Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

Le competenze linguistiche degli adulti italiani sono le piu’ basse nel mondo avanzato. Lo dice un’indagine condotta dall’Ocse tra il 2011 e il 2018.
I risultati sono deludenti anche in matematica, ma concentro l’attenzione sulla lettura. Il 70,32 per cento dei cittadini di eta’ compresa tra 16 e 65 anni ha difficolta’ a comprendere un testo su un argomento non specialistico, come un normale articolo di giornale. Essi decifrano le parole che vedono scritte ma non vanno molto oltre.
Infatti secondo altre statistiche solo un terzo della popolazione legge almeno un libro all’anno e sfoglia un quotidiano al giorno, o lo scorre sullo smartphone.
Dunque circa due terzi degli italiani mancano degli strumenti culturali necessari per partecipare attivamente alla vita sociale.
In Spagna il quadro e’ pressoche’ uguale.
In Francia e Germania e’ nettamente migliore: il 42 e 47 per cento degli adulti leggono senza difficolta’, rispettivamente.
Negli Stati Uniti e in Gran Bretagna la percentuale e’ simile, in Giappone sale al 70.
In ciascun Paese si tratta di dealfabetizzazione: persone che hanno perduto parte delle competenze apprese a scuola perche’ durante la vita adulta le hanno usate troppo poco

Info:
https://www.letture.org/declino-italia-andrea-capussela
https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/
https://www.pandorarivista.it/articoli/declino-italia-di-andrea-capussela/

Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

Un’analisi pubblicata nel 2010 dimostra che rispetto ai primi decenni dopo la guerra la qualita’ media dei parlamentari e’ ora «drasticamente» piu’ bassa.
Il salto maggiore coincide con la cesura del 1992-94: rispetto ai loro predecessori, i parlamentari dell’ultimo quarto di secolo sono nettamente meno istruiti, meno rispettosi della legge, meno capaci nelle loro professioni.
Solo partiti che non temono la critica pubblica possono permettersi di presentare candidati sistematicamente peggiori dei precedenti.
La ragione puo’ anche essere che essi hanno smesso di competere tra loro, quantomeno su questo terreno: come i fornai di una citta’, che per arricchirsi a danno dei clienti decidessero di ridurre tutti la qualita’ delle farine mantenendo fermo il prezzo del pane.

Info:
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https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/
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Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Daclino Italia – Einaudi (2021)

La legislazione in vigore e’ certamente perfettibile, e migliorarla e’ sempre desiderabile: ma la priorita’ deve essere data allo sforzo di ridurre il divario tra le regole scritte e quelle che effettivamente governano l’economia (e la societa’).
L’Italia ha bisogno di riforme, in altre parole, ma quelle di gran lunga piu’ urgenti sono le riforme delle regole effettive, settore per settore: non le riforme delle regole scritte, che raramente sono pessime […]
Si pensi agli appalti pubblici.
L’ultima delle tante riforme di questo settore, quella che ha abbandonato il criterio del «massimo ribasso», ha ulteriormente rafforzato le procedure che servono ad assicurare la concorrenzialita’ delle gare.
Ma se la corruzione e’ diffusa le procedure rafforzate intralceranno quasi solo i concorrenti estranei agli accordi illeciti: perche’ la corruzione tipicamente precede la gara, e’ attuata manipolando le carte, e puo’ vanificare qualsiasi procedura.
La comparazione conferma l’ovvia considerazione che cio’ che piu’ conta sono le regole effettive, non quelle scritte.
Sebbene le leggi sugli appalti siano sostanzialmente uniformi nell’Unione europea, infatti, secondo stime della Commissione in Italia il costo medio per chilometro delle linee dell’alta velocita’ ferroviaria – oggetto di gravi scandali di corruzione – fu circa sei volte piu’ alto che in Francia e Spagna (e Giappone).
L’esempio e’ enfatico e forse estremo, perche’ in altri settori i divari paiono minori, ma attesta che il vero problema e’ la supremazia della legge.

