Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Miseria, indigenza, sensazione di abbandono. Tutto cio’ spiega anche l’ampiezza della crisi.
Come all’epoca dei Cahiers de doleance, il popolo ha la sensazione di non essere piu’ rappresentato da delle elite che, senza distinzioni, formano una casta «dagli interessi separati e contraddittori con quelli della popolazione» […]
Ha la sensazione che la sua situazione sociale continui a deteriorarsi, che l’epoca del pieno impiego sia definitivamente passata e che l’avvenire sara’ ancora peggiore.
Ha la sensazione che i valori cui aderisce siano oggi derisi o disprezzati.
Ha la sensazione che il suo stile di vita sia minacciato dalla presenza, sul suolo nazionale, di una popolazione dai costumi differenti che percepisce come estranea, se non ostile.
Ha la sensazione che i poteri pubblici abbiano abdicato ad ogni sovranita’ e che l’Unione europea, lungi dal proteggerlo contro gli effetti della globalizzazione, costituisca un progetto antisociale che contribuisce anch’esso ad aggravare l’insicurezza economica e culturale.
Settori sempre piu’ grandi del popolo si sentono esclusi, incompresi, disprezzati, dimenticati. Hanno l’impressione di essere divenuti inesistenti, di essere superflui, di essere “di troppo”. Non sopportano piu’ le formule rituali e i mantra del “politicamente corretto”, strumento delle leghe neopuritane e dello Stato interventista, igienico e punitivo. Non sopportano piu’ di sentirsi dire che i loro timori sono vani e le minacce illusorie, che stiamo vivendo una “globalizzazione felice”, che l’immigrazione e’ una “risorsa”.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/Fukuyama

Francis Fukuyama – Identita’.La ricerca della dignita’ e i nuovi populismi – Utet (2019)

Il mondo e’ diventato molto piu’ ricco grazie ai guadagni di produttivita’ e alla globalizzazione dal 1988 al 2008, ma questi guadagni non sono stati distribuiti equamente.
Quelli che rientrano nei percentili tra il ventesimo e il settantesimo hanno avuto consistenti incrementi in reddito, e ancora maggiori sono stati quelli per il novantacinquesimo percentile. Ma la parte della popolazione globale attorno all’ottantesimo percentile ha conosciuto o stagnazione o guadagni marginali. Questo gruppo corrisponde in larga misura alla classe lavoratrice nei paesi sviluppati, cioe’ a persone con istruzione da scuola superiore o di livello minore. Pur rimanendo questi in una condizione economica molto migliore di quelli che si trovano sotto di loro, hanno perso terreno in misura significativa rispetto a chi rientra nel 10 per cento di vertice della distribuzione. Il loro status relativo, in altre parole, e’ precipitato bruscamente. […]
In queste circostanze ci si sarebbe aspettato di assistere alla massiccia ripresa di una sinistra populista in quei paesi soggetti ai piu’ alti livelli di disuguaglianza.
Fin dalla Rivoluzione francese, la sinistra si e’ definita come il partito dell’uguaglianza economica, intenzionata a usare la forza dello stato per redistribuire la ricchezza dai ricchi ai poveri. Ma all’indomani della crisi finanziaria globale si e’ assistito a una situazione pressoche’ opposta: l’affermarsi di forze nazionaliste populiste di destra in molte parti del mondo sviluppato. Questo si e’ verificato piu’ che in ogni altro luogo negli Stati Uniti e in Gran Bretagna, due paesi nei quali la deindustrializzazione aveva devastato la vecchia classe operaia. […]
Come si spiega che la sinistra non sia riuscita a capitalizzare il crescere della disuguaglianza sociale, e che il suo posto sia stato preso dalla destra nazionalista? Non si tratta di un fenomeno inedito: i partiti di sinistra perdono a favore dei nazionalisti da ben oltre un secolo, e proprio in quelle circoscrizioni povere o della classe operaia che in teoria sarebbero dovute essere la loro più solida base di sostegno.
Nel 1914 la classe lavoratrice europea non si schiero’ sotto le bandiere dell’Internazionale socialista ma, allo scoppio della prima guerra mondiale, ciascuna con i suoi governi nazionali. Questo fallimento ha sconcertato per anni i marxisti […]
Essere poveri significa essere invisibili agli esseri umani propri simili, e l’indegnita’ dell’invisibilita’ e’ spesso peggiore della mancanza di risorse.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

