Geoeconomia/Ispi

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


Lo scoppio della guerra aperta a Gaza, meno di due anni dopo l’invasione russa dell’Ucraina, conferma che la crisi irreversibile dell’ordine internazionale liberale, gia’ in atto almeno dalla seconda meta’ degli anni Dieci del XXI secolo, ha raggiunto lo stadio della piena militarizzazione: il collasso dell’ordine non genera piu’, genericamente, crisi, ma vere e proprie guerre.
La natura di questi conflitti armati, come sempre nella storia, riflette la natura della convivenza internazionale circostante: i suoi rapporti di potere, la sua configurazione geopolitica, il suo ordinamento istituzionale e persino i suoi linguaggi […]
Non soltanto l’eventualita’ della guerra non ha affatto smesso di contrassegnare la politica internazionale e di orientare la politica estera dei singoli attori – come provano l’aumento generalizzato delle spese militari e il varo o il rilancio delle alleanze militari, a cominciare dalla NATO –, ma, contravvenendo al mantra liberale ed economicista del «mondo senza confini», le guerre continuano a essere combattute proprio per impadronirsi di spazi o difendere confini; anzi, dove uno Stato, come a Gaza e in Cisgiordania, non c’e’, regrediscono alla forma primordiale della lotta per la nuda terra.

Info:
https://www.mondadori.it/approfondimenti/unione-europea-le-sfide-di-un-continente-fragile-nell-eta-dell-insicurezza/

Lavoro/Ispi

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


L’anno appena trascorso ha offerto uno spaccato delle contraddizioni che caratterizzano intimamente, ormai da decenni, l’approccio all’immigrazione internazionale dei paesi destinatari di significativi flussi migratori e, in particolare, delle societa’ occidentali.
La gran parte delle migrazioni internazionali si dirige verso regioni del mondo che si avvicinano o gia’ attraversano un autunno demografico, e le cui societa’ hanno dunque sempre piu’ bisogno di flussi significativi e continuativi di manodopera straniera per attutire le conseguenze della loro transizione demografica sulla fiscalita’ generale (in altri termini: potersi permettere di pagare di piu’ per pensioni e sanita’, per qualche anno in piu’ rispetto a uno scenario senza immigrazione, prima di dover inevitabilmente tirare la cinghia).
Quelle stesse societa’ appaiono tuttavia sempre meno capaci di evitare la tentazione – antica e spesso presente nella storia dell’umanita’ – di utilizzare l’altro da se’, e in particolare lo straniero, come capro espiatorio, spiegazione di buona parte dei mali che affliggono politica, economia e societa’.
Con il trascorrere degli anni sembra che in particolare le societa’ occidentali si facciano sempre piu’ diffidenti e rancorose. Non solo: anche piu’ polarizzate, con i seguaci di teorie complottiste come quella della «grande sostituzione», a destra, cui fanno da contraltare a sinistra i sostenitori dei movimenti No Borders.

Info:
https://www.mondadori.it/approfondimenti/unione-europea-le-sfide-di-un-continente-fragile-nell-eta-dell-insicurezza/

Populismo/ISPI

L’Europa nell’età dell’insicurezza. Le sfide di un continente fragile – ISPI – Mondadori (2024)


La percezione di insicurezza generata dall’immigrazione non e’ totalmente priva di ragioni.
Al netto dei pregiudizi, vi sono alcuni motivi per i quali alti flussi immigratori, soprattutto se irregolari o non affiancati da buone politiche pubbliche d’integrazione dei neoarrivati nella forza lavoro e piu’ in generale nella societa’ ospitante, possano generare sentimenti di insicurezza crescente.
E’ per esempio vero che una persona straniera tendera’ in media a essere piu’ povera di una nativa. Nell’Unione europea, per esempio, uno straniero non comunitario ha un reddito medio netto di circa 15.000 euro, del 21 per cento piu’ basso rispetto a un cittadino europeo […]
Inoltre, anche se non c’e’ ragione di pensare che un afflusso di manodopera straniera possa «rubare il lavoro» a un nativo (la massima parte delle ricerche trova effetti nulli o addirittura positivi), questa percezione e’ diffusa e radicata nella popolazione generale sia negli Stati Uniti sia in Europa […]
C’e’ infine una netta correlazione fra stranieri e criminalita’ che ha spiegazioni immediate e semplici, ma che per la sua evidenza presta il fianco a facili strumentalizzazioni. In Italia, per esempio, a fronte di una popolazione straniera di circa il 9 per cento sul totale della popolazione, le denunce e gli arresti degli stranieri nel 2022 erano il 34 per cento del totale […]
Malgrado l’aumento del numero degli stranieri nel corso del tempo, gran parte delle societa’ occidentali negli ultimi decenni sono diventate piu’ sicure, non piu’ violente. Tra il 2008 e il 2021, per esempio, in Italia il numero di stranieri residenti e’ aumentato del 67 per cento, da 3 a 5 milioni. Nello stesso periodo il numero di furti denunciati e’ diminuito del 43 per cento, quello delle rapine del 65, quello degli omicidi volontari del 51.