Societa’/Gagliano

Giuseppe Gagliano – Deception: Saggio sulla disinformazione e propaganda nelle moderne società di massa – Fuoco ed. (2015)

Mentre in campo pubblicitario il cliente si rivolge a un’agenzia specializzata, la disinformazione si serve di agenti definiti generalmente “di influenza”.
Per entrambi l’obiettivo da raggiungere e’ il pubblico: ogni lancio di prodotto o disinformazione deve essere preceduto da uno studio di mercato che porta alla scelta del supporto adeguato. In pubblicita’ tale supporto e’ generalmente di carattere aneddotico o volto a colpire, stupire e sedurre piuttosto che persuadere il pubblico, in quanto quest’ultimo non si lascia ingannare da quello che legge o vede. Al contrario, nell’ambito della disinformazione e’ necessario non solo persuadere il pubblico ma anche indurlo a credere.
I supporti sono quindi vicende vere o presunte il cui utilizzo in un determinato contesto le trasforma in fattori di un’operazione di disinformazione. In un’azione pubblicitaria, gli elementi di trasmissione sono semplicemente gli strumenti utilizzati: parole e immagini trasmesse nella stampa, dalla televisione, da internet. Se in questo campo un elemento di trasmissione e’ sufficiente, nella disinformazione ne sono necessari piu’ di uno, altrimenti si cadrebbe nella propaganda.
Mentre la pubblicita’ comunica il proprio tema limitandosi alla ripetizione di slogan e immagini, la disinformazione invece puo’ agire in piu’ modi: non diffondendo un’informazione; diffondendo un’informazione incompleta, tendenziosa o chiaramente falsa; saturando l’attenzione del pubblico con un sovraccarico di informazioni che lo distraggono da cio’ che e’ importante e da quello che non lo e’ attraverso commenti di orientamento ideologico, espressi in un linguaggio accessibile al pubblico.

Info:
https://www.scuolafilosofica.com/3800/deception-disinformazione-e-propaganda-nelle-moderne-societa-di-massa-gagliano-g
https://it.everand.com/book/236251500/Deception

Societa’/Giacomini

Giacomini Gabriele, Alex Buriani – Il governo delle piattaforme. I media digitali visti dagli italiani – Giacomini Gabriele, Alex Buriani – Meltemi (2022)

La storia di Internet e delle tecnologie digitali ha vissuto finora due epoche.
Nella prima, il digitale era prevalentemente pubblico.
Il settore dell’informatica […] e’ nato in istituti di ricerca statali e nell’ambito di una fitta rete pubblico-privata, con il robusto sostegno di programmi di ricerca e appalti governativi. Si pensi al ruolo della Defense Advanced Research Projects Agency (DARPA), agenzia del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti incaricata dello sviluppo di tecnologie per uso militare, nella “costruzione” di Internet.
Quest’ultima nasce dalla preoccupazione che le reti di comunicazione potessero collassare in seguito a un attacco militare: si penso’, quindi, a un sistema di comunicazioni decentralizzato, quindi meno vulnerabile. Negli anni DARPA creo’, insieme alle Poste britanniche, una rete di stazioni dislocate sia sulla costa occidentale sia su quella orientale degli Stati Uniti. Inoltre, fu sui computer del CERN di Ginevra (Organizzazione europea per la ricerca nucleare finanziata dai governi europei) che Tim Berners-Lee e Robert Cailliau implementarono il primo “http”, protocollo fondamentale per il trasferimento di ipertesti.
Infrastruttura e linguaggio di Internet nacquero, insomma, quasi interamente nel “ventre pubblico”.
Percorsi simili hanno avuto il GPS, Siri, lo schermo a cristalli liquidi, quello multitouch, il microprocessore, le batterie al litio, il micro hard disk, per fare alcuni esempi.
Sulla base di queste innovazioni e’ emersa, grossomodo negli ultimi trent’anni, la seconda epoca digitale, che vede come protagoniste Google, Apple, Amazon, Microsoft, Facebook, aziende che non a caso sono cresciute negli Stati Uniti, ovvero laddove, nella prima fase, e’ stata maggiore la spinta dello Stato (in particolare nel settore militare). Questa seconda epoca non e’ piu’ a trazione pubblica, bensi’ privata […]
L’innovazione e’ un processo nel quale il capitale privato e’ disposto a investire solo in una fase “finale”, o meglio quando sono visibili le potenzialita’ delle tecnologie in termini di ritorni finanziari.
Si spiega, in questo modo, il fatto che la gran parte delle grandi piattaforme, che ora dominano al vertice i mercati azionari, emergono dopo che lo Stato americano ha scelto di investire in determinati settori, implementando politiche industriali importanti, e basano il loro business su opportunita’ tecnologiche e di mercato associate all’intensita’ degli investimenti pubblici antecedenti.
La “capitalizzazione” privata degli investimenti pubblici nel settore digitale corrisponde, storicamente, all’ondata neoliberista.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/roberto-manzocco-il-sole-24-ore-4-giugno-2023-italiani-preoccupati-per-il-diritto-alloblio-su-il-governo-delle-piattaforme-di-g.-giacomuni-e-a.-buriani-meltemi.pdf
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/02/05/finalmente-un-libro-non-apocalittico-su-internet-ecco-il-governo-delle-piattaforme/6955609/
https://www.carmillaonline.com/2023/01/18/il-governo-delle-piattaforme-digitali/
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-governo-delle-piattaforme-di-gabriele-giacomini-e-alex-buriani/

