Societa’/Deneault

Alain Deneault – La mediocrazia – Neri Pozza (2017)

La crisi ecologica in continuo aggravamento, le disuguaglianze dei redditi che portano a esclusioni su scala nazionale e mondiale, la dipendenza dai combustibili fossili, il consumo eccessivo e l’obsolescenza programmata, la trasformazione della cultura nell’industria del divertimento, la colonizzazione della mente da parte della pubblicita’, la predominanza del sistema finanziario internazionale sull’economia cosi’ come la sua instabilita’, per fare alcuni esempi, sono tutti aspetti sociali che, insieme a diversi altri, incarnano problemi che trovano origine nella formazione e nelle ricerche sviluppate dagli istituti universitari.
I laboratori, le facolta’ e i dipartimenti universitari costituiscono infatti“l’elite” in causa. […]
L’universita’ e’ diventata ne’ piu’ ne’ meno che una componente del dispositivo industriale, finanziario e ideologico contemporaneo.
E’ in tal senso che si fa forte dell’appoggio della cosiddetta «economia del sapere», alla quale si vanta di partecipare.
L’imprenditoria vede dunque l’universita’ trasmet
terle il sapere piu’ avanzato e il personale che essa richiede, e tutto cio’ grazie al denaro pubblico […]
Oggi gli studenti non sono piu’ quei consumatori dell’insegnamento e dei diplomi offerti nei campus, sono diventati loro stessi dei prodotti.
L’universita’ vende cio’ in cui li trasforma alle imprese private e ad altri istituti che la finanziano, che sono dunque i suoi nuovi clienti.

Info:
https://www.repubblica.it/venerdi/interviste/2017/01/25/news/il_trionfo_della_mediocrazia_spiegato_dal_filosofo_canadese_alain_deneault-156837500/
http://blog.ilgiornale.it/franza/2018/05/27/la-mediocrazia-un-libro-magistrale-del-canadese-alain-deneault-ne-traccia-il-pensiero-e-spiega-come-i-mediocri-hanno-preso-il-potere/
https://www.ilmerito.org/8-nel-merito/273-mediocrazia-una-rilettura-della-societa-contemporanea-attraverso-il-suo-declino-irreversibile-recensione-a-a-deneault-mediocrazia-neri-pozza-2017-di-giovanni-cossa
https://ilfoglietto.it/libri/5397-la-mediocrazia-un-libro-sulla-inadeguatezza-della-classe-dirigente

GreenNewDeal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

La maggior parte della gente rimarrebbe probabilmente scioccata se scoprisse che […] il bestiame e’ responsabile di gran parte delle emissioni agricole di gas serra dovute all’attivita’ umana.
Il bestiame, in primo luogo i bovini, pascola sul 26 per cento della terra libera dai ghiacci del nostro pianeta.
Attualmente vi sono sulla Terra circa 1,4 miliardi di mucche, che emettono una gran quantita’ di metano, un gas serra il cui potenziale di riscaldamento globale e’ 25 volte quello del biossido di carbonio (CO2).
Le mucche rilasciano inoltre con le feci ossido di azoto, il cui potenziale di riscaldamento globale e’ 296 volte maggiore di quello del CO2 […]
Rispetto alla produzione di comuni fonti proteiche vegetali, «la carne bovina e di altri ruminanti … richiede, per unita’ di proteine consumate, oltre venti volte piu’ terra e causa l’emissione di oltre venti volte piu’ gas serra dei legumi», il che rende la produzione intensiva di bovini e la relativa zootecnia incredibilmente inefficienti.
C’e’ poi un’altra triste realta’: la causa principale della deforestazione in molti paesi del mondo e’ la creazione di pascoli per il bestiame, il che significa un numero molto minore di alberi in grado di assorbire le emissioni di gas serra

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Societa’/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo -Castelvecchi (2021)

