Capitalismo/Azzara’

Stefano Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

L’Occidente deve fare i conti con un incremento vertiginoso delle diseguaglianze e degli squilibri nella distribuzione del reddito, legati in larga parte al fatto che, a causa di decisive trasformazioni nell’organizzazione del lavoro ma anche in seguito alla rivoluzione tecnologica e alla mobilizzazione dei capitali e delle persone, in particolare con le esternalizzazioni della produzione e dei servizi, “il capitale e i capitalisti stanno diventando più importanti del lavoro e dei lavoratori e quindi stanno acquisendo più potere economico e politico […]
La concentrazione dei capitali e la crescita della quota del capitale nel reddito nazionale rispetto al reddito da lavoro e’ il segno di una “crescente disuguaglianza tra gli individui” […]
Questa concentrazione si trasmette oltretutto su scala generazionale, determinando un movimento verso “la creazione di una classe superiore auto-perpetuante” e dando cosi’ vita a una stabile “polarizzazione tra le elite e il resto della popolazione”, un effetto “che rappresenta la minaccia piu’ importante per la redditivita’ a lungo termine del capitalismo liberale”.
La polarizzazione viene accresciuta dal fatto che questa concentrazione di potere – che e’ anche una concentrazione dell’educazione superiore e che si manifesta in un gretto separatismo di classe che sottrae risorse alla fiscalita’ generale – assieme al declino delle organizzazioni sindacali, consente sempre piu’ alle elite, attraverso i finanziamenti ai partiti politici e ai comitati elettorali, di condizionare le politiche dello Stato, rimuovendo gli elementi redistributivi che facilitavano la mobilita’ sociale e generazionale e mettendo di fatto fine all’“American Dream” assieme al vecchio welfare novecentesco.
Da qui una grave crisi della middle class, la quale perde il proprio “ruolo chiave” nella politica e nell’economia a favore di una “classe superiore che autoperpetua se stessa”, facendo si’ che la democrazia diventi “un’oligarchia” nella quale potere economico e potere politico coincidono sempre piu’ strettamente […]
Proprio la genesi di questa superclasse potrebbe fare da apripista nel “mondo libero” al capitalismo politico in stile cinese, dal quale questa elite potrebbe avere vantaggi considerevoli: desiderabile anche per molte persone normali a causa degli alti tassi di crescita che sembra promettere, “il capitalismo politico presenta alcune caratteristiche che lo rendono attraente per le elite politiche nel resto del mondo e non solo in Asia”, visto che questo sistema conferirebbe loro “maggiore autonomia” e “un management piu’ efficiente dell’economia”, oltre a “piu’ alti tassi di crescita”.
Se “la gerarchia produce maggiore efficienza e salari piu’ alti” rispetto alla democrazia, e’ chiaro infatti che “altri diritti democratici possono essere ceduti volentieri per entrate piu’ alte”[…]
Piu’ il potere economico e politico nel capitalismo liberale divengono uniti”, dunque, “più il capitalismo liberale diventa plutocratico e viene a somigliare al capitalismo politico”.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

GreenNewDeal/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Se la massa del capitale cresce esponenzialmente, sorge la domanda di dove si trovi il mercato per quella massa crescente.
E come verra’ assorbita quella massa attraverso il consumo?
Se aumenta la quantita’ totale di merci, ovviamente devono essere popolazioni sempre piu’ ampie che consumino quelle merci, ma devono avere il denaro per poterle acquistare.
Tutto questo significa che la societa’ deve essere strutturata in qualche modo non solo per gestire la tendenza alla caduta del saggio del profitto, ma anche per gestire la difficolta’ di realizzare il valore di una massa crescente e quella massa crescente sta diventando sempre piu’ problematica […]
Se quella massa continua a crescere […] andremo incontro a problemi seri per i consumatori ma anche per l’ambiente.
Questa e’ una delle difficolta’ fondamentali che abbiamo di fronte, per il riscaldamento globale e altri problemi ambientali. La massa crescente delle merci e’ associata a una massa crescente di rifiuti.
All’improvviso si e’ sviluppata una forte preoccupazione, si vogliono mettere al bando le borse di plastica cosi’ come tutti altri prodotti di plastica, perche’ hanno generato una massa di rifiuti che ora circola negli oceani, con casi orrendi come balene morte con lo stomaco pieno di sacchetti di plastica.
La massa crescente di produzione, consumo e smaltimento degli oggetti di plastica e’ una cosa che dobbiamo tenere in considerazione.
Anche la domanda globale di risorse di base ha avuto un picco.
La produzione di rame, litio e minerali di ferro e’ schizzata verso l’alto, in gran parte in risposta alla stupefacente urbanizzazione della Cina. Anche con la caduta del saggio del profitto, la massa delle merci in circolazione continua ad aumentare a un tasso composto. La massa crescente dei minerali estratti conseguente a un’urbanizzazione fonte di sprechi (come Hudson Yards) va vista come qualcosa di necessario per la riproduzione del capitale e il mantenimento dell’accumulazione di capitale.
Ma in quale misura questo “estrattivismo” e’ necessario per la riproduzione di un modo di vita delle persone?
E che modo di vivere sara’?
Spesso in passato ho detto che, mentre si discute molto di che tipo di citta’ vogliamo costruire, la domanda reale e’: che tipo di persone vogliamo essere?
E’ la risposta a questa seconda domanda che deve definire che tipo di citta’ dovremmo costruire

