Economia di mercato/Mattei

Ugo Mattei – Beni comuni. Un manifesto – Laterza (2011)

La guerra per il controllo di Internet, una volta che questo e’ diventato l’infrastruttura fondamentale del capitalismo cognitivo, e’ durata assai poco.
Il governo degli Stati Uniti ha fatto pesantemente valere, anche con l’uso della minaccia penale, la «proprieta’» della Rete, sulla base del fatto che il suo sviluppo era stato condotto presso infrastrutture di ricerca finanziate con fondi federali (del complesso militare-industriale).
I tentativi di governare Internet a mezzo di qualche organizzazione istituzionale globale (Internet Society) sono stati cosi’ ben presto rintuzzati.
Nel territorio degli Stati Uniti si trovano infatti praticamente tutti i c.d. root servers, cioe’ la quindicina di computer su cui fisicamente si fonda il Domain Name System, il sistema di assegnazione degli indirizzi Internet senza il cui continuo mantenimento la Rete sarebbe inservibile, come una megalopoli in cui le persone abitino senza indirizzo o come una grande biblioteca senza sistema di catalogazione libraria.
Internet non sarebbe in alcun modo concepibile senza un potere di assegnazione degli indirizzi e il controllo del livello base dell’indirizzazione conferisce un autentico potere di vita e di morte sulla fruibilita’ della Rete per i suoi utenti.
Tale potere di assegnazione, strettamente gerarchico in barba alla retorica della Rete, trova la sua «norma fondamentale» nel Root Server A – la radice della piramide, strettamente gerarchica ancorche’ invertita –, che a sua volta si trova in territorio statunitense (ed e’ quindi controllato dal suo governo)

Info:
http://www.prodocs.org/wp-content/uploads/2016/12/1.7-Un-MANIFESTO-per-i-beni-comuni_Mattei.pdf
https://www.juragentium.org/books/it/mattei.htm
https://gognablog.sherpa-gate.com/beni-comuni-il-manifesto-di-ugo-mattei/
https://www.lavoroculturale.org/beni-comuni-un-manifesto/antonio-iannello/2011/

Economia di mercato/Zizek

Slavoj Zizek – Dal punto di vista comunista. 35 interventi inattuali – Ponte alle Grazie (2020)

Siamo invischiati nella digitalizzazione progressiva dell’esistenza: la maggior parte delle attivita’ (e passivita’) e’ registrata nei cloud digitali che intanto ci valutano di continuo, tenendo traccia non solo dei nostri atti ma anche dei nostri stati emotivi.
Quando abbiamo la sensazione di trovarci al culmine della liberta’ (navigando in rete, dove ogni cosa e’ disponibile), siamo completamente «esternalizzati» e manipolati subdolamente.
La rete digitale conferisce un nuovo significato al vecchio slogan «il personale e’ politico».
E non e’ solo in gioco il controllo della vita intima: ogni cosa oggi viene regolata da una qualche rete digitale, dai trasporti alla sanita’, dall’elettricita’ all’acqua.
Ecco perche’ Internet e’ il bene comune piu’ importante oggi, e la battaglia per impadronirsene e’ diventata la battaglia.
Il nemico e’ una combinazione di beni comuni privatizzati e controllati dallo Stato, grandi imprese (Google, Facebook) e agenzie di sicurezza dello Stato (Agenzia per la Sicurezza Nazionale, NSA)

Info:
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/socialismo-nel-xxi-secolo-secondo-nancy-fraser-slavoj-zizek-altri/
https://www.reset.it/caffe-europa/il-no-di-john-gray-alla-violenza-di-slavoj-zizek
https://www.linkiesta.it/2021/10/intellettuali-socialismo-anticapitalismo-comunismo/
https://www.repubblica.it/robinson/2020/04/06/news/slavoj_z_iz_ek_chiusi_in_casa_riscopriamo_non_c_e_momento_piu_politico_di_questo-300811987/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(I parte)