Info:
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Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

Altra questione e’ vedere in quale misura una persona che nasce in una famiglia disagiata, o per altra ragione parte da un reddito relativamente basso, riesca nel corso della vita a migliorare la propria condizione, o a superare i livelli di reddito dei genitori.
Questa e’ la mobilita’ sociale, ed e’ altrettanto rilevante perche’ le disuguaglianze di reddito sono tanto piu’ gravi quanto piu’ sono permanenti, nell’arco della vita di una persona ovvero attraverso le generazioni.
L’Italia spicca per bassa mobilita’ sociale, in entrambe le dimensioni.
Ne esistono diversi indici, e in vario grado tutti lo attestano. Il piu’ semplice e recente e’ il Global Social Mobility Index del World Economic Forum, che nel 2020 colloca l’Italia al 34° posto degli 82 Paesi esaminati, ultima delle economie industrializzate e dietro non solo Germania (11°) e Francia (12°) ma anche Gran Bretagna (21°) e Stati Uniti (27°).
Piu’ in dettaglio, l’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) osserva che la mobilita’ e’ particolarmente bassa ai due estremi della scala del reddito: chi nasce in famiglie disagiate tende a rimanere tale, sensibilmente di piu’ di quanto non avvenga nei pari dell’Italia, e chi nasce in famiglie ricche tende a mantenere redditi alti.
E di nuovo il fenomeno e’ piu’ acuto nel Mezzogiorno, dove ricchi e poveri sono sia piu’ distanti, mediamente, sia piu’ incatenati alle rispettive posizioni di partenza, felici o infelici che siano.

Info:
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Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

“i partiti” “sono organizzazioni vaste e con fini generali.
La loro visione del bene comune e’ il risultato di un doppio lavoro di aggregazione e coordinamento: devono prima decidere quale posizione prendere sui singoli temi aperti, e poi ordinarle in una gerarchia di priorita’.
Su questo in ogni partito le minoranze organizzate – correnti, fazioni – possono esercitare un’influenza molto superiore al loro peso numerico, e si puo’ immaginare che dall’esterno altre minoranze organizzate – le «lobby» – finanzino e promettano voti a correnti e fazioni per spingerle a persuadere il partito a proteggere i propri interessi. Simile peso possono avere anche sulla selezione dei dirigenti e candidati del partito, che organizzano il lavoro di selezione delle priorita’ e poi le attuano.
Per descrivere questi fenomeni conviene usare una seconda definizione di «potere», piu’ generale: la capacita’ di indurre altri a fare cio’ che altrimenti essi non farebbero, o a non fare cio’ che altrimenti farebbero.
Tre principali elementi possono contenere il potere delle minoranze organizzate, e incanalarlo nella dialettica aperta e pluralistica menzionata sopra: la forza della cultura politica del partito, che esclude posizioni contrarie ai suoi indirizzi ideali di fondo; l’apertura della discussione pubblica interna, che favorisce scelte fondate piu’ sul merito delle proposte concorrenti che sull’equilibrio di potere tra i contendenti; e la qualita’ della democrazia interna e del meccanismo di selezione di dirigenti e candidati, che concede voce anche a chi non e’ parte di minoranze organizzate […]
La sfiducia nei partiti e’ diffusa, infatti, e al loro interno spiccano correnti e fazioni organizzate, talvolta di natura clientelare.
Le analisi piu’ convincenti descrivono partiti ormai distanti dalla societa’: non solo poco capaci, ma anche poco interessati a raccogliere le domande e le conoscenze dei cittadini, e ad agire quali loro fiduciari nei confronti delle autorita’ pubbliche.
Essi paiono invece aggrapparsi allo Stato, per ricavarne sia sostegno finanziario sia poteri grazie ai quali negoziare accordi reciprocamente vantaggiosi con le elite piu’ influenti e le minoranze organizzate piu’ forti.
Ne’ sorprende che simili partiti, legati da cosi’ forti interessi comuni, siano poco inclini a competere vigorosamente tra loro sul piano delle idee e dei programmi: la loro retorica pubblica e’ talvolta addirittura violenta, ma i loro interessi materiali li inducono piuttosto a colludere. Cio’ contribuisce, per chiudere il cerchio, a spiegare la bassa e calante qualita’ dei loro eletti. Le stesse riforme elettorali dell’ultimo quindicennio – le leggi dette «Porcellum» (2005), «Italicum» (2015), e «Rosatellum» (2017) – avevano lo scopo di eliminare o fortemente ridurre il potere degli elettori di scegliere i parlamentari, affidando invece la loro selezione a liste redatte dai partiti, spesso in esito a negoziati tra correnti, fazioni, reti clientelari e minoranze organizzate esterne. Queste leggi avevano anche altri obiettivi, naturalmente, ma tutte somigliano al gesto del feudatario che, sfidato dalla gente delle sue terre, si ritira nelle proprie mura e tira su il ponte levatoio

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