema e non esterne, vale a dire che e’ dovuta alle tendenze autodistruttive e rovinose del capitale quando si trova senza limiti, e in particolare senza quei limiti cui ha dovuto sottostare in quanto impostigli dalle socialdemocrazie europee per combattere la paura del comunismo: e’ una crisi nata nella finanza e che si e’ propagata all’intera economia per la natura predominante della stessa finanza, inevitabile alla luce dei
superprofitti che genera e della mancanza di ostacoli a monopoli e oligopoli e cosi’ a restrizioni della concorrenza, con possibilita’ dei capitali di destinarsi indisturbati dove meglio gradiscono.

Info:
https://www.unilibro.it/libro/galli-giorgio-bochicchio-francesco/arricchirsi-impoverendo-multinazionali-capitale-finanziario-crisi-infinita/9788857543932

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Il neoliberismo e’ stato progettato e messo in pratica da politici visionari: Pinochet in Cile, Margaret Thatcher e la sua cerchia ultraconservatrice in Gran Bretagna, Reagan e i «cold warriors» che lo portarono al potere negli Stati Uniti.
Avevano affrontato la massiccia opposizione delle organizzazioni sindacali e non intendevano piu’ tollerarla.
Questi pionieri del neoliberismo giunsero a una conclusione che ha condizionato fortemente la nostra epoca: un’economia moderna non puo’ coesistere con una classe operaia organizzata. Decisero quindi di distruggere completamente la forza contrattuale, le tradizioni e la coesione sociale dei lavoratori […]
La generazione odierna vede solo gli esiti del neoliberismo, e dunque spesso non si accorge che questo obiettivo – la distruzione del potere contrattuale dei lavoratori – era l’essenza dell’intero progetto, il mezzo per perseguire tutti gli altri fini.
Il principio guida del neoliberismo non era il libero mercato, e nemmeno la disciplina di bilancio, la moneta solida, le privatizzazioni e le delocalizzazioni; non era neanche la globalizzazione.
Tutte queste cose si sono rivelate sottoprodotti o strumenti della sua sfida principale: espungere il lavoro organizzato dall’equazione.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Economia di mercato/Mayer-Schonberger

Viktor Mayer-Schonberger, Thomas Ramge – Reinventare il capitalismo nell’era dei Big Data – Egea (2018)

Il mercato non e’ l’unico meccanismo sociale in grado di rendere possibile il coordinamento.
Condivide le luci della ribalta con l’impresa.
Anche se spesso pensiamo a un’impresa come a una parte di un sistema di mercato, la verita’ e’ che il mercato e l’impresa adottano approcci complementari e contrapposti al problema di come coordinare in maniera efficiente l’attivita’ umana.
In sostanza, mercato e impresa sono concorrenti rispetto alla nostra capacita’ di coordinamento.
L’impresa non e’ meno efficace nell’aiutare le persone a coordinarsi tra loro. Nella maggior parte dei paesi, oltre i due terzi della forza lavoro trova occupazione nei circa 100-200 milioni di imprese esistenti al mondo […]
Tuttavia, a differenza del mercato, l’impresa costituisce un esempio di coordinamento centralizzato, che si caratterizza per una struttura comunicativa altrettanto centralizzata.
Le persone si uniscono in un’impresa per mettere in comune sforzi e risorse, ma le loro attivita’ vengono organizzate e dirette da una singola autorita’ centrale riconosciuta.
Si distingue un gruppo di membri relativamente stabile e interno all’impresa per un periodo di tempo. I soggetti esterni devono essere attentamente vagliati; i nuovi arrivati vanno orientati con cura […]
I dirigenti possono avere particolari competenze legate al vantaggio competitivo dell’azienda o perche’ sono bravi a motivare i dipendenti e a convincere i clienti. A ogni membro dell’impresa viene attribuito un insieme definito di responsabilita’, e nuovi elementi vengono assunti di solito perche’ le loro abilita’ si confanno a una strategia dichiarata.
Per via della divisione del lavoro, nella maggior parte delle imprese il processo decisionale e’ gerarchico e centralizzato […]
La differenza fondamentale tra il mercato e l’impresa sta nel modo in cui i flussi di informazioni si traducono in decisioni, e da chi vengono tradotti. Questo si riflette nelle loro strutture: il mercato rispecchia il flusso di informazioni da chiunque verso chiunque e il processo decisionale decentrato riguardante tutti i partecipanti, cosi’ come l’impresa gerarchica rispecchia il flusso di informazioni verso il centro, dove i leader prendono le decisioni chiave.

