Economia di mercato/Banti

Alberto Mario Banti – La democrazia dei followers. Neoliberismo e cultura di massa – Laterza (2020)

In breve, le politiche neoliberiste poggiano su quattro mosse fondamentali:
a) una drastica riduzione della pressione fiscale, soprattutto sui redditi molto alti: in questo modo si pensa che la piu’ ampia disponibilita’ di risorse possa stimolare gli animal spirits dei grandi investitori e degli imprenditori, sollecitando l’adozione di soluzioni tecnologicamente innovative; per questo si pensa anche che le risorse date ai ricchi possano indirettamente beneficiare anche il resto della popolazione;
b) questa netta riduzione della pressione fiscale comporta un piu’ magro bilancio a disposizione dei governi; ne deriva un taglio progressivo e in qualche caso molto pesante della spesa pubblica, che non risparmia settori chiave della vita collettiva (dal sistema sanitario a quello educativo, a quello assistenziale, alle infrastrutture e comunicazioni);
c) a tutto cio’ si collega un culto mistico del «mercato autoregolato» in nome del quale si realizzano ampi piani di privatizzazioni: le aziende possedute dallo Stato vengono messe sul mercato e vendute al miglior offerente, e non importa che siano aziende da ristrutturare o che siano aziende promettenti dal punto di vista delle performance economiche; giacche’ il principio e’ che un operatore privato (persona fisica o corporation che sia) e’ un attore economico piu’ razionale ed efficiente di qualunque agenzia che appartenga allo Stato, inesorabilmente dipendente da logiche politiche estranee alla piu’ pura razionalita’ economica;
d) infine, sempre in nome dello stesso principio, si procede con la «deregulation», ovvero l’attenuazione dei limiti e dei controlli che lo Stato esercita sulle attivita’ produttive: una decisione che ha comportato – tra le altre cose – un monitoraggio meno severo sulle condizioni effettive in cui i lavoratori svolgono le loro attivita’; e un monitoraggio ancor meno severo sui processi di inquinamento, i quali hanno contribuito all’accelerazione di imponenti cambiamenti climatici che, alla lunga, potrebbero avere conseguenze disastrose per la stessa sopravvivenza della specie umana.
Lo sviluppo delle politiche neoliberiste ha coinciso e si e’ intrecciato con il pieno dispiegamento della globalizzazione nelle sue plurime declinazioni.

Info:
https://www.editorialedomani.it/idee/commenti/la-fragile-democrazia-dei-follower-il-like-al-posto-del-voto-atxsrm5k
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/banti-5.pdf
https://www.letture.org/la-democrazia-dei-followers-neoliberismo-e-cultura-di-massa-alberto-mario-banti
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-democrazia-dei-followers-di-alberto-mario-banti/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-democrazia-dei-followers

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Quando pensiamo a un Green New Deal, il primo ostacolo sulla strada della concretizzazione di questa grande visione e’ inevitabilmente, negli Stati Uniti, il problema dei «massicci investimenti del governo federale».
Anche ora che la crisi riguarda addirittura la sopravvivenza stessa della vita sulla Terra, i bastian contrari riescono a obiettare che non possiamo permetterceli, come se il problema della nostra potenziale estinzione fosse uno dei tanti e, considerate le molte altre importanti priorita’ del governo che richiedono attenzione, si possa accantonarlo.
Se qualche investimento pubblico a ogni livello – di citta’, contea, Stato e federale – sara’ necessario, e’ probabile che buona parte dei finanziamenti occorrenti per costruire la nuova infrastruttura verra’ sempre piu’ dai fondi pensione globali. I fondi pensione sono i salari differiti di milioni di lavoratori del settore pubblico e privato, pagabili al momento in cui lasciano il loro impiego […]
Per alcuni sara’ una rivelazione scoprire che nel 2017, quando ammontavano a 41.300 miliardi di dollari, i fondi pensione rappresentavano il piu’ grande pool di capitale di investimento del mondo e [… ] la voce piu’ potente in questo campo e’ quella dei lavoratori degli Stati Uniti, che possiedono in fondi pensione oltre 25.400 miliardi di dollari […]
L’enorme pool di capitali pensionistici e’ stato accumulato in soli sette decenni. Se non si tratta di una rivoluzione nel senso tradizionale del termine, e anche se e’ improbabile che la maggior parte della gente, compresi i milioni di detentori di fondi pensione, si veda come la classe che rappresenta questo impressionante pool di capitali investito nel mondo, si tratta di una nuova realta’.
In un certo senso, e’ il segreto meglio custodito della storia capitalistica moderna. Il puro peso economico rappresentato da questi 41.300 miliardi di dollari, se gestito e sfruttato fino in fondo dai milioni di singoli capitalisti che compongono questa fascia, potrebbe potenzialmente portare a una ridefinizione fondamentale del rapporto tra la forza lavoro globale e le istituzioni che governano l’ordine economico internazionale […]
Il governatore della California, Jerry Brown, ha firmato un disegno di legge che impone ai due maggiori gestori di fondi pensione pubblici dello Stato, che detengono il controllo dei sistemi pensionistici degli impiegati pubblici e degli insegnanti statali della California […] di «identificare i rischi climatici presenti nei loro portafogli e riferire su tali rischi al pubblico e al legislatore ogni tre anni» La legge, la prima di questo genere approvata in America dall’assemblea legislativa di uno Stato, non si limita a offrire una definizione legale dei rischi finanziari legati al clima, ma definisce anche i requisiti legali che i gestori dei piani pensionistici pubblici dello Stato devono rispettare nel decidere i loro investimenti, garantendo nel contempo che tali decisioni osservino le altre prescrizioni di legge dello Stato in materia di cambiamenti climatici.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Lavoro/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

Il primo modo di rivedere l’allineamento tra ben-avere e ben-essere sara’ l’orario di lavoro.
L’attuale convenzione sulle otto ore di lavoro al giorno risale ai primi del XX secolo; aggiornarla sara’ il primo segno di revisione del nostro adattamento a nuove condizioni generali.  Due forze, tra le altre, concorrono all’urgenza di questa revisione.
La prima e’ la scarsita’ di lavoro in Occidente, dettata da molti fattori, tra cui i costanti incrementi di produttivita’ e la sostituzione del lavoro umano con quello meccanico-informatico, oltreche’ dalla necessita’ di liberare ore lavoro da trasferire alle giovani generazioni per dotarle di reddito e considerando il fattore dell’allungamento delle stime di vita generali che impone un’eta’ pensionistica sempre piu’ avanzata.
La seconda spinta consiste nella stima che entro il 2030 l’Africa e l’Asia meridionale perderanno fino al 30 per cento dell’orario di lavoro per via delle proibitive condizioni climatiche che l’innalzamento delle temperature e’ destinato a provocare […]
Nei prossimi quindici anni, almeno due ore al giorno debbono essere tolte dallo standard internazionale, il lavoro va redistribuito […]
Il tempo guadagnato andra’ reinvestito anche in partecipazione politica e sociale per convenire a una redistribuzione della ricchezza piu’ proporzionata.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump