Lavoro/Formenti

Carlo Formenti – La variante populista. Lotta di classe nel liberismo – Derive Approdi (2016)

Le tesi sulla deindustrializzazione italiana e sulla «smaterializzazione» del lavoro non reggono all’analisi
empirica.
E’ vero che i dati ci dicono che il Pil italiano e’ prodotto per il 2% dall’agricoltura, per il 6% dalle costruzioni, per il 18,6% dall’industria e per il 73,4% dai servizi ma, a un piu’ attento esame, cio’ che appare come un radicale processo di terziarizzazione del lavoro non coincide affatto con un processo di deindustrializzazione perche’ […]:
1) a crescere sono soprattutto i servizi legati all’industria in settori come le comunicazioni, l’informatica, la Ricerca e Sviluppo, i trasporti e la logistica mentre altre tipologie di servizi, come il turismo e la distribuzione, non hanno subito variazioni significative;
2) le fasi del processo produttivo industriale che sono state esternalizzate in seguito ai processi di finanziarizzazione delle imprese, vengono attualmente contabilizzate come servizi, ma in realta’ sono integrate nella produzione industriale, per cui gli operai vengono descritti «operatori dei servizi» anche se il loro lavoro non e’ affatto cambiato;
3) il «terziario» che e’ cresciuto in misura maggiore non e’ quello dei lavoratori «cognitivi», bensi’ quello legato alla manifattura.

Info:
https://sinistrainrete.info/teoria/9639-alessandro-visalli-la-variante-populista-di-formenti.html
https://www.lacittafutura.it/cultura/la-variante-populista-secondo-formenti

Lavoro/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Si e’ spesso sostenuto che gli immigrati determinano una riduzione nei salari, poiche’ dalla teoria economica elementare sembra chiaro che un aumento dell’offerta di lavoro senza un concomitante aumento della domanda porti a una riduzione del suo prezzo.
Ma nel presente caso l’immigrazione e’ solo una delle potenziali cause dell’aumento improvviso dell’offerta di lavoro. Tra le altre cause bisogna considerare l’incremento dell’occupazione femminile e la migrazione interna dalle citta’ e regioni depresse a quelle fiorenti […]
Ad esempio, nell’agricoltura stagionale (un settore importante per il lavoro degli immigrati), ci sono spesso carenze di manodopera locale, se non altro perche’ per chi vive in una societa’ ricca e’ difficile sopravvivere con salari stagionali.
Sara’ piu’ facile, invece, per un immigrato proveniente da un paese povero, che puo’ rientrare a casa nella fase di fuori-stagione e vivere in un’economia meno costosa grazie ai risparmi derivanti dal reddito ricevuto. Questi lavoratori non hanno alcun impatto negativo sulle retribuzioni locali nella nazione in cui si spostano, ma la loro spesa nell’economia
locale potrebbe aumentare i salari degli altri.
Inoltre, contribuiscono al pagamento delle tasse per
l’economia nazionale. Il fatto che siano disposti a lavorare secondo uno schema stagionale e per salari inaccettabili per chi vive in quelle regioni permette di mantenere bassi i prezzi di frutta e verdura, aumentando il valore dei salari degli altri.
Se venisse meno il lavoro degli immigrati, il settore si
trasferirebbe probabilmente in un altro Stato, con il primo che perderebbe l’aumento nei consumi e le imposte pagate dagli immigrati che ha scelto di respingere […]
In altri settori gli immigrati svolgono mansioni altamente o moderatamente qualificate in cui vi e’ carenza di manodopera locale, o perche’ vi e’ stata una formazione inadeguata o perche’ il lavoro e’ scarsamente attraente.
E’ il caso di molte attivita’ nei settori delle attivita’ ospedaliere, della salute e dell’assistenza. Se non ci fosse disponibilita’ di
lavoratori immigrati disponibili, i datori di lavoro sarebbero forse costretti ad aumentare i salari per assumere il personale locale. Ma la domanda dei consumatori (o, nel caso dei servizi pubblici, la disponibilità del governo al finanziamento) potrebbe essere insufficiente per sostenere un aumento dei salari. In tal caso una carenza di manodopera produrrebbe semplicemente una riduzione nell’offerta del servizio in questione. Molti ristoranti e centri di assistenza sarebbero chiusi se gli immigrati non fossero disposti a lavorare al loro interno.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061

Lavoro/Chang

Ha-Joon Chang – Economia. Istruzioni per l’uso – il Saggiatore (2016)

Nelle discussioni economiche le persone vengono identificate come consumatori, invece che come lavoratori.
Soprattutto nella prevalente teoria economica neoclassica, si pensa che il lavoro sia finalizzato soprattutto al consumo. Quando si parla di lavoro, possiamo dire, ci si ferma al cancello della fabbrica o all’ingresso del negozio.
Non gli si riconosce alcun valore intrinseco: il piacere creativo, il senso di realizzazione o il sentimento di dignita’ che deriva dal sentirsi «utili» alla societa’ [… ]
Il lavoro e’ visto come un qualcosa di negativo che dobbiamo sopportare per garantirci un reddito, e le persone come esseri spinti solo dal desiderio di consumare utilizzando quel reddito. Specialmente nei paesi più ricchi, questa mentalita’ consumistica ha portato a sprechi, acquisti sfrenati e debiti familiari.

