Capitalismo/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Non sprechiamo questa crisi – Laterza (2020)

[E’] giunto il momento di mettere in pratica la dura lezione della crisi finanziaria globale del 2008.
Quando le aziende, dalle compagnie aeree alla grande distribuzione, si fanno avanti con richieste di salvataggio e altre forme di assistenza, e’ importante non limitarsi a distribuire denaro. Si possono dettare condizioni affinche’ i salvataggi siano strutturati in modo da trasformare i settori destinatari degli aiuti, portandoli a far parte di una nuova economia, incentrata sulla strategia del Green New Deal di ridurre le emissioni di carbonio, investendo al tempo stesso sui lavoratori per aiutarli ad adattarsi alle nuove tecnologie.
E bisogna farlo adesso, fintanto che lo Stato si trova in posizione di forza.
Sfruttiamo questo momento per ripensare il sistema capitalistico con un approccio che restituisca centralita’ a tutte le parti in causa. Non permettiamo che questa crisi vada sprecata […]
Il capitalismo, infatti, sta affrontando almeno tre grandi crisi.
Una crisi sanitaria indotta dalla pandemia ha rapidamente innescato una crisi economica con conseguenze ancora sconosciute per la stabilita’ finanziaria, e tutto questo si gioca sullo sfondo di una crisi climatica che non puo’ essere affrontata con il solito approccio del «business as usual».
Non dimentichiamoci che, fino a soli due mesi fa, i media ci proponevano immagini spaventose di vigili del fuoco, e non operatori sanitari, sopraffatti dalla fatica e dal superlavoro.
Questa triplice crisi ha portato alla luce diversi problemi rispetto al nostro modo di «fare capitalismo», che devono essere tutti affrontati nello stesso momento in cui siamo alle prese con l’emergenza sanitaria. Altrimenti, risolveremo semplicemente i problemi in un settore per crearne di nuovi altrove, cosi’ come accadde con la crisi finanziaria del 2008.
I politici inondarono il mondo di liquidita’ senza indirizzarla verso opportunita’ di investimento valide. Di conseguenza, il denaro fini’ di nuovo in un settore finanziario che era (e rimane) inadatto allo scopo.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858142875
https://www.controluce.it/notizie/non-sprecare-la-crisi-del-covid/

Capitalismo/ Alacevich

Michele Alacevich, Anna Soci – Breve storia della disuguaglianza – Laterza (2019)

Secondo l’Economic Policy Institute di Washington DC, nel 1965 la remunerazione di un amministratore delegato negli Stati Uniti era ventiquattro volte superiore a quella di un lavoratore medio; nel 1978 il rapporto era 35 a 1; nel 2007, 277 a 1; e nel 2010, due anni dopo l’inizio della recessione globale, 243 a 1.
Secondo Raghuram Rajan, ex capo economista del FMI, ancora piu’ preoccupante e’ l’allargamento del divario verificatosi non solo tra i miliardari (che rappresentano lo 0,01% piu’ ricco della distribuzione mondiale del reddito) e il resto della popolazione, ma anche tra il reddito degli appartenenti al 90° percentile (vale a dire chi guadagna piu’ di quanto guadagni il 90% della popolazione) – per esempio gli alti dirigenti – e sia chi si trovi al fondo della scala retributiva sia chi appartenga alla classe media, i cui guadagni sono rimasti di fatto immutati a partire dagli anni Ottanta […]
La disuguaglianza abbraccia dimensioni diverse – come testimonia l’attuale dibattito sui suoi aspetti sociali, politici, economici, di genere, di razza, di salute, di accesso ai livelli di istruzione, ecc. – la cui rilevanza e’ cambiata significativamente dal punto di vista sia storico sia geografico. In molti casi le catagorie di cui oggi facciamo uso sarebbero apparse prive di significato in epoche precedenti e ancora oggi molte forme di disuguaglianza sono lontane dall’essere riconosciute universalmente […]
Le persone, poi, possono avere opinioni molto differenti , non solo sul grado di disuguaglianza da considerare accettabile o inaccettabile ma anche – e si tratta di un punto dirimente – su quali disuguaglianze siano o non siano importanti, giacche’ ognuno mettera’ valori diversi al centro del proprio universo morale.
Poiche’ gli esseri umani sono animali sociali e la disuguaglianza indica, per definizione, una dimensione razionale, le discussioni sull’uguaglianza e sulla disuguaglianza riguardano a loro volta la struttura di una societa’ […]
Una delle tematiche della piu’ ampia questione della diseguaglianza, tuttavia, fa da sostegno e al contempo si affianca alle altre forme di disuguaglianza.
Ci riferiamo alla disuguaglianza economica .
In pochi negherebbero che essa pone sfide drammatiche alle societa’ moderne, siano queste economicamente avanzate o meno sviluppate.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858136249
https://www.letture.org/breve-storia-della-disuguaglianza-michele-alacevich-anna-soci

