Geoeconomia/Tocci

La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale – Nathalie Tocci – Mondadori (2024)

L’invasione dell’Iraq, giustificata dalla menzogna delle armi di distruzione di massa e in violazione del diritto internazionale, rappresento’ l’apice dell’egemonia statunitense, la manifestazione piu’ eclatante dell’hybris imperiale e, di conseguenza, l’inizio del suo declino. In quel momento non era chiaro che il potere relativo degli Stati Uniti fosse sul punto di diminuire.
Per quanto Washington avesse dichiarato guerra globale al terrorismo, e’ sempre stato evidente che le organizzazioni terroristiche, a partire da al-Qaeda, non rappresentavano una reale minaccia al potere americano […]
Al-Qaeda non ha mai avuto la capacita’, ne’ in fondo l’ambizione, di rappresentare una minaccia esistenziale per gli Stati Uniti o di competere da pari con la superpotenza statunitense.
Che il potere relativo di Usa ed Europa fosse in declino relativo si capi’ qualche anno piu’ tardi. A partire dal 2005-06, scoppio’ la bolla del mercato immobiliare americano. Con il crollo dei prezzi degli immobili, i proprietari iniziarono ad abbandonare i loro mutui, causando un collasso dei titoli garantiti da ipoteca e, conseguentemente, innescando la bancarotta o il ricorso al salvataggio di diverse banche, a partire da Lehman Brothers nel settembre 2008. La bancarotta di Lehman Brothers, e la sottostante crisi finanziaria, sfocio’ nella Grande Recessione che duro’ fino all’estate del 2009.

Info:
https://formiche.net/2024/10/grande-incertezza-libro-nathalie-tocci/#content

 

Geoeconomia/Arlacchi

Pino Arlacchi – I padroni della finanza mondiale. Lo strapotere che ci minaccia e i contromovimenti che lo combattono – Chiarelettere (2018)

Al di fuori del perimetro occidentale, la scelta strategica di maggiore rilievo effettuata dagli Stati Uniti agli albori della pax americana riguardo’ il Medio Oriente.
La decisione di contrastare, invece che di favorire, l’ondata nazionalista che si sollevo’ dopo la Seconda guerra mondiale nei due paesi chiave della regione, l’Iran e l’Egitto, fu gravida di conseguenze negative.
E’ qui che vanno rintracciate le radici della piu’ grave sindrome di politica estera corrente: il binomio terrorismo islamico-crisi mediorientale.
Il mondo di oggi sarebbe piu’ vivibile se nei primi anni Cinquanta del secolo scorso gli Stati Uniti e la Gran Bretagna non avessero effettuato una serie di scelte sbagliate a proposito del nazionalismo mediorientale e dei potentati della penisola arabica.
Il mancato sostegno a Mohammad Mossadeq in Iran e a Gamal Nasser in Egitto quando questi personaggi sono emersi come i leader delle legittime aspirazioni dei loro popoli ha indirizzato la storia del Medio Oriente nella direzione nefasta che conosciamo. La decisione di rovesciare Mossadeq e di ostacolare Nasser, mobilitando contro di lui la destra islamica e l’associazione fondamentalista dei Fratelli musulmani, ha lasciato nei due maggiori paesi della regione una scia di rancore e di odio che ha alimentato quei sentimenti antioccidentali su cui si basa il reclutamento odierno dei quadri di Al Qaida, Isis e soci.[…]
E si e’ rivelata una follia aggravata da un altro errore strategico: quello compiuto dagli Stati Uniti nel sostenere la monarchia saudita come contrappeso al nazionalismo persiano ed egiziano.
Questa scelta, riconfermata da Donald Trump, ha implicato l’instaurazione di un legame con il fanatismo wahabita sponsorizzato dall’establishment saudita che ha acutizzato molti problemi del Medio Oriente di oggi […]
Questa catena di errori strategici ha contribuito, direttamente o indirettamente, alla nascita della teocrazia khomeinista, alla distruzione dell’Afghanistan, al riarmo dell’Iraq di Saddam Hussein, al terrorismo di Osama Bin Laden e soci, alla tragedia della guerra civile siriana.
L’obiezione che senza queste decisioni non ci sarebbero stati il petrolio per l’Occidente e la sconfitta del comunismo stalinista in Russia non regge di fronte al fatto che ne’ Mossadeq ne’ Nasser erano dei rivoluzionari, e che l’Unione Sovietica non aveva bisogno ne’ del petrolio mediorientale ne’ di una vittoria su uno scacchiere secondario del Terzo mondo.
La partita decisiva della Guerra fredda, infatti, non fu giocata nel Medio Oriente, ma in Europa.

Info:
https://www.interris.it/news/esteri/chi-sono-i-padroni-della-finanza-mondiale/
https://www.edizionipolis.it/magazine/2019/03/29/economia-e-finanza-mondiale-arlacchi-il-neoliberalismo-oggi-vive-una-profonda-crisi/