Europa/ Fazi

Thomas Fazi – Sovranita’ o barbarie. Il ritorno della questione nazionale – Meltemi (2018)

Sul fatto che l’architettura dell’euro di per se’ avvantaggi la Germania non ci sono dubbi.
Tale architettura, infatti, e’ molto più di un insieme di “parametri”: essa rappresenta “un vero e proprio modello di sviluppo” fondato sul contenimento della domanda interna (politiche fiscali restrittive e compressione dei salari) e la crescita delle esportazioni, perseguendo esclusivamente l’obiettivo della “competitivita’”.
Sarebbe a dire che, fatta eccezione per una crescita dei consumi trainata dall’indebitamento privato (e in quanto tale intrinsecamente destabilizzante, poiche’ si basa sulla formazione di bolle speculative destinate inevitabilmente a scoppiare, come abbiamo visto nel 2007-09), la principale fonte di domanda rimangono le esportazioni.
In tal senso, e’ facilmente comprensibile perche’ un’architettura di questo tipo avvantaggi quelle economie strutturalmente orientate all’export, come quella tedesca, appunto […]
Il regime dell’euro puo’ dunque essere descritto come un processo di “convergenza strutturale forzata”, finalizzato a imporre il modello economico dei paesi dell’Europa centrosettentrionale […] sulle economie profondamente diverse dei paesi dell’Europa meridionale, come l’Italia, che tendono ad essere strutturalmente e storicamente piu’ dipendenti dalla domanda interna (demand-led) e dai salari (wage-led).
Scharpf nota che l’impatto economico dell’attuale regime dell’euro e’ fondamentalmente asimmetrico.
E’ modellato sulle precondizioni strutturali e sugli interessi economici dei paesi del nord, mentre e’ in conflitto con le condizioni strutturali delle economie politiche dei paesi del sud, che si vedono cosi’ condannati a lunghi periodi di declino, stagnazione o bassa crescita.

Info:
https://www.retemmt.it/sovranita-o-barbarie-intervista-a-thomas-fazi/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/europa/29438-sovranita-o-barbarie-il-ritorno-della-questione-nazionale
http://temi.repubblica.it/micromega-online/quando-sovranismo-fa-rima-con-socialismo/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

Se l’Africa era afflitta, in numerose sue contrade, da fenomeni di estrema indigenza e da gravi condizioni climatiche, possedeva peraltro notevoli risorse naturali, a cominciare dal 60 per cento della terra arabile non ancora sfruttata di tutto il pianeta, e da numerosi giacimenti di idrocarburi, materie prime e metalli preziosi.
Inoltre costituiva l’ultimo grande mercato emergente del globo.
Si spiega pertanto come quello africano fosse rimasto lo scenario di un complesso gioco di manovre geopolitiche ed economiche che coinvolgeva diversi attori in lizza fra loro.
Al confronto di taluni ex imperi coloniali europei (dalla Francia alla Gran Bretagna, dal Belgio al Portogallo) e di varie multinazionali d’Oltreatlantico, era cresciuta negli ultimi tempi la presenza della Russia e della Turchia.
Ma era un player globale come la Cina ad aver assunto un ruolo preminente, in quanto artefice di una strategia a tutto campo in cui il business si associava a obiettivi di ordine politico che, invece, Washington tendeva a dismettere

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Da decenni l’Europa discute delle migliori prassi per il governo d’impresa.
Le aziende europee devono semplicemente massimizzare il valore dell’azienda per i loro azionisti o devono tenere conto degli interessi (spesso divergenti) di altri stakeholders?
Anche all’interno dello shareholder capitalism, il capitalismo dell’azionista (come viene spesso chiamato il primo approccio), c’e’ un dibattito: bisogna preoccuparsi del valore del mercato azionario odierno o del valore a piu’ lungo termine?
Nella pratica, il capitalismo dell’azionista negli Stati Uniti ha portato all’ossessione per il breve termine (short-termism). Ci si focalizza sul qui e ora, o per dirla in altri termini si cercano modi per far salire il prezzo delle azioni oggi senza curarsi della fattibilita’ a lungo termine dell’impresa.
Adottando questo approccio, le 
aziende spesso si caricano di debiti, tanto che finiscono per andare in bancarotta.
Gli stakeholders, invece, i portatori di interesse, sono un gruppo piu’ ampio che include i dipendenti, i clienti, le comunita’ locali e la societa’ in generale. Lo stakeholder capitalism, per sua stessa natura, deve tenere in considerazione il lungo termine.
Per buona parte degli ultimi due decenni, questi due gruppi hanno simboleggiato approcci opposti.
La Germania e’ il prototipo dello stakeholder capitalism, che caratterizza soprattutto le medie imprese tedesche (le Mittelstand), ma non solo.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

