Economia di mercato/Harvey

David Harvey – Diciassette contraddizioni e la fine del capitalismo – Feltrinelli (2014)

Lavoro, terra e moneta […] non sono ovviamente delle merci. […] Il lavoro e’ soltanto un altro nome per un’attivita’ umana che si accompagna alla vita stessa la quale a sua volta non e’ prodotta per essere venduta ma per ragioni del tutto diverse, né questo tipo di attivita’ puo’ essere distaccato dal resto della vita, essere accumulato o mobilitato.
La terra e’ soltanto un altro nome per la natura che non e’ prodotta dall’uomo, la moneta infine e’ soltanto un simbolo del potere d’acquisto che di regola non e’ affatto prodotto ma si sviluppa attraverso il meccanismo della banca o della finanza di stato.
Nessuno di questi elementi e’ prodotto per la vendita. La descrizione, quindi, del lavoro, della terra e della moneta come merce e’ interamente fittizia.

Info:

 

Economia di mercato/Tirole

Jean Tirole – Economia del bene comune – Mondadori (2017)

Chi manifesta inquietudine nei confronti dell’impatto del mercato sul patto sociale accomuna spesso tre preoccupazioni Prima preoccupazione: il mercato rafforzerebbe l’egoismo dei suoi attori, rendendoli meno capaci di legami affettivi verso gli altri […]
Seconda preoccupazione: il mercato incoraggerebbe l’allontanamento dei cittadini dalle istituzioni tradizionali, come i loro luoghi d’origine e le loro famiglie allargate, indebolendo cosi’ i legami con la societa’ che li circonda […] Terza preoccupazione: il mercato […] permetterebbe ai cittadini di prendere in considerazione determinate transazioni che altrimenti sarebbero impensabili – vendere i loro organi o le loro prestazioni sessuali, per esempio – ponendo cosi’ certi aspetti della sfera intima sullo stesso piano delle piu’ banali negoziazioni commerciali.

Info:
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-05-27/incentivi-bene-comune—193337.shtml?uuid=AEhxGePB&refresh_ce=1
https://www.linkiesta.it/it/article/2017/06/03/jean-tirole-trump-ha-ucciso-laccordo-sul-clima-e-la-prova-che-non-funz/34473/

Economia di mercato/Chang

Ha-Joon Chang – 23 cose che non ti hanno mai detto sul capitalismo – il Saggiatore (2012)

Per costruire una fabbrica ci vogliono mesi, se non anni, mentre per accumulare il know how tecnologico e organizzativo per una societa’ di livello mondiale servono decenni.
Le attivita’ finanziarie, invece, possono essere movimentate e riorganizzate in minuti, se non secondi. Questo estremo divario ha creato grossi problemi, perche’ il capitale finanziario e’ «impaziente» e alla ricerca di guadagni di breve periodo.
Nel breve periodo questo crea instabilita’ economica, perche’ il capitale liquido si muove per il mondo in tempi molto brevi e in modi «irrazionali» […]
La cosa piu’ grave e’ che, nel lungo periodo, cio’ porta a una debole crescita di produttivita’, perche’ gli investimenti di lungo periodo vengono tagliati per soddisfare il capitale impaziente.

Info:
https://www.anobii.com/books/23_cose_che_non_ti_hanno_mai_detto_sul_capitalismo/9788842817765/012bbaa6060194138a
http://www.mangialibri.com/libri/23-cose-che-non-ti-hanno-mai-detto-sul-capitalismo

Economia di mercato/Mathieu

Vittorio Mathieu – Filosofia del denaro. Dopo la morte di Keynes – Armando (1985)

Il valore del denaro: ovvero quella ricchezza di cui il denaro e’ “deposito”.
Il denaro, poiche’ comanda un servizio (ancora indeterminato), e’ lavoro potenziale, capacita’ di ottenere prestazioni.
La ricchezza e’ capacita’ di far lavorare, ottenendo da altri prestazioni ancora da determinare. A differenza di un contratto, in cui il firmatario si impegna a una prestazione determinata, il denaro rende il suo possessore beneficiario di prestazioni che si sa, bene o male, a quanto ammonteranno, ma non si sa in che cosa consistano, né da chi saranno fornite. Tuttavia il denaro ha valore perche’ questa strana obbligazione esiste: se nessuno si presentasse a farvi fronte, il mio denaro potrei buttarlo via.
Il denaro e’ misura di ogni valore, cioe’ di ogni ricchezza, perche’ e’ capacita’ di far lavorare altri per convenienza.