Info:
http://giustiziaintergenerazionale.it/tag/ha-joon-chang/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/critica-dell%E2%80%99espertocrazia-economica/?printpage=undefined

Lavoro/Fazi

Thomas Fazi – La battaglia contro l’Europa. Come un’elite ha preso in ostaggio un continente E come possiamo riprendercelo – Fazi (2016)

Il rallentamento della crescita della produttivita’ in Italia e’ associato all’aumento dei contratti temporanei, oltre che all’invecchiamento della classe manageriale.
Secondo gli autori l’abbondanza di lavoro deregolato e a basso costo ha permesso alle imprese italiane di posticipare le innovazioni che tendono a risparmiare lavoro […]
L’Europa, con le riforme del mercato del lavoro, ha si’ recuperato in termini di occupazione, ma ha perso in termini di produttivita’, sostituendo il lavoro al capitale.
Questo processo e’ stato particolarmente evidente dopo le riforme introdotte dal cosiddetto “pacchetto Treu” (1997), che ha profondamente deregolamentato il mercato del lavoro italiano, peraltro senza introdurre alcuna previsione di welfare, in barba alla retorica sulla flexsecurity e all’idea di “proteggere il lavoratore, non il posto di lavoro”.

Info:
https://fazieditore.it/catalogo-libri/la-battaglia-contro-leuropa/
https://keynesblog.com/2016/07/08/michele-salvati-recensisce-la-battaglia-contro-leuropa-di-thomas-fazi-e-guido-iodice/

Lavoro/Harari

Yuval Noah Harari – 21 lezioni per il XXI secolo – Bompiani (2018)

Entro il 2050, non soltanto l’idea di “un posto di lavoro per la vita”, ma addirittura l’idea di “una professione per la vita” potrebbe apparire antidiluviana.
Anche se potessimo continuare a inventare nuovi posti di lavoro e riqualificare la forza lavoro, dovremmo chiederci se l’umano medio riuscira’ ad avere la resistenza emotiva necessaria per una vita costellata da questi sconquassi senza fine.
Il cambiamento e’ sempre fonte di stress, e il mondo frenetico degli inizi del XXI secolo ha causato un’epidemia globale di stress. Quando la volatilita’ del mercato del lavoro e delle carriere individuali aumentera’, ci si chiede se saremo in grado di gestirla.

Info:
https://www.librinews.it/recensioni/21-lezioni-xxi-secolo-recensione/
https://www.anobii.com/books/21_lezioni_per_il_XXI_secolo/9788845297052/014a7e4880dd929fce

Lavoro/Castronovo

Valerio Castronovo – Le rivoluzioni del capitalismo – Laterza (2007)

[È] innegabile che l’automazione, man mano che ai reparti d’officina s’e’ estesa agli uffici, abbia finito – combinandosi con altri fattori interni ed esterni alle imprese – per spezzare il circolo virtuoso fra crescita economica e aumento dei posti di lavoro, che da due secoli, dalla prima rivoluzione industriale, era una sorta di equazione che si riproduceva costantemente nei periodi di alta congiuntura.
Gia’ da due decenni l’elevazione degli indici di produttivita’ non ha dato piu’ luogo come in passato a un aumento proporzionale dell’occupazione nell’industria manifatturiera. Da quando il sistema informatico a rete ha sostituito quello a catena, agevolando l’adozione di tecnologie  risparmiatrici di lavoro, si e’ reso inutile l’impiego di tante braccia […] Naturalmente non in tutti i settori di attivita’ il saldo occupazionale risulta negativo.
Giacche’ le innovazioni, se hanno distrutto posti di lavoro nelle aziende che fabbricano manufatti, ne hanno invece creato di nuovi nelle imprese che progettano e producono attrezzature o beni e servizi destinati a rimpiazzare quelli obsoleti.
D’altra parte, se l’occupazione e’ andata riducendosi in termini quantitativi, essa e’ migliorata invece sotto il profilo qualitativo in quanto l’introduzione delle tecnologie elettroniche e dell’automazione ricorsiva hanno eliminato i carichi e i ritmi piu’ spossanti della precedente organizzazione del lavoro.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_rivoluzioni_del_capitalismo/9788842047797/01e9a8dbdfb75d1edf