 

 

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. La fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

Una formidabile crisi di fiducia investe al contempo gli uomini, le istituzioni e i mezzi di informazione.
Non si crede piu’ a nessuno, non si crede piu’ in niente. Rinchiusi in un sistema dove si puo’ fare tutto a condizione che non cambi niente, sottoposti tutti i giorni alle conseguenze di decisioni che non hanno preso, costretti a fronteggiare il disconoscimento mediatico e la superiorita’ morale di cui le elite si attribuiscono con arroganza il monopolio, i nostri contemporanei diventano matti. Allora si ribellano contro un pensiero unico il quale sostiene che non c’e’ alternativa all’ordine neoliberale e che la dissoluzione dei popoli nel mercato mondiale e’ l’unico orizzonte della storia degli uomini.
Dal 2005 si ripete lo stesso copione: la destra dice di votare “Si”, la sinistra dice di votare “Si”, tutti i grandi mezzi di informazione dicono di votare “Si”, gli esperti internazionali e i capi di Stato stranieri dicono di votare “Si”, e il popolo dice “No”.
Risultato: lo stupore rivaleggia con l’indignazione e con la collera. E, dal lato delle elite, cresce il disprezzo verso un popolo imprevedibile, che pensa male e le cui reazioni smentiscono tutte le previsioni. Anche qui, la paura e’ onnipresente: paura della collera del popolo, paura di perdere i privilegi e le
posizioni acquisite, paura di veder esplodere i muri di carta del proprio microcosmo.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/De Benoist

Alain De Benoist – Populismo. L fine della destra e della sinistra – Arianna (2017)

La caratteristica fondamentale del populismo e’ questa: e’ strutturato intorno a un’opposizione non piu’ orizzontale (destra-sinistra), ma verticale: il popolo contro le elite, le persone comuni “in basso” contro i privilegiati “in alto”. Questa opposizione non e’ riducibile a un riciclaggio del vecchio rancore poujadista dei “piccoli” contro i “grossi”, ma si basa sulla convinzione che un’elite tecnocratica e finanziaria, insediata nei mezzi di informazione come nei corridoi del potere e fondata sulla connivenza incestuosa, quando non sulla corruzione, ha deliberatamente deciso di spossessare gli elettori del loro potere per sottrarre i suoi maneggi ad ogni controllo.
Questa elite, divisa solo sui mezzi da mettere in campo per raggiungere gli stessi scopi, aderisce a valori e diffonde parole d’ordine in cui il popolo non si riconosce.

Info:
https://www.anobii.com/books/Populismo/9788865881897/01e2818c0646349dc7
http://www.opinione.it/cultura/2017/09/13/teodoro-klitsche-de-la-grande_de-benoist-populismo/

Populismo/Harvey

David Harvey – Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo – Feltrinelli (2014)

I diritti di proprieta’ privata sono alla base del possesso di una abitazione e gli Stati capitalistici hanno sistematicamente dato sostegno con vari mezzi (dai sussidi attivi alla pubblicità e alla retorica del sogno di una casa di proprieta’) all’estensione della proprieta’ della casa a segmenti sempre piu’ ampi della popolazione.
Questo in parte per garantire una crescita continua del mercato immobiliare come settore attivo e remunerativo di accumulazione del capitale, ma anche con una funzione ideologica fondamentale, quella di consolidare il sostegno popolare e populista per la strategia di fornire valori d’uso attraverso meccanismi di valore di scambio: in altre parole, sostegno per la via capitalista.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/3569-david-harvey-qdiciassette-
https://www.anobii.com/books/Diciassette_contraddizioni_e_la_fine_del_capitalismo/

 

 

Populismo/Calenda

Carlo Calenda – Orizzonti selvaggi. Capire la paura e ritrovare il coraggio – Feltrinelli (2018)

Il meccanismo del voto identitario, bollato superficialmente come voto di protesta, che prevale in larga parte dell’Occidente, ha un’altra conseguenza: tende a ignorare i risultati concreti conseguiti dai governi.
Un governo che ottiene risultati ma appare sconnesso dalle paure dei cittadini e’ destinato a perdere.
Viceversa un governo manifestamente incapace composto da persone in cui i cittadini si identificano ha comunque una forte capacita’ di mantenimento del consenso.
Il meccanismo psicologico e’ evidente: se ho scelto una persona che in qualche modo mi somiglia, e’ piu’ difficile ammetterne l’insuccesso e piu’ semplice ritenerlo vittima di oscuri complotti delle elite o di condizioni di contesto proibitive.