Info:
https://www.avvenire.it/agora/pagine/big-dat-05c39718b93a455d9ee3e74f92983f90
https://www.repubblica.it/economia/2018/05/27/news/il_prezzo_rottamato_dai_big_data_ma_il_reddito_di_cittadinanza_potrebbe_salvarci-196972616/?refresh_ce

Capitalismo/Alacevich

Michele Alacevich, Anna Soci – Breve storia della disuguaglianza – Laterza (2019)

L’obiettivo della teoria economica divenne l’allargamento delle opportunita’ di impiego e la promozione della crescita poiche’ si desiderava ingrandire la torta piuttosto che distribuire fette piu’ uguali per tutti, nella convinzione che con una torta piu’ grande a tutti sarebbero toccate fette piu’ grandi, e che fosse la dimensione assoluta delle fette a contare piuttosto che quella relativa.
Oggi, questa visione e’ messa fortemente in dubbio.
La ricerca economica si e’ interessata solo di recente alla distribuzione personale dei redditi, e uno dei motivi, se non il principale, e’ che i paesi economicamente sviluppati stanno attualmente vivendo un allarmante grado di disuguaglianza.
La disoccupazione prolungata, la riduzione dei salari, un crescente accumulo di ricchezza da parte di pochi individui associata ad una stagnazione dei redditi del resto della popolazione, una scala sociale piu’ ripida e un accesso all’istruzione ostacolato dalle piu’ difficili condizioni finanziarie sono tra i fattori principali che nel XXI secolo hanno portato la distribuzione del reddito al centro della scena.
Inoltre, la globalizzazione non ha prodotto cio’ che prometteva in termini di crescita e uguaglianza tra paesi, e sta influenzando in modo deciso – e non sempre positivo – i processi economici e distributivi all’interno delle singole nazioni. Dunque, la disuguaglianza economica e’ in prima linea nel dibattito politico odierno, probabilmente perche’ i movimenti sociali emersi hanno costretto gli economisti a rivolgervi lo sguardo.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858136249
https://www.letture.org/breve-storia-della-disuguaglianza-michele-alacevich-anna-soci

Lavoro/Bauman

Zygmunt Bauman – Lavoro, consumismo e nuove poverta’ – Citta’ Aperta (2004)

Il lavoro non venne piu’ visto come la via verso l’elevazione morale, bensi’ come un mezzo per “guadagnare di piu’”.
E questa era la sola cosa che contava […]
La capacita’ di accaparrarsi una quantita’ maggiore di ricchezza fini’ per essere considerata come l’unico mezzo per riconquistare quella dignita’ umana perduta in seguito alla trasformazione degli artigiani in operai dell’industria. Col risultato di far cadere nel vuoto qualsiasi appello alla nobilta’ del lavoro. Il prestigio e la posizione sociale dipendevano ormai dal livello di reddito, non gia’ dall’operosita’ e dalla dedizione al proprio mestiere.
Questa metamorfosi del conflitto di potere per la qualita’ della vita sociale in mera competizione per una quantita’ maggiore di ricchezza, considerata come l’unica espressione del desiderio di autonomia e di autoaffermazione individuale, ha influenzato profondamente lo sviluppo della moderna societa’ industriale. […]
Ha inculcato nei lavoratori non tanto lo «spirito del capitalismo» quanto, piuttosto, la tendenza a considerare il valore e la dignita’ dell’uomo in termini puramente monetari. E ha proiettato irreversibilmente l’aspirazione alla liberta’ nella sfera del consumo, determinando in larga misura il passaggio a una societa’ imperniata su quest’ultima anziche’ su quella della produzione.

Info:
http://www.inattuale.paolocalabro.info/2009/04/z-bauman-lavoro-consumismo-nuove.html
https://sociologia.tesionline.it/sociologia/libro.jsp?id=1714

Economia di mercato/Deneault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

