Capitalismo/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

Che cos’e il neoliberismo […]
Non si tratta semplicemente di un insieme di politiche economiche monetarie o di austerita’ o della mercificazione dei rapporti sociali o della «dittatura dei mercati finanziari». Si tratta, piu’ fondamentalmente, di una razionalità politica ormai diventata globale, che consiste per i governi nell’imporre all’interno dell’economia, ma anche della societa’ e dello Stato stesso, la logica del capitale […]
Cio’ che caratterizza questo modo di governo e’ il fatto che esso si alimenta e si radicalizza attraverso le sue stesse crisi: il neoliberismo si fonda e si rafforza proprio perche’ governa attraverso la crisi.
Dagli anni Settanta, il neoliberismo in effetti si nutre delle crisi economiche e sociali che esso stesso produce. La sua risposta e’ invariante: anziche’ mettere in discussione la logica che ha portato alle crisi, occorre spingere ancora piu’ lontano questa stessa logica e lavorare per il suo indefinito rafforzamento. Se l’austerita’ produce deficit di bilancio, occorre rafforzare l’austerita’. Se la concorrenza distrugge il tessuto industriale o produce la desertificazione di intere regioni, occorre aumentare la concorrenza tra imprese, territori, citta’ […]
Governare attraverso la crisi e’ possibile unicamente perche’ il neoliberismo e’ diventato un sistema. Ogni crisi economica, a partire da quella del 2008, e’ letta attraverso i termini del sistema e le risposte alle crisi sono unicamente quelle con esso compatibili […]
Fatto piu’ recente e che merita attenzione, e’ che oggi il neoliberismo si nutre di reazioni negative che induce sul piano politico: si rafforza attraverso quella ostilita’ politica che esso stesso suscita […]
Il neoliberismo non ha infatti più bisogno di un’immagine liberale o «democratica» come ai bei tempi del «neoliberalismo classico». Questa stessa immagine e’ diventata un ostacolo alla sua capacita’ di dominio. E cio’ accade perche’ il governo neoliberista non ha avuto alcuna esitazione nello strumentalizzare il risentimento di larga parte della popolazione in nostalgia per l’identita’ nazionale e in desiderio di protezione da parte dello Stato, rivolgendo tale risentimento verso capri espiatori.
In passato, il neoliberalismo e’ stato spesso associato all’«apertura», al «progresso», alle «liberta’ individuali», allo «stato di diritto», mentre oggi si declina con la chiusura delle frontiere, l’erezione di nuovi «muri», il culto della nazione e della sovranita’, l’offensiva esplicita nei confronti dei diritti umani, additati come un pericolo per la sicurezza.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Lavoro/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Tendiamo a pensare al “lavoro” come a qualcosa di antico quanto l’umanita’.
Non si e’sempre dovuto “lavorare” per guadagnarsi da vivere? Indubbiamente, le persone hanno dovuto fare qualcosa per mantenersi in vita, ma per la maggior parte della storia dell’umanita’ non lo hanno inteso come “lavoro” […]
Nelle comunita’ non soggette alla schiavitu’ o al mercato, la vita e’ caratterizzata da attivita’: riparare la struttura di un tetto, lavare i panni, procedere al raccolto, allattare i bambini, costruire utensili, tessere, preparare un giorno di festa e cosi’ via.
Da un punto di vista odierno chiameremmo alcune di queste attivita’ “lavoro”, altre “lavori domestici” o “lavori di cura” e altre ancora “attivita’ del tempo libero”.
Ma questa divisione e’ un’invenzione della modernita’. Dal punto di vista di una comunita’ autosufficiente che si autodetermina, queste categorie sono prive di senso: tutte queste attivita’ servono allo stesso modo a fornire il necessario per la vita.
Con la forzata integrazione di queste comunita’ nella Grande Macchina la situazione cambio’ radicalmente.
Si trattava ora di assoggettare l’energia e le capacita’ delle persone per scopi che esulavano dalla loro motivazione e dalla vita comunitaria.
Il risultato di questo assoggettamento e’ cio’ che chiamiamo “lavoro”.
Storicamente questo ha assunto due forme: nella periferia del sistema mondiale, la schiavitu’ e il lavoro forzato sono stati per secoli la forma di lavoro dominante; nei centri invece ha prevalso il lavoro salariato.
Entrambe le forme di lavoro mirano a rendere il lavoratore una parte a disposizione della Grande Macchina; entrambe comportano un’enorme violenza, ma in modi molto diversi. Mentre nella schiavitu’ e nel lavoro forzato domina la cruda violenza fisica, il lavoro salariato si e’ sviluppato nel corso dei secoli in un sistema di disciplinamento sempre piu’ raffinato che si traduce, in ultima analisi, nella partecipazione dei lavoratori al loro stesso assoggettamento.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Nel nostro paese Black Rock possiede il 5,2% di Unicredit, il 5,7% di Mps, il 5% di Intesa e il 4,8% di Telecom Italia, ma le sue partecipazioni si estendono ad Atlantia, Azimut, Prysmian, Ubi e a numerose altre realta’, oltre a quelle sopra citate, riferite a multiutility e partecipate pubbliche.
Un caso interessante e’ quello di Mediobanca. A fine ottobre del 2023 i giornali italiani hanno dato ampio spazio all’elezione del cda di Mediobanca, presentandola come uno scontro interno al “capitalismo italiano”. Non e’ proprio cosi’: il 36% del capitale di Mediobanca e’ in mano a fondi americani, tra cui ha un posto di rilievo proprio Black Rock, e un altro 18% proviene dal Regno Unito, ma e’ in larga parte composto da fondi internazionali. Dunque, ben oltre il 50% della proprieta’ di Mediobanca e’ nelle mani della grande finanza globale. La quota in mano agli azionisti italiani arriva a stento al 15%, data la presenza di fondi esteri nella Delfin della famiglia Del Vecchio.
Il “grande condizionamento” lascia dunque ben poca autonomia alla piu’ tradizionale banca d’affari italiana! Ma considerazioni analoghe si possono fare per altre societa’ (tra virgolette) “italiane”.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

 

 

Economia di mercato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Per rimettere in moto la macchina del denaro e ripristinare il potere sociale minacciato, i detentori di capitale si sono avvalsi di una serie di strategie tipiche delle fasi di contrazione economica: in primo luogo, si impegnarono a fondo per ridurre i costi dei fattori produttivi, ossia i salari, le tasse e i costi delle risorse.
Per spingere al ribasso i salari e le tasse, esistevano anche in questo caso diversi modi: lotta ai sindacati, ai salari minimi legali e agli standard lavorativi; delocalizzazione della produzione verso Paesi con manodopera a basso costo; finanziamento di campagne per la riduzione delle imposte sulle imprese; trasferimento delle sedi aziendali in paradisi fiscali, ecc. […]
La seconda reazione, anch’essa tipica delle fasi di contrazione, fu un’espansione delle attività speculative […]
Si dice spesso che la speculazione e’ sostanzialmente un gioco a somma zero per quanto riguarda la totalita’ degli speculatori; ma nella pratica le cose vanno diversamente. Infatti, mentre i profitti confluiscono nelle mani dei privati durante la fase di espansione di una bolla speculativa, non appena questa scoppia, le casse pubbliche sono solitamente pronte a compensare gran parte delle perdite e a scaricarle sulla societa’ in generale.
Un esempio tipico e’ la grande crisi bancaria e immobiliare degli Stati Uniti del 1982, nota come “Savings and Loan Crisis”: dopo lo scoppio della bolla, il settore pubblico si e’ assunto la responsabilita’ dei costi per ben 124 miliardi di dollari, mentre le societa’ private hanno dovuto coprire perdite per soli 29 miliardi. Questo schema si e’ ripetuto dall’inizio degli anni Ottanta nelle innumerevoli crisi bancarie e finanziarie, fino alla crisi finanziaria globale del 2008 e alla successiva “crisi dell’euro”. Per rendere la speculazione redditizia in modo duraturo, pertanto, non solo è necessario abolire le norme ostruzionistiche, ma anche garantire che le perdite speculative non siano sostenute dagli stessi speculatori. Sebbene questo principio sia incompatibile con l’ideologia neoliberista, esso ha ricoperto fin dall’inizio un ruolo cruciale nella pratica”

