Geoeconomia/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

Dobbiamo partire dal presupposto che il neoliberismo puo’ esistere solo grazie al fatto che alcuni paesi chiave non lo applicano.
La Germania, la Cina e il Giappone praticano quello che i detrattori definiscono «neomercantilismo»: manipolare gli scambi commerciali, gli investimenti e la valuta per accumulare grandi masse di liquidita’ altrui. Questi paesi in surplus erano visti come eco
nomicamente indolenti, ma nel mondo post crisi sono fra le poche economie rimaste in piedi […]
La principale unita’ di misura degli squilibri globali
e’ la bilancia delle partite correnti, cioe’ la differenza tra importazioni ed esportazioni di beni, servizi e investimenti.
Gli squilibri globali nella 
bilancia delle partite correnti sono cresciuti a ritmi regolari per tutti gli anni novanta; poi, dopo il 2000, sono decollati rapidamente, salendo dall’1 per cento del Pil mondiale al 3 nel 2006.
I principali paesi in deficit erano gli Stati Uniti e gran parte dell’Europa; i paesi in surplus la Cina, il Giappone, il resto dell’Asia, la Germania e i produttori di petrolio.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Geoeconomia/Aresu

Alessandro Aresu – Le potenze del capitalismo politico. Stati Uniti e Cina – La Nave di Teseo (2020)

La Cina si sta sviluppando su una strada dove nessun altro Paese si e’ finora avventurato: lasciare che il mercato raccolga le risorse mentre la ‘mano visibile’ del controllo statale raccoglie i risultati migliori”. […]
La “mano invisibile” del mercato e la “mano visibile” del governo devono essere usate entrambe, in modo che si completino, si promuovano e si coordinino a vicenda e formino un tutt’uno organico, al fine di promuovere uno sviluppo sociale ed economico sostenuto e sano.
Questo concetto di “tutt’uno organico” e’ il cuore del capitalismo politico cinese, dove l’intervento del Partito comunista cinese non puo’ mai essere messo tra parentesi.
Nel visibile e nell’invisibile

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/le-potenze-del-capitalismo-politico-di-alessandro-aresu/
https://www.letture.org/le-potenze-del-capitalismo-politico-stati-uniti-e-cina-alessandro-aresu
http://osservatorioglobalizzazione.it/interviste/aresu-capitalismo-politico/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo – Rizzoli (2020)

Il processo di globalizzazione, ideato e fomentato principalmente dal mondo anglosassone – Regno Unito e Stati Uniti –, sta subendo una profonda trasformazione, il cui risultato e’ al momento imprevedibile.
Adesso la Cina, ancora ufficialmente comunista, vuole trasformarsi nella paladina del capitalismo.
Lo sterminato Paese asiatico e’ attualmente la seconda economia mondiale, subito dopo gli Stati Uniti, ma risulta essere la prima in termini di prodotto interno lordo a parita’ di potere d’acquisto e si e’ posta come obiettivo quello di diventare leader mondiale della globalizzazione e del libero scambio […]
Per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, con la palese finalita’ di imporsi come dominatrice dell’economia mondiale, la Cina ha scommesso sull’innovazione, come principale propulsore del suo attuale «salto in avanti», e su una serie di accordi commerciali liberi e aperti.
In realta’, quello a cui punta il gigante asiatico e’ creare una «neoglobalizzazione» della quale non solo sarebbe il regista, bensi’ il dominatore indiscusso. Avrebbe la capacita’ di inondare i mercati di tutto il mondo con diverse tipologie di prodotti – dalle manifatture all’alta tecnologia –, ma a un prezzo decisamente inferiore a quello offerto dai Paesi con un livello di sviluppo socioeconomico piu’ alto.
Una simile concorrenza gli apporterebbe incredibili vantaggi che a loro volta favorirebbero i progressi in altri campi – da quello militare convenzionale al cyberspazio, al settore spaziale –, cosa che preoccupa moltissimo i Paesi 
che finora hanno diretto l’orchestra planetaria.
Per conseguire una crescita economica cosi’ ambiziosa, la Cina sta realizzando piani concreti di «connettivita’» fisica e virtuale su scala mondiale allo scopo di creare solidi legami economici in un territorio che copre quasi il 60 per cento del PIL mondiale e riunisce il 75 per cento della popolazione del pianeta. Tra gli altri, la nuova «via della seta» – il trasporto diretto ferroviario dal suo territorio ai Paesi europei – e la via della seta marittima del XXI secolo, che dovrebbe collegare la Cina all’Africa, al Sud America e all’Oceano Atlantico.
Il paradosso di un Paese comunista che punta a trasformarsi in portabandiera del capitalismo piu’ estremo e’ un perfetto esempio dell’influenza che l’economia esercita sulla politica interna e sulla geopolitica.
Resta da vedere la reazione degli Stati Uniti dinanzi a questa «usurpazione», da parte della Cina, della loro opera globalizzatrice. Non possiamo aspettarci che restino a braccia conserte mentre la Cina cerca di impossessarsi economicamente del mondo attraverso la sua «neoglobalizzazione». Senza dubbio, lo scontro con mezzi economici e’ servito e sara’ una battaglia all’ultimo sangue

