Stato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Il fatto che le compagnie petrolifere e minerarie possano trasformare meta’ del pianeta in paesaggi lunari e che lo Stato le protegga nelle loro attivita’ si basa sulla tradizione giuridica romana: cio’ che queste compagnie acquisiscono come “persone giuridiche” e chiamano proprieta’ e’ frutto del loro assoluto potere di disposizione.
Tale potere di disposizione si e’ da tempo esteso non solo ai beni mobili e alla terra, ma anche alla vita stessa. Geni e persino intere specie animali e vegetali possono oggi essere brevettati e sono quindi considerati “proprietà intellettuale” del titolare del brevetto.
La storia dei movimenti sociali ed ecologisti degli ultimi secoli puo’ essere letta come una storia di resistenza a questo potere di disposizione. Il movimento contro la schiavitu’ si opponeva all’idea che le persone potessero essere possedute e scambiate come merci; i movimenti per i diritti delle donne sfidano il potere di disposizione degli uomini sul dominium patriarcale; i movimenti per i diritti umani contestano i diritti di disposizione degli Stati sui loro sudditi o cittadini; e i movimenti ecologisti cercano di limitare il potere di disposizione di individui privati, Stati e societa’ sulla terra e sugli esseri viventi.
Nel XXI secolo, la sopravvivenza di gran parte della popolazione mondiale e’ minacciata dalle rivendicazioni di proprieta’ di una minoranza. Una ristretta fascia di elite globali insieme a poche centinaia di imprese transnazionali rivendica la maggior parte della terra, delle foreste, dell’acqua, del cibo, delle risorse minerarie e persino dell’atmosfera terrestre.
Cosi’ facendo puo’ appellarsi a un regime di proprieta’ che, in caso di dubbio, viene fatto valere con la forza fisica dello Stato.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Europa/Tocci

Fuori dal tunnel. Come l’Europa puo’ suoerare la grande crisi – Nathalie Tocci – Solferino (2023)


L’Europa, e in particolare l’Unione europea, giocheranno probabilmente un ruolo fondamentalmente diverso nell’odierna competizione globale rispetto a quanto visto durante la Guerra fredda.
Nel XX secolo, l’Europa rappresentava per gli Stati Uniti e per l’Urss un’importante fetta della torta da spartirsi, tanto che la Guerra fredda inizio’ appunto in Europa, quando il nostro continente venne diviso in due parti alla fine della Seconda guerra mondiale.
L’odierna rivalita’ strategica tra Stati Uniti e Cina si svolge invece principalmente in ambito economico e tecnologico, piu’ che territoriale. In questo contesto l’Ue non e’ piu’ sul tavolo, ma ha piuttosto un posto a tavola, una tavola economica e tecnologica alla quale si giochera’ alternando di volta in volta rivalita’, competizione e cooperazione.
A questo gioco globale, un’Europa alla ricerca di sicurezza e transizione dovra’ rafforzare la propria autonomia e affrontare scelte difficili che riguardano i rapporti transatlantici e le relazioni con Pechino.

Info:
https://elastica.eu/speakers/nathalie-tocci/
https://www.pandorarivista.it/event_listing/l-europa-nella-crisi-conflitti-energia-sicurezza-con-donato-bendicenti-e-nathalie-tocci/

Stato/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)