Le iniziative sul lavoro garantito si basano su una nobile tradizione teorica, che da Keynes va a Meade, a Minsky, ad Atkinson, la quale ha sviluppato la convinzione che in circostanze – come le odierne – di drammatico sottoutilizzo dei fattori fondamentali della produzione, lavoro e capitale, e di secular stagnation strisciante quindi di bassi investimenti, lo Stato possa e debba essere utilizzato come employer of last resort, immagine che e’ un’articolazione di quella dello «Stato innovatore» e dello «Stato strategico».
I programmi prevedono mix di investimenti pubblici e investimenti privati in grado di offrire lavori pubblici utili socialmente, anche temporanei, al salario minimo legale ai disoccupati che cerchino e non trovino lavoro o per integrare l’occupazione di coloro che abbiano un lavoro parziale involontario […]
I settori e gli ambiti in cui creazione di lavoro e creazione di sviluppo coincidono sono numerosi e vanno dalle problematiche ambientali all’emersione di enormi bisogni sociali insoddisfatti, tutte cose che il mercato da solo non risolve, non lenisce, non tratta.
La rottura degli equilibri ambientali sta avvenendo a una velocita’ senza precedenti, mentre, nell’abitazione, l’alimentazione, la mobilità, il tempo libero, la cultura, l’istruzione, la formazione, la salute, i bisogni dei cittadini rimangono inevasi e nei territori (dalle grandi aree metropolitane alle piccole e medie citta’, alle aree rurali e periferiche) la qualita’ della vita degrada.
In tutti questi settori e aree il lavoro garantito puo’ sollecitare una mobilitazione di energie fuori del comune.
Richiamare l’importanza strategica delle iniziative sul lavoro garantito in quanto “lavoro di cittadinanza” consente di chiarirne le differenze rispetto alla prospettiva del reddito di cittadinanza.
Trattare l’occupazione come diritto che deve essere garantito dallo Stato – secondo quanto postula la Costituzione italiana – e’ qualcosa di radicalmente diverso dall’atteggiamento presupposto dalla visione paternalistica che si concentra sull’elargizione di benefici monetari al popolo, cosi’ come riportare il baricentro sull’occupazione e sul lavoro significa contestare l’ineluttabilita’ della jobless society ritenuta intrinseca al funzionamento spontaneo del capitalismo.

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Stato/Azzara’

Stefano Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo particolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

Nelle societa’ di classe, la cosiddetta sovranita’ dello Stato […] indica in realta’ sin dalla sua genesi la superiorita’ dello Stato sui cittadini e cioe’ essa “e’ l’alibi che consente ai rappresentanti dello Stato di esonerarsi da qualsiasi obbligo che legittima un controllo da parte dei cittadini”.
In questo senso, proprio la sovranita’ statale – come sovranita’ di uno Stato egemonizzato dai poteri privati – e’ stata la prima garanzia del meccanismo neoliberale. Un meccanismo che, al contrario di quanto molti pigramente ritengono, non oblitera per nulla il ruolo dello Stato ma “lo richiede” e lo ridefinisce, cosi’ che Hayek – del quale Dardot e Laval hanno minuziosamente ricostruito le posizioni – lo ripresenta come il “guardiano” dell’“ideale di una societa’ basata sul diritto privato”.
“Pubblico” invece, “e’ assolutamente irriducibile a ‘statale’”, perche’ rinvia “non alla sola amministrazione statale, ma all’intera collettivita’ in quanto essa e’ costituita dall’insieme dei cittadini”.
In questo senso, per loro, “i servizi pubblici non sono i servizi dello Stato nel senso che lo Stato potrebbe disporne a suo piacimento” e “non sono neppure una proiezione dello Stato”, ma “sono pubblici in quanto sono ‘al servizio del pubblico’”.
Essi “non costituiscono una manifestazione della potenza dello Stato, ma un limite del potere governativo”; sono “cio’ per cui i governanti sono i servi dei governati”.
Come tali, questi servizi “rientrano nel principio della solidarieta’ sociale” e non certo “nel principio della sovranita’”, il quale rimane “incompatibile con quello della responsabilita’ pubblica”.
Nonostante le previsioni dei suoi fautori, non e’ affatto detto, percio’ – e questo e’ giusto anche a prescindere dal pregiudizio di Dardot e Laval verso lo Stato e dalla loro teoria del Comune –, che il ritorno dello Stato coincida necessariamente con il ritorno del welfare, visto che il suo ritrovato intervento potrebbe tranquillamente limitarsi, come abbiamo gia’ visto in abbondanza, a “sostenere l’attivita’ delle imprese private” e a “garantire il sistema finanziario”, funzionando nel suo potere pubblico come semplice prosecuzione del potere privato.
Cosi’ come non e’ vero, reciprocamente, che la richiesta di una ricostruzione dei servizi pubblici sia o debba essere di per se’ sinonimo di “ripiegamento identitario sulla nazione” o sulla comunita’ […] dato che questa esigenza che spaventa i biopolitici puo’ esprimere anche “un senso dell’universale che attraversa le frontiere e ci rende tanto sensibili alle prove vissute dai nostri ‘concittadini in pandemia’, siano essi italiani, spagnoli e, infine, europei e non”.
Queste considerazioni ci aiutano a capire che un eventuale ‘ritorno dello Stato’ e della politica non garantisce automaticamente nulla, perche’ il suo reale significato dipende alla fine anch’esso dai rapporti di forza tra i gruppi sociali che si muovono al suo interno e che cercano, ciascuno a proprio modo, di condizionarne le scelte e di definire il carattere concreto del potere istituzionalizzato.
Dipende da chi, cioe’, nello Stato ha conseguito o sta conseguendo l’egemonia e da come lo Stato, a partire da queste spinte e controspinte che lo investono, si posiziona effettivamente nel conflitto sociale tra gli interessi in gioco. Lo Stato, infatti, non si esaurisce per nulla in quella macchina autonoma e impersonale descritta da Agamben e Di Cesare ma, pur avendo un proprio sviluppo interno che si muove per linee endogene, e’ anzitutto un campo di battaglia tra interessi diversi e la sua natura e’ definita in primo luogo proprio dalla risultante dei loro conflitti […]
Lo Stato puo’ essere dunque potere e autorita’ che esercita una “garanzia” generale a tutela di tutti i propri membri; oppure puo’ essere semplice autoritarismo mediante il quale i garantiti si tutelano tra loro amplificando i propri poteri a discapito di chi garantito non e’.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

