Lavoro/Dardot

Dardot Pierre, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Meltemi (2023)

L’offensiva neoliberale ha tuttavia mire ancora piu’ radicali e ambiziose: smantellare l’istituzione del lavoro dipendente, cosi’ come e’ stata costruita intorno al “compromesso fordista” (che consisteva nell’associare al lavoro dipendente un certo numero di tutele e di diritti sociali) e sostituirla con quella dell’imprenditore di se’ stesso, che lavora in modo flessibile e non beneficia di tutele sociali e giuridiche.
Questo nuovo modello, a cui si fa comunemente riferimento con una varieta’ di termini (uberizzazione, gig economy, capitalismo delle piattaforme), e’ per il momento ben lungi dall’essere egemonico, poiche’ l’occupazione salariata “tradizionale” resta ancora di gran lunga maggioritaria su scala mondiale.
Ciononostante, esso e’ al centro di tutte le riforme del diritto del lavoro, che tendono a indebolire ulteriormente le tutele garantite del lavoro dipendente.
Lo sviluppo del “precariato” – che puo’ essere collegato a un’intera panoplia di nuove forme di lavoro precario, e talvolta anche gratuito o quasi gratuito (workfare, click work, ecc.) – ha anche avuto l’effetto di rendere sempre meno leggibili i contorni stessi della categoria sociale del “lavoro”.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Economia di mercato/Somma

Alessandro Somma – Abolire il lavoro povero – Laterza (2024)

Le manifestazioni dell’ortodossia neoliberale degli ultimi anni preannunciano invero un ritorno all’Ottocento, ovvero all’epoca in cui il lavoro era sottoposto alle medesime forme di controllo utilizzate dalle piattaforme: un controllo continuo e penetrante, caratterizzato da ritmi intensi e dalla confusione con la vita privata, svalutato e precarizzato. Ottocentesca e’ anche e soprattutto la realizzazione del «sogno del datore di lavoro di accendere e spegnere l’interruttore del lavoro senza sprecare neppure un secondo», e a monte la possibilita’ di accedere a un «deposito mobile di forza lavoro erogabile a comando e sempre nel momento giusto».
In tal senso si e’ detto che la gig economy, in quanto ordine economico a misura di lavoratori chiamati a fornire la loro prestazione «alla spina», costituisce un ritorno alla fase in cui nasce l’industria tessile inglese: quando si ricorreva al lavoro a domicilio da parte di cucitrici sostanzialmente costrette in una relazione a titolo subordinato, sebbene formalmente inquadrate come lavoratrici autonome.
E in tal senso si e’ osservato che il «luccicante mondo dell’innovazione» ci riporta a «un modello antico con cui braccianti, manovali, minatori e portuali si trovavano a fare i conti». Per non dire della circostanza che le dimensioni delle piattaforme sono alla base di dinamiche assimilabili a quelle innescate dai «monopolisti che alla fine del XIX secolo spadroneggiavano in virtù di inscalfibili rendite»

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Economia di mercato/Milanovic

Branko Milanovic – Capitalismo contro capitalismo. La sfida che decidera’ il nostro futuro – Laterza (2020)