Nel mondo del mercato perfettamente autoregolato, non ha senso parlare di interessi nazionali o di classe, perche’ gli unici veri attori sulla scena sono produttori e compratori, debitori e creditori.
Il resto sono residui di ideologie superate. E infatti tutta la produzione culturale di marca neoliberista ha avuto come principali bersagli le categorie di classe e di nazione.
Poi, la crisi del 2008 ha scosso molte certezze sull’effettiva capacita’ di autoregolazione dei mercati e, in breve, anche i vertici del mondo globalizzato (i vari G7, G8, G10, G14, G20) sono andati in frantumi, senza peraltro che nessuno ne dichiarasse il decesso.
E le stesse regole del mercato (in particolare quello finanziario) hanno spinto qualcuno a chiedersi se le valutazioni del rating sul debito sovrano fossero proprio cosi’ obiettive e non celassero interessi nazionali altrui: come mai il massimo debitore mondiale gode di una stabile tripla A? Poi si e’ cominciato a dubitare che fosse cosi’ utile e necessario che la moneta di scambio mondiale dovesse essere il dollaro. Poi lo scontro fra usa e Cina sulle terre rare ha fatto capire che non sempre e’ una questione di domanda e di offerta priva di valutazioni politiche.
E altrettanto hanno indotto a fare i prezzi dei combustibili, fra speculazioni finanziarie sui future e decisioni politiche dei produttori.
Infine e’ arrivata la guerra, quella grande che si combatte in piena Europa fra russi e ucraini malamente spalleggiati dall’Occidente, e quella non meno grande in Medio Oriente, che rischia da un momento all’altro di allargarsi anche all’Iran.
E allora si e’ capito che il vecchio Stato-nazione conta ancora qualcosa, che la guerra non e’ affatto scomparsa dal novero dei comportamenti possibili, che, quindi, ci sono interessi nazionali e che non sono solo di tipo economico, ma anche di potenza. E si e’ anche compreso che il mondo non e’ piu’ monopolare, come dimostra il fatto che il Grande gendarme ha dovuto indecorosamente ritirarsi da Afghanistan e Iraq.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddaluno-geopolitica/

Geoeconomia/Molinari

La nuova guerra contro le democrazie. Cosi’ le autocrazie vogliono stravolgere l’ordine internazionale – Maurizio Molinari – Rizzoli (2024)


Nella grande guerra d’attrito in corso fra autocrazie e democrazie, l’Italia e’ uno teatri piu’ contesi fra potenze rivali.
Il motivo e’ anzitutto la geografia: trovandosi al centro del Mediterraneo e’ una piattaforma decisiva.
Per la Nato le basi nella Penisola sono quelle indispensabili per monitorare ogni sorta di attivita’ nella regione: dai movimenti delle navi russe alle operazioni sospette dei cargo cinesi e iraniani fino alle basi jihadiste nel Sahel o alle operazioni belliche in Medio Oriente. Sono le infrastrutture Nato che si articolano dalle basi italiane a raccogliere e gestire informazioni di alto valore strategico per la protezione del fianco Sud dell’Alleanza […]
Le basi navali dell’Alleanza atlantica e degli Usa in Italia dispongono in alcuni casi – da Napoli a Taranto – di porti con fondali talmente profondi da poter accogliere ogni tipo di imbarcazioni, destinate alle attivita’ piu’ differenti.
Per non parlare della formazione di giovani funzionari e ufficiali: la Nato dispone sul territorio italiano di una rete di scuole e accademie che servono per creare la nuova generazione di esperti sul Mediterraneo.
Infine, ma non per importanza, le armi nucleari americane posizionate sin dalla Guerra fredda nelle basi Usa nel Nord Italia sono parte integrante della deterrenza strategica dell’Alleanza nei confronti della Russia […]
Nulla da sorprendersi dunque se Russia e Cina sono impegnate in un costante tentativo di indebolire i legami dell’Italia con Ue e Nato. E’ un’operazione visibile a occhio nudo sui social network, dove «attori» russi e cinesi diffondono con frequenza contenuti e fake news in lingua italiana tesi a delegittimare Ue e Nato nonche’ le stesse istituzioni del nostro Paese.

Europa/Tocci

La grande incertezza. Navigare le contraddizioni del disordine globale – Nathalie Tocci – Mondadori (2024)

L’internazionalizzazione delle catene del valore, della finanza e del commercio ha apportato grandi benefici al mondo intero, Europa inclusa.
Basti pensare che l’Europa rappresenta il 3 per cento della superficie terrestre, possiede nel suo sottosuolo il 6 per cento di materiali critici e include il 6 per cento della popolazione globale; eppure conta per ben il 15 per cento dell’economia mondiale e il 54 per cento del welfare sociale ed e’ la prima destinazione per gli investimenti diretti dall’estero.
Se e’ vero che la Cina ha investito in settori strategici ponendo rischi sia per la sicurezza europea sia per lo sviluppo della sua industria, e’ altrettanto vero che gli investimenti cinesi in Europa hanno generato 24 milioni di posti di lavoro, ossia il 16 per cento dell’occupazione nella Ue.
E’ impensabile che gli europei oggi siano disposti a rinunciare a tutto questo […]
Cio’ detto, una maggiore attenzione alla riduzione dei rischi (de-risking), ovvero a limitare le dipendenze eccessive e in quanto tali potenzialmente pericolose, e’ all’ordine del giorno.