Economia di mercato/Mattei

Ugo Mattei – Beni comuni. Un manifesto – Laterza (2011)

La guerra per il controllo di Internet, una volta che questo e’ diventato l’infrastruttura fondamentale del capitalismo cognitivo, e’ durata assai poco.
Il governo degli Stati Uniti ha fatto pesantemente valere, anche con l’uso della minaccia penale, la «proprieta’» della Rete, sulla base del fatto che il suo sviluppo era stato condotto presso infrastrutture di ricerca finanziate con fondi federali (del complesso militare-industriale).
I tentativi di governare Internet a mezzo di qualche organizzazione istituzionale globale (Internet Society) sono stati cosi’ ben presto rintuzzati.
Nel territorio degli Stati Uniti si trovano infatti praticamente tutti i c.d. root servers, cioe’ la quindicina di computer su cui fisicamente si fonda il Domain Name System, il sistema di assegnazione degli indirizzi Internet senza il cui continuo mantenimento la Rete sarebbe inservibile, come una megalopoli in cui le persone abitino senza indirizzo o come una grande biblioteca senza sistema di catalogazione libraria.
Internet non sarebbe in alcun modo concepibile senza un potere di assegnazione degli indirizzi e il controllo del livello base dell’indirizzazione conferisce un autentico potere di vita e di morte sulla fruibilita’ della Rete per i suoi utenti.
Tale potere di assegnazione, strettamente gerarchico in barba alla retorica della Rete, trova la sua «norma fondamentale» nel Root Server A – la radice della piramide, strettamente gerarchica ancorche’ invertita –, che a sua volta si trova in territorio statunitense (ed e’ quindi controllato dal suo governo)

Info:
http://www.prodocs.org/wp-content/uploads/2016/12/1.7-Un-MANIFESTO-per-i-beni-comuni_Mattei.pdf
https://www.juragentium.org/books/it/mattei.htm
https://gognablog.sherpa-gate.com/beni-comuni-il-manifesto-di-ugo-mattei/
https://www.lavoroculturale.org/beni-comuni-un-manifesto/antonio-iannello/2011/

Societa’/Schwab

Klaus Schwab – La quarta rivoluzione industriale – Franco Angeli (2016)