Le societa’ capitaliste moderne presentano due caratteristiche che rappresentano due facce della stessa medaglia: (a) atomizzazione e (b) mercificazione.
L’atomizzazione si riferisce al fatto che le famiglie hanno in gran parte perso il loro vantaggio economico, in quanto un numero crescente di beni e servizi che un tempo venivano prodotti in casa, al di fuori del mercato e non soggetti a scambio pecuniario, oggi si possono acquistare o affittare sul mercato. Attivita’ come la preparazione del cibo, le pulizie, il giardinaggio, la cura dei bambini, dei malati e degli anziani venivano svolte «gratuitamente» a casa nelle societa’ tradizionali e, fino a poco tempo fa, nelle societa’ moderne (a meno che non si fosse molto ricchi). E’ stata certamente una delle ragioni di base per cui e’ esistito il matrimonio.
Ma con l’aumento della ricchezza possiamo acquistare quasi tutti questi servizi esternamente, e abbiamo sempre meno bisogno di condividere la nostra vita con gli altri. Non e’ un caso che le societa’ piu’ ricche tendano oggi ad avere nuclei familiari costituiti da una sola persona […]
Il rovescio della medaglia dell’atomizzazione e’ la mercificazione.
Nell’atomizzazione, rimaniamo soli perche’ tutte le nostre esigenze possono essere soddisfatte da cio’ che acquistiamo presso altri, sul mercato. In uno stato di mercificazione totale, noi diventiamo l’«altro»: soddisfiamo i bisogni delle persone attraverso la massima mercificazione dei nostri beni, compreso il tempo libero.
Quello che fa il capitalismo globale e’ dare a noi come consumatori la possibilita’ di acquistare attivita’ che un tempo venivano fornite in natura dalla famiglia, dagli amici o dalla comunita’ […]
Il caso piu’ evidente e’ la mercificazione di attivita’ che un tempo si svolgevano all’interno delle famiglie estese e poi, con l’arricchimento della popolazione, all’interno delle famiglie nucleari. La cucina si e’ trasformata in un’attivita’ esterna e spesso i componenti della famiglia non mangiano tutti insieme. Le pulizie, le riparazioni, il giardinaggio e la cura dei figli sono attivita’ piu’ commercializzate che in passato […]
La crescita della cosiddetta gig economy commercializza il nostro tempo libero e i beni di cui disponiamo, che un tempo non venivano utilizzati per scopi commerciali. Uber nasce proprio dall’idea di sfruttare meglio il tempo libero […]
Ma affermare che le persone fanno molti lavori equivale a dire che non conservano impieghi individuali durevoli e che il mercato del lavoro e’ completamente «flessibile», con un ricambio molto frequente degli individui che entrano e escono dai posti di lavoro […]
Risulta quindi evidente che questi tre sviluppi sono interconnessi: (a) il mutamento nella formazione della famiglia (atomizzazione); (b) l’ampliamento della mercificazione a nuove attivita’; e (c) l’emergere di mercati del lavoro altamente flessibili con posti di lavoro temporanei. Se ce n’e’ uno, devono esserci per forza tutti e tre.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135846
https://www.doppiozero.com/materiali/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo
https://sbilanciamoci.info/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo/

Lavoro/Fana

MartaFana, Simone Fana – Basta salari da fame – Laterza (2019)

Le innovazioni possono essere “di processo” quando tendono a modificare i processi produttivi e la loro organizzazione attraverso l’adozione di nuove tecniche o di nuove macchine prodotte in altri settori.
Si tratta di un tipo d’innovazione che riguarda principalmente la possibilita’ di competere abbattendo i costi del lavoro e non a caso gli effetti principali comportano non soltanto l’emergere di disoccupazione, ma anche salari piu’ bassi attraverso le riorganizzazioni interne e il processo di svalutazione della professionalita’ dei lavoratori.
Si parla invece di “innovazione di prodotto” quando nuovi prodotti (beni o servizi) vengono introdotti nel mercato.
Puo’ anche essere il caso che i nuovi prodotti generino un mercato fino ad allora inesistente: l’introduzione dei cellulari portatili, ad esempio.
Non significa che le innovazioni di prodotto non estraggano conoscenze umane a netto vantaggio dei profitti, ma esiste qualcosa oltre questo aspetto.
Generalmente le due strategie si intersecano e non necessariamente si escludono: molto spesso convivono nelle politiche aziendali […]
In generale, le innovazioni di processo sono quelle piu’ largamente diffuse e la loro gestione politica non ha nulla di realmente innovativo. Essa infatti risponde a un principio sviluppato e diventato egemonico agli inizi del Novecento: l’organizzazione scientifica del lavoro, detta “taylorismo”
dal nome del suo storico esponente, Frederick W. Taylor. Secondo questo principio il lavoro deve essere organizzato nel modo piu’ efficiente possibile e questo, nella visione di Taylor, significa esplicitamente controllarlo e dirigerlo, sostenendo laddove necessario anche i costi relativi all’introduzione di tecniche e metodi produttivi nuovi.
Le sue applicazioni sono infinite e non si limitano al vecchio sistema di fabbrica. L’esempio forse piu’ attuale o sicuramente piu’ discusso negli ultimi anni e’ quello della gia’ citata gig economy, in cui lo svolgimento della prestazione lavorativa attraverso tecnologie digitali non fa altro che migliorare le funzioni di supervisione e controllo dell’azione lavorativa.
Ma la capacita’ di sfruttare una nuova tecnica, quella digitale, per svolgere un’attivita’ per nulla nuova ne’ innovativa dal punto di vista del prodotto scambiato sul mercato produce non una novita’ tecnologica in se’ bensi’ una nuova organizzazione del lavoro in cui la maggior parte dei costi fissi sono a capo del lavoratore e non rappresentano piu’ costi di produzione per l’impresa. Quest’ultima impone ai lavoratori lo status di fornitori di servizi piuttosto che di dipendenti. Non sono questioni che attengono a singoli luoghi di lavoro e di produzione.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858138878
http://www.leparoleelecose.it/?p=37065
https://www.pandorarivista.it/articoli/basta-salari-da-fame-marta-fana-simone-fana/