 

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Oggi guardiamo film fatti di pixel invece che di granelli di celluloide, e che contengono intere scene in cui nulla di reale viene inquadrato da una telecamera.
Nelle catene di montaggio delle automobili, ogni componente ha un suo codice a barre: quello che fanno gli esseri umani, fra i sibili e i ronzii dei robot, e’ ordinato e verificato dall’algoritmo di un computer.
Il rapporto fra lavoro fisico e informazione e’ cambiato.
Il grande progresso tecnologico di inizio XXI secolo non consiste in nuovi oggetti, ma nell’aver reso intelligenti quelli vecchi.
La conoscenza contenuta nei prodotti sta diventando piu’ preziosa degli elementi fisici usati per produrli.
Negli anni novanta, quando si comincio’ a comprendere l’impatto delle tecnologie informatiche, studiosi di numerose discipline ebbero contemporaneamente la stessa intuizione:
il capitalismo stava diventando qualcosa di qualitativamente differente.
Diventarono di moda espressioni come economia della conoscenza, societa’ dell’informazione, capitalismo cognitivo.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

 

Societa’/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Ma se riuscissimo a immaginare la fine del capitalismo? Chiudete gli occhi per un momento e provateci.
Fa paura? Che cosa vedete?
Con ogni probabilita’ vedrete la stessa utopia che ha ispirato il pensiero occidentale da Aristotele in poi: una comunita’ senza poverta’, in cui la proprieta’ e la gerarchia non hanno importanza, in cui tutti hanno abbastanza tempo libero per sviluppare il proprio potenziale umano e abbastanza risorse materiali per vivere, e in cui il lavoro e’ svolto dalle macchine.
La vita buona.
All’inizio del xxi secolo, i mezzi per liberarci dal lavoro sono a portata di mano.
Quando sentite storie spaventose sui robot o i processi automatizzati che distruggeranno meta’ dei posti di lavoro nei paesi sviluppati, quello che vuol dire e’ che nel giro di un secolo potremmo essere liberi dalla gran parte del lavoro fisico.
Vuol dire che le cose fondamentali di cui abbiamo bisogno per vivere – cibo, energia, trasporto, alloggio, assistenza medica e istruzione – potrebbero diventare tanto abbondanti da consentire di fornirle al di fuori del mercato, attraverso una collaborazione diretta reciproca.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Capitalismo/Fisher

Mark Fisher – Realismo capitalista – Produzioni Nero (2018)

Oggi in Gran Bretagna la depressione e’ la condizione piu’ trattata dal sistema sanitario nazionale […]
Ritengo che il crescente problema dello stress (e dell’angoscia) nelle societa’ capitaliste vada reinquadrato; anziche’ scaricare sugli individui la risoluzione dei loro problemi psicologici – vale a dire, anziche’ accettare la generalizzata privatizzazione dello stress che ha preso piede negli ultimi trent’anni – quello che dovremmo chiederci e’: com’e’ potuto diventare tollerabile che cosi’ tante persone, e in particolare cosi’ tante persone giovani, siano malate?
La «piaga della malattia mentale» che affligge le societa’ capitaliste lascia intendere che, anziche’ essere l’unico sistema che funziona, il capitalismo sia innatamente disfunzionale; il
prezzo che paghiamo per dare l’impressione che il capitalismo fili liscio e’ davvero molto alto.
L’altro fenomeno che vorrei evidenziare e’ la burocrazia.
Nella loro polemica contro il socialismo, gli ideologi neoliberali hanno volentieri puntato il dito contro quel verticismo burocratico che nelle economie pianificate si e’ tradotto in inefficienza generalizzata e sclerosi istituzionale; col trionfo del neoliberismo la burocrazia e’ stata quindi relegata a retaggio obsoleto, quasi fosse la reliquia di un passato stalinista verso cui nessuno poteva certo provare nostalgia.
Questa interpretazione pero’ non coincide con l’esperienza della maggior parte delle persone che vivono e lavorano sotto il tardo capitalismo, per le quali la burocrazia resta una parte importante della vita di tutti i giorni. La realta’ e’ che, piuttosto che scomparire, la burocrazia ha cambiato aspetto, ed e’ proprio questo suo aspetto inedito e decentralizzato che le ha permesso di proliferare.