La vocazione egemonica tanto dell’America di Trump che della Cina di Xi Jinping, sommandosi al ritorno della Russia a un rango di potenza globale, minacciavano di marginalizzare l’Europa.
Ma sembrava, a giudicare dal fatto che non s’era compiuto alcun progresso verso il completamento dell’unione bancaria e il mercato unico dei capitali, che l’Unione Europea non avesse ancora acquisito piena consapevolezza del rischio che correva di essere relegata a un ruolo secondario.
Come se i singoli Stati della Ue non si trovassero a navigare a bordo di una stessa barca, continuavano infatti a procedere con l’occhio attento per lo piu’, se non unicamente, ai loro specifici interessi.
Una volta posta faticosamente una toppa, per non affondare, alle falle provocate dallo sconquasso finanziario del 2008, essi erano tornati in pratica alle vecchie abitudini e ai soliti rituali.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Le norme su debito e disavanzo previste dai criteri di convergenza e dal Patto di stabilita’ e di crescita poggiavano su un equivoco di fondo: sull’idea che la gestione delle finanze pubbliche fosse simile a quella di una famiglia, e dunque implicasse restrizioni ferree e conseguenze terribili per chi spendeva al di sopra dei propri mezzi.
Per rampognare i paesi indisciplinati, la cancelliera tedesca Angela Merkel si e’ spinta a evocare il proverbiale personaggio della «massaia sveva», la mitica e gretta matriarca della Germania sudoccidentale.
All’inizio degli anni 2000 l’esperienza secondo cui, quando l’economia si contrae, i prestiti possono trainare la domanda aggregata e aiutare l’economia a tornare alla piena occupazionepareva del tutto dimenticata almeno in Germania e ai piani alti dell’Unione.
I criteri di convergenza e il Patto di stabilita’ erano semplici dichiarazioni di fede, non certo i risultati di un’analisi seria. L’abbandono delle lezioni apprese dagli economisti nel corso del Novecento si e’ ulteriormente aggravato all’arrivo della crisi. Il Patto di stabilita’ (e di crescita, ma di questa ormai non si parlava quasi piu’) ha partorito una creatura orribile: l’austerità […]
In caso di brusca frenata della domanda aggregata, intervenire con la spesa pubblica appariva ormai inconcepibile a un’Unione europea votata anima e corpo alla regola del «tre e sessanta» […]
Il Patto di stabilita’ non ha funzionato ne’ in teoria ne’ in pratica.
A distanza di vent’anni possiamo dire che il Patto di stabilita’ e crescita concordato dai leader europei e’ stato un fallimento dal suo stesso punto di vista: non ha portato ne’ crescita, ne’ stabilita’, ne’ gli altri ingredienti del benessere di una societa’.
Quel patto ha semmai favorito un forte aumento della disoccupazione.
L’osservanza o meno delle regole del «tre e sessanta» si e’ rivelata un pessimo predittore dei risultati economici di un paese.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Geoeconomia/Santangelo

Salvatore Santangelo – Geopandemia. Decifrare e rappresentare il caos – Castelvecchi (2020)

Sia Angela Merkel che Ursula von der Leyen interpretano la stabilità e la crescita della Germania come vincolate al tema della stabilita’ dell’Europa e dell’Euro.
Oltre che con la sfida della Brexit, l’attuale architettura europea, dovra’ affrontare alcune contraddizioni – acuite dalla dinamica geopandemica – che investono due altri Paesi centrali: l’Italia e la Francia, che oscillano tra un interesse nazionale che le porta (per ora) a mantenere aperti i mercati per la loro vocazione all’export e al contempo subiscono l’insofferenza dei propri ceti medi che invece sono stati fortemente spiazzati dalla globalizzazione e quindi si orientano elettoralmente verso formazioni populiste e sovraniste che pero’ presentano, soprattutto in Italia, piu’ di un ambiguita’ nella propria collocazione internazionale.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135303
https://www.letture.org/geografia-economica-dell-europa-sovranista-gianmarco-ottaviano/
https://www.pandorarivista.it/articoli/europa-sovranista-di-gianmarco-ottaviano/

