Societa’/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Affinche’ il profitto governasse la vita, doveva accadere una significativa transizione di stato intellettuale: la separazione concettuale tra Natura e Societa’ […]
E’ importante chiarire che questo e’ sempre stato opera di alcuni umani, quelli incaricati di conquistare e commercializzare un mondo che valuta solo i dollari.
Potremo anche essere tutti sulla stessa barca quando si arriva al cambiamento climatico, pero’ solo certuni ne sono al timone. Questa precisazione e’ importante per due grosse ragioni.
Primo, ci aiuta ad attribuire la responsabilita’ e a individuare le classi e i rapporti che ci guadagnano da questa separazione.
Secondo e piu’ significativo, la “separazione dalla natura” degli umani ha preso corpo attorno a un’esclusione realmente immensa.
L’ascesa del capitalismo non ci ha regalato solo l’idea che la societa’ fosse relativamente indipendente dalla rete della vita ma anche che quasi tutte le donne, le Popolazioni indigene, gli schiavi e i popoli colonizzati di qualsiasi terra non fossero totalmente umani e pertanto non fossero membri in pieno della societa’.
Non erano umani, o lo erano appena appena.
Facevano parte della Natura ed erano trattati come emarginati dalla societa’, erano deprezzati, resi economici.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/
https://www.perunaltracitta.org/2019/04/15/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/?print=pdf
https://www.unilibro.it/libro/patel-raj-moore-jason-w-/storia-mondo-buon-mercato-guida-radicale-inganni-capitalismo/9788807173417

Lavoro/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Ci sono piu’ esseri umani costretti al lavoro forzato nel Ventunesimo secolo di quanti ne siano stati trasportati durante la tratta atlantica degli schiavi.
L’Organizzazione internazionale del lavoro ha appurato che c’erano quasi 21 milioni di persone obbligate al lavoro forzato nel 2012, di cui 2,2 milioni erano costrette dallo stato (lavoro dei detenuti) oppure da milizie ribelli. Dei rimanenti 18,7 milioni, 4,5 erano implicati nello sfruttamento sessuale e 14,2 nello sfruttamento economico forzato.
Per fare un confronto, furono 12,5 milioni gli africani ridotti in schiavitu’ e tradotti attraverso il Middle Passage, cioe’ la tratta atlantica […]
[Alcuni studiosi hanno stimato il valore del lavoro di assistenza, non pagato, dalle donne] Un’equipe delle Nazioni Unite ha proposto di valutare attorno ai sedicimila miliardi di dollari tutta la fatica non riproduttiva non pagata, se fosse adeguatamente ricompensata. Di questi, undicimila erano rappresentati dal lavoro non pagato femminile.
Significava circa un terzo dell’attivita’ economica totale del pianeta, una cifra che sarebbe ancor piu’ rilevante se le banche non si fossero gia’accaparrate una fetta sempre piu’ grossa dell’economia mondiale.
In Gran Bretagna i piu’ recenti studi hanno rivelato che il lavoro riproduttivo vale piu’ delle imposte pagate dal possente settore dei servizi finanziari di Londra.
Altri ancora hanno insinuato che le stime dell’Onu siano troppo basse e che l’“attivita’ casalinga non di mercato” equivalga all’80 per cento del Pil mondiale: quasi sessantamila miliardi di dollari nel 2015.

Info:
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https://www.perunaltracitta.org/2019/04/15/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/?print=pdf
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Stato/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Non dimenticate che dopo avere prodotto una merce e averla venduta, idealmente i capitalisti ottengono un profitto.
Le richieste permanenti di creazione di profitto esigono che i profitti generino ricavi profittevoli, e questo fa nascere un problema perche’ la quantita’ di capitale tende a crescere piu’ rapidamente delle occasioni di investirlo in modo vantaggioso.
E’ per questo motivo che ricompaiono di continuo in tutta la storia del mondo moderno le bolle finanziarie, episodi in cui immani somme di capitale affluiscono in uno specifico settore economico, come i mutui ipotecari immobiliari prima della crisi del 2008.
Gli imperi aiutano a risolvere questo problema. Nel lungo termine gli imperi aprono nuove frontiere. Nel breve, appena i profitti rallentano scatenano una guerra, e prendono soldi in prestito per combatterla.
Le banche sono ben liete di prestare soldi perche’ le altre occasioni di profitto sono relativamente ridotte e gli stati sono classicamente clienti a basso rischio creditizio. Hanno anche degli eserciti pronti ad andare al fronte, a spese dello stato, per difendere una valuta sicura e forte.
I rapporti tra i banchieri e i governi portano nel breve termine al reinvestimento, nel medio alla concentrazione della ricchezza e dei ricavi nel settore finanziario, e nel lungo termine all’ascesa e caduta del potere commerciale concentrato in una data citta’, stato o regime internazionale.