GreenNewDeal/Boitani

Andrea Boitani – L’illusione liberista. Critica all’ideologia di mercato – Laterza (2021)

Scomponendo la crescita mondiale per Paesi, al fine di vedere quali contribuiscano di piu’ all’aumento delle emissioni se guardiamo ai valori pro capite e «se addebitiamo le emissioni al luogo in cui avviene il consumo, allora i nordamericani consumano 22,5 tonnellate di CO2 [e altri gas serra] l’anno pro capite, gli europei occidentali 13,1, i cinesi 6 e gli abitanti del subcontinente indiano solo 2» […]
C’e’ poi una forte disuguaglianza anche nelle emissioni per fasce di reddito: «Il 10% della popolazione mondiale (i maggiori inquinatori) contribuisce grosso modo al 50% delle emissioni di anidride carbonica, mentre il 50% che inquina meno contribuisce a poco piu’ del 10%» […]
Ma quali sono i settori economici che piu’ contribuiscono alle emissioni climalteranti?
Non sorprende che i settori energivori dell’industria, dei trasporti e della climatizzazione residenziale e commerciale contribuiscano per oltre il 73% alle emissioni totali a livello mondiale. Il contributo dei trasporti e’ complessivamente il 16,2 (che sale al 22% se si guarda alla sola CO2). Nella stessa misura pesano il riscaldamento (17,5), l’agricoltura e l’allevamento (18,4). Molto meno i processi industriali legati alla petrolchimica e al cemento (5,2) e i rifiuti (3,2). Interessante che la filiera del cibo, compresa la trasformazione, il confezionamento e il trasporto contribuisca per il 25% circa.
Queste informazioni sono importanti perche’ ci dicono dove dovremmo/potremmo mettere le mani prioritariamente per ridurre le emissioni

Info:
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/21400-andrea-boitani-l-illusione-liberista.html
https://www.genteeterritorio.it/lillusione-liberista/
https://www.lavoce.info/archives/91181/l-illusione-liberista/
https://www.soloriformisti.it/quel-diavolo-del-liberismo/
https://www.eticaeconomia.it/lillusione-liberista/

Societa’/ Balibar

Etienne Balibar – Al cuore della crisi – Castelvecchi (2020)