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Uno degli errori di fondo commessi dall’Unione europea al momento dell’introduzione del mercato unico, che ha liberalizzato la migrazione delle persone e la mobilita’ dei capitali, e’ stato l’insufficiente attenzione dedicata all’armonizzazione fiscale.
Sul piano teorico, l’idea alla base del mercato unico era che avrebbe consentito alle imprese di spostarsi dove i costi erano minori e da li’ spedire le proprie merci verso tutta Europa: cio’ avrebbe provocato un aumento della domanda di lavoro nei paesi a bassi salari, accelerando cosi’ la convergenza delle economie in Europa.
Le imposte possono pero’ distorcere questo processo apparentemente armonico. Per le imprese cio’ che conta sono i rendimenti al netto delle imposte: percio’ esse sono sensibili – oltre che ai salari, all’efficienza del lavoro, al contesto economico generale, ai costi di trasporto e agli altri fattori di produzione – anche alle imposte da pagare. E nel brevissimo termine l’unica variabile che i paesi possono modificare, per attrarre le imprese, e’ proprio l’aliquota sul reddito d’impresa […]
Le prove di questa gara fiscale al ribasso sono davanti ai nostri occhi.
Tra il 1995 e il 2018 l’aliquota media sul reddito delle societa’ in Europa e’ scesa dal 35 al 22 per cento. Ed e’ prevedibile che la discesa prosegua, visto che Francia, Grecia, Olanda e Svezia hanno gia’ annunciato ulteriori riduzioni delle aliquote.
Riducendo le aliquote, un paese punta a guadagnare posti di lavoro e gettito fiscale, sperando che l’incremento della base imponibile compensi ampiamente la perdita di gettito immediata dovuta alla riduzione di aliquote.
Tuttavia, questi guadagni avvengono in gran parte a scapito di altri paesi, soprattutto altri membri dell’Unione europea.
Naturalmente, questa strategia di rob-thy-neighbour [rapina il tuo vicino] e’ del tutto incompatibile con lo spirito di solidarieta’ europeo.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Geoeconomia/Milanovic

Branko Milanovic – Capitalismo contro capitalismo.La sfida che decidera’ il nostro futuro – Laterza (2020)

Ruolo che gli Stati Uniti e la Cina svolgono in qualita’ di protagonisti rispettivamente del capitalismo liberale e di quello politico.
A livello piu’ astratto, dovremmo considerare i vantaggi dei due tipi di capitalismo indipendentemente dai loro principali promotori.
Il vantaggio del capitalismo liberale risiede nel suo sistema politico di democrazia.
Molte persone (ma non tutte) considerano la democrazia un «bene primario» di per se’ desiderabile e che pertanto non ha bisogno di essere giustificato sulla base, per esempio, dei suoi effetti sulla crescita economica o sull’aspettativa di vita. Questo e’ un vantaggio. Ma la democrazia presenta anche un vantaggio strumentale. Richiedendo una consultazione costante della popolazione, fornisce anche un potente correttivo alle tendenze economiche e sociali che possono rivelarsi dannose per il benessere della popolazione […]
A fronte di questi vantaggi del capitalismo liberale, il capitalismo politico promette una gestione molto piu’ efficiente dell’economia e tassi di crescita piu’ elevati. Non e’ cosa da poco, soprattutto se livelli di reddito elevati e ricchezza sono considerati gli obiettivi ultimi in una classifica non solo ideologicamente radicata nell’idea stessa di capitalismo globale, ma espressa anche quotidianamente nelle azioni di quasi tutti i partecipanti alla globalizzazione economica (ossia praticamente tutto il globo) […]
L’esperienza di tutti i giorni sembra dimostrare che molte persone sono disposte a barattare quote del processo decisionale democratico in cambio di un reddito maggiore […]
E’ su queste basi che il capitalismo politico afferma la propria superiorita’.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135846
https://www.doppiozero.com/materiali/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo
https://sbilanciamoci.info/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo/

