Economia di mercato/Rifkin

La Terza Rivoluzione Industriale. Come il ‘potere laterale’ sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo – Jeremy Rifkin – Mondadori (2018)


Le grandi societa’ energetiche possono legittimamente affermare di disporre della piu’ potente fra le lobby di Washington: un’armata di oltre 600 lobbisti registrati; una forza cosi’ influente che, almeno finora, ha potuto dettare le «scelte» energetiche del paese.
Chi sono questi lobbisti? Secondo uno studio, fra i lobbisti che rappresentano le imprese del settore petrolifero e del gas naturale, 3 su 4 sono ex membri del Congresso, hanno fatto parte delle commissioni che sovrintendono e regolamentano il settore, o hanno lavorato in agenzie federali responsabili della regolamentazione della filiera energetica.
C’e’ qualcosa di chapliniano nel sistema delle «porte girevoli» che vede i funzionari eletti e i dirigenti delle aziende energetiche scambiarsi il cappello e la scrivania, intorbidando irrimediabilmente le acque.
Senatori e deputati nelle commissioni chiave ricevono dalle imprese finanziamenti per le campagne elettorali come ricompensa per aver assunto posizioni favorevoli al settore e per la stesura di leggi appropriate, e poi, alla scadenza del mandato, vengono nuovamente premiati con posizioni da lobbisti per le stesse imprese.
Che cosa ottiene il settore energetico americano in cambio di tanta generosita’? Molto. Il ritorno di questo loro investimento farebbe invidia a qualsiasi banchiere.
Dal 2002 al 2008 i sussidi federali all’energia destinati al settore dei combustibili fossili hanno superato i 72 miliardi di dollari, mentre quelli per le energie rinnovabili sono stati inferiori ai 29 miliardi.

Info:
https://www.sulromanzo.it/blog/la-terza-rivoluzione-industriale-una-chiacchierata-con-jeremy-rifkin
https://www.forumpa.it/riforma-pa/jeremy-rifkin-guru-della-sharing-economy-e-teorico-della-terza-rivoluzione-industriale/

 

Europa/Rifkin

La Terza Rivoluzione Industriale. Come il ‘potere laterale’ sta trasformando l’energia, l’economia e il mondo – Jeremy Rifkin – Mondadori (2018)


L’Unione europea, la prima unione continentale, e’ nata alla fine di due devastanti conflitti mondiali ed e’ stata concepita con l’idea che la geopolitica tradizionale, nella quale ogni Stato sovrano compete sul mercato e sul campo di battaglia per tutelare i propri interessi particolari, dovesse cedere il passo, almeno in parte, a una nuova politica continentale nella quale le nazioni collaborino per promuovere la sicurezza e gli interessi economici collettivi.
Gli interessi nazionali non sono scomparsi con la nascita dell’Unione europea, ma ogni successiva generazione di cittadini dei paesi europei ha acquisito una sempre maggiore familiarita’ con l’idea di essere, a volte, cittadini d’Europa.
Il germe dell’Unione europea e’ la condivisione dell’energia. La Comunita’ europea del carbone e dell’acciaio (CECA), nata nel 1951, e’ figlia di Jean Monnet, da molti considerato il padre dell’Unione europea.
Monnet era convinto che l’antica rivalita’ economica tra Francia e Germania potesse essere attenuata dalla condivisione delle risorse carbonifere e della produzione di acciaio, soprattutto lungo il conteso corridoio industriale compreso fra la Ruhr e la Saar.
Il Trattato di Parigi, che costituiva la CECA, fu firmato da Belgio, Francia, Germania Ovest, Italia, Lussemburgo e Paesi Bassi.
Nel 1957 questi sei paesi sottoscrissero il Trattato di Roma, che ampliava l’idea di cooperazione promuovendo la creazione di una Comunita’ economica europea (CEE). Gli stessi paesi siglarono poi un accordo separato per costituire la Comunita’ europea dell’energia atomica (CEEA, o Euratom), un’intrapresa cooperativa per lo sviluppo dell’energia nucleare nella regione.
Attualmente l’UE accoglie 27 Stati membri, con una popolazione totale di circa 500 milioni di individui in un’area che si estende dal Mare d’Irlanda alla Russia.
Oggi che l’Unione europea ha varcato la soglia del mezzo secolo, l’energia e’ tornata a essere l’elemento centrale della prossima fase dello sviluppo continentale.
La UE e’, potenzialmente, il piu’ grande mercato interno al mondo, con i suoi 500 milioni di consumatori, ai quali ne vanno aggiunti altri 500 se si prendono in considerazione le regioni piu’ prossime, nel Mediterraneo e in Nordafrica, con le quali ha avviato partnership, pur non avendo ancora costituito un vero mercato unico e integrato […]
Le nazioni asiatiche, africane e sudamericane stanno cominciando a ispirarsi all’Unione europea per formare proprie unioni continentali con il medesimo obiettivo: creare un mercato unico e integrato.

