Stato/Dardot

Pierre Dardot, Christian Laval – La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Derive Approdi (2019)

Le grandi ondate di privatizzazione, di deregolamentazione e abbassamento delle imposte, che si sono propagate in tutto il mondo a partire dagli anni Ottanta, hanno dato credito all’idea di un disimpegno dello Stato, se non addirittura alla fine degli Stati nazionali con la conseguente liberta’ d’azione dei capitali privati nei campi fino ad allora regolati da principi non commerciali […]
Il principale rimprovero rivolto allo Stato e’ la sua mancanza globale di efficacia e produttivita’ nel quadro dei nuovi vincoli imposti dalla globalizzazione: costa troppo caro rispetto ai vantaggi che porta alla collettivita’ e intralcia la competitivita’ dell’economia.
Dunque, si intende sottoporre l’azione pubblica ad un’analisi economica, non solo per distinguere gli agenda dai non-agenda. E l’obiettivo della linea dello «Stato efficace» o «Stato manageriale», come comincia a costituirsi a partire dagli anni Ottanta.
Sia la destra neoliberista che la sinistra moderna hanno ammesso, in pratica, che il governo non puo’ disinteressarsi della gestione della popolazione per quanto concerne la sicurezza, la salute, l’istruzione, i trasporti, gli alloggi e, naturalmente, l’occupazione.
Tanto meno adesso che la nuova norma mondiale della concorrenza impone che i dispositivi amministrativi e sociali costino meno caro e siano orientati principalmente verso le esigenze della competizione economica.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Geoeconomia/Stiglitz

Joseph Stiglitz – Un’economia per l’uomo – Castelvecchi (2016)

Per quanto riguarda invece i diritti economici, diciamo che questa crisi economica globale ha sicuramente un bel marchio Made in USA.
Non abbiamo semplicemente esportato la politica di deregolamentazione che ha reso possibile la diffusione della crisi nel mondo, abbiamo anche esportato molti dei nostri prestiti tossici.
Definire un prestito “tossico” suggerisce che sia ad alto rischio, ma quei prestiti erano estremamente piu’ pericolosi, erano un deliberato sfruttamento da parte del settore bancario e della comunita’ finanziaria degli americani piu’ poveri, gli afroamericani.
Negli ultimi anni si e’ discusso molto della scoperta che ci siano soldi in fondo alla piramide; cio’ che la comunita’ finanziaria americana ha cercato di fare e’ non far rimanere quei soldi in fondo alla piramide, ma farli arrivare alla sommita’ e dobbiamo dire che sono stati piuttosto bravi a muovere i soldi dal basso verso l’alto. Se guardate i gravi danni che sono stati arrecati al ceto medio e agli stipendi piu’ bassi nelle comunita’ americane di Baltimora e Cleveland capirete la dimensione morale di cio’ che il mercato finanziario americano ha fatto. Non e’ stata soltanto la rovina dell’economia americana e non ha soltanto rovinato l’economia globale: quei prestiti subprime in se’ erano immorali ad ogni livello.
Poi pero’ li abbiamo esportati, abbiamo persuaso altri ad accettarli, per questo credo che la parola “tossici” sia ancora troppo lieve per descriverli; l’amministrazione ora li chiama “eredita’ patrimoniali”. Hanno subito un’evoluzione in termini di descrizione: prima erano tossici, poi sono diventati titoli problematici, ed ora eredita’ patrimoniali, e credo che nessuno di questi appellativi faccia giustizia all’obbrobrio che in realta’ hanno rappresentato.

Info:
https://www.avantionline.it/joseph-stiglitz-leconomia-e-un-mezzo-verso-un-fine-non-un-fine-in-se/

Capitalismo/Fraser

Nancy Fraser – Capitalismo: Una conversazione con Rahel Jaeggi – Meltemi (2019)

Il livello di governance trans-statale e’ particolarmente importante nell’attuale regime.
Il capitalismo finanziarizzato non prevede affatto la semplice deregolamentazione. Al contrario, comporta la costruzione di un nuovo livello di governance al di sopra del livello degli stati, che si compone in gran parte di istituzioni finanziarie globali […]
Il FMI, la Banca Mondiale, l’OMC e il TRIPS. A queste dovremmo aggiungere le banche centrali e le agenzie di rating delle obbligazioni.
Nessuna di queste istituzioni e’ politicamente responsabile. Eppure tutte sono attivamente impegnate nel costruire regole autorevoli su vasta scala.
Le regole che hanno stabilito consolidano le peculiari interpretazioni neoliberali della proprieta’ privata e del libero mercato, che ora sono dominanti in vari ambiti di interazione sociale in tutto il mondo.
Portati a un livello superiore, e in grado di scavalcare le leggi nazionali, essi stabiliscono stretti vincoli su cio’ che gli stati possono o non possono fare in relazione a questioni come i diritti dei lavoratori e le protezioni ambientali; e questi vincoli non possono essere cambiati dall’azione politica a livello statale.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/finalmente-siamo-tornati-a-parlare-di-capitalismo-nancy-fraser/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazio-jaeggi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/fazi-manifesto-capitalismo-fraser.pdf
http://www.linterferenza.info/contributi/nancy-fraser-capitalismo-conversazione-rahel-jaeggi/
https://jacobinitalia.it/il-capitalismo-si-infiltra-nelle-nostre-vite-quotidiane/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – La Nave di Teseo (2020)