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Per aiutare le banche a superare la fase calda della crisi finanziaria, sono state elargite alle banche commerciali centinaia di miliardi di euro: e’ stato il piu’ gigantesco programma di aiuti di Stato al settore privato mai attuato in Europa.
Gran parte di questo denaro e’ stata erogata proprio dalla Bce, sotto forma di prestiti a tassi inferiori a quelli di mercato, erogati senza alcuna decisione dei governi eletti, e nemmeno dei leader Ue.
Nessun programma di assistenza sociale mai realizzato per alleviare le sofferenze dei comuni cittadini puo’ reggere anche solo lontanamente il confronto, per dimensioni, con questo programma.
La Bce e’ arrivata addirittura ad acquistare titoli di grandi aziende, tedesche e non solo, penalizzando in tal modo le piccole e medie imprese, che hanno un ruolo cruciale in paesi periferici come la Grecia e il Portogallo.
Forse gli esempi piu’ inquietanti dell’operato della Bce durante la crisi sono quelli in cui la banca si e’ avvalsa della propria posizione (di potere) per imporre cambiamenti di politiche che esulavano totalmente dal suo mandato di politica monetaria.
Essendo la Bce isolata per legge dal controllo politico democratico, sarebbe stato lecito attendersi che essa, nell’esercitare la propria influenza, restasse rigorosamente nell’ambito della politica monetaria: ma i suoi responsabili non si sono minimamente sognati di attenersi a questo vincolo. Per esempio, la Bce ha fatto pressione sull’Irlanda affinche’ la ristrutturazione finanziaria varata nel 2010 non comportasse perdite per gli obbligazionisti delle banche: lo Stato irlandese ha addossato cosi’ ai propri contribuenti costi che avrebbero dovuto essere sopportati da debitori e obbligazionisti delle banche. Analogamente, nel 2011 la Bce ha preteso dalla Spagna, in cambio dell’aiuto finanziario fornito, un elenco dettagliato di misure di riduzione salariale e liberalizzazione. E nel 2015 ha insistito con la Grecia affinche’ si impegnasse a perseguire un forte avanzo di bilancio, sebbene il Fmi dichiarasse urgentemente necessaria una ristrutturazione del debito greco.
Durante la crisi la Bce, come si e’ visto bene nel caso della Grecia, ha esercitato un potere enorme per imporre le richieste della cosiddetta troika di cui essa stessa faceva parte (insieme alla Commissione europea e al Fmi). Nell’ambito dei suoi poteri, la Bce era in grado di paralizzare il sistema finanziario, e non ha esitato a farlo, costringendo la Grecia nell’estate del 2015 (al culmine dello scontro tra la troika e il governo Tsipras) a limitare fortemente i prelievi di contante dalle banche.
Particolarmente preoccupante e’ che ad avvalersi di queste forme di pressione sia stata un’istituzione soggetta a scarso controllo politico, culturalmente vicina al settore finanziario e con un mandato e una governance su cui gia’ da piu’ parti erano stati sollevati dubbi.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
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Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Alcune domande inquietanti.
Primo: se una democrazia liberista di successo come gli Stati Uniti e’ in grado di produrre un Trump, non e’ il segnale che oggi siamo messi peggio che negli anni trenta?
Hitler e Stalin erano i prodotti di economie controllate dallo Stato e colpite dalla crisi; governavano popolazioni sottomesse e scarsamente istruite, che erano state addestrate a obbedire ai loro superiori da generazioni di lavoro in fabbrica e leva militare […]
Al contrario, l’America di inizio XXI secolo e’ una societa’ piena di gente istruita e con una tradizione democratica ininterrotta che risale fino al 1776 […]
Secondo: nel loro tentativo di offuscare la distinzione tra verita’ e menzogne, i dittatori degli anni trenta erano enormemente aiutati dal monopolio assoluto che detenevano sull’informazione, anzi, per meglio dire, sulla disinformazione: l’elite controllava la stampa e lo Stato controllava le stazioni radio. Perfino il possesso di una macchina da scrivere era soggetto a rigorosi controlli, sia nel Terzo Reich che nell’Unione Sovietica.
Oggi non esiste un simile monopolio sull’informazione: e allora come mai tantissime persone hanno abboccato alla strategia delle fake news?
Terzo: Hitler fu distrutto da Stalin.
L’intero universo postbellico in cui la Arendt, Orwell, Koestler e Levi scrissero le loro analisi sul totalitarismo fu creato dalla vittoria di uno Stato totalitario su un altro.
Se oggi l’Occidente e’ minacciato da un rinnovato impulso totalitario, dov’e’ la forza esterna in grado di distruggerlo, come fecero gli eserciti alleati e sovietici nel 1944-1945? Ci siamo solo noi.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/