Info:
https://open.luiss.it/2018/08/09/prigionieri-della-realta-che-cose-il-realismo-capitalista-secondo-mark-fisher/
https://www.iltascabile.com/recensioni/realismo-capitalista-fisher/
https://www.glistatigenerali.com/filosofia/il-realismo-capitalista-mark-fisher/

 

Capitalismo/Zizek

Slavoi Zizek – Virus – Ponte alle Grazie (2020)

Dubito che lʼepidemia ci rendera’ piu’ saggi.
Lʼunica cosa chiara e’ che demolira’ i fondamenti della nostra vita, determinando non solo immenso dolore ma anche uno sconquasso economico probabilmente peggiore della Grande Recessione.
Non si ritorna alla normalita’, la nuova «normalita’» dovra’ essere ricostruita sulle macerie della vita di una volta, oppure ci ritroveremo in una nuova barbarie di cui gia’ si scorgono distintamente le prime avvisaglie.
Quindi non sara’ sufficiente trattare lʼepidemia come uno sfortunato incidente, sbarazzarsi delle conseguenze e riprendere lʼandamento scorrevole del vecchio sistema – dovremo sollevare la domanda: che cosa proprio non va nel nostro sistema, tanto da farci cogliere impreparati
dalla catastrofe, malgrado gli scienziati ci avvertissero da anni?
Dare una risposta a questa domanda richiedera’ molto di piu’ che nuove forme di assistenza sanitaria globale.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/slavoj-zizek/2020/07/11/virus-capitalismo
https://www.illibraio.it/news/dautore/libri-virus-zizek-1372415/
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-virus-dellavvenire_it_5e8d7c80c5b6e1a2e0fc234d
https://www.lastampa.it/vatica-insider/it/2020/05/20/news/coronavirus-slavoi-zizek-non-esiste-un-ritorno-alla-normalita-1.38867522

Economia di mercato/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Il sistema dell’economia sociale di mercato contiene indicazioni molto utili per chi cerca alternative progressive al capitalismo globale.
Esso presenta le seguenti caratteristiche:
• opera in uno scenario di pace e di stabilita’ crescenti sia al suo interno sia nei suoi rapporti con l’estero, non cerca l’espansione e il dominio politico, esclude l’uso della forza militare come ausilio dell’accumulazione di capitale e riduce al minimo le spese per gli armamenti;
• non viene governato dal connubio tra Stato e capitale, ma da autorita’ pubbliche indipendenti;
• si concentra sullo sviluppo delle forze produttive e del benessere collettivo;
• governa i mercati e ne pianifica la direzione di sviluppo ponendo particolare cura nel deprimere la finanza privata, controllare i movimenti di capitale e la formazione di liquidita’, e mettere stabilmente la finanza al servizio dell’economia reale

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Capitalismo/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Pur appartenendo alla stessa tradizione, neoliberismo e ordoliberalismo sono dottrine molto diverse tra loro.
Il neoliberismo si fonda sulla fiducia (tipicamente americana) nella liberta’ di iniziativa individuale e predica la liberazione di quelli che Keynes chiamava gli animal spirits e considerava l’energia che alimenta il motore dell’economia.
La novita’ sta qui nel pensare tale liberazione su scala planetaria.
Il neoliberismo si e’ dato come obiettivo fondamentale quello di garantire condizioni giuridiche, tecniche e, quando occorreva, militari adatte alla mobilita’ dei fattori della produzione: liberta’ di movimento delle merci, delle imprese, degli investimenti, della finanza.
L’ordoliberalismo, al contrario, e’ una dottrina che ragiona nei termini della creazione di una societa’ di mercato coesa e competitiva.
Per questo, mira a costituzionalizzare l’ordine liberale all’interno di una particolare societa’ nel tentativo di raggiungere il punto piu’ avanzato tra coesione e competizione.
Una differenza, quella tra neoliberismo e ordoliberalismo, che, oltre a esprimere storie culturali diverse, mostra anche la diversa collocazione geopolitica: mentre gli Stati Uniti sono una potenza planetaria, la Germania e’ una potenza regionale.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Stato/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

