Capitalismo/Pistor

Katharina Pistor – Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza – Luiss (2021)

L’istituzione legale usata piu’ spesso per apportare durevolezza ai diritti di proprieta’ e’ il trust, uno strumento potente usato ripetutamente per proteggere i beni dei ricchi.
Il trust appartiene solo al diritto anglo-americano ed e’ probabilmente uno dei sistemi piu’ ingegnosi per la codifica del capitale […]
Funziona cosi’: un trust consente a un proprietario (chiamato settlor, “beneficiario”), di trasferire una risorsa a un guscio legale creato solo per tale scopo. In un secondo momento, i diritti sulla risorsa vengono divisi tra il trustee (che ne detiene il titolo formale) e il beneficiario, che ne riceve gli interessi economici (futuri).
Una volta stipulato il trust e trasferita la risorsa al trustee, il settlor non la detiene piu’, e pertanto i suoi creditori personali non possono rivendicarla e pignorarla.
La proprieta’ del trust viene ora gestita da un trustee che ne detiene il titolo formale; il trust puo’ venderla, ma solo a beneficio del settlor, e deve sostituirla con risorse similari. Il trustee detiene il titolo formale della risorsa nel trust, ma non ha diritto a goderne i profitti o altri benefit economici, e pertanto anche i suoi creditori non hanno accesso alle risorse nel trust.
Infine, il beneficiario ha una aspettativa nella risorsa ma non un interesse di proprieta’ maturato del tutto […]
Non deve sorprenderci che ancora oggi sia un sistema legale amatissimo dai ricchi che vogliono proteggere i propri beni dal fisco e da altri creditori. E’ anche un modulo legale standard per mettere in sicurezza le risorse.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-codice-del-capitale-di-katharina-pistor/
https://www.laciviltacattolica.it/recensione/il-codice-del-capitale/
https://www.affaritaliani.it/milano/il-codice-del-capitale-come-il-diritto-crea-ricchezza-disuguaglianze-730254.html
https://www.economiaepolitica.it/in-punta-di-teoria/il-diritto-al-servizio-del-capitale-note-a-margine-di-un-libro-di-katharina-pistor/

 

Capitalismo/Chomsky

Noam Chomsky – Precipizio. Il capitale all’attacco della democrazia e il dovere di cambiare rotta – Ponte alle Grazie (2021)

Gli scienziati da molto tempo avevano previsto il rischio di pandemie, soprattutto a partire dalla SARS del 2003, provocata da un ceppo del coronavirus simile a quello del COVID-19.
Essi prevedono inoltre che ci saranno altre, e forse peggiori pandemie. Se vogliamo prevenire le prossime, dobbiamo quindi domandarci come tutto questo sia potuto accadere […]
I fattori fondamentali sono piuttosto chiari.
Il male affonda le radici in un colossale fallimento del mercato, esacerbato dal capitalismo dell’era neoliberista […]
Il virus responsabile della SARS fu identificato in breve tempo; furono sviluppati dei vaccini, ma la fase della sperimentazione non fu poi portata avanti. Le compagnie farmaceutiche mostrarono scarso interesse: esse reagiscono ai segnali del mercato, e non c’e’ grande profitto nel destinare risorse per prevenire una catastrofe annunciata […]
Fin qui, rientra tutto nella solita logica capitalista.
A quel punto, pero’, la patologia neoliberista si e’ manifestata ancora una volta. Il governo sarebbe potuto intervenire, ma questo e’ assolutamente vietato dalla dottrina dominante enunciata a suo tempo da Ronald Reagan: il governo e’ il problema, non la soluzione. Dunque, non si e’ potuto fare nulla.
Vale la pena soffermarci un momento sul significato di quel precetto. In pratica, significa che il governo non e’ la soluzione quando e’ in gioco il benessere della popolazione, mentre invece e’ certamente la soluzione quando il problema coinvolge la ricchezza privata e il potere societario.
Gli esempi sono innumerevoli, da Reagan in poi, e non c’e’ bisogno di elencarli. Il mantra del «governo malvagio» e’ affine a quello del tanto decantato «libero mercato», che viene puntualmente distorto per adeguarlo alle pretese del capitale.

Info:
https://www.illibraio.it/news/saggistica/precipizio-libro-chomsky-1410524/
https://www.ponteallegrazie.it/libro/precipizio-noam-chomsky-9788833316413.html
https://www.altraparolarivista.it/2022/04/13/circuiti-monetari-alternativi-e-politiche-innovative-di-welfare-locale-di-andrea-fumagalli/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

La scoperta delle terre aurifere e argentifere in America, lo sterminio e la riduzione in schiavitu’ della popolazione aborigena, seppellita nelle miniere, l’incipiente conquista e il saccheggio delle Indie Orientali, la trasformazione dell’Africa in una riserva di caccia commerciale delle pelli nere, sono i segni che contraddistinguono l’aurora dell’era della produzione capitalista.
Questi procedimenti idillici sono momenti fondamentali dell’accumulazione originaria.
Secondo questa visione, l’estrazione coloniale fu il motore dell’accumulazione, e l’accumulazione fu l’elemento che rese possibile il capitalismo […] un sistema economico mondiale progettato nel corso dei secoli per arricchire una piccola frazione dell’umanita’ a spese della stragrande maggioranza.
All’inizio del xx secolo, questo nuovo ordine era compiuto: il cuore del sistema – Europa e Stati Uniti – drenava dalla periferia materie prime a basso costo e le rivendeva in cambio prodotti lavorati, proteggendosi dalla concorrenza con l’imposizione di dazi esageratamente alti.
Il sistema aveva due caratteristiche intrinseche che generavano disuguaglianze crescenti fra l’Occidente e il resto del mondo.
La prima era che le ragioni di scambio delle economie in via di sviluppo si deterioravano nel tempo. In altre parole, i prezzi delle loro esportazioni di materie prime diminuivano gradualmente rispetto ai prezzi dei manufatti che importavano.[…]
La seconda era che, anche tenendo conto della produttivita’ e del potere d’acquisto, i salari percepiti dai lavoratori dei paesi in via di sviluppo per i beni che commerciavano rimanevano molto piu’ bassi che in Occidente, percio’ il Sud non veniva compensato adeguatamente per il valore che esportava.
Insieme, questi due elementi sono alla base di cio’ che gli economisti chiamano «scambio ineguale» fra il centro e la periferia.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Capitalismo/Pistor

Katharina Pistor – Il codice del capitale. Come il diritto crea ricchezza e disuguaglianza – Luiss (2021)

Il capitale e’ costituito da due ingredienti di base: una risorsa e la legge […]
Nella loro nuda sostanza, queste risorse non sono altro che un pezzo di terra, un edificio, l’impegno a ricevere un pagamento futuro, l’idea per un nuovo farmaco, una stringa di codice digitale.
Per mezzo della giusta codifica legale, queste risorse possono trasformarsi in capitale e di conseguenza creare piu’ facilmente ricchezza per chi le detiene […]
Gli strumenti legali utilizzati per codificare ognuna di queste risorse sono rimasti pero’ costanti nel tempo. I piu’ importanti sono il diritto patrimoniale, delle garanzie legali, societario e fallimentare.
Sono i moduli attraverso i quali il capitale viene codificato e che conferiscono alle risorse attributi importanti, privilegiandone i detentori: la priorita’, che gerarchizza le rivendicazioni sulle risorse stesse; la durevolezza, che estende nel tempo le rivendicazioni di priorita’; l’universalita’, che le estende nello spazio; e la convertibilita’, che opera come dispositivo assicurativo e permette ai detentori di convertire il credito privato in moneta pubblica, proteggendone il valore nominale, visto che […] solo la valuta legale puo’ essere considerata una vera riserva di valore […]
In che modo le risorse vengono selezionate per essere codificate legalmente come capitale, da chi e per il bene di chi? Queste sono le domande chiave per comprendere il capitale e l’economia politica del capitalismo.
Le risposte a questi interrogativi non sono state pero’ cercate molto spesso, visto che gran parte degli osservatori considerano la legge una spalla, e non la protagonista dello spettacolo del capitale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-codice-del-capitale-di-katharina-pistor/
https://www.laciviltacattolica.it/recensione/il-codice-del-capitale/
https://www.affaritaliani.it/milano/il-codice-del-capitale-come-il-diritto-crea-ricchezza-disuguaglianze-730254.html
https://www.economiaepolitica.it/in-punta-di-teoria/il-diritto-al-servizio-del-capitale-note-a-margine-di-un-libro-di-katharina-pistor/

Capitalismo/Meadows

Donella Meadows, Dennis Meadows, Jorgen Randers – I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio – Mondadori (2006)

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, nel 1960 il 20% della popolazione mondiale residente nei paesi piu’ ricchi aveva un reddito pro capite pari a trenta volte il reddito del 20% residente nei paesi più poveri.
Nel 1995, il rapporto tra il reddito medio del 20% piu’ ricco e quello del 20% piu’ povero era passato da 30:1 a 82:1 […]
La distribuzione globale della ricchezza e delle opportunita’ e’ vistosamente asimmetrica.
Il 20% piu’ ricco della popolazione mondiale controlla piu’ dell’80% del prodotto mondiale lordo e utilizza quasi il 60% dell’energia commerciale mondiale. (Fonte: Banca Mondiale)
Ma qual e’ la struttura che mantiene inalterato il divario tra ricchi e poveri anche quando la crescita economica e’ fortissima?
Sono all’opera, a nostro giudizio, due strutture generali.
La prima ha a che fare con gli ordinamenti sociali – alcuni comuni a un gran numero di culture, altri peculiari di singole culture – che per ragioni sistemiche danno al privilegiato potere e risorse per accrescere il proprio privilegio. Gli esempi variano dalla discriminazione etnica latente o manifesta all’elusione fiscale dei contribuenti ricchi; dalla malnutrizione dei figli dei poveri a una migliore istruzione scolastica per i figli dei ricchi; dall’uso dei soldi per avere influenza politica, anche in quelle che siamo soliti chiamare democrazie, al semplice fatto che i pagamenti di interessi trasferiscono denaro dalle tasche di chi ne ha di meno di quanto gliene servirebbe alle tasche di chi ne ha di piu’ […]
Questa struttura che perpetua la poverta’ deriva dal fatto che per le popolazioni ricche, rispetto a quelle povere, e’ piu’ facile risparmiare, investire e moltiplicare il proprio capitale, e non solo perche’ i ricchi hanno piu’ possibilita’ di controllare le condizioni di mercato, procurarsi nuove tecnologie e controllare le risorse, ma anche perche’ secoli di crescita hanno messo a loro disposizione un ampio stock di capitale che puo’ moltiplicarsi ancora di piu’. La maggior parte dei bisogni primari sono soddisfatti, e percio’ sono possibili tassi di investimento relativamente alti senza privare del necessario la popolazione presente.
Una bassa crescita demografica permette di allocare piu’ prodotto per alimentare la crescita economica e meno per soddisfare i bisogni di sanita’ e di istruzione, come accadrebbe se la popolazione fosse in rapido aumento.
Nei paesi poveri, invece, la crescita del capitale fa fatica a tener dietro alla crescita della popolazione. Il prodotto che avrebbe potuto essere reinvestito serve piuttosto per costruire scuole e ospedali e per soddisfare le necessita’ di un’economia di sussistenza. Siccome i bisogni immediati sottraggono prodotto agli investimenti industriali, la crescita dell’economia e’ lenta.

Info:
https://www.lescienze.it/news/2022/08/26/news/i_limiti_dello_sviluppo_oggi-10058566/
https://www.filosofiatv.org/news_files4/52_DALLA%20CASA%20Quaranta%20anni%20dopo.pdf
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=607

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Margaret Thatcher, che si ispirava a Milton Friedman, applico’ molte delle stesse politiche in Gran Bretagna nello stesso esatto momento: tassi di interesse alti per contenere l’inflazione, tassazione regressiva (come la poll tax – imposta di capitazione – del 1989) e deregolamentazione finanziaria spinta.
La Thatcher si concentro’ soprattutto sulla guerra contro i sindacati, che secondo lei impedivano all’economia di operare in modo efficiente: nel 1985 sconfisse il Sindacato nazionale dei minatori dopo una battaglia senza esclusione di colpi, e introdusse leggi per limitare i diritti dei lavoratori. Opero’ anche drastici tagli della spesa pubblica e privatizzo’ (il pezzo forte della sua politica economica) gran parte delle famose aziende pubbliche del paese, come la British Petroleum, la British Airways e la Rolls-Royce, oltre a molti servizi pubblici, tra cui l’acqua e l’energia elettrica.
Queste politiche portarono la disuguaglianza sociale a livelli mai visti negli Stati Uniti e in Gran Bretagna.
La produzione cresceva costantemente mentre i salari rimanevano al palo, spostando, di fatto, una quota enorme dei profitti dai lavoratori ai proprietari del capitale.
I salari degli amministratori delegati crebbero mediamente del 400 per cento durante gli anni novanta, mentre quelli dei lavoratori di meno del 5 per cento, e negli Stati Uniti il salario minimo scese di oltre il 9 per cento.
La quota del reddito nazionale intercettata dagli strati piu’ alti della societa’ cresceva anch’essa a un ritmo allarmante: negli Stati Uniti, quella dell’1 per cento piu’ ricco e’ aumentata di oltre il doppio, passando dall’8 per cento del 1980 al 18 per cento di adesso; piu’ o meno lo stesso e’ successo in Gran Bretagna, dove la quota dei piu’ ricchi, nello stesso periodo, e’ passata dal 6,5 al 13 per cento.
Secondo i dati del censimento degli Stati Uniti, il 5 per cento piu’ ricco delle famiglie americane ha visto aumentare il proprio reddito del 72,7 per cento dal 1980 a oggi, mentre il reddito della famiglia mediana e’ rimasto fermo e il quintile piu’ povero ha visto il proprio reddito calare del 7,4 per cento.
In altre parole, la controrivoluzione neoliberista ci ha riportati a livelli di disuguaglianza che non si vedevano dai tempi della Grande depressione. Il tutto con buona pace dell’effetto trickle-down.
Come si e’ visto, rendere i ricchi piu’ ricchi non rende piu’ ricchi tutti gli altri

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Ricordate che la Campagna del millennio aveva spostato indietro, al 1990, l’anno di riferimento, per poter rivendicare i successi della Cina nella lotta alla poverta’?
Bene, che cosa succede se eliminiamo la Cina dall’equazione? Succede che scopriamo che la poverta’ nel mondo, negli anni ottanta e novanta, proprio quando la Banca mondiale stava imponendo i programmi di aggiustamento strutturale in gran parte dei paesi del Sud del mondo, in realta’ e’ aumentata.
Oggi, il numero delle persone che versano in condizioni di poverta’ estrema e’ esattamente lo stesso del 1981: poco piu’ di un miliardo.
In altre parole, mentre la narrazione edificante ci induce a credere che la poverta’ sia diminuita in tutto il mondo, in realta’ gli unici posti dove si e’ effettivamente registrato un calo sono la Cina e l’Asia orientale.
Ed e’ un punto cruciale , perche’ quei paesi sono fra i pochi nel pianeta in cui il capitalismo liberista non e’ stato imposto con la forza dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. In tutto il resto del mondo la poverta’ e’ rimasta uguale o e’ addirittura peggiorata, nel complesso. E questo continua a essere evidente, nonostante i tentativi della Banca mondiale di adulterare le cifre.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Capitalismo/Meadows

Donella Meadows, Dennis Meadows, Jorgen Randers – I nuovi limiti dello sviluppo. La salute del pianeta nel terzo millennio – Mondadori (2006)

Secondo il Programma delle Nazioni Unite per lo sviluppo, nel 1960 il 20% della popolazione mondiale residente nei paesi piu’ ricchi aveva un reddito pro capite pari a trenta volte il reddito del 20% residente nei paesi piu’ poveri. Nel 1995, il rapporto tra il reddito medio del 20% piu’ ricco e quello del 20% piu’ povero era passato da 30:1 a 82:1 […]
La distribuzione globale della ricchezza e delle opportunita’ e’ vistosamente asimmetrica. Il 20% piu’ ricco della popolazione mondiale controlla piu’ dell’80% del prodotto mondiale lordo e utilizza quasi il 60% dell’energia commerciale mondiale. (Fonte: Banca Mondiale)
Ma qual e’ la struttura che mantiene inalterato il divario tra ricchi e poveri anche quando la crescita economica e’ fortissima?
Sono all’opera, a nostro giudizio, due strutture generali.
La prima ha a che fare con gli ordinamenti sociali – alcuni comuni a un gran numero di culture, altri peculiari di singole culture – che per ragioni sistemiche danno al privilegiato potere e risorse per accrescere il proprio privilegio. Gli esempi variano dalla discriminazione etnica latente o manifesta all’elusione fiscale dei contribuenti ricchi; dalla malnutrizione dei figli dei poveri a una migliore istruzione scolastica per i figli dei ricchi; dall’uso dei soldi per avere influenza politica, anche in quelle che siamo soliti chiamare democrazie, al semplice fatto che i pagamenti di interessi trasferiscono denaro dalle tasche di chi ne ha di meno di quanto gliene servirebbe alle tasche di chi ne ha di piu’ […]
Questa struttura che perpetua la poverta’ deriva dal fatto che per le popolazioni ricche, rispetto a quelle povere, e’ piu’ facile risparmiare, investire e moltiplicare il proprio capitale, e non solo perche’ i ricchi hanno piu’ possibilita’ di controllare le condizioni di mercato, procurarsi nuove tecnologie e controllare le risorse, ma anche perche’ secoli di crescita hanno messo a loro disposizione un ampio stock di capitale che puo’ moltiplicarsi ancora di piu’.
La maggior parte dei bisogni primari sono soddisfatti, e percio’ sono possibili tassi di investimento relativamente alti senza privare del necessario la popolazione presente. Una bassa crescita demografica permette di allocare piu’ prodotto per alimentare la crescita economica e meno per soddisfare i bisogni di sanita’ e di istruzione, come accadrebbe se la popolazione fosse in rapido aumento.
Nei paesi poveri, invece, la crescita del capitale fa fatica a tener dietro alla crescita della popolazione. Il prodotto che avrebbe potuto essere reinvestito serve piuttosto per costruire scuole e ospedali e per soddisfare le necessita’ di un’economia di sussistenza. Siccome i bisogni immediati sottraggono prodotto agli investimenti industriali, la crescita dell’economia e’ lenta.

Info:
https://www.lescienze.it/news/2022/08/26/news/i_limiti_dello_sviluppo_oggi-10058566/
https://www.filosofiatv.org/news_files4/52_DALLA%20CASA%20Quaranta%20anni%20dopo.pdf
https://www.ariannaeditrice.it/articolo.php?id_articolo=607

Capitalismo/Montanari

Tomaso Montanari – Le pietre e il popolo. Restituire ai cittadini l’arte e la storia delle città italiane – Minimum Fax (2013)

«Oggi cultura, bellezze naturali ed enogastronomia sono i pilastri della nostra attrattiva».
Non c’e’ niente di nuovo: su questo dogma si fonda l’industria culturale che sta trasformando il patrimonio storico e artistico della nazione italiana in una Disneyland che forma non cittadini consapevoli, ma spettatori passivi e clienti fedeli.
E’ a questo dogma che dobbiamo la privatizzazione progressiva delle citta’ storiche (Venezia su tutte), e un’economia dei beni culturali che si riduce al parassitario drenaggio di risorse pubbliche in tasche private, socializzando le perdite (l’usura materiale e morale dei pochi «capolavori» redditizi) e privatizzando gli utili, senza creare posti di lavoro, ma sfruttando selvaggiamente un vasto precariato intellettuale.
E’ grazie a questo dogma che prosperano le strapotenti societa’ di servizi museali, le quali lavorano grazie a un opaco sistema di concessioni e stanno fagocitando antiche istituzioni culturali e cambiando in senso commerciale la stessa politica del Ministero per i Beni Culturali.
E’ in omaggio a questo dogma che la storia dell’arte e’ mutata in “scienza dei beni culturali” ( e infine in una sorta di luna park intellettuale), e che le terze pagine dei quotidiani si sono convertite in inserzioni a pagamento.

Info:
https://www.minimumfax.com/shop/product/le-pietre-e-il-popolo-1591
https://www.finestresullarte.info/libri-e-cataloghi/le-pietre-e-il-popolo-tomaso-montanari
https://www.casadellacultura.it/90/le-pietre-e-il-popolo
https://www.lavoroculturale.org/recensione-a-le-pietre-e-il-popolo-di-tomaso-montanari/flavio-pintarelli/2013/

Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

La Banca mondiale e il Fmi godono di uno status speciale di «immunita’».
Negli Stati Uniti lo rivendicano sulla base della legge del 1945 sull’immunita’ delle organizzazioni internazionali, introdotta per concedere ai diplomatici e alle organizzazioni internazionali come la Croce rossa e le Nazioni Unite l’immunita’ da azioni legali nello stato ospitante, in modo che possano svolgere le loro funzioni senza subire interferenze […]
Nessuno puo’ citarli in giudizio, nemmeno quando le politiche che attuano provocano danni colossali.
Il risultato e’ che non hanno alcun incentivo a usare cautela quando manipolano la politica macroeconomica di altri paesi, perche’ anche se causano uno sconquasso non subiscono conseguenze. Il rischio e’ interamente a carico del paese debitore, al quale e’ negato qualsiasi mezzo per presentare ricorso o richiesta di indennizzo in caso di disastro […]
Il modo in cui queste due istituzioni sono governate. In entrambe, la distribuzione del potere di voto e’ proporzionale alla quota sottoscritta da ciascuno stato membro, come nelle grandi aziende. Le decisioni importanti richiedono l’85 per cento dei voti. Non a caso, gli Stati Uniti detengono circa il 16 per cento delle quote in entrambe le istituzioni e dispongono pertanto, di fatto, di un potere di veto. Subito dopo, i maggiori possessori di quote sono Francia, Germania, Giappone e Regno Unito, tutti membri del G7. I paesi a medio e a basso reddito, che sommati insieme rappresentano circa l’85 per cento della popolazione mondiale, controllano soltanto il 40 per cento circa dei voti.
In altre parole, anche se tutti i paesi del Sud del mondo si unissero contro una linea programmatica del Fmi e della Banca mondiale, non potrebbero bloccarla.
E il fatto che i vertici delle due istituzioni non siano eletti, ma nominati dagli Stati Uniti e dall’Europa, naturalmente non aiuta: in base a un accordo non scritto, il presidente della Banca mondiale e’ sempre americano e il presidente del Fmi e’ sempre europeo.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/