Europa/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Come la maggior parte delle guerre, soprattutto quelle mondiali, anche questa non e’ andata secondo i piani e ci ha gia’ procurato diverse sorprese.
[Tra le tante,] il crollo di qualsiasi forma di volonta’ europea.
In origine, l’Europa consisteva essenzialmente nella coppia franco-tedesca la quale, a partire dalla crisi del 2007-2008, aveva certamente assunto i caratteri di un matrimonio patriarcale, con la Germania nel ruolo del marito dominante che non presta piu’ ascolto a quanto gli dice la coniuge.
Tuttavia, anche sotto l’egemonia tedesca, si era convinti che l’Europa potesse mantenere un certo grado di autonomia. Invece, malgrado qualche iniziale riluttanza sull’altra sponda del Reno, comprese le esitazioni da parte del cancelliere Scholz, l’Unione Europea ha abbandonato in poco tempo ogni velleita’ di difendere i propri interessi.
Questa si e’ infatti privata del partner energetico e (più in generale) commerciale russo, punendo se stessa sempre piu’ duramente. La Germania ha accettato senza battere ciglio il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, i quali assicuravano in parte il suo approvvigionamento energetico, un atto terroristico diretto sia contro di lei che contro la Russia e perpetrato dal suo “protettore” americano di concerto, per l’occasione, con la Norvegia, un paese che non fa parte dell’Unione […]
Abbiamo assistito anche all’evaporazione della Francia di Emmanuel Macron dalla scena internazionale, mentre la Polonia e’ diventata il principale agente di Washington in seno all’Unione Europea, rimpiazzando in tale ruolo il Regno Unito ormai uscito dall’UE grazie alla Brexit.
Il continente, nel suo complesso, ha visto subentrare all’asse Parigi-Berlino quello Londra-Varsavia-Kiev guidato da Washington. Questa evanescenza dell’Europa in qualita’ di attore geopolitico autonomo non puo’ che lasciare perplessi.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

 

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

La guerra sul campo sta dimostrando in maniera inequivocabile che Vladimir Putin sta portando a livelli mai visti la linea tendenziale di sviluppo emersa nel corso dei precedenti conflitti del post-Guerra fredda, e che prevede la distruzione sistematica della polis: della citta’ come struttura urbanistica e come modello di socialita’.
Non e’ un caso che Mosul e Falluja siano assurte a epitomi della guerra in Iraq, Raqqa di quella in Siria, Tripoli e Tobruk del conflitto in Libia, Sana’a di quello in Yemen […]
L’accanimento col quale le forze armate russe si stanno dedicando, su ogni fronte, alla distruzione delle citta’ ucraine […] sia quello di annientare cio’ che la citta’ rappresenta: bombardare Sarajevo o Kiev non vuol dire soltanto distruggerne le infrastrutture, ma annichilire l’idea stessa di cittadinanza […]
L’ulteriore conseguenza dell’urbicidio messo in atto dalla Russia in Ucraina – come nelle altre nuove guerre ma su scala ben piu’ ampia – e’ la proliferazione del mercato nero in ogni settore dell’economia: dal rifornimento dei beni essenziali, al traffico dei migranti, oltre che delle armi; in grado di garantire una crescita esponenziale dei profitti a quelli che un tempo avremmo definito «profittatori di guerra».
Ma a guadagnarci sono anche le borse, cui si offre su un piatto d’argento l’opportunita’ di speculare sull’aumento dei prezzi delle risorse energetiche o del grano.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/

Europa/Piketty

Il socialismo del futuro. Cronache – Thomas Piketty – Baldini+Castoldi (2024)