La prima rivoluzione industriale si protrasse dal 1760 circa al 1840 circa. Innescato dalla costruzione di ferrovie e dall’invenzione della macchina a vapore, inauguro’ la produzione meccanica.
La seconda rivoluzione industriale, che ha iniziato nel tardo 19° secolo e fino all’inizio del 20° secolo, reso possibile la produzione di massa, favorito dall’avvento di energia elettrica e la catena di montaggio.
La terza rivoluzione industriale e’ iniziata negli anni ’60. Di solito e’ chiamato computer o rivoluzione digitale perche’ e’ stato catalizzato dallo sviluppo di semiconduttori, mainframe computing (anni ’60), personal computing (anni ’70 e ’80) e Internet (anni ’90).
Consapevole delle varie definizioni e argomentazioni accademiche usate per descrivere le prime tre rivoluzioni industriali, credo che oggi siamo all’inizio di una quarta rivoluzione industriale.
E’ iniziato all’inizio di questo secolo e si basa sulla rivoluzione digitale. E’ caratterizzato da un Internet molto piu’ onnipresente e mobile, da sensori piu’ piccoli e potenti che sono diventati piu’ economici e da intelligenza artificiale e apprendimento automatico.
Le tecnologie digitali che hanno al centro hardware, software e reti di computer non sono nuove, ma in una rottura con la terza rivoluzione industriale, stanno diventando piu’ sofisticate e integrate e, di conseguenza, stanno trasformando le societa’ e l’economia globale […]
La quarta rivoluzione industriale, tuttavia, non riguarda solo macchine e sistemi intelligenti e connessi.
Il suo ambito e’ molto piu’ ampio.
Si verificano simultaneamente ondate di ulteriori scoperte in settori che vanno dal sequenziamento genico alla nanotecnologia, dalle energie rinnovabili al calcolo quantistico. E’ la fusione di queste tecnologie e la loro interazione attraverso i domini fisico, digitale e biologico che rendono la quarta rivoluzione industriale fondamentalmente diversa dalle rivoluzioni precedenti […]
La quarta rivoluzione industriale ha reso possibili nuovi prodotti e servizi che aumentano praticamente a costo zero l’efficienza della nostra vita personale di consumatori. Ordinare un taxi, trovare un volo, acquistare un prodotto, effettuare un pagamento, ascoltare musica o guardare un film: tutte queste attivita’ possono ora essere svolte da remoto.
I vantaggi della tecnologia per tutti noi che consumiamo sono incontrovertibili. Internet, lo smartphone e le migliaia di app ci stanno rendendo la vita piu’ facile e, nel complesso, piu’ produttiva. Un dispositivo semplice come un tablet, che utilizziamo per leggere, navigare e comunicare, possiede la potenza di elaborazione equivalente di 5.000 computer desktop di 30 anni fa, mentre il costo di archiviazione delle informazioni si avvicina allo zero (archiviare 1 GB costa in media meno di $ 0,03 all’anno oggi, rispetto a piu’ di $ 10.000 di 20 anni fa).
Le sfide create dalla quarta rivoluzione industriale sembrano essere principalmente dal lato dell’offerta, nel mondo del lavoro e della produzione

Info:
https://www.salesforce.com/it/blog/2019/08/che-cosa-quarta-rivoluzione-industriale.html
https://www.uniba.it/it/docenti/ciuffreda-antonio/attivita-didattica/la-quarta-rivoluzione-industriale.pdf

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Nel XIX secolo la stampa azionata a vapore e il telegrafo, l’abbondanza di carbone e le locomotive sulle reti ferroviarie nazionali si fusero in una piattaforma tecnologica polifunzionale per permettere la gestione, l’alimentazione e la movimentazione della societa’, dando nascita alla prima rivoluzione industriale.
Nel XX secolo l’elettricita’ centralizzata, il telefono, la radio e la televisione, il petrolio a basso costo e i veicoli a combustione interna su reti stradali nazionali contribuirono insieme a creare un’infrastruttura per la seconda rivoluzione industriale.
Ora siamo nel mezzo di una terza rivoluzione industriale.
L’internet delle comunicazioni sta convergendo con un internet dell’energia rinnovabile, a elettricita’ di origine solare ed eolica, e un internet della mobilita’ e della logistica costituito da veicoli autonomi elettrici e a idrogeno, a energia verde, in cima a una piattaforma internet delle cose (IDC) che, incorporata in edifici commerciali, residenziali e industriali, trasformera’ la societa’ e l’economia del XXI secolo.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Economia di mercato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Pensate a una cosa come Internet, la cui storia e’ molto interessante.
Quello che era nato in ambito militare si e’ trasformato in un sistema creativo artistico e paritetico che favoriva ogni tipo di innovazione, alimentato da individui creativi spesso in partnership o in conversazione l’uno con l’altro.
A quel tempo, Internet sembrava potesse essere il veicolo per un vero avanzamento sociale, per la comunicazione sociale, la produzione sociale, in qualche caso addirittura per la rivoluzione sociale.
Nel giro di pochi anni, pero’, quel processo e’ stato monopolizzato e sempre piu’ gestito come un modello di business. Il modello di business capitalista ha preso il sopravvento e cosi’ ci siamo ritrovati i vari Facebook, Google, Amazon, che sostanzialmente monopolizzano tutti gli aspetti qualitativi della vita quotidiana e inducono ogni tipo e forma di consumismo, che mi sembra del tutto privo di anima.