Economia di mercato/Jacobs

Michael Jacobs, Mariana Mazzucato – Ripensare il capitalismo – Laterza (2017)

Sia Bush che Obama hanno cercato di applicare una strategia di trickle down, elargendo ingenti somme di denaro a banche e banchieri.
L’idea era semplice: salvando le banche e i banchieri, ne avrebbero beneficiato tutti. Le banche avrebbero ricominciato a prestare soldi e i ricchi avrebbero creato piu’ posti di lavoro. Questa strategia, era la tesi, sarebbe stata molto piu’ efficace che aiutare direttamente i proprietari di case, le aziende o i lavoratori.
Di solito, quando si presta denaro a un paese in via di sviluppo, il dipartimento del Tesoro statunitense chiede che vengano imposte delle condizioni, per garantire non solo che il denaro sia speso bene, ma anche che il paese adotti politiche economiche capaci di favorire la crescita in futuro (almeno secondo le teorie economiche del dipartimento del Tesoro).
Ma alle banche non e’ stata imposta nessuna condizione, nemmeno, per fare un esempio, l’obbligo di erogare piu’ prestiti o mettere fine alle pratiche abusive.
Il salvataggio e’ servito ad arricchire quelli piu’ in alto, ma i benefici non sono filtrati al resto dell’economia.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ripensare-capitalismo-mazzucato-jacobs/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/12017-lorenzo-cattani-note-su-ripensare-il-capitalismo-di-m-mazzucato-e-m-jacobs.html
https://www.anobii.com/books/Ripensare_il_capitalismo/9788858127445/0151bee1e81a684e52
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127445

Economia di mercato/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

Siamo giunti alla conclusione che non e’ possibile individuare un’industria manifatturiera che svolga oggi quel ruolo chiave nei processi di accumulazione del capitale su scala mondiale svolto dall’industria tessile e automobilistica nei due secoli passati.
L’unico che si potrebbe definire, almeno parzialmente, come il nuovo settore trainante e’ quello dei semiconduttori, che pure si discosta in maniera sostanziale dalla traiettoria classica tracciata dalle industrie automobilistica e tessile, fatta di una serie di successivi spostamenti verso i paesi a minor costo del lavoro.
La manodopera impiegata in questo settore si e’ trovata infatti nei paesi a basso reddito fin dal principio cioe’ dallo stadio di innovazione, mentre la ricerca e sviluppo, il management e altre funzioni ad alto valore aggiunto sono concentrate nei paesi avanzati. Inoltre si tratta di attivita’ sempre piu’ automatizzate (compreso l’assemblaggio delle schede), e questo ne ha ridotto le potenzialità di crescita occupazionale […] Un ultimo settore in rapido sviluppo in termini occupazionali e’ quello dei cosiddetti servizi alla persona, un ambito che si potrebbe anche definire come “servizi riproduttivi”, dato che si tratta della mercificazione di attivita’ che in passato venivano svolte all’interno della sfera domestica (come preparare i pasti, accudire i bambini, organizzare il tempo libero). Si tratta di un chiaro esempio di crescita occupazionale che contrasta con la tendenza in atto in tutto il Novecento verso un crescente potere contrattuale legato al luogo di lavoro.
Dotati di uno scarso potere contrattuale, gli addetti di questo settore hanno dovuto accettare condizioni di lavoro precarie, con contratti per lo piu’ a tempo parziale e/o determinato.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Economia di mercato/Mazzucato

Mariana Mazzucato – Il valore di tutto – Laterza (2018)

Contrariamente ai buoni propositi dei pionieri di internet, gli effetti della rete stanno progressivamente centralizzando internet, ponendo un’enorme concentrazione di potere di mercato nelle mani di pochi.
La sola Google detiene il 70% delle ricerche online negli Stati Uniti e il 90% in Europa. Facebook ha piu’ di 1,5 miliardi di utenti, un quarto della popolazione mondiale, un abisso davanti ai suoi concorrenti. Amazon ha ora circa la meta’ del mercato dei libri negli Stati Uniti, per non parlare degli e-book. Sei aziende (Facebook, Google, Yahoo, AOL, Twitter e Amazon) rappresentano il 53% del mercato pubblicitario digitale (le sole Google e Facebook hanno il 39%). Una tale preminenza implica che i giganti del web possono imporre le loro condizioni agli utenti e alle aziende clienti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127841
https://www.anobii.com/books/Il_valore_di_tutto/9788858127841/01dd6d24ba48fe41d4
https://www.pandorarivista.it/articoli/valore-di-tutto-mariana-mazzucato/

 

Economia di mercato/Harvey

David Harvey – La crisi della modernita’ – il Saggiatore (2010)