E’ significativa la differenza tra le traiettorie seguite in Cina rispetto a quelle caratteristiche dei paesi occidentali dopo la meta’ degli anni zero del Duemila.
Mentre la Cina, a partire dal 2006, ha stabilizzato la quota (intorno al 30%) di capitale pubblico nel capitale nazionale, in Occidente la crisi finanziaria del biennio 2007-2008 (che ha avuto origine da un eccesso di deregolamentazione della finanza privata e ha prodotto ulteriori arricchimenti da parte dei privati) ha invece determinato un nuovo crollo della ricchezza pubblica […]
Dal momento in cui lo Stato eroga un certo numero di beni e servizi (specie nei settori dell’istruzione e della sanita’), non sarebbe anomalo ritenere che lo Stato debba possedere una parte del capitale produttivo che sia proporzionata alla percentuale di occupati nel settore pubblico del paese […]
Resta il fatto che questo ulteriore indebolimento della ricchezza pubblica in Occidente a seguito della crisi finanziaria ha qualcosa di paradossale.
La deregolamentazione dei mercati ha contribuito ad arricchire molti soggetti, mentre l’amministrazione pubblica si e’ indebitata per far fronte alla recessione e per salvare banche e imprese private: di fatto, i patrimoni privati hanno continuato a crescere indisturbati, e i piccoli e medi contribuenti devono pagare il conto per decenni a venire

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Economia di mercato/Harvey

David Harvey . L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

La “globalizzazione” e’ stata agevolata anche da una profonda riorganizzazione del sistema dei trasporti, che ha ridotto i costi della movimentazione delle merci.
La containerizzazione, un’innovazione vitale, ha permesso di assemblare parti e componenti fabbricati in Brasile per produrre auto “made in Detroit”.
I nuovi sistemi di comunicazione hanno consentito di organizzare in maniera efficiente la catena di produzione delle merci nello spazio globale (le imitazioni delle griffe parigine, prodotte negli sweatshops di Hong Kong, potevano essere inviate quasi immediatamente a Manhattan).
Le barriere artificiali al commercio, come i dazi e i contingenti di importazione, sono state gradualmente ridotte.
Soprattutto, e’ stata creata una nuova architettura finanziaria per favorire il flusso internazionale di capitale liquido verso le destinazioni dove poteva essere impiegato nella maniera piu’ redditizia.
La deregolamentazione della finanza, cominciata alla fine degli anni settanta, ha accelerato dopo il 1986 ed e’ diventata inarrestabile negli anni novanta.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Capitalismo/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Popolo, potere e profitti. Un capitalismo progressista in un’epoca di malcontento – Einaudi (2020)

L’economia: si pensava che mercati lasciati a se stessi – con tasse ridotte e deregolamentazione – fossero la soluzione a ogni problema economico;
si pensava che la finanza e la globalizzazione e il progresso tecnologico avrebbero, da soli, portato prosperita’ a tutti.
Si pensava che i mercati fossero sempre concorrenziali di per se’, senza comprendere i pericoli del potere di mercato.
Si pensava che il cieco perseguimento dei profitti avrebbe portato al benessere collettivo.
La politica: troppi ritenevano che democrazia significasse semplicemente poter votare alle elezioni.
Non si sono compresi i pericoli del denaro in politica, i pericoli del suo potere; non si è compreso il modo in cui la concentrazione di denaro possa corrompere la democrazia e come le elite possano usare il denaro per influenzare l’economia e la politica al fine di generare una concentrazione di potere economico e politico ancora piu’ grande.
Ne’ si e’ compreso quanto sia facile scivolare in un sistema del tipo «un dollaro un voto», o quanto sia facile che prenda piede la delusione nei confronti della democrazia, con cosi’ tante persone convinte che il sistema sia truccato […]
Cosi’, un’economia e una politica distorte sono state sostenute ed esasperate da valori distorti. La societa’ americana e’ diventata piu’ egoista, nel senso presupposto dai modelli economici ma non nel senso del miglioramento di se’ a cui tutti aspiriamo.
Si e’ permesso a modelli fondati su un’erronea concezione della natura umana di trasformare gli americani, che sono diventati piu’ materialisti, meno aperti agli altri, meno altruisti, in questi
stessi modelli. Sono diventati amorali (ritenendo che la morale fosse riservata ai leader religiosi e alla domenica) e poi immorali, quando l’indegnita’ e’ diventata il segno distintivo della finanza.