Economia di mercato/Zizek

Slavoj Zizek – Dal punto di vista comunista. 35 interventi inattuali – Ponte alle Grazie (2020)

Siamo invischiati nella digitalizzazione progressiva dell’esistenza: la maggior parte delle attivita’ (e passivita’) e’ registrata nei cloud digitali che intanto ci valutano di continuo, tenendo traccia non solo dei nostri atti ma anche dei nostri stati emotivi.
Quando abbiamo la sensazione di trovarci al culmine della liberta’ (navigando in rete, dove ogni cosa e’ disponibile), siamo completamente «esternalizzati» e manipolati subdolamente.
La rete digitale conferisce un nuovo significato al vecchio slogan «il personale e’ politico».
E non e’ solo in gioco il controllo della vita intima: ogni cosa oggi viene regolata da una qualche rete digitale, dai trasporti alla sanita’, dall’elettricita’ all’acqua.
Ecco perche’ Internet e’ il bene comune piu’ importante oggi, e la battaglia per impadronirsene e’ diventata la battaglia.
Il nemico e’ una combinazione di beni comuni privatizzati e controllati dallo Stato, grandi imprese (Google, Facebook) e agenzie di sicurezza dello Stato (Agenzia per la Sicurezza Nazionale, NSA)

Info:
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/socialismo-nel-xxi-secolo-secondo-nancy-fraser-slavoj-zizek-altri/
https://www.reset.it/caffe-europa/il-no-di-john-gray-alla-violenza-di-slavoj-zizek
https://www.linkiesta.it/2021/10/intellettuali-socialismo-anticapitalismo-comunismo/
https://www.repubblica.it/robinson/2020/04/06/news/slavoj_z_iz_ek_chiusi_in_casa_riscopriamo_non_c_e_momento_piu_politico_di_questo-300811987/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

(I parte)

Non si sottolineera’ mai abbastanza quanto il nuovo panorama tecnologico sia definito dall’ideologia neolib.
A tal punto che a nessuna forza politica rilevante e’ venuto in mente non dico di proporre, ma neanche di aprire un dibattito pubblico sull’idea che internet debba essere pubblico.
Si e’ parlato tanto di “autostrada informatica”, pero’ le strade sono pubbliche, nessuno vorrebbe tornare ai balzelli e pedaggi a ogni incrocio. Eppure pare scontata l’idea che i grandi server, provider, operatori, motori, connettori siano tutti in mano ai privati, che costituiscano dei giganteschi oligopoli, abbiano anzi una struttura di tipo feudale: duca di Facebook, principe di Google, marchese di Alibaba, conte di Oracle…[…]
Se la rivoluzione informatica fornisce gli strumenti tecnologici di controllo a distanza, e’ la tecnologia del debito ad assicurarne la dimensione economica.
Per quanto possa apparire strano, e’ assai recente l’uso sistematico e codificato del debito – sia dei privati, sia degli stati – come strumento politico e sociale […]
E’ solo nel XX secolo che il debito assurge a vero e proprio strumento di controllo politico. Lo fa innanzitutto come controllo delle singole persone, delle loro famiglie, attraverso l’istituzione del mutuo. L’Ottocento non conosceva ancora il mutuo per l’acquisto della casa come strumento disciplinatore di intere popolazioni: chi si addossa un mutuo quindicennale o trentennale non e’ propenso a rivoltarsi, e per una duplice ragione: 1) il mutuo lo rende proprietario di casa, e quindi gli fa interiorizzare l’ideologia proprietaria; 2) il mutuo lo rende in un certo senso debitore di se stesso, prigioniero della sua (futura) proprieta’ per anni e decenni a venire […]
Mutuo e carte di credito spiegano almeno in parte l’incredibile espansione dei prestiti ai privati nel secondo dopoguerra […]
Il debito e’ diventato la condizione di vita di quasi tutte le famiglie dei paesi sviluppati. Ci si indebita per il mutuo della casa, per l’acquisto della macchina, per studiare all’universita’, per andare in vacanza, per una protesi dentale […]
Perciò “il debito e’ la tecnica piu’ adeguata per produrre l’homo oeconomicus neoliberale. Non solo lo studente considera se stesso un capitale umano che egli deve valorizzare per i suoi propri investimenti (i debiti che contrae per studiare), ma inoltre si sente obbligato ad agire, a pensare, a comportarsi come se fosse un’impresa individuale. Il debito impone a persone che non sono neanche entrate nel mercato del lavoro un addestramento ai comportamenti, alle regole di contabilita’, ai principi di organizzazione di solito messi
in atto in seno alle imprese.                        (continua)

