Societa’/Collier

Paul Collier – Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Laterza (2016)

Curiosamente, mentre le politiche migratorie balzavano ai primi posti della classifica delle priorita’ degli elettori, i principali partiti politici tendevano a eludere l’argomento.
La sinistra, che in quel periodo era ampiamente favorevole alla migrazione, sembrava intenzionata a sdrammatizzare la questione e consentire l’immigrazione del maggior numero possibile di persone, sostenendo che in quel modo si aiutava la crescita.
La destra, che in quel periodo era ampiamente contraria all’immigrazione, sembrava intenzionata a opporre una debole resistenza all’immigrazione, neanche troppo esplicita, per timore di essere equiparata ai razzisti e accusata di rallentare la crescita.
La natura ha orrore del vuoto e cosi’ anche gli opportunisti politici.
Lo spazio lasciato vuoto dai partiti di maggioranza e’ stato rapidamente occupato da una galleria di personaggi grotteschi: razzisti, xenofobi e psicopatici si sono trovati di fronte a un pubblico di onesti cittadini sempre piu’ preoccupati dal silenzio dei principali partiti […]
Benche’ abbia senso chiedersi se gli effetti delle migrazioni siano positivi o negativi, porsi un simile interrogativo equivale a chiedersi se sia giusto essere nati.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Societa’/Collier

Paul Collier – Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le nuove ansie – Laterza (2020)

Londra, New York, Tokyo, Parigi, Milano: in tutto il mondo occidentale, la metropoli ha fatto un balzo in avanti rispetto al resto del paese, e questo accresciuto divario e’ evidente misurando sia il livello dei redditi sia l’aumento dell’occupazione o i prezzi delle case.
E’ un fenomeno relativamente recente, perche’ il suo primo manifestarsi risale agli anni intorno al 1980 […]
Alla base delle forze che stanno provocando questo nuovo divario ci sono due semplici rapporti che risalgono all’epoca della rivoluzione industriale.
Uno e’ quello fra produttivita’ e specializzazione: e’ quello a cui fa riferimento l’espressione «apprendimento attivo». Quando le persone si specializzano in un numero minore di compiti sono in grado di sviluppare competenze piu’ approfondite.
L’altro rapporto e’ quello fra produttivita’ e dimensioni dei processi produttivi: l’espressione consueta per indicarlo e’ «economie di scala». Per utilizzare le economie di scala e la specializzazione le persone devono concentrarsi nelle grandi citta’. Perche’ un’azienda possa praticare economie di scala deve possedere una vasta platea di clienti ed essere situata vicino ad altre aziende analoghe. I lavoratori specializzati hanno bisogno di lavorare vicino ad altri con competenze specialistiche complementari. Le grandi citta’ forniscono la prossimita’ spaziale che rende possibili tutte queste connessioni. Ma questa connettivita’ richiede enormi investimenti in metropolitane, strade, edifici per parcheggi multipiano, snodi aeroportuali e ferroviari. Fino agli anni Ottanta, solo le grandi citta’ europee e nordamericane se li potevano permettere.

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858131060
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.anobii.com/it/books/il-futuro-del-capitalismo/9788858131060/015fc8fc1b8b48e476/reviews

Stato/Collier

Paul Collier – Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le proprie ansie – Laterza (2020)

Le nuove ansie hanno le loro radici nel divario economico.
Si sta aprendo una spaccatura sempre piu’ ampia fra le metropoli in pieno sviluppo e le citta’ di provincia in declino; c’e’ un divario di classe sempre piu’ ampio fra chi ha un impiego prestigioso e soddisfacente e chi ha un lavoro privo di prospettive o non ne ha nessuno.
E’ il capitalismo ad aver generato queste nuove ansie, come avvenne all’epoca della Grande Depressione degli anni Trenta.
Per ricomporre le fratture sociali create dai cambiamenti strutturali abbiamo bisogno degli Stati. Ma come negli anni Trenta, gli Stati, e le societa’ che essi riflettono, hanno tardato a riconoscere il loro dovere etico di affrontare questi nuovi problemi, e invece di stroncarli sul nascere hanno consentito che assumessero le dimensioni di una crisi.
Dal punto di vista etico gli Stati non possono essere migliori dei loro popoli, ma possono rafforzare le obbligazioni reciproche, e convincerci gradualmente ad adottarne di nuove. Se pero’ uno Stato tenta d’imporre un complesso di valori diversi da quelli dei suoi cittadini, perde fiducia, e la sua autorita’ s’indebolisce.

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858131060
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.anobii.com/it/books/il-futuro-del-capitalismo/9788858131060/015fc8fc1b8b48e476/reviews

Europa/Collier

Paul Collier – Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le nuove ansie – Laterza (2020)

Le grandi aziende si sono globalizzate, trasformandosi in reti giuridicamente complesse di consociate che hanno reciproci rapporti commerciali ma sono controllate da una societa’ madre.
Per questo tipo di imprese, il pagamento delle imposte e’ diventato un’attivita’ volontaria.
In Gran Bretagna, l’esempio piu’ efficace e’ quello della Starbucks: nonostante abbia venduto miliardi di tazze di caffe’, nel corso di un intero decennio la sua consociata britannica non ha praticamente fatto registrare profitti tassabili. E’ trapelato che un’altra consociata, con sede legale nelle Antille olandesi, stava facendo profitti notevolmente elevati nonostante non vendesse affatto caffe’; vendeva invece i diritti di utilizzazione del marchio «Starbucks» alla consociata britannica. La compagnia ha annunciato con tono indignato di aver versato tutte le imposte dovute nelle Antille olandesi, sebbene abbia omesso di ricordare che li’ l’aliquota fiscale era pari a zero […]
Alla globalizzazione delle imprese non ha corrisposto la globalizzazione degli strumenti di regolamentazione.
I poteri fiscali e di regolamentazione sono rimasti saldamente ancorati al livello nazionale […]
I nostri meccanismi sovrannazionali di coordinamento – l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, il Fondo Monetario Internazionale, l’Unione Europea, il G7 e il G20 – hanno perso la capacita’ di creare obbligazioni reciproche vincolanti sostenute sull’interesse individuale illuminato.
Ogni nazione preferisce gareggiare in una corsa alla deregolamentazione fiscale. Questa sconfitta della governance e’ stata l’aspetto peggiore della globalizzazione contemporanea.

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858131060
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.anobii.com/it/books/il-futuro-del-capitalismo/9788858131060/015fc8fc1b8b48e476/reviews