Info:
https://formiche.net/2018/11/orizzonti-selvaggi-recensione-al-libro-carlo-calenda/
https://www.anobii.com/books/Orizzonti_selvaggi/9788807173509/01492fb65e34e746eb

Populismo/Mounk

Yascha Mounk, Popolo vs. Democrazia. Dalla cittadinanza alla dittatura elettorale – Feltrinelli (2018)

Di fronte a politici che appaiono sempre meno capaci di governare e a un mondo sempre piu’ complesso, molti sono sempre piu’ inclini a votare per chiunque prometta una soluzione semplice.
Per questo i populisti, da Narendra Modi in India a Recep Tayyip Erdogan in Turchia, da Viktor Orban in Ungheria a Jarosław Kaczynski in Polonia, da Marine Le Pen in Francia a Beppe Grillo in Italia, sembrano incredibilmente simili tra loro, malgrado le notevoli differenze ideologiche.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Populismo/Boeri

Tito Boeri – Populismo e stato sociale – Laterza (2017)

Quella dei populisti e’ una visione della democrazia ben diversa da quella propria delle democrazie liberali o industrializzate, in cui sono presenti molte istituzioni a tutela delle minoranze, che garantiscono il rispetto dei principi fissati nella Costituzione e che fungono da contrappeso al potere dell’esecutivo (i cosiddetti sistemi di checks and balances).
Questi corpi istituzionali intermedi (a partire dalle associazioni politiche e dai partiti) rafforzano anche i legami sociali, permettendo che la delega al potere pubblico insita nella democrazia rappresentativa non porti al “dominio di un’autorità lontana e irraggiungibile, fondata sull’isolamento fra uomo e uomo, dove tutti diventano estranei a tutti.

Info:
https://www.ilfoglio.it/economia/2017/07/04/news/populismo-e-stato-sociale-142828/
https://www.anobii.com/books/Populismo_e_stato_sociale/9788858129647/01147533c377354a4d
https://www.ilsole24ore.com/art/commenti-e-idee/2017-05-30/perche-populismo-minaccia-anche-stato-sociale-195141.shtml?uuid=AEz9euVB

Populismo/Mounk

Yasca Mounk – Popolo vs, Democrazia – Feltrinelli (2018)

Come Trump, Le Pen e Farage danno la colpa agli immigrati – agli scrocconi musulmani o agli idraulici polacchi – se i redditi ristagnano o se l’identita’ nazionale e’ minacciata dai nuovi arrivati.
E, come Trump, accusano l’establishment politico – dai burocrati di Bruxelles ai media bugiardi – quando non sono in grado di mantenere le promesse esagerate che hanno fatto.
La gente nella capitale, sostengono i populisti di ogni sorta, e’ li’ perche’ vuole fare i propri comodi o perche’ e’ in combutta con i nemici della nazione.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Populismo/Harari

Yuval Noah Harari – 21 lezioni per il XXI secolo – Bompiani (2018)

Nel XX secolo le masse si sono ribellate contro lo sfruttamento e hanno cercato di imporre il loro ruolo vitale in ambito economico e politico.
Oggi le masse temono l’irrilevanza e cercano di usare quello che resta del loro potere prima che sia troppo tardi. La Brexit e l’ascesa di Trump potrebbero pertanto rappresentare l’emergenza di una linea contraria a quella delle storiche rivoluzioni socialiste.
La rivoluzione russa, quella cinese e quella cubana sono state realizzate da individui che erano essenziali per l’economia ma che erano privi di potere politico; nel 2016, Trump e la Brexit sono stati sostenuti da molti individui che godono ancora di potere politico, ma che temono di essere sul punto di perdere la loro importanza economica.

Info:
https://www.librinews.it/recensioni/21-lezioni-xxi-secolo-recensione/
https://www.anobii.com/books/21_lezioni_per_il_XXI_secolo/9788845297052/014a7e4880dd929fce