Info:
https://formiche.net/2024/10/grande-incertezza-libro-nathalie-tocci/#content

Populismo/Collier

Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Paul Collier – Laterza (2016)

A prima vista si potrebbe pensare che le persone piu’ inclini a migrare siano quelle piu’ povere: dopo tutto, il motore della migrazione e’ rappresentato dai differenziali di reddito e il differenziale di reddito tra il paese d’origine e il paese ospitante e’ maggiore quanto piu’ gli aspiranti migranti sono poveri.
Ma mentre e’ il differenziale di reddito a determinare la remunerazione finale dell’investimento, la capacita’ di finanziarlo dipende dal livello di reddito iniziale […]
Le persone piu’ povere vorrebbero migrare ma non possono permetterselo; le persone piu’ ricche potrebbero permetterselo ma ne trarrebbero modesti benefici, mentre le persone con un reddito medio hanno un forte incentivo a migrare e possono anche permetterselo.
La migrazione aiuta le persone a trasformare la propria vita, ma non si tratta delle persone piu’ povere. La selezione in base al reddito e’ importante sia per stabilire chi puo’ migrare – le persone con un reddito medio – sia quali sono i paesi con il piu’ alto tasso di emigrazione.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Lavoro/ De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)


L’idea che l’immigrazione sia una delle cause principali della disoccupazione e della stagnazione salariale non e’ corroborata da nessun dato, perche’ cio’ che sembra una connessione causale e’ in realta’ una correlazione spuria […]
Sebbene esista effettivamente una correlazione tra i tassi di immigrazione e i livelli di disoccupazione, questa correlazione e’ negativa. Cio’ significa che l’immigrazione aumenta nei periodi di crescita elevata e bassa disoccupazione, e cala quando la disoccupazione aumenta.
Se i migranti togliessero posti di lavoro, dovremmo aspettarci semmai una correlazione positiva […]
L’immigrazione e’ soprattutto una risposta alle carenze di manodopera causate da una contrazione dell’offerta di lavoratori autoctoni disposti e in grado di svolgere lavori manuali di vario tipo nell’agricoltura, nell’edilizia, nelle pulizie, nelle varie forme di collaborazione domestica e in diversi altri servizi.
E’ questo il motivo principale per cui nelle economie occidentali l’immigrazione aumenta proprio durante i periodi in cui la disoccupazione diminuisce […]
In realta’, l’immigrazione puo’ aumentare le entrate di tutti i lavoratori, purche’ le loro competenze siano complementari, e i lavoratori migranti possono aiutare gli autoctoni a diventare piu’ produttivi. I migranti che fanno i cuochi o i lavapiatti, che servono ai tavoli o consegnano cibo a domicilio allargano l’utenza potenziale dei ristoranti, aumentando cosi’ anche i ruoli manageriali disponibili e il reddito dei proprietari.
Questo consente ai clienti di mangiare fuori e ordinare con i servizi di delivery a prezzi accessibili, dando loro piu’ tempo per dedicarsi al lavoro ed essere piu’ produttivi.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/
https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – UniBocconi (2019)

