Stato/Jappe

Le avventure della merce. Per una critica del valore – Anselm Jappe – Mimesis (2023)


La sinistra si sbaglia di grosso ad attribuire allo Stato dei poteri sovrani di intervento.
Innanzitutto, perche’ la politica e’ sempre di piu’ pura “politica economica”. Allo stesso modo in cui in certe societa’ precapitaliste tutto era motivato dalla religione, oggi tutte le discussioni politiche ruotano attorno al feticcio dell’economia.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la differenza tra la destra e la sinistra consiste essenzialmente nelle loro ricette divergenti di politica economica. La politica non soltanto non e’ esterna o superiore alla sfera economica, ma si muove completamente all’interno di questa. Cio’ non e’ dovuto a una cattiva volonta’ degli attori politici, ma risale a una ragione strutturale: la politica non ha mezzi autonomi di intervento. Deve sempre servirsi di denaro, e ogni sua decisione deve essere “finanziata […]
Se ogni attivita’ umana diventa un problema di mercato, la lotta avviene tra due concezioni della societa’. Una e’ quella che consente al mercato, con le proprie regole, di organizzare la societa’ e integrare tutte le attivita’ umane – sanita’, cultura, educazione, ecc. – alla legge del denaro e come fase suprema […] la mercificazione della materia vivente. L’altra e’ quella dei cittadini, delle istituzioni politiche, secondo cui la vita e gli altri problemi come l’ambiente e la cultura devono essere al centro dell’organizzazione della societa’.

 

Societa’/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)

Quando la frustrazione e la rabbia dei cittadini superano una certa soglia, quando il «gregge confuso» (Walter Lippmann) sfonda il suo recinto e diventa incontrollabile, la politica ha in linea di principio due opzioni: o fare concessioni reali al popolo, stabilire una maggiore giustizia sociale, educare; oppure proteggere gli interessi dei ricchi e dei potenti distraendo il gregge e presentandogli capri espiatori per canalizzare la rabbia.
La strategia del capro espiatorio funziona particolarmente bene in tempi di crisi perche’ cavalca l’insicurezza, la paura e la paranoia latente fornendole immagini concrete: il musulmano terrorista, l’immigrato criminale, il russo guerrafondaio, il cinese ingannevole, l’ebreo avido di denaro, l’europeo meridionale pigro, il tossicodipendente pericoloso, il parassita del welfare e cosiì via.
L’elenco di questi cliche’ e’ quasi infinito e varia da Paese a Paese. I circoli politici interessati ci giocano virtuosamente per distrarre dalle questioni sistemiche e dai conflitti di distribuzione, mentre parte dei media si offrono come megafono.
In questo modo, a partire dagli anni Duemila, i demagoghi di destra sono riusciti in molte parti del mondo a incanalare la rabbia dei cittadini in nuove immagini di nemici e ad arrivare cosi’ al potere: che si tratti del fascista Jair Bolsonaro in Brasile, di Donald Trump negli Stati Uniti, di Narendra Modi in India o di Giorgia Meloni in Italia.
Come gia’ accaduto in Europa negli anni Venti e Trenta, sta diventando evidente che parti del grande capitale finanziano le reti e i partiti di estrema destra perche’ vedono in essi l’ultimo baluardo per difendere i propri privilegi.
Le conseguenze sono fatali perche’ lo spostamento a destra esaspera ulteriormente tutte le dinamiche di crisi globale: il rischio di guerre, la divisione sociale e lo sconvolgimento delle basi naturali della vita.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Green New Deal/Feltri

10 rivoluzioni nell’economia globale (che in Italia ci stiamo perdendo) – Stefano Feltri – Utet (2024)

L’inquinamento e’ il tipico esempio di esternalita’ negativa: la fabbrica che scarica liquami tossici nel fiume vicino risparmia un costo di smaltimento e aumenta i profitti, mentre la collettivita’ non ottiene alcun beneficio ma anzi subisce un danno duraturo e irreversibile […]
Certo, sarebbe piu’ semplice non inquinare affatto, ma molto spesso le nostre societa’ fondate sulla crescita costante del PIL preferiscono accettare una certa dose di comportamenti autodistruttivi per non perdere i benefici economici abbinati: tolleriamo l’esistenza dell’industria del fumo, del gioco d’azzardo o le acciaierie che inquinano l’aria e fanno ammalare gli operai perche’ non vogliamo perdere i posti di lavoro e il gettito fiscale che generano […]
Chi inquina paga, e chi non inquina ma subisce i danni dell’inquinamento viene indennizzato. I posti di lavoro e il gettito fiscale sono salvi, c’e’ l’inquinamento – certo – ma almeno la societa’ nel suo complesso non ci rimette […]
Si puo’ dire che «la tassa ha l’effetto di indurre il produttore a internalizzare il costo sociale dell’inquinamento nella propria funzione di massimizzazione del profitto e dunque determina la quantita’
ottima da produrre rispetto alla funzione di utilita’ sociale. 