Alcuni pensano che la crisi sanitaria con le sue conseguenze costituisca un pericolo mortale per questo «stadio supremo del capitalismo» rappresentato dal neoliberalismo, altri sostengono esattamente il contrario […]
Il dibattito sfocia contemporaneamente su due punti: l’articolazione degli aspetti economici e non economici della crisi e gli effetti che provochera’ sulla stabilita’ del regime neoliberale (dunque, eventualmente, del capitalismo stesso).
Per queste domande non esistono risposte pronte.
Ma per proseguire il dibattito vorrei proporre tre ordini di considerazioni.
La prima questione che anima la discussione e’ quella delle conseguenze dell’aumento dei debiti pubblici (o dei debiti privati garantiti dallo Stato o messi in comune dagli Stati, come comincia ad affrontarli l’Unione Europea, e che si sono trasformati in debito pubblico a lungo termine) sottoscritti per ritardare la crisi […]
La seconda questione – opposta alla prima, che prefigura una destabilizzazione dal basso mentre l’inversione dei rapporti di denaro apre la possibilita’ di una destabilizzazione dall’alto – consiste nelle conseguenze di una pauperizzazione massiccia, o del crollo di un gran numero d’individui e di gruppi sociali (famiglie, vicinati, professioni, generazioni…) al di sotto della soglia di sussistenza autonoma, dunque all’interno della categoria dell’esclusione e dell’assistenza (ivi compresa l’assistenza familiare, da cui dipendono già a tutt’oggi molti giovani diplomati e non, cosa che non fa altro che rimandare e aggravare il problema). Si tratta, in altri termini, di sapere se il regime di precarieta’ cambiera’ progressivamente, oltrepassando con la crisi una soglia, non solo laddove e’ gia’ endemico, ma nelle stesse zone di «prosperita’» […]
Ultimo punto, bisognera’ discutere del modo in cui si articolano la crisi «sanitaria», la crisi «economica» e la crisi «morale» (o etica). I ritmi non sono uguali, e non tutto il mondo e’ intaccato da ciascuna di esse al medesimo grado, a seconda del luogo in cui ci si trova

Info:
https://www.ibs.it/al-cuore-della-crisi-ebook-etienne-balibar/e/9788832903683
http://www.castelvecchieditore.com/autori/etienne-balibar/

Stato/Azzara’

Stefano G. Azzara’ – Il virus dell’occidente. Universalismo astratto e sovranismo perticolarista di fronte allo stato di eccezione – Mimesis (2020)

Per quanto le frontiere possano essere abbassate e i capitali e le merci possano circolare liberamente, avverte Aresu, rimane sempre anche nelle relazioni commerciali il caveat della “sicurezza nazionale”.
Non bisogna sottovalutare “il peso della sicurezza nella costruzione dell’economia” e di conseguenza non puo’ essere minimizzato “lo spazio politico di chi decide cos’e’ sicurezza e cosa non lo e’”, quel livello che da’ “forma alla decisione” e che, anzitutto “attraverso provvedimenti giuridici”, disegna le possibilita’ ma anche i limiti del commercio stesso.
Anche in un mondo aperto esiste un “primato della difesa sulla ricchezza” e questo assioma “accompagna anche i capitalismi contemporanei come un’ombra”, obbligandoli secondo le circostanze a un pragmatico “pendolo tra Stati e mercati”. […]
Questo fa si’ che rimanga centrale il ruolo “dello Stato” ma rende particolarmente rilevanti anche “le modalita’ con cui il potere statuale si declina in apparati burocratici, nei confini del politico e dell’economico”, oltre che “gli ordini giuridici con cui i mercati interagiscono” e dunque “la storia dello spazio in cui viene codificato il capitalismo” […]
Le relazioni economiche, all’esterno ancor piu’ che all’interno delle nazioni, “non sono estranee ai rapporti di potere” ma anzi “determinano le distinzioni tra soggetto e oggetto”. Commercio e societa’ commerciale mondiale, dunque, ripropongono a un diverso livello l’eterna questione della politica e cioe’ quella della sicurezza: con l’allargamento della sfera dei traffici, “la societa’ commerciale di Smith porta a una progressiva estensione della sicurezza” e non a un suo dissolvimento nello scambio, perche’ in essa rimane vivo il problema di un “impiego efficiente del capitale”, la cui espansione ha bisogno di “spazi in cui esiste una ‘tollerabile sicurezza’”.
E’ chiaro che tutto questo suscita immensi problemi di ordine politico e anche giuridico, ai quali le esigenze del commercio rimangono inevitabilmente subordinate […]
Bisogna prendere atto che “il mondo in cui viviamo è quello della ‘ambigua e inquieta continuita’ degli Stati nazionali’”, ciascuno con le proprie peculiarita’ sistemiche, i propri interessi e la propria strategia.
Nonostante tutti gli accordi transnazionali, dunque, “il presidio militare dei confini e’ tutt’altro che sparito”. E di questo deve sempre tener conto il mercato, il quale e’ una “creazione giuridica” che dagli Stati dipende e dunque “non e’ onnipotente ma subordinato rispetto alle esigenze della sicurezza nazionale”.
Sulla base della propria esigenza di sopravvivenza o rafforzamento, la grande potenza puo’ manipolare le forme dei mercati, i quali sono sempre “creazioni politiche scomposte e ricomposte dai conflitti e la cui stessa definizione determina “vincitori e vinti, ferite e tregue”.
E allora “fino a che punto vale, anche nella nostra epoca, una distinzione chiara tra Stati e mercati”?