L’Eurozona ha bisogno di una governance economica: un bilancio comune, imposte comuni, una capacita’ di spesa e d’investimento, una strategia di crescita, un modello di sviluppo equo e duraturo.
Ma perche’ tutto cio’ sia un giorno possibile, deve soprattutto dotarsi di istituzioni democratiche tali da consentirle di prendere decisioni in comune. Non serve a niente parlare di governance dell’Eurozona se non si dice davanti a quale istanza democratica il governo sara’ responsabile. Attualmente, l’organo decisionale principale a livello europeo e’ il Consiglio dei Ministri delle Finanze. Il problema e’ che questo Consiglio e’ il piu’ delle volte incapace di prendere delle decisioni […]
Il problema risiede nella struttura stessa del Consiglio dei Ministri delle Finanze, che e’ una macchina per indirizzare gli interessi nazionali (o erroneamente percepiti come tali) gli uni contro gli altri e per determinare cosi’ uno stato d’inerzia.
Nella misura in cui una sola persona rappresenta un Paese di 80 (la Germania) o di 65 milioni di abitanti (la Francia), e’ quasi impossibile che questa persona accetti serenamente di essere messa in minoranza. E cio’ impedisce qualunque decisione maggioritaria concordata – nonche’ ogni deliberazione pubblica.
Il Consiglio dei Ministri delle Finanze va dunque sostituito con una vera assemblea parlamentare dell’Eurozona, nella quale ciascun Paese sia rappresentato da un certo numero di deputati eletti dai rispettivi parlamenti nazionali, in proporzione alla popolazione e dei differenti gruppi politici […]
Una soluzione alternativa sarebbe quella di fondarsi su una sottoformazione del Parlamento europeo.
[…] Sembra nettamente preferibile posporre l’assemblea parlamentare dell’Eurozona ai parlamenti nazionali: da un lato, perche’ questi dispongono della legittimita’ democratica necessaria per chiamare a collaborare i contribuenti nazionali; dall’altro, perche’ e’ essenziale, per un’innovazione democratica tanto importante, stabilire l’esistenza di un nocciolo duro meglio integrato dell’Unione Europea nel suo insieme, di un nucleo che disponga di istituzioni sue proprie.

Info:
https://www.linkiesta.it/2023/05/thomas-piketty-ezra-klein-socialismo-partecipativo/
https://riccardosorrentino.blog.ilsole24ore.com/2021/08/27/piketty-un-sovranista-illiberale-sinistra/?refresh_ce=1

https://www.pandorarivista.it/articoli/capitale-e-ideologia-di-thomas-piketty/
https://www.micromega.net/piketty-stiglitz-capitalismo-socialismo
https://www.rivistailmulino.it/a/un-futuro-per-la-socialdemocrazia

https://lespresso.it/c/idee/2020/11/1/piketty-per-salvare-il-futuro-diamo-a-tutti-i-giovani-uneredita-di-cittadinanza/45519

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

Potremmo dire che la guerra scatenata dalla Russia contro l’Ucraina rappresenta il culmine di un processo che, a partire dalla fine della Guerra fredda, ha visto una nuova fase di crescita del mercato autoregolato che ha portato alla riscoperta dei vantaggi della violenza organizzata, in tutte le sue forme, come strumento ordinario di riproduzione del processo di accumulazione originaria delle risorse.
Da oligarca al vertice di un sistema capitalistico clientelare e di stato, Vladimir Putin ha scommesso sulla guerra come soluzione ai suoi problemi politici, finendo con il mettere a rischio ben piu’ della posta che pensava di aver messo in gioco […]Chiediamoci che cosa volesse ottenere la Russia invadendo l’Ucraina e quali obiettivi – al netto di quelli di politica interna – […] Se l’intento era ridiscutere la propria posizione all’interno della gerarchia internazionale delle grandi potenze, riscattare in qualche modo la sconfitta dell’Unione Sovietica del 1989 (che, peraltro, si era in buona parte autoinflitta) e la conseguente perdita di status nei confronti degli Stati Uniti, la missione sembra destinata a sicuro fallimento.
La Russia, infatti, anche dovesse ottenere qualche risultato significativo sul campo – non alle viste nel momento in cui scriviamo – uscira’ economicamente dissanguata da questa guerra, per non parlare della propria reputazione agli occhi del mondo.
E, ammesso che fosse nelle sue intenzioni, non e’ nemmeno riuscita a ottenere un appoggio incondizionato e tantomeno un coinvolgimento militare diretto della Cina, troppo impegnata a consolidare il proprio ruolo di sfidante degli Usa nella competizione capitalistica.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/ 