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


I paladini del mercato parlano delle meraviglie dei mercati nel produrre innovazione.
Come abbiamo visto, gran parte dell’innovazione che ha migliorato il tenore di vita nei decenni recenti si poggia sulle fondamenta della scienza di base, finanziata e spesso guidata dal governo.
Ma non solo accade che i mercati da soli non siano sufficientemente innovativi, accade anche che spingano l’innovazione nella direzione sbagliata. Dovremmo concentrare l’innovazione sul salvataggio del pianeta, riducendo le emissioni di CO2; invece, enormi sforzi di ricerca sono diretti a risparmiare sulla manodopera, in particolare quella non specializzata, riducendone il bisogno all’interno dei processi produttivi, quando abbiamo gia’ un’offerta globale eccessiva di questo tipo di lavoratori. Questo genere di innovazione puo’ far risparmiare costi al settore privato, ma la disoccupazione e la disuguaglianza che genera impongono costi elevati al resto della societa’.

Lavoro/Serughetti

La società esiste – Giorgia Serughetti – Laterza (2023)


Se tutti siamo imprenditori di noi stessi, se cioe’ siamo tutti capitalisti, in quanto proprietari e responsabili del nostro «capitale umano» – e questo vale per il fattorino di Amazon come per la migrante in cerca di fortuna in Europa, per il manager d’azienda come per la musicista – non ha piu’ senso parlare di «capitale» e «lavoro», ne’ di «classi» in conflitto.
In realta’ e’ il lavoro stesso a scomparire in quanto tale: tutte le attivita’ sono funzionali all’accrescimento del proprio valore, e le entrate sono redditi da investimento personale.
Non esiste sfruttamento, ma solo auto-sfruttamento.
Percio’ viene meno ogni ragion d’essere per i diritti collettivi, e tanto piu’ per le forme organizzative come i sindacati.
E’ cosi’ che si eclissa, come abbiamo visto, l’idea di «societa’». Si puo’ dire che alcuni oggetti sociali o giuridici siano morti prima nella mente delle persone, nella coscienza, che nelle politiche pubbliche.
Tra questi, le norme di protezione del lavoro, i sistemi previdenziali, la sanita’ e l’istruzione pubblica.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29695-patrizio-paolinelli-una-buona-societa-e-possibile.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-esiste-di-giorgia-serughetti/

https://www.retisolidali.it/la-societa-esiste-serughetti-serve-una-nuova-grammatica-delle-lotte/
https://www.sololibri.net/La-societa-esiste-Giorgia-Serughetti.html
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/serughetti_fattoquot.pdf
https://www.doppiozero.com/la-verita-vi-prego-sulla-societa
https://eticaeconomia.it/la-societa-esiste/

Economia di mercato/Volpi

I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Nell’opera di smantellamento dello Stato sociale in direzione della privatizzazione la vicenda della sanita’ italiana occupa un posto di assoluto rilievo […]
Un recente studio di Mediobanca mette in luce, con chiarezza, il rafforzamento della sanita’ privata.
Nel 2021, 24 operatori sanitari privati hanno realizzato in Italia un fatturato di 9,2 miliardi di euro, in forte, e continua, crescita rispetto al passato, attirando nel proprio azionariato numerosi fondi finanziari. Una simile crescita e’ stata, in buona misura, trascinata dalla diagnostica.
Lo stesso rapporto indica con didascalica evidenza che tale crescita dipende moltissimo dalla decisa frenata della spesa sanitaria pubblica, i cui numeri sono davvero impietosi: la spesa sanitaria pubblica, infatti, e’ prevista in ulteriore riduzione dal 6,7% del Pil nel 2023 al 6,3 nel 2024 fino al 6,2 nel 2025.
Peraltro, occorre ricordare che si tratta di una spesa piu’ bassa di quella della Germania, dove risulta pari al 10,9% del Pil, della Francia, dove e’ pari al 10,3%, e della Spagna, dove supera di poco il 7,8%.
E’ evidente verso quale modello stiamo andando.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Capitalismo/Serughetti

