Societa’/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce – Mondadori (2021)

Le obiezioni a un’imposta sulle emissioni di CO2 sono che va ad appesantire l’onere fiscale e che potrebbe ripercuotersi negativamente sulle persone povere.
I gilets jaunes hanno paralizzato la Francia per protestare contro l’introduzione di imposte piu’ elevate sul carburante diesel. Non erano infuriati per le misure volte a contrastare i cambiamenti climatici, ma per chi avrebbe pagato i costi dell’adeguamento a un futuro a basse emissioni.
Tuttavia e’ possibile istituire un’imposta sulle emissioni di CO2 che non appesantisca l’onere fiscale e non vada a scapito dei poveri.
Come funzionerebbe un regime di questo tipo?
Innanzitutto, l’aliquota sarebbe fissata a un livello basso e poi aumentata gradualmente in modo da consentire a tutti di adeguarsi. In secondo luogo, il gettito di tale imposta sarebbe restituito ai cittadini, in denaro contante oppure riducendo altre imposte. Se fosse restituito il 100 per cento del gettito, l’imposta lascerebbe le entrate dello Stato invariate, ma avrebbe comunque un grosso impatto in termini di riduzione delle emissioni; se fosse restituito meno del 100 per cento, l’imposta genererebbe introiti per lo Stato […]
Per i paesi che hanno bisogno di incrementare le entrate pubbliche e che, quindi, sceglierebbero di non rimborsare l’intero gettito, l’imposta potrebbe generare considerevoli risorse da destinare al finanziamento del contratto sociale. Per esempio, secondo una stima, un’imposta sulla CO2 di 115 dollari a tonnellata negli Stati Uniti genererebbe un gettito considerevole, pari al 3 per cento del reddito nazionale.

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Populismo/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

Quando si cerca di comprendere le esplosioni populiste che in Europa e in America del Nord stanno riducendo in cenere i sistemi politici consolidati, si deve saper distinguere tra scintille e combustibile.
Nei vari Paesi, le scintille sono state di diverso tipo: in Germania un improvviso e controverso afflusso di immigrati dal Medio Oriente, a cominciare dal 2015; in Francia una tassa regressiva che ha avuto pesanti ricadute sui cittadini della classe operaia; negli Stati Uniti il fenomeno di milioni di immigrati clandestini e il tracollo delle aree industriali, messe fuori gioco dalle importazioni dall’Asia orientale, oltre che dalla decisione delle aziende statunitensi di chiudere i loro impianti di produzione in loco e di sostituirli con altri nuovi all’estero.
Tuttavia, ad alimentare l’incendio, una volta scoppiato, e’ stata l’enorme quantita’ di rimostranze inascoltate che si sono accumulate negli anni o nei decenni.
La lotta di classe nell’Occidente transatlantico si e’ infuocata solo in tempi recenti, con il voto per la Brexit e l’elezione di Donald Trump nel 2016, l’arrivo al potere di outsider populisti in Italia, le proteste dei Gilet gialli in Francia e altre vampate politiche. Di fatto, pero’, la guerra di classe covava sotto la cenere da oltre mezzo secolo.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Populismo/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie dusuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