https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’avvento della globalizzazione ha significato e significa tutt’oggi uno sbilanciamento nei rapporti di potere tra i poli di capitale e mercato e di lavoro e democrazia egualitaria, a vantaggio del capitale e a scapito di chi lo serve.
Tra i suoi effetti si annoverano la soppressione del modello di crescita keynesiano, che presuppone mercati dei capitali contenibili a livello nazionale, e la degradazione della democrazia egualitaria a forza produttiva. I cambiamenti istituzionali necessari a tale obiettivo – quali la “flessibilizzazione” del mercato del lavoro e del lavoro medesimo, con l’indebolimento dei sindacati e della loro capacita’ di sciopero, la protezione delle banche centrali dal rischio di influenza da parte di governi eletti dai cittadini, il risanamento dei conti pubblici, la ristrutturazione dello stato sociale in direzione di politiche attive e di ridimensionamento del suo ruolo, la privatizzazione delle istituzioni e dei servizi pubblici, l’aumento della cosiddetta partecipazione diretta, anche da parte dei cittadini e cosi’ via – trovarono attuazione, pur con velocita’ e priorita’ differenti, piu’ o meno ovunque nelle democrazie capitaliste cosi’ sottomesse a una rivoluzione neoliberale, nella gran parte dei casi per un impulso unanime di entrambe le principali fazioni, centro-destra e centro-sinistra.
Il processo neoliberale di affrancamento del capitalismo dalla democrazia, tuttavia, non avvenne senza resistenza, e la strada che lo separava dal suo ultimo obiettivo fu sempre molto lunga.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Geoeconomia/Zizek

La nuova lotta di classe. Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini – Slavoj Žižek – Ponte alle Grazie (2016).

Esiste un’economia complessa del trasporto dei rifugiati (un industria che vale miliardi di dollari): dunque chi e’ che la finanzia? Chi la ottimizza? Che aspettano ad esplorare questi oscuri bassifondi i servizi segreti europei?
Il fatto che i rifugiati versino in condizioni disperate non esclude affatto la possibilita’ che il loro flusso faccia parte di un piano ben concertato.
Non si puo’ fare a meno di notare come alcuni paesi meno abbienti del Vicino Oriente (Turchia, Egitto, Iran ecc.) siano molto piu’ aperti ai profughi di quelli davvero ricchi (Arabia Saudita, Kuwait, Emirati Arabi Uniti, Qatar ecc.). L’Arabia Saudita e gli Emirati quasi non ne hanno accolti, anche se confinano con l’area di crisi, e sono altrettanto ricchi e culturalmente molto piu’ vicini ai rifugiati, per lo piu’ musulmani, di quanto lo sia l’Europa [..]
Bisogna anche tenere a mente che la stessa Arabia Saudita, dal punto di vista economico, e’ del tutto integrata nell’Occidente: economicamente parlando, Arabia e Emirati sono o no puri avamposti del capitale occidentale, Stati che dipendono in tutto e per tutto dai loro ricavi petroliferi tanto per la loro ricchezza quanto per la loro reputazione mondiale?
La comunita’ internazionale dovrebbe esercitare un’ingente pressione sull’Arabia Saudita (e su Kuwait, Qatar ecc.) perche’ facciano il loro dovere e accolgano ampi contingenti di profughi.