Info:
https://www.sulromanzo.it/blog/la-terza-rivoluzione-industriale-una-chiacchierata-con-jeremy-rifkin
https://www.forumpa.it/riforma-pa/jeremy-rifkin-guru-della-sharing-economy-e-teorico-della-terza-rivoluzione-industriale/

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Nel XIX secolo la stampa azionata a vapore e il telegrafo, l’abbondanza di carbone e le locomotive sulle reti ferroviarie nazionali si fusero in una piattaforma tecnologica polifunzionale per permettere la gestione, l’alimentazione e la movimentazione della societa’, dando nascita alla prima rivoluzione industriale.
Nel XX secolo l’elettricita’ centralizzata, il telefono, la radio e la televisione, il petrolio a basso costo e i veicoli a combustione interna su reti stradali nazionali contribuirono insieme a creare un’infrastruttura per la seconda rivoluzione industriale.
Ora siamo nel mezzo di una terza rivoluzione industriale.
L’internet delle comunicazioni sta convergendo con un internet dell’energia rinnovabile, a elettricita’ di origine solare ed eolica, e un internet della mobilita’ e della logistica costituito da veicoli autonomi elettrici e a idrogeno, a energia verde, in cima a una piattaforma internet delle cose (IDC) che, incorporata in edifici commerciali, residenziali e industriali, trasformera’ la societa’ e l’economia del XXI secolo.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Quando pensiamo a un Green New Deal, il primo ostacolo sulla strada della concretizzazione di questa grande visione e’ inevitabilmente, negli Stati Uniti, il problema dei «massicci investimenti del governo federale».
Anche ora che la crisi riguarda addirittura la sopravvivenza stessa della vita sulla Terra, i bastian contrari riescono a obiettare che non possiamo permetterceli, come se il problema della nostra potenziale estinzione fosse uno dei tanti e, considerate le molte altre importanti priorita’ del governo che richiedono attenzione, si possa accantonarlo.
Se qualche investimento pubblico a ogni livello – di citta’, contea, Stato e federale – sara’ necessario, e’ probabile che buona parte dei finanziamenti occorrenti per costruire la nuova infrastruttura verra’ sempre piu’ dai fondi pensione globali. I fondi pensione sono i salari differiti di milioni di lavoratori del settore pubblico e privato, pagabili al momento in cui lasciano il loro impiego […]
Per alcuni sara’ una rivelazione scoprire che nel 2017, quando ammontavano a 41.300 miliardi di dollari, i fondi pensione rappresentavano il piu’ grande pool di capitale di investimento del mondo e [… ] la voce piu’ potente in questo campo e’ quella dei lavoratori degli Stati Uniti, che possiedono in fondi pensione oltre 25.400 miliardi di dollari […]
L’enorme pool di capitali pensionistici e’ stato accumulato in soli sette decenni. Se non si tratta di una rivoluzione nel senso tradizionale del termine, e anche se e’ improbabile che la maggior parte della gente, compresi i milioni di detentori di fondi pensione, si veda come la classe che rappresenta questo impressionante pool di capitali investito nel mondo, si tratta di una nuova realta’.
In un certo senso, e’ il segreto meglio custodito della storia capitalistica moderna. Il puro peso economico rappresentato da questi 41.300 miliardi di dollari, se gestito e sfruttato fino in fondo dai milioni di singoli capitalisti che compongono questa fascia, potrebbe potenzialmente portare a una ridefinizione fondamentale del rapporto tra la forza lavoro globale e le istituzioni che governano l’ordine economico internazionale […]
Il governatore della California, Jerry Brown, ha firmato un disegno di legge che impone ai due maggiori gestori di fondi pensione pubblici dello Stato, che detengono il controllo dei sistemi pensionistici degli impiegati pubblici e degli insegnanti statali della California […] di «identificare i rischi climatici presenti nei loro portafogli e riferire su tali rischi al pubblico e al legislatore ogni tre anni» La legge, la prima di questo genere approvata in America dall’assemblea legislativa di uno Stato, non si limita a offrire una definizione legale dei rischi finanziari legati al clima, ma definisce anche i requisiti legali che i gestori dei piani pensionistici pubblici dello Stato devono rispettare nel decidere i loro investimenti, garantendo nel contempo che tali decisioni osservino le altre prescrizioni di legge dello Stato in materia di cambiamenti climatici.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Il radicale mutamento di stato d’animo a livello nazionale segue un decennio che ha visto succedersi in numero sempre maggiore eventi climatici catastrofici.
A rendere il cambiamento climatico cosi’ terrificante e’ che esso sconvolge l’idrosfera terrestre, essenziale per il mantenimento della vita.
La Terra e’ il pianeta acqueo. I nostri ecosistemi si sono evoluti nel corso di eoni in congiunzione con i cicli idrici che, tramite le nuvole, hanno luogo nel pianeta.
Questo e’ il guaio: a ogni aumento di un grado della temperatura sulla Terra dovuto all’intensificarsi delle emissioni di gas serra, la capacita’ dell’aria di trattenere l’acqua cresce del 7 per cento circa, portando a precipitazioni piu’ concentrate e al generarsi di eventi idrici piu’ estremi: temperature invernali rigide e impressionanti nevicate; alluvioni primaverili devastanti; prolungate siccita’ estive e incendi terrificanti; uragani letali di categoria 3, 4 e 5, con ingentissime perdite di vite umane e beni materiali, e con la distruzione degli ecosistemi.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