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Capitalismo/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Molti esperti hanno dimostrato che alti livelli di disuguaglianza creano una cattiva politica e una cattiva economia.
Significano infatti minore crescita economica, con un minor numero di persone che puo’ spendere, e inferiori livelli di fiducia negli altri e nelle istituzioni politiche.
Come abbiamo visto, le stime storiche pongono la disuguaglianza in America ai massimi dopo la Grande depressione, e gli studi delle agenzie governative lo confermano nei recenti decenni. […]
Se ci concentriamo sul 10 per cento che sta in cima, o ancor peggio sull’1 per cento, il gap e’ aumentato in maniera ancora piu’ netta. Questi gruppi hanno visto crescere la loro quota di reddito nazionale quasi ovunque nel mondo, ma tra le nazioni sviluppate nessuna ha avuto un picco superiore a quello degli Stati Uniti.
Nel 1970 il primo 1 per cento di percettori di reddito accaparrava meno del 10 per cento del reddito complessivo nazionale. Nel 2019 si e’ passati al 20. Di contro, il 50 per cento inferiore ha visto la propria quota andare nella direzione opposta, dal 22 per cento nel 1970 al 15 odierno.
E per finire, quando calcoli la disuguaglianza secondo patrimonio e non per reddito, i risultati sono al limite dell’inimmaginabile. Il primo 10 per cento degli americani possiede quasi il 70 per cento della ricchezza totale del paese, da case e automobili ad azioni e titoli, mentre l’ultimo 50 per cento possiede solo l’1,5 per cento del patrimonio complessivo.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/

 

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Come i terremoti del Nicaragua (1972) e di Citta’ del Messico (1985) meritano di essere definiti piuttosto dei “classemoti”, l’avanzata del Covid-19 mostra tutte le caratteristiche di una pandemia di classe, genderizzata ed etnicizzata.
I tentativi di attenuazione sono comodamente rivestiti con la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, le pratiche, in particolare da parte dei governi nazionali, fanno pensare a motivazioni piu’ sinistre.
La classe operaia contemporanea negli Stati Uniti (composta in prevalenza da afroamericani, latini e donne salariate) deve affrontare la scelta crudele: rischiare il contagio prendendosi cura e mantenendo funzionanti elementi fondamentali per la sopravvivenza (come i negozi di alimentari) oppure rischiare la disoccupazione senza benefici (come un’adeguata assistenza sanitaria).
Il personale stipendiato (come me) lavora da casa e ritira lo stipendio come prima, mentre i Ceo se ne vanno in giro con i jet e gli elicotteri privati.
Le forze lavoro nella maggior parte del mondo da tempo sono state educate a comportarsi come buoni soggetti neoliberisti (il che significa dare la colpa a se stessi o a Dio se qualcosa va storto, ma mai osare suggerire che il problema possa essere il capitalismo).
Ma anche i buoni soggetti neoliberisti possono vedere che qualcosa non va nel modo in cui si risponde a questa pandemia.
La grande domanda e’: quanto a lungo andra’ avanti?
Puo’ darsi anche piu’ di un anno e, piu’ si prolunga, tanto maggiore sara’ la svalutazione, anche quella della forza lavoro

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Capitalismo/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