 

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

La riconversione sentimentale dell’“Europa” in una terra dei desideri con proprieta’ riadattabili a piacimento permette alla politica in senso pratico di poter pretendere, cinicamente, una “soluzione europea” a tutto cio’ che essa, non volendosene o non potendosene piu’ occupare, ha trasferito verso l’alto, al governo tecno- e mercatocratico europeo; le permette cioe’ di usare l’“Europa” come un’arma politica atta a risolvere problemi di ogni tipo, dalla crescita economica alle finanze dello stato, dai flussi migratori a questioni di sicurezza interna ed esterna, dalla crisi bancaria alla crisi climatica e pandemica.
I politici piu’ accorti possono allora scegliere come muoversi nella struttura multilivello di quest’Europa solidamente neoliberale, nell’intercapedine tra politica nazionale e il sottobosco di istituzioni europee tanto opache come mai nessun’altra, e decidere cosi’ se derogare al proprio impegno a livello nazionale in nome dell’“Europa”, se additare quest’ultima come responsabile dei fallimenti della politica nazionale, se lasciare all’“Europa” l’onere di dettare loro la linea da preferire e sgravarsi cosi’ di qualunque responsabilita’ democratica, riparando se stessi e le proprie scelte a priori da qualunque forma di resistenza politica interna.
Uno spettacolo, questo, che si consuma davanti a un pubblico di persone cui manca qualunque forma di comprensione intuitiva del significato, delle regole e degli eventi comunitari europei […]
Quando si tratta di Bruxelles e del suo nuovissimo sistema istituzionale, tanto sintetico come privo di tradizioni, essi possono al massimo fare professione di fede identitaria ed esprimere devote speranze, mentre solo a quanti, con un duro sforzo conformista, si sono guadagnati lo status di specialisti e’ dato sapere quel che realmente accade o non accade nelle segrete stanze delle sedute europee o capire quel che gli esperti di comunicazioni incaricati lasciano trapelare da quegli incontri.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Geoeconomia/Sanders

Sfidare il capitalismo – Bernie Sanders – Fazi (2024)

L’oligarchia controlla la nostra economia.
Tre società – BlackRock, Vanguard e State Street – controllano asset per oltre 20.000 miliardi di dollari, l’equivalente del prodotto intero lordo degli Stati Uniti.
Sono le maggiori azioniste delle principali banche del paese e hanno grosse quote azionarie in oltre il 96 per cento delle societa’ dell’indice S&P 500.
In altre parole esercitano un’influenza significativa su molte centinaia di aziende che danno lavoro a milioni di americani; influenzano, di fatto, l’intera economia.
E parliamo di banche […]: queste tre societa’ d’investimento di Wall Street sono le maggiori azioniste di alcune delle piu’ grandi banche americane: JP Morgan Chase, Wells Fargo e Citibank.
Parliamo quindi di trasporti. BlackRock, Vanguard e State Street sono tra i principali proprietari di tutte e quattro le maggiori compagnie aeree: American, Southwest, Delta e United.
E la sanita’? Insieme possiedono una media del 20 per cento delle maggiori case farmaceutiche.
Quanto ai media? Sono tra i maggiori azionisti diComcast, Disney e Warner Bros.Controllando così tanta parte della nostra politica e dei media, i miliardari sono liberi di accrescere la loro ricchezza e il loro potere a ritmi esponenziali […]
Il punto non e’ demonizzare gli oligarchi. Ne’ si tratta di invidiarli. Tipi come Musk, Bezos, Zuckerberg, Gates, Buffett, i Walton, i Koch e via dicendo sono di solito intelligenti. Tendono a lavorare sodo e rischiare; sono spesso innovativi.
Quando ci fissiamo su un personaggio in vista inficiamo il discorso, creando la falsa impressione che il problema siano un paio di mele marce.
La lotta contro l’oligarchia americana – e il sistema plutocratico che la favorisce – non ha niente a che vedere con dei singoli personaggi.
La diseguaglianza non e’ un fatto di individui: e’ una crisi sistemica.
E’ ora di farla finita con una cultura che non solo accetta ma in realta’ crea il grado osceno di diseguaglianza, ingiustizia e avidita’ incontrollabile che tanto sta danneggiando il nostro paese e il mondo intero. Dobbiamo prenderne atto, come cittadini e come attivisti e leader politici.