La società esiste – Giorgia Serughetti – Laterza (2023)


La fenditura verticale della societa’ genera, piuttosto, quelle forme di rivolta del «popolo» contro l’elite a cui in tutto il mondo occidentale danno voce i populismi.
Il desiderio di rivolta non nasce solo dall’acuirsi delle diseguaglianze, ma anche da quella «tracotanza» dei «vincitori», e dal sentimento di «umiliazione e risentimento» dei «perdenti», che Michael Sandel indica come l’esito politicamente piu’ funesto dell’etica meritocratica, di quella che chiama la «tirannia del merito»: la tracotanza meritocratica riflette la tendenza dei vincitori a godere troppo del proprio successo, dimenticandosi della fortuna e della buona sorte che li ha aiutati nel proprio cammino.
Quanti stanno ai vertici si compiacciono di essersi meritati il proprio destino, cosi’ come sono convinti che quanti stanno in basso si sono meritati il loro […]
La retorica del «se vuoi, allora puoi» diventa particolarmente tossica in condizioni di diseguaglianza dilagante e di mobilita’ sociale bloccata […]
Se la prima frattura e’ di carattere verticale, la seconda possiamo disegnarla in senso orizzontale: e’ quella che separa il «centro» dalla «periferia», dove le due nozioni assumono una valenza non solo geografica, ma anche sociopolitica e culturale […]
«Cio’ che rende periferica una parte della Francia, dell’America, della Gran Bretagna o dell’Italia», scrive il geografo Christophe Guilluy, «e’ innanzitutto il profilo sociale dei suoi abitanti, non la collocazione geografica».
Il «nuovo mondo emerso delle periferie» non riguarda soltanto le persone povere o migranti, ne’ solo i «segmenti marginali degli operai e dei contadini», ma anche «i dipendenti, i lavoratori manuali, i piccoli colletti bianchi, i giovani, i pensionati, gli abitanti delle zone rurali e di quelle urbane. Se li sommiamo l’uno all’altro, ci ritroviamo davanti l’intero insieme sociale».

Info:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29695-patrizio-paolinelli-una-buona-societa-e-possibile.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-esiste-di-giorgia-serughetti/

https://www.retisolidali.it/la-societa-esiste-serughetti-serve-una-nuova-grammatica-delle-lotte/
https://www.sololibri.net/La-societa-esiste-Giorgia-Serughetti.html
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/serughetti_fattoquot.pdf
https://www.doppiozero.com/la-verita-vi-prego-sulla-societa
https://eticaeconomia.it/la-societa-esiste/

Populismo/Piketty

Il socialismo del futuro – Thomas Piketty – Baldini+Castoldi (2024)