L’interrogazione sul capitalismo e’ anche un’autointerrogazione che aveva gia’ preso vita nei mesi precedenti all’arrivo del coronavirus.
Nell’agosto 2019, l’America’s Business Roundtable (associazione dei Ceo delle piu’ grandi e potenti corporations americane) aveva lanciato sul «Washington Post» un manifesto proclamante l’abbandono della teoria della shareholders value (il primato della massimizzazione del valore per l’azionista, cardine del neoliberismo) e mercoledi’ 18 settembre 2019 il «Financial Times» aveva intitolato cosi’ a tutta pagina la sua copertina: Capitalism. Time for a Reset.
Nel gennaio del 2020, il Forum di Davos aveva inneggiato al «mai piu’ profitti senza etica» e celebrato una narrazione per cui i problemi ambientali e sociali, con in testa quello della diseguaglianza, li avrebbero affrontati e risolti i capitali privati.
A esplosione della pandemia acclarata, il «Financial Times», che gia’ di fronte alla crisi globale del 2007/2008 aveva dedicato una propria rubrica alla «crisi del capitalismo», intitola l’editoriale del 29 marzo 2020 “Virus puts responsible capitalism to the test” (il virus mette alla prova il capitalismo responsabile)

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Capitalismo/Marsili

Lorenzo Marsili, Yanis Varoufakis – Il terzo spazio. Oltre establishment e populismo – Laterza (2017)

Le privatizzazioni sono un simbolo chiave della perdita di sovranita’ popolare e della resa dello Stato a governare l’economia a favore di una maggioranza.
In alcuni casi, poi, diventano una forma di rendita garantita per azionisti: succede quando si tratta di aziende che operano in settori regolati e naturalmente monopolistici.
Privatizzazioni, queste, che hanno creato una nuova categoria di imprenditori rentier che estraggono valore da aziende ex pubbliche protette senza fare nessun investimento.
E’ ovvio che le privatizzazioni vadano immediatamente fermate e, dove possibile, invertite.
Ma si deve fare di piu’. Perche’ il punto non e’ nazionalizzare ma democratizzare il sistema economico.
Negli ultimi trent’anni si e’ esteso a dismisura quello shareholder capitalism, il capitalismo dell’azionista, che ha fatto dell’aumento dei dividendi l’unico fine aziendale, anche e soprattutto a scapito dei lavoratori, dell’impatto sociale e ambientale. Molto spesso questo avviene attraverso un aumento fittizio del valore azionario con processi 
quali il buy-back, l’utilizzo dei profitti aziendali per l’acquisto di azioni proprie invece che per investimenti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858128282
https://www.minimaetmoralia.it/wp/terzo-spazio-intervista-yanis-varoufakis/

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

L’accordo di Bretton Woods, per esempio, era un accordo per cui il capitale non poteva spostarsi facilmente in giro per il mondo, a causa dei controlli sul capitale stesso.
L’economia degli Stati Uniti non era del tutto chiusa, ma lo era relativamente, perche’ era difficile spostare capitali dentro e fuori dal paese […]
I lavoratori lottavano per avere vantaggi negli Stati Uniti, cosi’ come nel Regno Unito, nonche’ in Francia e in Germania […]
Possiamo parlare di una classe operaia tedesca, di una francese, di una inglese e di una americana. Ciascuna di queste classi operaie poteva cercare un vantaggio in un terreno ben definito, perche’ era in gran parte protetta dal dover competere con i lavoratori delle altre economie del mondo, grazie al sistema di controllo sul capitale.
Questo sistema di controllo e’ durato fino alla disgregazione del sistema di Bretton Woods, che si e’ verificata quando il dollaro si e’ sganciato dallo standard aureo nel 1971.
Dopo di allora, i lavoratori si sono ritrovati di colpo a dover competere con tutte le altre forze lavoro di altre parti del mondo. Prima, l’unica concorrenza veniva dall’organizzazione dell’immigrazione da altri paesi.
La Germania importava forza lavoro dalla Turchia, la Francia la importava dal Nord Africa, i maghrebini, la Svezia la importava dalla Jugoslavia e dal Portogallo, il Regno Unito da quello che un tempo era il suo impero, dall’Asia meridionale e dalle Indie occidentali, e gli Stati Uniti hanno aperto il loro sistema di immigrazione nel 1965.
Nel corso degli anni sessanta, il problema principale per i lavoratori era costituito dall’utilizzo dell’immigrazione come modo per minare sia le leggi sul lavoro sia le capacita’ dei lavoratori.
Cio’ a cui questo ha portato, allora, fu la diffusione di un certo atteggiamento anti-immigrati in molti movimenti della classe operaia in tutta Europa e anche, in una certa misura, negli Stati Uniti. Ovviamente.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Stampando denaro si puo’ riuscire a mantenere artificialmente in vita un’economia a tempo indefinito.
Il problema e’ che non si puo’ riuscire a mantenere artificialmente in vita un’ideologia […]
Piu’ la gente la confronta con la sua vita quotidiana,
piu’ l’ideologia neoliberista appare come una bugia.
Invece che sul libero scambio, fa sempre piu’ affidamento su una concorrenza forzata: fra bambini in eta’ scolare, fra universita’, fra citta’, fra lavoratori, fra inquilini, fra tassisti; e lo scopo della concorrenza e’ sempre costringere il cittadino comune a fare di piu’ in cambio di meno.
Invece di un mercato libero pieno di imprenditori, il mondo delle imprese ora e’ dominato da monopoli di proporzioni impensabili all’epoca del capitalismo di Stato: Google, Facebook, Apple, Amazon, Alibaba, Tencent e simili (sempre strutturati in modo che il management abbia piu’ potere rispetto agli investitori comuni, e sempre pronti a distruggere o acquisire potenziali concorrenti).