Info:

https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/
https://www.perunaltracitta.org/2019/04/15/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/?print=pdf
https://www.unilibro.it/libro/patel-raj-moore-jason-w-/storia-mondo-buon-mercato-guida-radicale-inganni-capitalismo/9788807173417

Finanziarizzazione/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Quando le occasioni di profitto si sono fatte piu’ rare nelle regioni solite di produzione ed estrazione, i capitalisti hanno preso i propri profitti e li hanno messi nella distribuzione del denaro.
E’ una ragione per cui dopo ogni grande boom nel capitalismo mondiale, quello olandese di meta’ Seicento, quello britannico a meta’ Ottocento e l’epoca d’oro americana del dopoguerra, e’ scattato un fenomeno che gli esperti chiamano finanziarizzazione.
In periodi del genere il capitalismo si allontanava dalle iniziative industriali e commerciali piu’ antiquate e meno profittevoli per passare a forme di distribuzione dei soldi.
Invece di assumere dipendenti che significano grattacapi, di costruire stabilimenti costosi, di comprare materie prime e produrre una merce, erano sempre piu’ numerosi i capitalisti che si dedicavano a qualcosa di piu’ semplice e (per un po’) piu’ attraente: prestare soldi e fare scommesse speculative sul futuro. In questo senso la finanziarizzazione e’ in pratica una scommessa su una futura, piu’ proficua, rivoluzione industriale.
Oggi viviamo in un’epoca del genere, e la storia non ci conforta riguardo il probabile epilogo: di solito questi cicli di accumulazione si concludono con una guerra, e con l’avvento di nuove potenze finanziarie.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/
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Finanziarizzazione/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Quando le occasioni di profitto si sono fatte piu’ rare nelle regioni solite di produzione ed estrazione, i capitalisti hanno preso i propri profitti e li hanno messi nella distribuzione del denaro.
E’ una ragione per cui dopo ogni grande boom nel capitalismo mondiale, quello olandese di meta’ Seicento, quello britannico a meta’ Ottocento e l’epoca d’oro americana del dopoguerra, e’ scattato un fenomeno che gli esperti chiamano finanziarizzazione. In periodi del genere il capitalismo si allontanava dalle iniziative industriali e commerciali piu’ antiquate e meno profittevoli per passare a forme di distribuzione dei soldi. Invece di assumere dipendenti che significano grattacapi, di costruire stabilimenti costosi, di comprare materie prime e produrre una merce, erano sempre piu’ numerosi i capitalisti che si dedicavano a qualcosa di piu’ semplice e (per un po’) piu’ attraente: prestare soldi e fare scommesse speculative sul futuro.
In questo senso la finanziarizzazione e’ in pratica una scommessa su una futura, piu’ proficua, rivoluzione industriale.
Oggi viviamo in un’epoca del genere, e la storia non ci conforta riguardo il probabile epilogo: di solito questi cicli di accumulazione si concludono con una guerra, e con l’avvento di nuove potenze finanziarie.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/
https://www.perunaltracitta.org/2019/04/15/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/?print=pdf
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Finanziarizzazione/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Ci sono due movimenti che rendono attraente e persino utile per il capitalismo la finanziarizzazione una volta che la torta economica mondiale smette di crescere.
Il primo e’ la tendenza delle potenze dominanti a scendere in guerra o come minimo rafforzare l’arsenale bellico. E’ quanto e’ successo dopo la stagnazione economica degli anni settanta del secolo scorso, allorche’ gli Stati Uniti hanno avviato il piu’ poderoso riarmo militare in tempo di pace. Come vedremo, e’ raro che gli stati moderni autofinanzino le proprie guerre. Devono farsi prestare quattrini come chiunque altro.
L’altro fenomeno che pompa la finanziarizzazione e’ che il capitale inizia a defluire dalle parti centrali del sistema verso le frontiere. A fine Ottocento, per esempio, gigantesche somme di capitale britannico uscirono sotto forma di prestiti da Londra verso il resto del mondo, in particolare per costruire le strade ferrate, che a loro volta furono cruciali per la straordinaria economicita’ del cibo e delle materie prime nel secolo successivo.
Storicamente la scommessa sul futuro della finanziarizzazione ha funzionato finche’ ci sono state ricche frontiere in cui gli umani e le altre nature potessero essere messi al lavoro, o estratti, per poco o nulla. Quando il lungo boom reso in parte possibile dalla rete ferroviaria globale s’e’ sgonfiato negli anni settanta del Novecento, e’ cominciata una nuova epoca della finanziarizzazione. E anche se l’era neoliberista e’ nata da una crisi di denaro costoso (il “Volker Shock” del 1979, allorché i tassi d’interesse schizzarono sino al 20 per cento nel tentativo di controllare l’inflazione), e’ poi seguita una lunga era di denaro cheap. Come spiega Anwar Shaikh, il “boom” neoliberista iniziato negli anni ottanta, per quel che valeva, fu “spronato da un brusco crollo dei tassi d’interesse… Il calo dei tassi lubrifico’ anche la diffusione dei capitali nel pianeta, promosse un enorme aumento nel debito dei consumatori e servi’ a gonfiare le bolle internazionali nella finanza e nell’immobiliare”

Info:
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