Populismo/De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)


In assenza di canali di migrazione legali e della possibilità di circolare liberamente, come in un passato non troppo lontano, e’ la domanda di manodopera la forza trainante che spinge i migranti ad attraversare clandestinamente le frontiere.
Perciò per i politici e’ molto piu’ conveniente scaricare la colpa sugli «scafisti» anziche’ puntare il dito contro se’ stessi, e assumersi la responsabilita’ per averci fatto precipitare nel caos in cui ci troviamo.
Inoltre, dare la colpa ai trafficanti e’ una strategia efficace per distogliere l’attenzione dagli interessi del complesso militare-industriale multimiliardario impiegato nel controllo delle frontiere.
Gli Stati hanno investito enormi somme di denaro prelevato ai contribuenti per presidiare i confini. Sia i militari che le imprese coinvolte nel costruire, manutenere e gestire i sistemi elettronici di sorveglianza, i muri e le recinzioni, le imbarcazioni e i veicoli di pattugliamento, cosi’ come tutto l’indotto legato all’incarcerazione e alla deportazione dei migranti, hanno interesse a far credere al pubblico che stiamo affrontando un’imminente invasione di stranieri, e che percio’ abbiamo bisogno di «combattere» e «contrastare» gli scafisti e i trafficanti, come se fossimo davvero in guerra.
Ecco qual e’ la vera industria della migrazione. Non sono gli scafisti e i trafficanti, ma le compagnie che producono armi e tecnologie da guerra ad aver raccolto i profitti principali dalla lotta dell’Occidente contro l’immigrazione illegale […]
Tra il 2012 e il 2022, il bilancio annuale di Frontex e’ aumentato di quasi nove volte, passando da 85 a 754 milioni di euro.
Quattro importanti produttori europei di armi – Airbus (gia’ Eads), Thales, Finmeccanica e Bae – e aziende tecnologiche private come Saab, Indra, Siemens e Diehl sono tra i principali beneficiari della spesa dell’Ue per la tecnologia militare. Frontex impiega oltre 1900 dipendenti, di cui piu’ di 900 fanno parte del corpo permanente da impiegare nelle operazioni sul campo. Per il ciclo di bilancio 2021-27, l’Ue prevede di ampliarlo a circa 10000 guardie di frontiera. Complessivamente, il bilancio dell’Ue per la «gestione delle migrazioni e delle frontiere» per il periodo 2021-27 e’ di 22,7 miliardi di euro, rispetto ai 13 miliardi di euro del periodo 2014-2026.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/
https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

 

Populismo/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

La sicurezza e’ la prima parola dell’agenda populista e il principale messaggio del populismo digitale.
Dopo gli attentati dell’11 settembre 2001, la crisi economica del 2007-2008 e la crisi migratoria del 2015, i populisti ci hanno abituati ad associare i tre problemi sollevati da questi eventi sotto un’unica etichetta: sicurezza.
Invece si tratta di questioni differenti, rispettivamente di ordine pubblico, economico e umanitario, che questa associazione finisce per trasformare in un’unica ossessione.
L’ossessione securitaria che attraversa l’Occidente, frutto avvelenato della propaganda populista, sfrutta le nostre euristiche, le scorciatoie cognitive che ci permettono di risolvere i problemi pratici […]
E pensare che l’immigrazione sarebbe un semplice problema umanitario se non fosse criminalizzata da vent’anni, tramite l’istituzione di reati come l’immigrazione clandestina.
Con il solito paradosso del proibizionismo: proibite un’attivita’ lecita (alcol, droghe, migrazioni…) e la trasformate in un affare.
Cosi’ e’ successo anche per l’immigrazione: il divieto l’ha trasformata in business per almeno quattro categorie di soggetti. Anzitutto, i gestori dei lager libici cui i governi italiani di centrosinistra hanno appaltato la «prima accoglienza». Poi gli scafisti (smugglers), che traghettano i migranti depredandoli dei loro ultimi beni. Ancora, l’industria dell’accoglienza, con le sue cooperative create ad hoc. Infine, gli stessi politici populisti, pronti a presentarsi come ultima barriera contro l’invasione […]
E’ da quando allo status di residente sono connessi alcuni diritti verso lo Stato – i diritti sociali a sanita’, istruzione, pensioni… – che le migrazioni sono percepite come problema. E questo anche in paesi, come gli Stati Uniti, fondati da migranti e
piu’ aperti verso l’immigrazione, ma molto piu’ ostili a riconoscere diritti sociali.
La spiegazione, qui, e’ semplicemente economico-psicologica: a quanti ricevono sovvenzioni dallo Stato non piace doverle dividere con i nuovi venuti. Chi paga le imposte, a sua volta, non ama che i proventi di queste finiscano a gente mai vista ne’ conosciuta.
Il populismo, in questo, e’ davvero solo una guerra dei penultimi contro gli ultimi, come si dice. Una guerra che pero’, specie in paesi privi di confini naturali, come Israele, Usa e Ungheria, si gioca soprattutto con i simboli: i muri.
Questi, naturalmente, non servono affatto a difendere i confini: basti pensare alla Grande muraglia cinese, visibile dalla Luna ma divenuta presto inutile alla difesa del Celeste Impero.
Anche i muri servono soprattutto all’intrattenimento, cioe’ a distrarre l’eterno fanciullo populista: il popolino.