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo. I meccanismi segreti del potere globale – BUR (2020)

La Cina, il maggior importatore di petrolio al mondo, punta a utilizzare per le contrattazioni la sua moneta, lo yuan (l’unita’ base del renminbi), che sarebbe totalmente convertibile in oro nelle Borse di Shanghai e Hong Kong.
Il petroyuan potrebbe dunque diventare un nuovo valore di riferimento nel mercato petrolifero asiatico, consentendo agli esportatori di greggio di bypassare gli Stati Uniti, e di conseguenza permetterebbe a Paesi come Russia, Iran e Venezuela di aggirare le sanzioni statunitensi.
Tale iniziativa si unisce alla recente ammissione del renminbi nel paniere di valute utilizzate per il calcolo dei diritti speciali di prelievo, cosa che rappresenta un importante schiaffo all’egemonia del dollaro nelle transazioni monetarie internazionali.
Queste azioni vanno inserite nel quadro dell’attuale braccio di ferro economico tra Cina e Stati Uniti.
Non resta che assistere alla reazione della Casa Bianca di fronte a queste innegabili minacce finanziarie che potrebbero essere emulate da altri Paesi e mercati, mettendo, come gia’ anticipato, gli Stati Uniti in serie difficolta’

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Geoeconomia/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Leregole per il futuro dell’unione- il Saggiatore (2020)

Con l’ascesa, nel 2012, del presidente Xi Jinping e, ancor piu’ con l’eliminazione, nel 2018, del limite massimo di durata del mandato, sono cambiate due cose: si e’ infranta la speranza che la Cina diventasse rapidamente, se non una democrazia liberale, almeno un po’ piu’ liberale; seconda cosa, la Cina fino allora concentratasi soprattutto sulla crescita economica, ha cominciato ad agire in modo da riconquistare il posto che le spetta sulla scena globale, come mostra per esempio l’iniziativa della Nuova via della seta (One Belt, One Road).
Queste novita’ hanno gettato nuova luce sul drastico trasferimento di potere geopolitico in corso.
All’inizio della trasformazione economica della Cina, i suoi livelli di reddito erano talmente bassi che nessuno a occidente riusciva a immaginare che cio’ potesse tradursi in una minaccia economica o strategica. Ma le cose sono cambiate, e in alcune aree d’importanza cruciale, come l’intelligenza artificiale o la guerra informatica, la Cina e’ ormai all’avanguardia.
Il sistema cinese di capitalismo di Stato ha buone possibilita’ di assicurare nei prossimi anni all’economia del paese una crescita nettamente superiore a quella degli Stati Uniti e dell’Unione europea, e di ridurre il divario di tecnologia e conoscenza rispetto all’occidente