La strategia di Trump e’ quella classica: fa capire ai piccoli bianchi massacrati dalla globalizzazione che il loro nemico e’ il piccolo negro, l’immigrato, il messicano, il musulmano, e che tutto andra’ meglio se il grande miliardario bianco liberera’ il Paese dalla loro presenza.
Trump esaspera il conflitto razziale e identitario per evitare il conflitto di classe, di cui rischierebbe di fare le spese.
L’accento posto sulle fratture etniche ha svolto un ruolo centrale nell’intera storia degli Stati Uniti, e spiega in buona parte l’esilita’ della solidarieta’ e dello Stato sociale americano. Trump si limita a portare al parossismo la sua strategia, con – peraltro – alcune importanti novita’.
La prima. Fa leva su un’ideologia, quella della fortuna meritata, della sacralizzazione del mercato e della proprieta’ privata, che negli Stati Uniti, negli ultimi decenni, ha raggiunto livelli inediti, elevatissimi.
La seconda. La struttura del conflitto politico tende oggi a ramificarsi nel resto del mondo, specialmente in Europa. Un po’ ovunque, si vede crescere negli elettorati popolari un misto di tentazione xenofoba e di accettazione rassegnata delle leggi del capitalismo globalizzato. Dal momento che e’ illusorio aspettarsi grandi cose dalla regolazione della finanza e delle multinazionali, allora picchiamo duro sugli immigrati e sugli stranieri – se la cosa non ci fara’ forse del bene, ci fara’ comunque meno male.
Molti elettori di Trump o di Le Pen coltivano in fondo una convinzione assai semplice: e’ piu’ facile prendersela con gli immigrati che con il capitalismo finanziario, o immaginare un sistema economico diverso […]
La lezione principale, per l’Europa e il mondo, e’ chiara: e’ urgente riorientare la globalizzazione dalle fondamenta.
Le massime sfide del nostro tempo sono la crescita delle disuguaglianze e il riscaldamento climatico. Occorre metter mano a trattati internazionali che aiutino a rispondere a queste sfide e a promuovere un modello di sviluppo equo e duraturo. Si tratta di accordi di tipo nuovo, che possono contenere, se necessario, misure intese a facilitare gli scambi. Al cui centro, in ogni caso, non va posto il tema della liberalizzazione del commercio, la quale deve tornare a essere cio’ che non ha mai cessato di essere: uno strumento al servizio di obiettivi piu’ elevati.
In concreto, bisogna smettere di firmare accordi internazionali finalizzati alla riduzione dei diritti di dogana e di altre barriere commerciali senza includere nei trattati medesimi, fin dai primi capitoli, regole con tanto di stime, e regole vincolanti, tali da concorrere alla lotta contro il dumping fiscale e climatico: tipo tassi minimi comuni d’imposta sui profitti delle societa’ e target verificabili e sanzionabili di emissione di CO2. Non e’ piu’ possibile negoziare trattati di libero scambio in cambio di niente.

Info:
https://www.linkiesta.it/2023/05/thomas-piketty-ezra-klein-socialismo-partecipativo/
https://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2021/08/27/piketty-un-sovranista-illiberale-sinistra/?refresh_ce=1

https://www.pandorarivista.it/articoli/capitale-e-ideologia-di-thomas-piketty/ 
https://www.micromega.net/piketty-stiglitz-capitalismo-socialismo
https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-la-socialdemocrazia

https://lespresso.it/c/idee/2020/11/1/piketty-per-salvare-il-futuro-diamo-a-tutti-i-giovani-uneredita-di-cittadinanza/45519

Lavoro/Palermo

Il mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

Pur di aumentare l’occupazione, la sinistra politica e sindacale e’ disposta a tutto: ridurre i salari reali (perche’ e’ attraverso la creazione di opportunita’ di profitto per il capitale che si aumenta l’occupazione), aumentare la flessibilita’ (perche’ e’ assecondando le richieste del mercato che si realizza l’efficienza di pieno impiego), diminuire le garanzie (perche’ queste sono un costo per le aziende).
Addirittura poi, la confusione teorica tra occupazione, come indicatore della forza del movimento dei lavoratori, e occupazione, come dato statistico indice di desiderabilita’ in se’ secondo i parametri della nuova sinistra di mercato, porta a sventolare come grandi successi economici i processi di emersione del sommerso. I quali invece altro non sono che la trasformazione delle regole del mercato del lavoro: in questo modo si e’ reso legale cio’ che era illegale, dichiarando legittime le condizioni di sfruttamento che il legislatore aveva voluto impedire (e che invece il mercato nero era riuscito lo stesso a realizzare), trasformando di fatto il legislatore nel portavoce del mercato e subordinando le leggi dello stato alle leggi del mercato.
E questo e’ esattamente il disegno del capitale […]
Se prima era necessario assumere un lavoratore in nero per poterlo pagare poco e licenziare a piacimento, ora il padrone vuole apposite leggi che gli permettano di pagare poco e licenziare a piacimento i suoi dipendenti alla luce del sole. Ed essendo il processo ad uno stadio gia’ avanzato, ecco la gara tra centro-destra e centro-sinistra a rivendicare la paternita’ di questi “grandi successi” sul fronte dell’occupazione, dell’inflazione e dei conti pubblici, successi che indicano tutti l’aumento delle condizioni di sfruttamento del lavoro e l’aggravio delle condizioni di sostenibilità della disoccupazione.