Non si sottolineera’ mai abbastanza quanto il nuovo panorama tecnologico sia definito dall’ideologia neolib.
A tal punto che a nessuna forza politica rilevante e’ venuto in mente non dico di proporre, ma neanche di aprire un dibattito pubblico sull’idea che internet debba essere pubblico.
Si e’ parlato tanto di “autostrada informatica”, pero’ le strade sono pubbliche, nessuno vorrebbe tornare ai balzelli e pedaggi a ogni incrocio. Eppure pare scontata l’idea che i grandi server, provider, operatori, motori, connettori siano tutti in mano ai privati, che costituiscano dei giganteschi oligopoli, abbiano anzi una struttura di tipo feudale: duca di Facebook, principe di Google, marchese di Alibaba, conte di Oracle…[…]
Se la rivoluzione informatica fornisce gli strumenti tecnologici di controllo a distanza, e’ la tecnologia del debito ad assicurarne la dimensione economica.
Per quanto possa apparire strano, e’ assai recente l’uso sistematico e codificato del debito – sia dei privati, sia degli stati – come strumento politico e sociale […]
E’ solo nel XX secolo che il debito assurge a vero e proprio strumento di controllo politico. Lo fa innanzitutto come controllo delle singole persone, delle loro famiglie, attraverso l’istituzione del mutuo. L’Ottocento non conosceva ancora il mutuo per l’acquisto della casa come strumento disciplinatore di intere popolazioni: chi si addossa un mutuo quindicennale o trentennale non e’ propenso a rivoltarsi, e per una duplice ragione: 1) il mutuo lo rende proprietario di casa, e quindi gli fa interiorizzare l’ideologia proprietaria; 2) il mutuo lo rende in un certo senso debitore di se stesso, prigioniero della sua (futura) proprieta’ per anni e decenni a venire […]
Mutuo e carte di credito spiegano almeno in parte l’incredibile espansione dei prestiti ai privati nel secondo dopoguerra […]
Il debito e’ diventato la condizione di vita di quasi tutte le famiglie dei paesi sviluppati. Ci si indebita per il mutuo della casa, per l’acquisto della macchina, per studiare all’universita’, per andare in vacanza, per una protesi dentale […]
Perciò “il debito e’ la tecnica piu’ adeguata per produrre l’homo oeconomicus neoliberale. Non solo lo studente considera se stesso un capitale umano che egli deve valorizzare per i suoi propri investimenti (i debiti che contrae per studiare), ma inoltre si sente obbligato ad agire, a pensare, a comportarsi come se fosse un’impresa individuale. Il debito impone a persone che non sono neanche entrate nel mercato del lavoro un addestramento ai comportamenti, alle regole di contabilita’, ai principi di organizzazione di solito messi
in atto in seno alle imprese.                        (continua)

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

 

Economia di mercato/Tuccari

Francesco Tuccari – La rivolta della societa’.L’italia dal 1989 a oggi – Laterza (2020)

Apprendiamo che oggi in Italia, su una popolazione di 60 milioni e mezzo di persone, sono attive quasi 86 milioni di utenze di telefonia mobile; che il 92% delle persone (poco meno di 55 milioni) si connette a internet e lo fa per circa sei ore al giorno; e che il 59% (grosso modo 35 milioni) e’ attiva sui social media e vi trascorre quasi due ore al giorno.
Si tratta di dati che oggi non destano particolare sorpresa, ma che appaiono a dir poco fantascientifici rispetto alle condizioni dell’Italia di trent’anni fa.[…]
Attraverso personal computer, tablet e soprattutto smartphone, diventati ormai veri e propri prolungamenti del corpo umano, la Rete e i social si sono trasformati in vettori essenziali – e per molti versi esclusivi – di nuovi modelli di informazione, conoscenza, comunicazione, socialita’ e partecipazione.
Dopo la carta stampata, la radio e poi la televisione, essi hanno conquistato con la loro pervasivita’ un posto di primo piano nei processi di costruzione della personalita’, di socializzazione e di formazione dell’opinione pubblica.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139844
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-rivolta-della-societa-di-francesco-tuccari/
https://www.avvenire.it/rubriche/pagine/quale-societa-si-rivoltadavvero

Stato/Barberis

Mauro Barberis – Come internet sta uccidendo la democrazia. Populismo digitale – Chiarelettere (2020)

La democrazia, il governo di tutto il popolo, non solo di quella parte che e’ il popolino populista, e’ un governo nel quale, certo, tutti decidono a maggioranza chi governera’, ma sapendo gia’ che a governare saranno poi politici professionali e non dilettanti allo sbaraglio.
E, soprattutto, e’ il governo continuamente controllato da istituzioni contromaggioritarie […]
Sono contromaggioritari, in questo senso, non solo il potere giudiziario, corti costituzionali comprese, ma tutte le istituzioni oggetto del livore populista: presidente della Repubblica, agenzie indipendenti, organi sovranazionali…
Bisognerebbe spiegare al popolo che sono proprio gli organi contromaggioritari a fare i suoi interessi, non i governi populisti che, come tutti i governi, fanno i propri interessi.
Le istituzioni contromaggioritarie sono contro i governi, non contro il popolo.
Il primo rimedio alla politica populista, di tipo istituzionale o costituzionale, e’ appunto difendere le istituzioni contromaggioritarie distintive della liberaldemocrazia. […]
Nella storia dello Stato moderno si sono accumulate tre progressive limitazioni del potere.
Prima la sovranita’ dei monarchi e la stessa sovranita’ popolare sono state limitate imponendo loro di rispettare la legge (Stato legislativo). Poi, alla stessa legislazione democratica e’ stato imposto di rispettare la Costituzione (Stato costituzionale).
Oggi si tratta di limitare un ulteriore potere, piu’ pervasivo
e sfuggente dei precedenti, che taluno chiama sovranità della rete.
La rete e’ sovrana, oggi, perche’ conferisce legittimita’ e potere, togliendoli agli Stati nazionali.
Gli Stati avevano i monopoli di tre beni: forza, moneta e comunicazioni. Ma le comunicazioni sono ormai passate alla rete, almeno da quando il governo americano ha regalato quest’ultima ai giganti del web. La moneta potrebbe farlo a sua volta se andasse in porto il progetto Libra, la valuta digitale di Facebook.
Manca solo il monopolio della forza, ma il populismo digitale sta provvedendo anche a questo.

Info:
https://www.illibraio.it/libri/mauro-barberis-come-internet-sta-uccidendo-la-democrazia-9788832962741/
https://www.lankenauta.it/?p=18988