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

E’ significativa la differenza tra le traiettorie seguite in Cina rispetto a quelle caratteristiche dei paesi occidentali dopo la meta’ degli anni zero del Duemila.
Mentre la Cina, a partire dal 2006, ha stabilizzato la quota (intorno al 30%) di capitale pubblico nel capitale nazionale, in Occidente la crisi finanziaria del biennio 2007-2008 (che ha avuto origine da un eccesso di deregolamentazione della finanza privata e ha prodotto ulteriori arricchimenti da parte dei privati) ha invece determinato un nuovo crollo della ricchezza pubblica […]
Dal momento in cui lo Stato eroga un certo numero di beni e servizi (specie nei settori dell’istruzione e della sanita’), non sarebbe anomalo ritenere che lo Stato debba possedere una parte del capitale produttivo che sia proporzionata alla percentuale di occupati nel settore pubblico del paese […]
Resta il fatto che questo ulteriore indebolimento della ricchezza pubblica in Occidente a seguito della crisi finanziaria ha qualcosa di paradossale.
La deregolamentazione dei mercati ha contribuito ad arricchire molti soggetti, mentre l’amministrazione pubblica si e’ indebitata per far fronte alla recessione e per salvare banche e imprese private: di fatto, i patrimoni privati hanno continuato a crescere indisturbati, e i piccoli e medi contribuenti devono pagare il conto per decenni a venire

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

La vocazione egemonica tanto dell’America di Trump che della Cina di Xi Jinping, sommandosi al ritorno della Russia a un rango di potenza globale, minacciavano di marginalizzare l’Europa.
Ma sembrava, a giudicare dal fatto che non s’era compiuto alcun progresso verso il completamento dell’unione bancaria e il mercato unico dei capitali, che l’Unione Europea non avesse ancora acquisito piena consapevolezza del rischio che correva di essere relegata a un ruolo secondario.
Come se i singoli Stati della Ue non si trovassero a navigare a bordo di una stessa barca, continuavano infatti a procedere con l’occhio attento per lo piu’, se non unicamente, ai loro specifici interessi.
Una volta posta faticosamente una toppa, per non affondare, alle falle provocate dallo sconquasso finanziario del 2008, essi erano tornati in pratica alle vecchie abitudini e ai soliti rituali.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Geoeconomia/Milanovic

Branko Milanovic – Capitalismo contro capitalismo. La sfida che decidera’ il nostro futuro – Laterza (2020)

Penso che la pandemia cambiera’ il mondo sotto tre aspetti importanti […]
Innanzitutto, questa emergenza sanitaria e’ destinata ad alimentare la rivalita’ fra Stati Uniti e Cina o, piu’ in generale, fra capitalismo liberale e capitalismo politico. In secondo luogo, influenzera’ la diffusione della globalizzazione poiche’ ha messo in evidenza la fragilita’ dei presupposti su cui si costruiscono le
catene globali del valore.
Terzo, rivalutera’ il ruolo dello Stato nella vita economica […]
Il dominio del mondo da parte del capitalismo si esprime […] in due diverse versioni di questo sistema economico-sociale: il capitalismo liberalmeritocratico che si e’ sviluppato gradualmente in Occidente negli ultimi duecento anni […], e il capitalismo politico, o autoritario, guidato dallo Stato che e’ esemplificato dalla Cina, ma esiste anche in altre parti dell’Asia (Singapore, Vietnam, Myanmar), dell’Europa e dell’Africa (Russia e paesi del Caucaso, Asia centrale, Etiopia, Algeria, Ruanda) […]
Come spesso e’ accaduto nella storia dell’umanita’, all’ascesa e all’apparente trionfo di un sistema o di una religione segue presto una sorta di scisma tra varianti dello stesso credo. Dopo essersi imposto nel Mediterraneo e nel Vicino Oriente, il cristianesimo visse feroci dispute ideologiche e divisioni (la maggiore quella fra ortodossia e arianesimo) per approdare infine al primo Grande Scisma

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135846
https://www.doppiozero.com/materiali/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo
https://sbilanciamoci.info/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

A fare uno po’ di conti, la Cina si trovava ancora lontana, con i suoi 12 trilioni di dollari di Pil, dagli Stati Uniti, che vantavano un Pil di 20 trilioni di dollari, e doveva compiere parecchia strada per raggiungere l’Unione Europea, che annoverava in complesso un Pil tra i 16 e i 18 trilioni potenziali di dollari.
Senza contare il fatto che la valuta statunitense costituiva pur sempre la moneta preminente sul mercato mondiale e quella piu’ consistente nel totale delle riserve valutarie.
D’altro canto, un Paese come la Cina, la cui struttura economica si basava soprattutto sulle esportazioni, aveva molto piu’ da perdere, rispetto agli Stati Uniti, da una guerra dei dazi.
Tuttavia la leva destinata ad assumere un peso crescente nella competizione globale era costituita dal potenziale di crescita tecnologico, a giudizio non solo degli economisti ma di autorevoli esperti di questioni militari […]
Non a caso, la guerra commerciale fra Usa e Cina aveva preso avvio da quando Pechino aveva cominciato a compiere, un passo dopo l’altro, notevoli progressi nel settore delle tecnologie avanzate, chiave di volta di un’economia sempre piu’ dinamica e competitiva. Al punto che la Cina era giunta nel 2018 a sopravanzare gli Stati Uniti nella tecnologia della rete 5G. Cio’ aveva anche considerevoli valenze di natura militare.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internazionali – Laterza (2020)