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Capitalismo/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Basti pensare al piu’ importante motore di ricerca del mondo, Google, il filtro e il catalizzatore delle nostre idee e desideri, la nostra porta sul mondo.
Quando digitiamo il nome di un pro
dotto o una localita’, quello che ci compare in cima alla schermata e’ spesso un indirizzo sponsorizzato che ha interesse a parlarci sulla base di un’informazione profumatamente pagata.
Lo stesso motore di ricerca, d’altra parte, nel darci le informazioni che cerchiamo fa riferimento al nostro profilo, costruito attraverso un algoritmo basato su tutte le ricerche che abbiamo fatto in precedenza.
Cio’ porta a suggerimenti ritagliati sulla nostra storia che tendono a confermarci in quello che siamo gia’.
Il punto fondamentale e’ che, nella societa’ digitale,i dati sono il nuovo petrolio.
E’ questo l’implicito del grande capitolo dei big data, punto cardine attorno al quale si stanno gia’ riorientando le strategie di marketing.
L’idea di fondo e’ che miliardi di individui lasciano miliardi di tracce che rappresentano gusti, desideri, scelte che interessano moltissimo 
alle aziende.
Raccolti e decifrati, questi dati permettono di sapere molte cose sui potenziali clienti. Ecco perche’ il data mining diventa oggi cosi’ fondamentale.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
https://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Capitalismo/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Missione economia – Laterza (2021)

Anziche’ seguire un percorso di crescita sostenibile, il capitalismo ha costruito economie che gonfiavano le bolle speculative, arricchivano i gia’ immensamente ricchi che costituiscono l’1 per cento della popolazione e distruggevano il pianeta.
In molte economie capitalistiche occidentali, i guadagni reali, tranne che per pochi, non aumentano praticamente da oltre un decennio – in alcuni casi, come negli Stati Uniti, da diversi decenni – esacerbando le disuguaglianze tra gruppi e regioni, nonostante gli alti livelli occupazionali.
Le dinamiche della disuguaglianza spiegano perche’ il rapporto profitti/salari ha raggiunto livelli record.
Tra il 1995 e il 2013, i salari mediani reali nei paesi dell’Organizzazione per la cooperazione e lo sviluppo economico (Ocse) sono cresciuti a un tasso medio annuo dello 0,8 per cento contro l’1,5 per cento di crescita della produttivita’ del lavoro.
Nel periodo 1979-2018, i salari reali per il 50° e il 10° percentile della distribuzione salariale hanno subito una stagnazione: si e’ registrata una variazione cumulativa dei salari reali del 6,1 per cento nell’intero periodo per il 50° percentile e dell’1,6 per cento per il 10° percentile, contro il 37,6 per cento per il 90° percentile.
Nei paesi con maggiori risorse, il rapporto fra ricchezza privata e reddito e’ passato dal 200-300 per cento nel 1970 al 400-600 per cento nel 2010

Info:
https://www.laterza.it/2021/04/28/mariana-mazzucato-racconta-missione-economia/
https://francosenia.blogspot.com/2021/05/uneconomista-pericolosa.html
https://www.corriere.it/cultura/21_maggio_04/mazzucato-stato-innovatore-un-analisi-confortante-ma-discutibile-971fab64-acea-11eb-b89d-9c2f0a2ddccd.shtml
https://www.articolo21.org/2021/06/leconomista-mariana-mazzucato-in-missione-con-pietro-del-solda-al-festival-delleconomia-di-trento-4-giugno-2021/