A causa della sua posizione geografica, l’Italia si e’ trovata a dover accogliere sulle sue coste gran parte dei rifugiati arrivati dal Mediterraneo, provenienti dalla Siria, dal Medio Oriente e dall’Africa, attraverso la Libia.
Ma gli altri paesi europei – sempre pronti a dare lezioni di generosita’ al mondo intero, e in particolare all’Italia – nella maggior parte dei casi hanno rifiutato la ripartizione dei flussi di rifugiati, come avrebbe suggerito qualsiasi considerazione umanitaria e razionale.
L’atteggiamento della Francia, di fatto, e’ stato particolarmente ipocrita: i poliziotti francesi sono stati immediatamente schierati alla frontiera italiana per respingere con durezza i migranti; con il risultato che, a partire dal 2015, il paese ha accolto un numero di rifugiati dieci volte inferiore rispetto alla Germania.
Nell’autunno 2018 il governo francese ha poi deciso di chiudere i propri porti alle navi delle organizzazioni umanitarie respinte dall’Italia, rifiutando persino di concedere la bandiera alla nave della ONG SOS Mediterranee condannata cosi’ a restare ormeggiata mentre il bilancio degli annegati in mare diventa sempre piu’ tragico.
Salvini ha avuto buon gioco nel denunciare l’atteggiamento francese, e in particolare quello del giovane presidente Macron, eletto nel 2017, che agli occhi del leghista rappresenta la perfetta incarnazione dell’ipocrisia delle elite europee di fronte alla questione dei migranti.
Tutto cio’ gli ha permesso di giustificare di fronte all’opinione pubblica italiana la durezza della propria politica contro i rifugiati […]
Il caso italiano illustra come il senso di delusione verso l’Unione Europea – che unisce anche Lega e M5S – possa rivelarsi un formidabile collante per la costituzione di coalizioni social-nativiste. Cio’ che rende la Lega e il suo capo Salvini cosi’ pericolosi e’ proprio la capacita’ di unire la dimensione nativista a quella sociale, la questione migratoria al tema del debito pubblico e alla finanza internazionale: il tutto compattato nella denuncia dell’ipocrisia delle elite.
Il medesimo collante in futuro potrebbe essere funzionale alla formazione di coalizioni social-nativiste anche in altri paesi, inclusa la Francia, dove la delusione nei confronti dell’Europa e’ molto forte tra gli elettori LFI e RN.
Il fatto che la costruzione europea sia stata spesso strumentalizzata a fini politici, come si e’ potuto vedere nelle vicende che hanno portato alla crisi dei Gilet Gialli nel 2017-2019 (con la soppressione dell’ISF in nome della concorrenza europea e la conseguente copertura finanziaria tramite l’aumento della tassa sulla CO2 che di fatto colpisce chi si deve recare al lavoro utilizzando la propria automobile), purtroppo rendono concreta questa deriva. Tanto per fare un esempio, nel caso in cui il polo nativista accettasse – per mero opportunismo politico – di attenuare la violenza della sua propaganda contro i migranti, concentrandosi maggiormente sulle questioni sociali e sul braccio di ferro con le istituzioni europee, non e’ affatto escluso che una coalizione social-nativista (come quella proposta da Lega e M5S) possa un giorno arrivare al governo anche in Francia.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Populismo/Urbinati

Nadia Urbinati – Io, il popolo. Come il populismo trasforma la democrazia – Il Mulino (2020)

Abbiamo bisogno di comprendere il populismo al contempo come un movimento di opinione e contestazione e come un sistema di governo […]
E’ impreciso considerare il populismo alla stregua dei «movimenti popolari» o di protesta. Di per se’ i movimenti popolari possono fare uso di una retorica populista, ma non avere o non implicare un progetto di potere populista.
Esempi recenti di questa retorica sono i movimenti popolari di contestazione e di protesta che ricorrono al dualismo che contrappone «noi, il popolo» a «voi, l’establishment» – come i Girotondi in Italia nel 2002, Occupy Wall Street negli Stati Uniti nel 2011 e gli Indignados in Spagna nello stesso anno; in tempi ancora più recenti, i giletgialli francesi, la cui protesta, pur essendosi tradotta in manifestazioni anche violente di dissenso, non si e’ coagulata in una proposta politica che trovasse rappresentanza nelle istituzioni.
Senza una narrativa unificante, l’aspirazione a conquistare dei seggi in parlamento o al Congresso e un vertice dirigente che rivendichi di essere la «vera» espressione del popolo nella sua totalita’, i movimenti popolari rimangono cio’ che sono sempre stati: una sacrosanta espressione democratica di critica e contestazione.
Diverso e’ il caso dei tentativi populisti di conquistare le istituzioni rappresentative e la maggioranza di governo per poter modellare la societa’ sulla loro rappresentazione ideologica di popolo.
Esempi di questo tipo di attitudine sono le maggioranze populiste che si sono affermate in Ungheria (2012), Polonia (2014), StatiUniti (2016), Austria (2017) e Italia (2018).

Info:
http://ilrasoiodioccam-micromega.blogautore.espresso.repubblica.it/2020/05/08/nadia-urbinati-e-il-populismo/
https://www.vaticannews.va/it/osservatoreromano/news/2020-03/la-verita-vi-prego-sul-populismo.html
https://www.fatamorganaweb.unical.it/index.php/2020/01/27/dal-populismo-al-popolo-democrazia-nadia-urbinati/