Il boom postbellico fu mantenuto nel periodo 1969-73 grazie a una politica  monetaria straordinariamente disinvolta da parte di Stati Uniti e Gran Bretagna.
Il mondo capitalistico traboccava di fondi in eccedenza e aveva pochi sbocchi produttivi per gli investimenti: ne conseguiva una forte inflazione. Il tentativo di porre un freno all’inflazione crescente, nel 1973, rivelo’ una grande eccedenza di capacita’ produttiva nelle economie occidentali e porto’ a un crollo mondiale nei mercati immobiliari […] e a gravi difficolta’ per le istituzioni finanziarie.
A cio’ si aggiunse la decisione dell’OPEC di alzare i prezzi del petrolio e la decisione dei paesi arabi di bloccare le esportazioni di petrolio ai paesi occidentali durante la guerra arabo-israeliana del 1973 […]
La grave recessione del 1973, aggravata dallo shock petrolifero strappo’ il mondo capitalistico dal torpore soffocante della «stagflazione» (produzione stagnante e alta inflazione) e avvio’ tutta una serie di processi che minarono il compromesso fordista.
Gli anni settanta e ottanta sono poi stati un difficile periodo di ristrutturazione economica e di riaggiustamento sociale e politico […] Il mercato del lavoro, per esempio, ha conosciuto una radicale ristrutturazione.
In presenza di una forte instabilità del mercato, di un’accresciuta concorrenza e di margini di profitto decrescenti, i datori di lavoro hanno sfruttato il diminuito potere sindacale e le sacche di lavoratori in eccedenza (disoccupati o sotto-occupati) per promuovere regimi di lavoro e contratti di lavoro molto piu’ flessibili […]
Ma ancora piu’ importante e’ stato l’apparente abbandono dell’occupazione regolare a favore di lavori a tempo parziale, o temporanei, o in subappalto.

Info:
https://www.anobii.com/books/La_crisi_della_modernit%C3%A0/9788851520366/012ddde8b392d53a07
http://www.leparoleelecose.it/?p=10178

Economia di mercato/Tirole

Jean Tirole – Economia del bene comune – Mondadori (2017)

Dopo il clamoroso fallimento economico, culturale,  sociale e ambientale delle economie pianificate, dopo la caduta del Muro di Berlino e la mutazione economica della Cina, l’economia di mercato e’ diventata il modello dominante, se non esclusivo, di organizzazione delle nostre societa’.
Anche nel «mondo libero», il potere politico ha perso influenza a beneficio sia del mercato sia di nuovi attori.
Le privatizzazioni, l’apertura alla concorrenza, la globalizzazione, il ricorso sempre piu’ sistematico alle aste nell’assegnazione delle opere pubbliche restringono il margine d’intervento statale, per il quale l’apparato giudiziario e le autorita’ indipendenti di regolamentazione, organi estranei al primato della politica, sono diventati attori imprescindibili.

Info:
https://www.ilsole24ore.com/art/cultura/2017-05-27/incentivi-bene-comune—193337.shtml?uuid=AEhxGePB&refresh_ce=1
https://www.linkiesta.it/it/article/2017/06/03/jean-tirole-trump-ha-ucciso-laccordo-sul-clima-e-la-prova-che-non-funz/34473/

Economia di mercato/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – L’euro. Come una moneta comune minaccia il futuro dell’Europa – Einaudi (2017)

Valori che vanno oltre l’economia: a) l’economia dovrebbe essere un mezzo per raggiungere un fine, e cioe’ migliorare il benessere dei singoli e della societa’; b) il benessere dei singoli dipende non solo da una concezione standard del Pil, benche’ questa sia stata ampliata e includa oggi la sicurezza economica, ma da un sistema di valori molto piu’ ampio che comprende la solidarieta’ e la coesione sociale, la fiducia nelle nostre istituzioni sociopolitiche e la partecipazione democratica; c) essendo nato per migliorare i risultati economici e consolidare la coesione politica e sociale in Europa, l’euro doveva essere un mezzo per raggiungere un fine, e non un fine in se’.

Info:
http://temi.repubblica.it/micromega-online/stiglitz-e-possibile-salvare-l-euro/
https://www.ilsole24ore.com/art/finanza-e-mercati/2018-07-06/stiglitz-italexit-e-l-ultima-spiaggia-l-italia-e-meglio-restare-ma-l-euro-va-riformato-154718.shtml?uuid=AEpvLEIF&refresh_ce=1
http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/stiglitz-39-39-39-italia-sufficientemente-grande-ha-176313.htm