Lavoro/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

La mobilitazione delle riserve mondiali di manodopera non solo ha danneggiato direttamente il potere di contrattazione dei lavoratori, ma ha anche contribuito a delegittimare ai loro occhi i sindacati e i partiti politici, poiche’ e’ diventato piu’ difficile per queste organizzazioni creare e distribuire vantaggi per i propri iscritti.
Come se cio’ non bastasse, gli attacchi diretti dai datori di lavoro e dagli stati contro le organizzazioni dei lavoratori (unitamente al collasso dei contratti sociali tipici del dopoguerra) hanno indebolito direttamente il potere associativo di contrattazione, oltre a determinare un’ulteriore erosione del potere di contrattazione legato al mercato, rendendo sempre piu’ difficile per le organizzazioni dei lavoratori difendere ed estendere efficacemente le politiche statali della “rete di protezione sociale”.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Lavoro/Gila

Paolo Gila – Capitalesimo – Bollati Boringhieri (2013)

Una semplice considerazione: la politica dei centri commerciali e delle  societa’ che abbassano i prezzi conducono parallelamente a una riduzione delle paghe dei loro lavoratori. Il modello del low cost soddisfa i portafogli delle classi meno agiate, ma contestualmente e’ funzionale a creare queste fasce di popolazione di basso, se non bassissimo, reddito […]
La compressione dei prezzi e dei costi ha ricadute sociali enormi e alla fine impoverisce individui, famiglie e comunita’. Lo stile di vita di intere generazioni slitta dalla decenza alla mera sopravvivenza, con un potere d’acquisto che viene eroso giorno dopo giorno: questa e’ l’insidia che nasconde la «walmartizzazione» dell’economia.
All’orizzonte si profila la nascita di una nuova servitu’ della gleba, moderna, che cresce all’ombra dei grattacieli e delle corporation.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2013/04/recensione-paolo-gila-capitalesimo-bollati-boringhieri/
https://www.sololibri.net/Capitalesimo-Paolo-Gila.html

Lavoro/Giovannini

Enrico Giovannini – L’utopia sostenibile – Laterza (2018)

Il futuro del lavoro e’ uno dei grandi dibattiti della nostra epoca.
Non c’e’ dubbio che l’accelerazione del progresso tecnologico sia destinata a distruggere moltissimi posti di lavoro, obbligando le persone a riqualificarsi per altre mansioni nel corso della loro vita.
Sulle dimensioni di questo “terremoto del lavoro” gli esperti discutono molto […] Il concetto stesso di lavoro e la sua ripartizione tra le diverse fasce di popolazione potrebbero richiedere una profonda modificazione dei tempi delle prestazioni e della sua organizzazione, con il possibile diffondersi di diverse forme di part-time, di alternanza tra lavoro e formazione, di nuove e piu’ flessibili forme organizzative.
Parallelamente, i pubblici poteri dovranno farsi carico di un maggiore impegno in termini di formazione continua e ammortizzatori sociali e alcuni esperti ritengono che le societa’ saranno costrette ad andare verso forme di reddito minimo garantito, anche se non dobbiamo dimenticare che il lavoro non e’ solo remunerazione, ma anche status nella societa’, interazione con le altre persone e (per molti, anche se non per tutti) soddisfazione nell’impiego del proprio tempo.

Info:
https://www.letture.org/l-utopia-sostenibile-enrico-giovannini/
https://www.pandorarivista.it/articoli/lutopia-sostenibile-enrico-giovannini/
https://www.avvenire.it/economia/pagine/sviluppo-sostenibile-nella-carta-litalia-in-ritardo-sullagenda
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858130766

Lavoro/Tirole

Jean Tirole – Economia del bene comune – Mondadori (2017)

Per tornare alla questione della disuguaglianza, il modo giusto di porre il problema non e’ quello di chiedersi se ci saranno ancora posti di lavoro.
Il problema vero e’ sapere se ci saranno abbastanza posti retribuiti da compensi che la societa’ considerera’ dignitosi. Difficile fare previsioni. Da un lato, le disuguaglianze salariali potrebbero suggerire una risposta negativa alla domanda. Dall’altro, le persone, in larga maggioranza, intendono essere utili alla societa’, e il lavoro, retribuito o meno (come quello nel settore del volontariato), e’ un modo per raggiungere l’obiettivo.
Non solo, […] “noi cerchiamo il legame con gli altri”.
E l’impiego e’ per noi un modo per costruire un tessuto sociale.

Info:
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-05-27/incentivi-bene-comune—193337.shtml?uuid=AEhxGePB&refresh_ce=1
https://www.linkiesta.it/it/article/2017/06/03/jean-tirole-trump-ha-ucciso-laccordo-sul-clima-e-la-prova-che-non-funz/34473/