Info:
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders-libro
https://cultura.tiscali.it/libri/articoli/sfidare-capitalismo-sanders-manifesto-sinistra/

https://othersouls.it/sfidare-il-capitalismo-un-viaggio-verso-lequita-sociale/
https://www.marx21.it/cultura/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders/

Europa/ Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’Unione europea degli ultimi tre decenni puo’ essere intesa come un microcosmo locale di quella che Rodrik (2011) ha definito “iperglobalizzazione”: il prototipo continentale di un capitalismo integrato a livello mondiale, che ha la propria matrice nel Washington consensus.
La Ue degli anni novanta era sinonimo di un mercato unico senza frontiere di beni e servizi, della manodopera e dei capitali; di una politica economica vincolata a regole, fatte valere da un tribunale internazionale, la Corte di giustizia dell’Unione europea, competente su tutto il territorio; di tassi di cambio piu’ che fissi sotto forma di una moneta comune, l’euro, gestiti da un istituto sovranazionale, la Banca centrale europea, con altrettante competenze […]
Questa economia svuotata di dimensione politica, e privata degli strumenti della politica stessa, era ed e’ governata da una miscela di tecnocrazia – la Bce, lo pseudo organo esecutivo della Ue e della Commissione europea – e di quella che potremmo definire nomocrazia, attraverso la Corte di giustizia dell’Unione europea; il tutto e’ retto da una costituzione composta da due accordi tra i ventotto paesi, incomprensibili al cittadino comune: una costituzione tanto concreta, quanto concretamente immodificabile, dal momento che i trattati riconoscono a ciascun contraente il diritto di veto a qualsiasi cambiamento.
Vietando controlli di qualunque tipo sui capitali, tanto all’interno come all’esterno dell’Unione, gli accordi permettono al cosiddetto “progetto europeo” di integrarsi perfettamente al sistema finanziario globale guidato dagli Stati Uniti.
Che questa costruzione patisse un “deficit di democrazia”, come si disse allora con un eufemismo, non era un mistero.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Geoeconomia/Parsi

Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2022)

E’ stata spesso evocata l’ipotesi di una «nuova Guerra Fredda», un’immagine che potrebbe catturare anche una possibile prospettiva dell’involuzione dei rapporti sino-americani.
Fermo restando che ogni analogia storica e’ sempre forzatamente ingannevole, dobbiamo aggiungere che la divaricazione tra la politica americana e quella di Russia e Cina apre uno scenario diverso da quello della Guerra Fredda.
Fino al 1989, infatti, il confronto tra USA e URSS concentrava al suo interno tanto la dimensione politico-ideologica quanto quella strategico-militare. L’intesa o la non intesa tra Washington e Mosca determinavano lo stato di maggiore o minore tensione dell’intero sistema internazionale. Per contro, la dimensione economica ne era in gran parte esclusa, perche’ i sistemi economici capitalista e collettivista avevano pochi punti di contatto e interscambio, per lo piu’ concentrati nei settori cerealicolo ed energetico.
Oggi la partita vede impegnati tre giocatori di cui uno considerato e «atteso» in costante crescita – la Cina – e gli altri due declinanti, sia pure con modalita’ e forme differenti e comunque in grado di produrre sussulti in controtendenza anche molto significativi: ovvero l’egemone in ripiegamento strategico, gli Stati Uniti, e la seconda superpotenza nucleare del sistema, la Russia, della quale sembra di stare assistendo al canto del cigno, perche’ al di la’ degli indubbi successi conseguiti sul piano politicomilitare in questi anni, tutti gli altri indicatori (economici, demografici, politici interni) ci parlano di un paese avviato a un inesorabile declino.