I fattori che stanno alla base del miracolo economico dell’Asia orientale formano un modello cui sono stati dati vari nomi, il più diffuso tra i quali e’ quello di «developmental state». Questo modello e’ stato creato nel Giappone del dopoguerra ed e’ stato poi seguito nei decenni successivi, con diverse varianti ma senza modifiche sostanziali, dagli altri paesi della regione fino all’entrata in scena della Cina negli anni Novanta.
Il modello si fonda sulla centralita’ dello Stato come regista a tutto campo dello sviluppo, come attore di prima grandezza dell’economia e come responsabile del mutevole negoziato tra le forze della produzione e le varie componenti sociali.
Il developmental state ha un centro propulsore nei ministeri economici del governo centrale e in alcune agenzie specializzate dello sviluppo settoriale – come il celebre Miti giapponese – rette da una tecnocrazia indipendente e altamente qualificata che elabora i piani di crescita e ne controlla l’esecuzione. […]
Il developmental state non e’ uno Stato keynesiano che interviene a colmare le deficienze intrinseche dei mercati dal lato della creazione di domanda e del potere d’acquisto, ma un’istituzione che guida direttamente i mercati e si sostituisce a essi nell’offerta di lavoro, beni e capitali.
Non deve sfuggire l’anomalia di questa situazione rispetto alle condizioni operative del capitalismo occidentale, dove il rialzo delle retribuzioni e dei redditi finisce – come nell’eta’ d’oro del keynesismo – col deprimere i profitti, interrompere il ciclo di crescita e scatenare una controffensiva che ripristina la subordinazione della manodopera e la disuguaglianza sociale preesistente.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/

Capitalismo/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Il capitalismo sociale inaugurato nel dopoguerra si sgretola gradualmente negli anni Settanta.
L’assottigliarsi costante del margine di profitto rende inquieta l’industria e i detentori di grandi patrimoni.
Lo shock petrolifero del 1973 infligge la prima pesante crisi economica dal dopoguerra, portando inflazione e recessione: e’ la stagflazione, un male per cui le cure keynesiane non offrono rimedio. Gli Stati Uniti decidono di slegare il dollaro dal prezzo dell’oro e di alzare notevolmente i tassi di interesse, inaugurando un periodo di cambi fluttuanti e di incertezza e speculazione finanziaria […]
La ricerca di un nuovo modello ha inizio […]
Con il contributo di un gruppo di economisti fino ad allora poco noti e spinti ai margini dall’egemonia del pensiero keynesiano – gruppo in cui spicca la cosiddetta scuola austriaca di von Hayek e von Mises – viene mantenuto in vita e rinnovato
il pensiero del liberismo economico, del laissez-faire e laissez-passer, mandato in soffitta dal New Deal e dal dilagare dell’intervento statale nel secondo dopoguerra.
Il momento e’ ora quello giusto per sferrare una vera e propria battaglia per l’egemonia: una rete capillare di istituti di ricerca, fondazioni e dipartimenti universitari – generosamente sostenuta da un settore imprenditoriale ansioso di mettere fine alle richieste redistributive del lavoro e alle spinte socialiste che deprimevano i profitti – garantisce la pervasivita’ delle loro idee e permette di presentarle come la soluzione naturale alla crisi cui le politiche keynesiane sembrano non riuscire piu’ a rispondere.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.sns.it/it/evento/terzo-spazio
https://www.estetica-mente.com/recensioni/libri/lorenzo-marsili-yanis-varoufakis-terzo-spazio-oltre-establishment-populismo/73210/
http://www.mangialibri.com/libri/il-terzo-spazio