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

La nuova gestione pubblica ha due dimensioni: da una parte, introduce modalita’ di controllo piu’ fini, che rientrano in una razionalizzazione burocratica piu’ sofisticata; dall’altra, confonde gli obiettivi propri del servizio pubblico allineandoli formalmente sulla produzione del settore privato […]
La tensione tra la centralizzazione degli organismi di auditing e di regolamentazione e la presunta autonomia dei servizi sottomessi alla concorrenza, provoca effetti perversi non trascurabili, spingendo i servizi a concentrarsi ossessivamente sui meccanismi di prestazione senza preoccuparsi troppo del contenuto reale dei loro compiti: un tasso di riuscita per un esame, un tasso di occupazione di letti di ospedale, un rapporto casi trasmessi/casi risolti possono corrispondere a risultati effettivi molto diversi se non a deviazioni molto sensibili quanto alla realta’ del servizio erogato.
Il feticismo della cifra porta l’iperrazionalizzazione alla «fabbricazione di risultati» che sono lungi dal rappresentare miglioramenti reali, tanto piu’ che i dirigenti e i loro sottoposti sono tutti costretti a «fare buon viso a cattivo gioco» e a contribuire alla produzione collettiva di cifre.
Nulla prova che la realta’ coincida sempre con la retorica manageriale e commerciale.
I criteri di valutazione quantitativa non sono quasi mai in accordo con i criteri qualitativi di attenzione ai clienti […]
L’importazione di logiche contabili venute dal mondo economico-commerciale non solo tende ad allontanare dalla realta’ le attivita’ e i loro risultati, ma priva anche del loro contenuto politico i rapporti tra lo Stato e i cittadini. Questi ultimi sono considerati acquirenti di servizi, preoccupati che i loro soldi siano «ben spesi».

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Societa’/De Benoist

I demoni del bene. Dal nuovo ordine morale all’ideologia del genere – Alain De Benoist – Controcorrente (2015)

La giustizia sociale e’ (cosi’) sostituita da una mobilitazione compassionevole che, per quanto possa essere utile nel singolo caso, e’ incapace di permettere di formulare soluzioni politiche ai problemi sociali […]
L’evoluzione del linguaggio e’ a questo riguardo significativa.
Ormai si preferisce parlare di «fratture sociali», tutto sommato fortuite tanto quanto le fratture della tibia, piuttosto che di conflitti sociali o di lotta di classe. Non ci sono piu’ sfruttati, la cui alienazione rinvia direttamente al sistema capitalista, ma «diseredati», «esclusi», «sfavoriti», «poveri», tutti ugualmente vittime di «handicap» o «discriminazioni», tutti ugualmente esortati a fronteggiare le loro difficolta’ adottando le ricette dispensate dallo Stato terapeutico.
E’ allo stesso modo significativo che la nozione di «lotta contro l’esclusione» abbia sostituito quella di «lotta contro le disuguaglianze», in vigore negli anni Settanta, che evocava ancora la lotta di classe.
Beninteso, la poverta’ e la miseria prosperano su questo humus di angelismo umanitario.
Si vuole essere «solidali» senza piu’ sapere cosa realmente significhi la solidarieta’, ossia in primo luogo l’interiorizzazione del legame sociale.
Piu’ in generale, per una sinistra ormai separata dal popolo, il societario e’ un modo per dimenticare (e far dimenticare) il sociale.