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/il-manifesto-virus-occidentali-e-le-aspre-contese-delle-due-destre-su-il-virus-delloccidente-di-stefano-g.-azzara-.pdf
https://www.lacittafutura.it/recensioni/il-virus-dell%e2%80%99occidente
https://sinistrainrete.info/societa/18241-stefano-g-azzara-il-virus-dell-occidente.html

GreenNewDeal/Khanna

Parag Khanna – Connectography. Le mappe del futuro ordine mondiale – Fazi (2016)

Il mondo potrebbe fra non molto essere diviso in luoghi vivibili e luoghi invivibili.
Persino executive dell’energia come l’ex CEO di BP , John Browne, affermano che i combustibili fossili fanno male alla Terra allo stesso modo in cui il fumo fa male al corpo umano.
James Lovelock, lo scienziato-attivista che conio’ negli anni Settanta il termine “Gaia” per descrivere il pianeta come un ecosistema unificato, ritiene che, per colpa nostra, la Terra abbia la febbre.
Secondo le sue prognosi, nel giro di venticinque anni Londra sara’ sott’acqua, l’Europa del sud assomigliera’ al deserto del Sahara, le Alpi saranno prive di neve, le barriere coralline del tutto scomparse; la popolazione mondiale potrebbe crollare dell’80 per cento entro la fine del secolo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/connectography-parag-khanna-connettivita/
https://www.anobii.com/books/Connectography/9788893250566/011e9f0a9e3362e2e0
https://www.intrattenimento.eu/recensioni/connectography-recensione-parag-khanna/

Societa’/Pettifor

Ann Pettifor – Il Green New Deal. Cos’e’ e come possiamo finanziarlo – Fazi (2020)