Una bella domanda alla quale potranno rispondere gli storici del futuro e’ se l’ondata di azioni terroristiche di matrice islamica nelle capitali occidentali e’ stata una conseguenza indiretta di questa campagna insensata di bombardamenti delle societa’ islamiche.
In tutti i suoi rapporti con il mondo islamico, l’Occidente commette un errore fondamentale: sottovaluta la religione dell’Islam.
Gli analisti occidentali studiano il mondo islamico e vedono una serie di societa’ deboli. Il mondo islamico viene associato a Stati falliti come l’Afghanistan e la Somalia, o a Stati «spezzati», come Iraq e Siria. Eppure, anche se molte societa’ islamiche sono in difficolta’, l’Islam in se’ non ha fatto che crescere e rafforzarsi. In effetti, anzi, l’Islam potrebbe essere la religione piu’ dinamica e vibrante della Terra. Secondo il Pew Research Center, tra il 2015 e il 2060 [la popolazione musulmana] crescera’ a una velocita’ piu’ che doppia rispetto alla popolazione mondiale complessiva e, nella seconda meta’  di questo secolo, sorpassera’ il Crstianesimo come il piu’ grande gruppo religioso del mondo […] da 1,8 miliardi nel 2015 a quasi 3 miliardi nel 2060.
Nel 2015, i musulmani costituivano il 24,1 per cento della popolazione globale. Quarantacinque anni piu’ tardi, si prevede che piu’ di tre persone su dieci nel mondo saranno musulmane (31,1 per cento).
Non si tratta soltanto di un aumento numerico.
I musulmani stanno diventando piu’ religiosi. La mente occidentale, amando estrapolare le proprie idee per generalizzarle alla condizione umana, presume che la modernizzazione e lo sviluppo economico conducano a una minore religiosita’ e a un piu’ diffuso atteggiamento laico in qualsiasi societa’. Nel mondo islamico, sta accadendo il contrario: lo sviluppo economico e il piu’ alto livello di istruzione stanno portando a una maggiore religiosita’. Un numero maggiore di donne porta l’hijab, anche in regioni del mondo in cui nei secoli e’ stato raramente indossato come nell’Asia centrale e nell’Asia sudorientale. E, mentre il mondo islamico diventa piu’ istruito e piu’ religioso, non dimentica il rapporto millenario con societa’ occidentali piu’ forti e militarmente superiori. Molti giovani musulmani risentono della debolezza delle societa’ islamiche di fronte all’Occidente. Molti di loro, percio’, sono sedotti dalla retorica violenta dei religiosi islamici che sottolineano l’indifferenza dell’Occidente per la perdita di vite musulmane.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Stato/Rodhes

Capitalismo Woke. Come la moralita’ aziendale minaccia la democrazia – Carl Rodhes – Fazi (2023)

Il capitalismo woke e’ l’odierna derivazione di questo feudalesimo rinnovato, che cede alle imprese non soltanto l’autorita’ legale, ma anche quella morale e politica […]
Il capitalismo woke entra in gioco quando le imprese intervengono, o quantomeno danno la parvenza di farlo, per far fronte all’inazione del governo su problemi di interesse pubblico […]
Da un lato, cio’ puo’ apparire un gesto da accogliere favorevolmente, dettato dallo spirito di solidarieta’ e carita’ delle aziende e di imprenditori miliardari. Dall’altro, pero’, occorre domandarci quali effetti a lungo termine potra’ avere tutto questo sul nostro sistema politico.
Un tempo, le imprese erano inestricabilmente associate al conservatorismo di destra. Il capitalismo woke ha invece sparigliato le carte, giacche’ le aziende si presentano direttamente e inequivocabilmente come progressiste e politicamente attive, spesso con un amministratore delegato miliardario in qualita’ di portavoce di spicco e paladino (politico) dell’azione […]
Le grandi imprese hanno promosso il genere di azioni che un tempo era considerato appannaggio degli attivisti verdi antiaziendali, oltre a foraggiare attivita’ che molti si sarebbero aspettati venissero finanziate dallo Stato.
Siamo arrivati al punto in cui una classe ricca e privilegiata, composta di societa’ e manager, sta spostando la propria base di potere per includervi non solo l’ambito economico, ma anche quello politico.
Cio’ suscita una serie di interrogativi.
Le aziende sono sincere nel promuovere politiche tradizionalmente di sinistra che molte di esse hanno cominciato ad abbracciare? Perche’ queste organizzazioni dovrebbero iniziare a sostenere cause politiche progressiste? Che cosa e’ cambiato per far si’ che le imprese si impegnino in agende di tipo woke? E che effetti produce sulla politica stessa questo genere di attivismo politico aziendale?

Info:
https://www.micromega.net/capitalismo-woke/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/interviste/capitalismo-woke-libro-carl-rhodes

https://www.centromachiavelli.com/2023/12/23/capitalismo-woke-recensione/
https://www.lafionda.org/2023/11/24/capitalismo-woke/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/12/26/capitalismo-woke-guardiamoci-bene-dalle-cause-che-trasformano-la-moralita-in-profitto/7391473/
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml
https://www.corriere.it/economia/opinioni/23_febbraio_27/risveglio-capitalismo-filosofia-woke-che-addormenta-utili-521a9a10-b698-11ed-9695-a3af2d07bb2a.shtml