Info:
https://www.ilfattoquotidiano.it/2019/06/15/neoliberismo-stiglitz-per-superarlo-serve-un-capitalismo-progressista-che-recida-legami-tra-potere-economico-e-politica/5257897/
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/capitalismo-progressista-un-ossimoro
https://www.italypost.it/popolo-potere-profitti-joseph-stiglitz/

 

Capitalismo/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

L’economia reale e’ sempre piu’ controllata da oligopoli e monopoli (anche per l’assenza di legislazioni antitrust realmente in grado di limitarne il dominio).
Ma il vero problema […] e’ politico, visto che sono le decisioni politiche a determinare in che misura le imprese possono esercitare il potere di mercato.
Del resto, potere di mercato e potere politico si rafforzano a vicenda, come dimostra il fatto che la grande svolta verso la disuguaglianza e’ coincisa con la sterzata a destra della classe politica americana, la quale:
1) ha deregolamentato l’attivita’ bancaria ed evitato di disciplinare gli eccessi della finanza «creativa»;
2) ha ridotto il potere contrattuale dei lavoratori smantellandone le organizzazioni sindacali;
3) si e’ progressivamente integrata con le elite economiche grazie alla crescita dei contributi elettorali, all’attivita’ delle lobby e alla pratica della revolving door (lo scambio di ruoli fra manager pubblici e privati).

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Lavoro/Fazi

Thomas Fazi, Guido Iodice – La battaglia contro l’Europa – Fazi (2016)

Recentemente e’ stato il Fondo Monetario Internazionale, nel World Economic Outlook dell’aprile 2015, a sostenere che non vi e’ alcuna evidenza circa un effetto positivo della flessibilita’ sul potenziale produttivo […]
L’analisi dell’FMI identifica nell’invecchiamento della popolazione e nella carenza di investimenti i principali fattori che spiegano il rallentamento della crescita, tanto nelle economie emergenti che in quelle avanzate.
Secondo l’FMI gli effetti delle riforme strutturali sulla produttivita’ totale dei fattori sono importanti nei casi di deregolamentazione del mercato dei beni e dei servizi, di utilizzo di nuove tecnologie e di forza lavoro piu’ qualificata, di maggiore spesa per le attivita’ di ricerca e sviluppo. Al contrario la deregolamentazione del mercato del lavoro non sembra avere effetti statisticamente significativi sulla produttivita’.
Per questo il Fondo suggerisce che nelle economie avanzate, vi e’ la necessita’ di un costante sostegno alla domanda per incoraggiare gli investimenti e la crescita del capitale e quindi l’adozione di politiche e di riforme che possono aumentare in modo permanente il livello del prodotto potenziale […].
Queste politiche dovrebbero coinvolgere le riforme del mercato dei prodotti, maggiore sostegno alla ricerca e sviluppo […] e un uso piu’ intensivo di manodopera altamente qualificata e di beni capitali derivanti dalle tecnologie dell’informazione e delle comunicazioni […], più investimenti in infrastrutture per aumentare il capitale fisico e politiche fiscali e di spesa progettate per aumentare la partecipazione della forza lavoro. Insomma, l’idea che la deregolamentazione del mercato del lavoro abbia effetti espansivi non e’ meglio fondata dell’ipotesi – dimostratasi ampiamente fallimentare – che il consolidamento fiscale produca maggiore crescita del PIL.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Finanziarizzazione/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto – Laterza (2018)

Due classi di strumenti finanziari in particolare divennero disponibili per gli investitori grazie alla deregolamentazione, dagli anni Settanta in poi, e furono cruciali per la conseguente crescita esponenziale delle transazioni finanziarie e della redditivita’ della finanza: i derivati, ossia contratti per la consegna futura di strumenti finanziari o di materie prime, che permettevano agli investitori di scommettere sul cambiamento del loro prezzo; e le cartolarizzazioni, pacchetti di strumenti di attivita’ redditizie trasformate in titoli negoziabili (a loro volta suscettibili di essere oggetto di contratti derivati).
Le banche commerciali fecero una svolta decisiva all’inizio degli anni 2000, quando iniziarono a “cartolarizzare” i prestiti vecchi per finanziare nuovi prestiti.

Capitalismo/Mishra

Pankaj Mishra – L’eta’ della rabbia – Mondadori (2018)

Miliardi di persone, i piu’ poveri, sono imprigionate in un incubo di darwinismo sociale. Ma anche nelle democrazie avanzate una forma manageriale di politica e di economia neoliberista ha stracciato il contratto sociale.
Nel regime della privatizzazione, della mercificazione, della deregolamentazione e della militarizzazione, e’ un’impresa non suscitare del sarcasmo quando si parla delle qualita’ che distinguono l’uomo dagli altri animali predatori: la fiducia, la cooperazione, la comunita’, il dialogo e la solidarieta’.
Nello stato di emergenza mondiale in cui viviamo, l’omicidio extragiudiziale, la tortura e la detenzione segreta non si attirano piu’ le condanne della maggioranza, non provocano ribrezzo e vergogna. Tanto la cultura popolare quanto le politiche degli Stati li hanno fatti sembrare normali.

Info:
http://www.repubblica.it/cultura/2017/09/12/news/intervista_pankaj_mishra_accettura-175293505/
https://www.anobii.com/books/L%27et%C3%A0_della_rabbia/9788804685944/0181573f7e7c72fcc7