Stando al Trattato di Lisbona del dicembre 2007, l’Europa avrebbe dovuto diventare, nel giro di una decina d’anni, la compagine piu’ dinamica del mondo.
Era stata invece l’Asia ad aver assunto nel frattempo questa connotazione, in virtu’ delle crescenti potenzialita’ di sviluppo avvenute negli ultimi anni nelle varie contrade del Pacifico e in quelle a suo ridosso, tanto che esse rappresentavano oltre la meta’ del Pil mondiale e catalizzavano la maggior parte dei traffici internazionali.
Nel loro ambito operavano e si misuravano, in un serrato confronto di interessi tanto economici che politici, non solo tre grandi potenze come Cina, Stati Uniti e India. Anche la Russia, il Giappone e l’Australia avevano un ruolo determinante agli effetti del peso assunto dallo scacchiere del Pacifico nei rapporti con altre parti del globo. Senza contare l’apporto di una schiera di Paesi come Corea del Sud, Singapore, Vietnam, Thailandia, Indonesia e Filippine.
Senonche’ rivalita’ storiche, contrasti etnici e religiosi, contenziosi territoriali o antagonismi di ordine politico o economico avevano continuato a segmentare il continente asiatico in singole entita’ a se’ stanti, a dar luogo ad alleanze mutevoli e reversibili, o a perpetuare determinati motivi di reciproca acredine e diffidenza mai del tutto sopiti […]
Non era percio’ un caso che proprio l’antico impero del Sol Levante, trasformatosi alla fine della guerra in una monarchia costituzionale, avesse risposto alla Cina e alla sua “Nuova Via della seta” con un’iniziativa di considerevole portata, volta a collegare alcuni Paesi dell’Asia al continente africano. Questo progetto, coltivato fin dal 2012 dal premier Shinzo Abe, aveva preso il via nella primavera del 2019 coinvolgendo India, Australia e Stati Uniti.
Che si trattasse in tal modo non solo di far concorrenza alla Cina sui mercati (dopo aver gia’ stipulato un buon accordo commerciale con la Ue), ma anche di contrapporle una diversa visuale strategica di carattere politico, lo stava a dimostrare la stessa denominazione data da Tokyo a questa sua mission: “Free and Open Indo-Pacific Strategy” (Foip). Con i due aggettivi open e free (“libera e aperta”) i giapponesi intendevano infatti rimarcare la differenza con la Belt and Road Initiative, considerata viceversa chiusa e coercitiva, in quanto avrebbe costretto i Paesi coinvolti dal piano cinese a indebitarsi con Pechino o comunque ad assoggettarsi prima o poi alle sue condizioni.
In pratica, la Foip si proponeva di mettere in comunicazione diretta e amalgamare una parte del continente asiatico e una parte di quello africano, in base a una rete di investimenti (il 61 per cento dei quali finanziato dal Giappone) per uno sviluppo infrastrutturale tale da abbracciare l’Oceano Pacifico e quello Indiano.
Che quest’iniziativa di Tokyo fosse dovuta all’intento di reagire alla dilatazione del raggio d’azione della Cina o si trattasse di un tentativo nipponico di supplire al progressivo disimpegno dell’America di Trump, o che perseguisse entrambi questi scopi, sta di fatto che in Europa si era infine prestata attenzione al progetto del governo giapponese. Negli ultimi giorni del suo mandato Juncker aveva firmato un accordo, per 50 miliardi di euro, con Shinzo Abe per la realizzazione di infrastrutture e altri progetti congiunti, in particolare nel continente africano.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710