I seguenti principi alla base del Green New Deal britannico sono quasi interamente condivisi dalla sua controparte americana.
Principio numero uno: un’economia di stato stazionario.
Un’economia capace di sostenere la vita sulla Terra sara’ un’economia di stato stazionario e non superera’ i seguenti nove limiti ecologici: l’esaurimento dell’ozono stratosferico; la perdita di integrita’ della biosfera (la perdita di biodiversita’ e l’estinzione delle specie viventi); l’inquinamento chimico e il rilascio di nuove entita’ nell’ecosistema; il cambiamento climatico; l’acidificazione dell’oceano; il consumo di acqua dolce e il ciclo idrologico globale; il cambiamento del sistema terrestre; i flussi di azoto e di fosforo verso la biosfera e gli oceani; l’immissione di aerosol nell’atmosfera […] Principio numero due: esigenze limitate, non desideri illimitati […]
Il Green New Deal, dunque, mira a soddisfare i bisogni dell’uomo, non i suoi desideri […]
Oltre alla salute, il GND definisce come essenziali le seguenti esigenze di base: cibo e acqua adeguati e nutrienti; un’abitazione sicura; ambienti fisici e di lavoro non pericolosi; la sicurezza infantile; relazioni primarie significative; la sicurezza fisica; la sicurezza economica; anticoncezionali e percorsi di gestazione sicuri; educazione di base […]
Principio numero tre: autosufficienza […]
Tutte le nazioni mireranno all’autosufficienza nella fornitura di bisogni, beni e servizi umani ai loro cittadini. Mentre le idee, la conoscenza, le invenzioni e l’arte saranno internazionali, le merci saranno “fatte in casa” […]
Principio numero quattro: un’economia mista […] Come in tempo di guerra, lo Stato e’ l’istituzione piu’ appropriata per finanziare, mobilitare e attuare l’enorme sforzo di trasformazione economica che abbiamo di fronte. Uno Stato con poteri regolatori e fiscali su diversi settori sara’ in grado di utilizzare questi poteri per porre fine alla dipendenza dai combustibili fossili e garantire che i limiti planetari non vengano oltrepassati. La regolamentazione sara’ essenziale se vogliamo eliminare gli incentivi del mercato che favoriscono il deperimento dell’ecosistema […]
Principio numero cinque: un’economia ad alta intensita’ di lavoro […] Quelle attivita’ che non potranno essere alimentate dall’energia del sole saranno intraprese dall’energia umana: il lavoro. Da qui la promessa del Green New Deal statunitense di un “programma di lavoro garantito” per tutti e la promessa del GND britannico di mobilitare un “esercito del carbonio” per attuare la trasformazione.
Sia il settore pubblico che quello privato creeranno posti di lavoro altamente qualificati […] Durante la seconda guerra mondiale, milioni di donne entrarono a far parte della forza-lavoro. Allo stesso modo, milioni di disoccupati e sottoccupati saranno assorbiti nei settori necessari per la trasformazione dell’economia in un sistema di stato stazionario. Non ci sara’ spazio per discriminazioni fondate sul genere, sulla razza o sull’abilita’ fisica. La promessa del GND e’ quella di premiare la forza-lavoro con compiti che abbiano un’utilita’ reale e di dotarla di competenze, formazione e un’istruzione superiore […]
Principio numero sei: un coordinamento monetario e fiscale per un’economia di stato stazionario […]
La piena occupazione e’ fondamentale per il Green New Deal. Per ottenere la piena occupazione, le autorita’ monetarie forniranno, tramite la banca centrale, ai loro clienti “macro” – il governo, le banche e i fondi pensione – prestiti e depositi, proprio come le banche commerciali forniscono prestiti e depositi ai loro clienti “micro”: le famiglie e le imprese. Questo non significa che le banche centrali finanzieranno la spesa pubblica; tuttavia, la vendita di titoli di Stato in cambio di riserve della banca centrale contribuira’ a mantenere bassi i costi dei prestiti pubblici […]
Principio numero sette: abbandonare le illusioni sulla crescita infinita

Info:
https://www.iconaclima.it/sostenibilita/vivere-green/consigli-di-lettura-il-green-new-deal-di-ann-pettifor/
https://www.alliancesud.ch/it/politica/politica-fiscale-e-finanziaria/il-green-new-deal-secondo-pettifor

Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

Un’analisi pubblicata nel 2010 dimostra che rispetto ai primi decenni dopo la guerra la qualita’ media dei parlamentari e’ ora «drasticamente» piu’ bassa.
Il salto maggiore coincide con la cesura del 1992-94: rispetto ai loro predecessori, i parlamentari dell’ultimo quarto di secolo sono nettamente meno istruiti, meno rispettosi della legge, meno capaci nelle loro professioni.
Solo partiti che non temono la critica pubblica possono permettersi di presentare candidati sistematicamente peggiori dei precedenti.
La ragione puo’ anche essere che essi hanno smesso di competere tra loro, quantomeno su questo terreno: come i fornai di una citta’, che per arricchirsi a danno dei clienti decidessero di ridurre tutti la qualita’ delle farine mantenendo fermo il prezzo del pane.

Info:
https://www.letture.org/declino-italia-andrea-capussela
https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/
https://www.pandorarivista.it/articoli/declino-italia-di-andrea-capussela/