GreenNewDeal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

La maggior parte della gente rimarrebbe probabilmente scioccata se scoprisse che […] il bestiame e’ responsabile di gran parte delle emissioni agricole di gas serra dovute all’attivita’ umana.
Il bestiame, in primo luogo i bovini, pascola sul 26 per cento della terra libera dai ghiacci del nostro pianeta.
Attualmente vi sono sulla Terra circa 1,4 miliardi di mucche, che emettono una gran quantita’ di metano, un gas serra il cui potenziale di riscaldamento globale e’ 25 volte quello del biossido di carbonio (CO2).
Le mucche rilasciano inoltre con le feci ossido di azoto, il cui potenziale di riscaldamento globale e’ 296 volte maggiore di quello del CO2 […]
Rispetto alla produzione di comuni fonti proteiche vegetali, «la carne bovina e di altri ruminanti … richiede, per unita’ di proteine consumate, oltre venti volte piu’ terra e causa l’emissione di oltre venti volte piu’ gas serra dei legumi», il che rende la produzione intensiva di bovini e la relativa zootecnia incredibilmente inefficienti.
C’e’ poi un’altra triste realta’: la causa principale della deforestazione in molti paesi del mondo e’ la creazione di pascoli per il bestiame, il che significa un numero molto minore di alberi in grado di assorbire le emissioni di gas serra

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

GreenNewDeal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Generare elettricita’ da fonti di energia centralizzate come il carbone, il petrolio e il gas naturale, la cui estrazione, trasporto e trasformazione in energia elettrica in rete richiedono grandi capitali […] ha inevitabilmente portato alla nascita di aziende gigantesche verticalmente integrate per creare economie di scala e restituire profitti agli investitori.
Le nuove energie verdi, invece, sono distribuite anziche’ centralizzate.
Il sole splende ovunque, come ovunque soffia il vento, il che significa che essi possono essere intercettati dappertutto, sui tetti e sul terreno, favorendo la nascita di milioni di micrositi di produzione di energia.
Il passaggio dai combustibili fossili all’energia verde significa «power to the people», in senso sia figurato sia letterale, perche’ consente a centinaia di milioni di persone di divenire produttori della propria energia ed elettricita’ dove lavorano e vivono.
E’ l’inizio della grande democratizzazione del potere nelle comunita’ di tutto il mondo

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
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https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/