Al marchio e all’azienda viene riservato un vero e proprio culto.
Del resto la religione – come suggerisce l’etimologia stessa della parola – lega, coalizza. Diventata imprenditrice, la religione unisce le pecorelle – non soltanto gli impiegati, ma anche i fornitori e i clienti della ditta – in una reale comunione, sotto forma di puntuali adunate, saloni pubblici o cerimonie.
Il motociclista che venera un determinato marchio fino al feticismo e socializza con i suoi simili in occasione di grandi raduni, ne e’ un esempio perfetto.
Insomma, la religione s’impone come una formidabile modalita’ di manipolazione […]
Questa teologia d’impresa si riassume con un grafico ascensionale che testimonia il passaggio della merce dal semplice status di «prodotto» a quello, salvifico, della «religione del marchio» (brand religion).
Secondo questo approccio, un «prodotto» smette di essere designato come tale – un dolciume, un maglione, una consolle per videogiochi, un tavolo… – e viene piuttosto assimilato al suo «concetto di marchio».
Una volta etichettato, il prodotto genera una sensazione o, in gergo tecnico, un «valore emozionale aggiunto». Non e’ piu’ un fazzoletto, non e’ piu’ un orologio, non e’ piu’ un semplice te’, perche’ il fazzoletto, l’orologio e il te’ – una volta associati ai marchi Kleenex, Rolex e Lipton –, irradiano calore, sicurezza familiare, garanzia di fiducia, persino sentimento materno.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/
https://www.ilmerito.org/8-nel-merito/273-mediocrazia-una-rilettura-della-societa-contemporanea-attraverso-il-suo-declino-irreversibile-recensione-a-a-deneault-mediocrazia-neri-pozza-2017-di-giovanni-cossa
https://ilfoglietto.it/libri/5397-la-mediocrazia-un-libro-sulla-inadeguatezza-della-classe-dirigente

Capitalismo/Salmon

Christian Salmon – Fake. Come la politica mondiale ha divorato se stessa – Laterza (2020)

Agli inizi degli anni Ottanta la rivoluzione neoliberale scatenata da Margaret Thatcher nel Regno Unito e da Ronald Reagan negli Stati Uniti costitui’ l’ultimo grande racconto “politico” del Novecento.
Adottata dalle classi dirigenti occidentali, ispiro’ le politiche applicate per diversi decenni in Europa e negli Stati Uniti.
Dal 2008 questo grande racconto non riesce piu’ ad illudere, e i governanti sono condannati a gestire e a tenere sotto controllo un’opinione pubblica ribelle e resa consapevole dagli effetti concreti della crisi finanziaria.
La deregulation del mondo, di cui quella finanziaria non e’ che un elemento, ha un suo prolungamento nel discredito delle istituzioni politiche. In risposta ai problemi che si moltiplicano in tutti i campi – terrorismo e mobilitazione antiterroristica, catastrofe climatica, crisi migratoria, crisi del modello della sovranita’ statale, rivoluzione digitale e comparsa di nuovi attori non statali con i GAFAM [Google, Apple, Facebook, Amazon, Microsoft] – si consolida uno storytelling della sfiducia e del discredito.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_content&view=article&id=2371:christian-salmon-fake-come-la-politica-mondiale-ha-divorato-se-stessa&catid=40:primopiano
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/fake-di-christian-salmon/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139653

Lavoro/Harvey

David Harvey – L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

Bisogna riconoscere che i capitalisti impiegano abilmente un’ampia gamma di tattiche nel processo lavorativo; e’ in questo ambito, in modo particolare, che fanno leva sul potere delle differenze sociali a proprio esclusivo vantaggio.
Le questioni di genere spesso assumono un ruolo di primo piano nei luoghi di produzione, al pari di quelle di etnia, religione, colore della pelle e persino di orientamento sessuale.
Negli sweatshop dei cosiddetti paesi in via di sviluppo l’onere dello sfruttamento capitalistico ricade sulle spalle delle donne; i loro talenti e le loro capacita’ vengono utilizzati fino allo stremo, in condizioni spesso assimilabili a una dominazione patriarcale.
Se cio’ accade e’ perche’, nel tentativo disperato di esercitare e mantenere il controllo sul processo lavorativo, il capitalista deve approfittare di ogni relazione di differenza sociale, di ogni distinzione all’interno della divisione sociale del lavoro, di
ogni consuetudine o preferenza culturale particolare, sia per impedire che i lavoratori, trovandosi inevitabilmente in una posizione comune nel luogo di lavoro, si aggreghino in un movimento di solidarieta’ sociale, sia per mantenere una forza-lavoro frammentata e divisa […]
Recatevi in un qualsiasi luogo di lavoro – come un ospedale o un ristorante – e osservate il genere, il colore e l’etnia di coloro che svolgono le diverse mansioni; vedrete cosi’ come le relazioni di potere nel processo lavorativo collettivo sono
distribuite tra i diversi gruppi sociali. La resistenza al cambiamento di questi rapporti sociali e’ ascrivibile tanto alle tattiche del capitale quanto al carattere conservatore dei rapporti sociali stessi e al desiderio dei diversi gruppi di difendere i loro piccoli privilegi (incluso persino l’accesso ai lavori mal pagati.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza