Lavoro/Balzano

Il salario minimo non vi salverà – Savino Balzano – Fazi 2024

Hanno raccontato a mari e monti che per creare nuove opportunita’ di lavoro fosse necessario flessibilizzare le regole, flexicurity la chiamavano, mettendo insieme flessibilità e sicurezza: «Poco importa se perdi il lavoro a causa della flessibilità», insistevano, «perche’ tanto grazie alla sicurezza sociale, ai sussidi, il reddito sara’ garantito e presto troverai un altro lavoro».
La loro promessa era semplice e chiara: la flessibilita’ avrebbe attratto capitali, rilanciato gli investimenti e il tutto avrebbe conferito vivacita’ e vitalita’ alla nostra economia.
Alcuni tra i sostenitori della flexicurity saranno anche stati in buona fede, ci avranno anche creduto: utili idioti di un disegno che aveva il solo scopo di massacrare e svendere i nostri lavoratori e le nostre lavoratrici. Altri, invece, servivano dolosamente la causa del grande capitale, della finanza, delle multinazionali […]
Il risultato e’ sotto gli occhi di tutti: gli investimenti privati non sono arrivati, sono invece crollati quelli pubblici per effetto delle politiche di austerita’, conseguentemente la sicurezza sociale e i dati sull’occupazione sono a oggi assolutamente negativi […]
Il mancato cambiamento di rotta nei decenni deve ragionevolmente indurci a concludere che la ricetta fosse tutt’altro che fallimentare e che non lo sia nemmeno oggi: semplicemente gli obiettivi non erano quelli millantati dinanzi all’opinione pubblica e la flessibilita’ non era affatto un mezzo, bensi’ il reale obiettivo, e tale resta ancora adesso. La precarieta’, nell’ambito di un ristrutturato sistema capitalistico vantaggioso per la grande impresa e la multinazionale (a scapito della nostra piccola imprenditoria che difatti avvizzisce e viene fagocitata dai colossi), era il reale traguardo che si intendeva raggiungere.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/02/balzano-la-verita.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/05/balzano-il-giornale.pdf?
https://www.ildiariodellavoro.it/il-salario-minimo-non-vi-salvera-di-savino-balzano-fazi-editore/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Un tema centrale nella questione del ruolo dei fondi e’ costituito dal loro rapporto con l’indebitamento, a cominciare da quello pubblico […]
Ormai da anni, le agenzie di rating esprimono pagelle che sono determinanti nella formazione delle strategie di investimento dei fondi pensione e dei fondi istituzionali e persino nell’elaborazione delle condotte monetarie della Banca centrale europea.
Orientano il vastissimo mondo del risparmio gestito e incidono sull’istituto di Francoforte, che, pur dotato di propri organismi di valutazione, considera in maniera assai attenta i giudizi delle agenzie.
Sappiamo che le tre agenzie principali sono Moody’s, Standard & Poor’s e Fitch, ma forse ricordiamo meno quale sia la loro proprieta’.
Vale la pena effettuare un breve ripasso.
Moody’s appartiene a Warren Buffett, attraverso il fondo Berkshire, e ad una decina di grandi fondi finanziari, tra cui Black Rock. Standard & Poor’s è controllata, attraverso McGraw-Hill, da un grande fondo come Capital World e, di nuovo, da Black Rock, Vanguard e Capital Research and Management, mentre Fitch e’ riconducibile ad Hearst Corporation.
In sintesi, i soggetti che esprimono valutazioni decisive sulla finanza, pubblica e privata, sono nelle mani di realta’ che partecipano direttamente al mercato finanziario e che ovviamente sono tutt’altro che imparziali.
Le sorti delle finanze pubbliche nel mondo discendono dunque dalle valutazioni di societa’ private che ovviamente devono fare profitti e che sono partecipate, in particolare dopo la crisi del 2008, dai piu’ grandi fondi finanziari del pianeta (come quelli che sono impegnati a scommettere a piene mani contro il debito italiano vendendo assicurazioni in caso di suo fallimento). Ma cio’ che rende ancora piu’ incredibile una simile situazione e’ che queste agenzie hanno gia’ causato enormi disastri finanziari, come nel 2001 e nel 2008 (pur garantendo lautissimi proventi ai loro azionisti).

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Economia di mercato/Somma

Abolire il lavoro povero. Per la buona e piena occupazione – Alessandro Somma – Laterza (2024)


Lo sviluppo tecnologico ha impresso una notevole accelerazione alla deregolamentazione della relazione di lavoro, piuttosto che alla sua fine, comunque evocata ad arte come «arma retorica» destinata a promuovere lo smantellamento del sistema di tutele edificato al fine di bilanciare la sottomissione dei lavoratori al potere direttivo del datore di lavoro.
Il tutto alimentato dalla qualificazione della relazione di lavoro come autonoma o comunque priva del requisito della subordinazione, motivo per cui si e’ potuto incrementare il moto verso la sua riduzione a relazione di mercato qualsiasi.
Un simile schema e’ stato anticipato con il lavoro occasionale o a voucher introdotto dalla legge Biagi inizialmente concepito per un numero marginale di ipotesi ma nel corso degli anni reso disponibile per tutti i settori produttivi […]
Anche la gig economy ci fornisce schemi paradigmatici dell’evoluzione in atto, da ritenere veri e propri «esperimenti in corso».
Non a caso si e’ parlato di «piattaformizzazione» del lavoro per indicare la volonta’ di perseguire «il rimpiazzo di rapporti stabili con prestazioni commerciali istantanee, fragili, a chiamata, collocate fuori dal perimetro del diritto del lavoro»: la volonta’ di alimentare una «economia on demand».
Il tutto ipocritamente presentato come un beneficio per il lavoratore, a cui e’ dato sottrarsi al vincolo della subordinazione e servirsi delle piattaforme quali strumenti con cui favorire l’incontro di domanda e offerta di servizi, in modo flessibile e secondo le proprie necessita’: sottraendosi alle costrizioni e ai vincoli di fedelta’ contemplati dalle tradizionali relazioni di lavoro.

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Capitalismo/Zizek

La nuova lotta di classe. Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini – Slavoj Zizek – Ponta alle Grazie (2016).


Mentre il capitalismo si autolegittima come sistema economico che implica e promuove le liberta’ personali (in quanto condizione degli scambi commerciali), le sue stesse dinamiche hanno condotto a una rinascita della schiavitu’.
Nonostante si fosse quasi estinta alla fine del Medioevo, essa riesplose nelle colonie europee dall’inizio dell’eta’ moderna fino alla guerra civile americana.
E’ possibile azzardare l’ipotesi che oggi, con l’epoca nuova del capitalismo globale, stia nascendo una nuova era della schiavitu’.
Non esiste piu’ la condizione legalmente formalizzata dello schiavo, ma la schiavitu’ ha assunto una miriade di nuove forme: i milioni di lavoratori immigrati nella penisola saudita, privi dei piu’ elementari diritti civili e liberta’; il controllo totale esercitato su milioni di operai nelle officine asiatiche, spesso organizzate esattamente come campi di concentramento; l’uso diffusissimo del lavoro forzato nello sfruttamento delle risorse naturali in molti paesi dell’Africa centrale (Congo ecc.).
Ma non dobbiamo per forza guardare cosi’ lontano. Il primo dicembre 2013, uno stabilimento tessile di proprieta’ cinese nella zona industriale di Prato, cittadina italiana a dieci chilometri dal centro di Firenze, ando’ in cenere: morirono sette operai che vi erano rimasti intrappolati. Roberto Pistonina, un sindacalista del luogo, 7 commento’: «Nessuno puo’ fingere di sorprendersi, perche’ tutti sanno che da anni tra Firenze e Prato ci sono centinaia, se non migliaia, di persone che vivono e lavorano in condizioni praticamente di schiavitu’».

IInfo:
https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-modena-e-reggio-emilia/semiotica-dei-media/libro-zizek-riassunto-veloce-la-nuova-lotta-di-classe/8305531

Economia di mercato/Volpi

I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Nell’opera di smantellamento dello Stato sociale in direzione della privatizzazione la vicenda della sanita’ italiana occupa un posto di assoluto rilievo […]
Un recente studio di Mediobanca mette in luce, con chiarezza, il rafforzamento della sanita’ privata.
Nel 2021, 24 operatori sanitari privati hanno realizzato in Italia un fatturato di 9,2 miliardi di euro, in forte, e continua, crescita rispetto al passato, attirando nel proprio azionariato numerosi fondi finanziari. Una simile crescita e’ stata, in buona misura, trascinata dalla diagnostica.
Lo stesso rapporto indica con didascalica evidenza che tale crescita dipende moltissimo dalla decisa frenata della spesa sanitaria pubblica, i cui numeri sono davvero impietosi: la spesa sanitaria pubblica, infatti, e’ prevista in ulteriore riduzione dal 6,7% del Pil nel 2023 al 6,3 nel 2024 fino al 6,2 nel 2025.
Peraltro, occorre ricordare che si tratta di una spesa piu’ bassa di quella della Germania, dove risulta pari al 10,9% del Pil, della Francia, dove e’ pari al 10,3%, e della Spagna, dove supera di poco il 7,8%.
E’ evidente verso quale modello stiamo andando.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Lavoro/Balzano

Contro lo smart Working – Savino Balzano – Laterza (2021)

La pandemia ha scavato un solco profondo nella vita di questo Paese, generando, tra attivita’ chiuse e posti di lavoro persi, tante conseguenze a breve e medio termine, ma anche se ancora non lo sappiamo, nel mondo del lavoro saranno persino piu’ spaventosi gli effetti di lungo periodo.
Lo smart working si appresta a contribuire a questa trasformazione potenzialmente deflagrante e, se i lavoratori non prenderanno presto coscienza della fase determinante che si trovano a vivere, sara’ molto piu’ complicato provare a invertire certe dinamiche gia’ silenziosamente in atto.
La storia recente ce lo insegna: e’ proprio quando una buona parte della popolazione si trova a versare in condizioni di profonda difficolta’ che i lavoratori devono alzare la guardia.
E’ in momenti come questi che e’ piu’ facile cadere vittime di certi equivoci, o meglio di certe deformazioni linguistiche create ad arte per imprimere una direzione ben precisa allo stato di cose presente, alla realta’ materiale. La direzione del piu’ forte.
Per capirlo e’ sufficiente un piccolo esercizio di memoria. Se per un attimo provate a tornare con la mente agli anni Novanta, vi ricorderete senz’altro dell’onnipresente dibattito sulla flessibilizzazione del mercato del lavoro. Oggi, a posteriori, puo’ sembrare grottesco, ma e’ bene ricordare che allora si raccontava di uno scenario favoloso alle porte, di un mondo nuovo dove chiunque avrebbe potuto svolgere il lavoro che piu’ gli piaceva […]
Si prospettava un sistema completamente votato al perfetto equilibrio tra flessibilita’ e sicurezza sociale, nel quale ogni individuo avrebbe goduto di infinite occasioni, passando da un lavoro all’altro, accrescendo nel frattempo le proprie competenze, magari il proprio salario […]
Ora riapriamo gli occhi e guardiamoci intorno: davvero possiamo affermare che quanto ci era stato promesso sia stato mantenuto? Davvero il mercato del lavoro e’ cambiato e sta continuando a cambiare garantendo a tutti, lavoratori e imprenditori, nuove strabilianti chance di crescita? [..]
Le riforme del lavoro sono sempre state riforme di potere, e negli ultimi trent’anni il potere ha perseguito con costanza e in modo assolutamente trasversale, bipartisan e intenzionale la destrutturazione dell’impianto normativo a tutela del mondo del lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-1.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-3.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-4.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/BALZANO-2.pdf
https://www.iltascabile.com/recensioni/contro-smart-working-balzano/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2021/10/20/luddismo-smart-working/

Finanziarizzazione/Galli

Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Giorgio Galli, Francesco Bochicchio – Mimesis (2018)

Il capitale finanziario domina i mercati e la politica: la riforma essenziale e’ quella di una sua regolamentazione al fine di responsabilizzarlo e razionalizzarlo, ma tale riforma diventa pressoche’ impossibile nel momento in cui lo stesso, per la posizione di dominio in cui versa, rifiuta ogni forma di controllo seria, effettiva, e incisiva […]
Conseguentemente, si pone la necessita’ di inserire tale riforma in un processo lungo di programmazione democratica dell’economia che ponga il capitale finanziario sotto il controllo pubblico.
Facile l’obiezione che lo Stato-nazione e’ troppo debole per realizzare tale ambiziosissimo risultato, di modo che, evidentemente, occorrerebbe quanto meno aspettare la costruzione effettiva dell’Unione europea su basi socialdemocratiche, il che e’ ben lungi dall’essere anche solo delineato […]
In definitiva, la finanza non va criminalizzata e nemmeno nazionalizzata, in quanto e’ necessaria per lo sviluppo dell’economia e deve essere dinamica e profittevole, ma e’ necessaria una direzione pubblica con controlli e indirizzi non burocratici e dirigisti ma tali da vincolare la finanza stessa alla sua funzione di selezione razionale degli investimenti da finanziare.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/marchesi-libero-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/quotidiano-sud-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf

Economia di mercato/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)

L’emergenza e’ stata la chiave di volta di questo passaggio “finale” dal mercato al turbocapitalismo e ora all’economia artificiale: la gravita’ e la rapidita’ delle crisi, la loro origine finanziaria, la veloce distruzione di valore reale, l’incapacita’ degli ordinamenti pubblici e persino delle grandi strutture private di riformarsi in maniera profonda hanno favorito soluzioni all’insegna dell’emergenza a cui si e’ abbinata la dimensione, costante, della deroga.
Emergenza e deroga hanno di fatto fornito i materiali economici, giuridici e di legittimazione politica per restare dentro i confini teorici e pratici del capitalismo, generando tuttavia, in larga parte del pianeta, una nuova forma di funzionamento dei sistemi sociali che non ha piu’ molti legami con le tante tradizioni del passato.
In regime di emergenza, si sono prodotti fiumi di liquidita’ ad opera delle banche centrali che hanno alimentato le speculazioni e le scommesse. Poi, sempre in regime di emergenza, si sono introdotte politiche monetarie restrittive, ma senza mai, ancora in nome dell’emergenza, aver limitato il perimetro degli strumenti finanziari considerati necessari a far crescere un’economia reale in crisi. Con la legittimazione dell’emergenza, infine, si e’ consentito ai grandi fondi di comprarsi di tutto per evitare il tracollo imprenditoriale e per garantire alti rendimenti ai risparmiatori che a tali fondi avevano destinato e destinano le loro risorse.
Con l’emergenza dei conti pubblici diventano possibili le privatizzazioni e, sempre per l’emergenza, si celebrano le ricchezze accumulate con estrema rapidita’ tra una crisi e l’altra, magari sapientemente costruite proprio per mantenere l’emergenza perenne.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Capitalismo/Palermo

Il mito del mercato totale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

[Consideriamo] qualche dato sui grandi successi economici e sociali del capitalismo nella realizzazione concreta di questi alti principi di razionalita’ ed efficienza.
Sul nostro pianeta, ormai quasi tutto capitalista, circa meta’ della popolazione (tre miliardi di persone) vive – o forse sarebbe piu’ corretto dire “sopravvive” – con meno di due dollari al giorno.
Le persone che vivono con meno di un dollaro al giorno sono invece un miliardo e trecento milioni. Un miliardo e trecento milioni e’ anche il numero di persone (tutte nei paesi in via di sviluppo) che non ha accesso a fonti d’acqua potabile (quasi un terzo della popolazione totale di questi paesi). Due miliardi di persone, un terzo dell’umanita’, non hanno accesso all’elettricita’.
Due miliardi di individui soffrono di anemia. 790 milioni di persone dei paesi poveri soffrono di sottoalimentazione cronica, di esse i due terzi risiedono in Asia e nell’area del Pacifico. Ogni anno 30 milioni di persone muoiono di fame (eppure le derrate alimentari crescono ad un tasso superiore a quello della popolazione e non sono mai state cosi’ abbondanti come oggi).
Per ogni dollaro di sussidio ricevuto, i paesi in via di sviluppo spendono 13 dollari per ripagare il debito.
Sette milioni di bambini muoiono ogni anno a causa della crisi del debito pubblico del loro paese. Quasi un miliardo di persone non sa leggere, ne’ scrivere il proprio nome [dati Banca Mondiale 1999, Jubilee 2000, Ramonet 1998, Pnud 2000, Unicef 1999, World Resources Institute 2001 ] […]
Per assicurare a tutta la popolazione mondiale l’accesso al soddisfacimento dei bisogni di base (cibo, acqua potabile, istruzione e assistenza sanitaria) basterebbe prelevare meno del 4% dal patrimonio dei 225 individui piu’ ricchi del mondo (cosa che difficilmente comporterebbe un pur minimo cambiamento nel tenore di vita di questa elite di ultramiliardari) [Milanovic 2002 e Ramonet 1998, su dati della Banca Mondiale] […]
La democrazia funziona attraverso il principio “una testa, un voto”, il mercato attraverso il principio “un dollaro, un voto […] ogni volta che diciamo che “il mercato rispetta la volonta’ di tutti”, dovremmo sempre aggiungere “in base alla loro capacità di spesa”.
E dovremmo anche ricordarci che mai nella storia dell’umanita’ le disuguaglianze sono state cosi’ pronunciate come nel capitalismo (il quale, tuttavia, secondo una concezione tanto diffusa quanto infondata, continua ad essere considerato sinonimo di democrazia.

Lavoro/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia reale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

Che ci sia qualcosa di diverso nel rapporto con il lavoro lo percepiamo un po’ tutti: a un certo punto ci siamo trovati circondati di storie di persone che hanno lasciato posizioni ben pagate per seguire qualche passione poco remunerativa o, al contrario, di ragazzi e ragazze che hanno rifiutato condizioni di lavoro degradanti e hanno preferito il rischio della disoccupazione piuttosto che piegarsi a richieste inaccettabili.
Su TikTok ha avuto un breve momento di gloria l’hashtag #lazygirljob: giovani donne della Generazione Z che raccontavano di preferire lavori senza prospettive di carriera ma a basso stress rispetto all’eterna gavetta con prospettive incerte e molte ansie che richiedono i percorsi di carriera di solito piu’ ambiti […]
L’ideale del lazy job non riguarda tanto lo scarso impegno – per il quale sono emersi altri eufemismi tipo quiet quitting, le “dimissioni silenziose” – quanto il limitato investimento emotivo, che puo’ derivare da una valutazione razionale di cosa realisticamente ci si attende dalla parte della vita dedicata al lavoro.
Se la dedizione alla carriera non promette altro che frustrazioni e redditi deludenti, non e’ meglio indirizzare le proprie energie altrove?
Magari su una vita con minori disponibilita’ economiche, ma anche con meno stress e piu’ tempo libero.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/feltri-economia/
https://appunti.substack.com/p/dieci-rivoluzioni

https://www.settimananews.it/libri-film/raccontare-il-cambiamento/