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

 

Societa’/Ricolfi

Luca Ricolfi – La societa’ signorile di massa – La Nave di Teseo (2019)

Secondo i dati ISTAT, nel 2018 il livello di diffusione dei beni tecnologici presso le famiglie italiane vede al primo posto la TV (96.8%), seguita da cellulare (95.6%), personal computer (65.9%), modem (49.2%), lettore DVD (41.2%).
La maggior parte dei cellulari (circa il 76%) sono smartphone.
Il numero di famiglie che posseggono una connessione Internet a banda larga da casa e’ ancora sotto il 75%, un dato inferiore alla media europea […] Internet è usatissimo per giocare, condividere video e partecipare alle discussioni sui social […]
Secondo il rapporto Digital 2018 in nessun paese del mondo, eccetto Hong Kong e la Corea del Sud, la diffusione dei cellulari raggiunge il livello dell’Italia […]
Secondo il report Digital 2019, giunto alla sua ottava edizione, gli italiani connessi a Internet (in massima parte via smartphone) sono quasi 55 milioni, ossia nove su dieci, di cui ben 35 milioni attivi sui social. Nella fascia sedici-sessantaquattro anni il tempo totale di connessione medio e’ di sei ore al giorno […] Piu’ del 90% del tempo e’ usato in attivita’ ludiche.
Un punto che il report non manca di sottolineare:
E’ evidente come l’Italia sia un paese i cui utenti Internet e in particolare social cerchino svago e divertimento, su molte piattaforme diverse (7.4 in media) e per molto tempo (6 ore online, quasi 2 sui social, ogni giorno).

Info:
https://luz.it/spns_article/intervista-luca-ricolfi-societa-signorile-massa/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/01/05/ricolfi-signorile-massa/
https://sbilanciamoci.info/societa-signorile-di-massa-o-societa-signorile-e-basta/

Economia di mercato/Formenti

Carlo Formenti – Utopie letali – Jaca Book (2013)

La cultura di Internet e’ stata caratterizzata, fin dagli esordi, da cinque grandi promesse: 1) una democratizzazione dell’economia che avrebbe consentito alle startup di competere alla pari con le corporation e avrebbe appiattito le gerarchie aziendali, rafforzato la capacita’ di autogestione dei knowledge workers, ampliato i margini di autonomia di freelance e indipendenti, ridotto le barriere all’ingresso nei settori a piu’ elevato contenuto di innovazione; 2) un’illimitata possibilita’ di accedere liberamente a informazioni e conoscenze, che avrebbe favorito l’ascesa al potere della «classe creativa»; 3 ) un processo di empowerment dei consumatori, sempre piu’ in grado di controllare e condizionare le politiche commerciali e produttive delle imprese; 4) una messa in trasparenza dei meccanismi di funzionamento del potere politico, che si sarebbe esposto al controllo dei cittadini attraverso nuove forme di democrazia diretta, partecipativa e deliberativa; 5) un potenziamento del ruolo dei movimenti sociali, i quali, grazie alla nuova capacita’ di organizzazione e mobilitazione ottenuta dalla Rete, avrebbero svolto un ruolo strategico nell’arena politica del XXI secolo.
Ebbene: queste promesse non si sono realizzate; o si sono realizzate in modo parziale, a causa di processi che hanno operato in direzione opposta.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/la-prefazione-a-utopie-letali-di-carlo-formenti/
http://www.inchiestaonline.it/libri-e-librerie/valerio-romitelli-le-utopie-letali-che-si-aggirano-per-il-mondo-secondo-carlo-formenti/
http://www.inchiestaonline.it/libri-e-librerie/valerio-romitelli-le-utopie-letali-che-si-aggirano-per-il-mondo-secondo-carlo-formenti/