Info:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/01/22/news/i-banali-demoni-del-bene-51782/
https://www.barbadillo.it/38725-libri-i-demoni-del-bene-di-de-benoist-critica-al-pensiero-unico-e-al-gender/

https://ilmangiacarte.wordpress.com/2021/05/20/demoni-del-bene/
https://ilpensierostorico.com/de-benoist-demoni-del-bene/

Green New Deal/Crary

Terra bruciata. Oltre l’era digitale verso un mondo postcapitalista – Jonathan Crary – Meltemi (2023)


Adesso, pero’, con un’economia globale che dopo il 2008 e’ tenuta in vita artificialmente, con la crescita dei regimi corrotti autocratici e dei narco-Stati, e con le imprevedibili conseguenze della crisi climatica, i calcoli di lungo periodo da parte dei grandi potentati hanno lasciato il posto a forme di arricchimento di breve termine.
Siamo alla mezzanotte del capitalismo da casino’, quando i vincitori cominciano a incassare le proprie fiches. Poiche’ l’economia globale non ha alcuna prospettiva di lungo periodo, assistiamo a un’ultima baldoria di saccheggio su tutto il pianeta.
Fracking, rimozione delle cime delle montagne per estrarre minerali, foreste pluviali rase al suolo per lasciare spazio alle coltivazioni di biocarburanti, trivellazioni offshore, spoliazione di aree selvagge, tutto cio’ va di pari passo con la devastazione e il saccheggio delle risorse sociali e con l’espropriazione dei restanti frammenti di beni comuni, siano essi acqua potabile, aree selvagge o parchi cittadini.
E’ una sorta di nuova versione dello show televisivo degli anni Sessanta Supermarket Sweep, dove ai concorrenti era data una carta prepagata per lo shopping e un certo limite di tempo entro il quale dovevano afferrare freneticamente qualsiasi cosa di valore fosse presente nel negozio.

Info:
https://ilmanifesto.it/quella-spoliazione-delle-esistenze
https://serenoregis.org/2023/09/01/terra-bruciata-oltre-lera-digitale-verso-un-mondo-postcapitalista/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/bordoni-lettura-terra-bruciata-crary-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2023/06/04/quando-il-sogno-tecnomodernista-si-rivela-un-incubo/
https://www.artribune.com/editoria/2023/07/terra-bruciata-nuovo-libro-jonathan-crary/
https://serenoregis.org/2023/11/06/terra-bruciata-puntata-dei-perche/

Stato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Le crisi possono mettere in moto processi di apprendimento a lungo termine e da quella generata dalla pandemia del Covid-19 si possono trarre alcuni importanti insegnamenti.
In primis, e’ stato dimostrato che gli Stati, se vogliono, sono in grado, molto rapidamente, di agire e di prendere decisioni di ampia portata che riguardano la societa’, compresi ingenti interventi nell’economia e persino in materia di assetti proprietari.
Per decenni le richieste di misure efficaci in materia di protezione climatica sono state respinte affermando che non si poteva o non si doveva intervenire sulle “forze del libero mercato”. Vietare i voli a corto raggio? Impossibile! Vietare i SUV nei centri urbani? Impensabile! Eliminare gradualmente i combustibili fossili entro il 2030? Mette in pericolo i posti di lavoro! Ridurre il consumo di carne? Eco-dittatura! Convertire le aziende automobilistiche per la costruzione di trasporti pubblici? Comunismo! Un programma di investimenti pubblici del valore di miliardi per la ristrutturazione socio-ecologica? Troppo costoso!
Ma di fronte al virus improvvisamente quasi tutto era possibile. Il traffico aereo, ad esempio, e’ stato semplicemente chiuso per decreto. Il denaro che si supponeva non ci fosse mai stato per la ristrutturazione socio-ecologica e’ fluito improvvisamente in quantita’ quasi illimitata. Il forte aumento del debito nazionale, che inevitabilmente ne deriva, improvvisamente non era piu’ un problema mentre prima il dogma dell’austerita’ sembrava essere intoccabile.
La guerra in Ucraina ha ripetuto questa esperienza. Praticamente da un giorno all’altro il governo tedesco ha deciso di mettere a disposizione dell’esercito altri cento miliardi di euro, anche in questo caso, risorse finanziarie che si supponeva non fossero mai state disponibili per la protezione del clima, l’istruzione e la salute.
Nelle recenti crisi il mito dello Stato debole e incapace di agire e’ finalmente crollato e uno dei compiti piu’ urgenti per i movimenti per il cambiamento globale consiste nel tradurre questa consapevolezza in azione politica.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Societa’/Collier

Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Paul Collier – Laterza (2016)

Oggi sappiamo tre cose importanti sui fattori trainanti delle migrazioni internazionali.
La prima e’ che le migrazioni sono una risposta economica al divario di reddito: a parita’ di altre condizioni, piu’ si allarga il divario piu’ cresce la spinta a migrare.
La seconda e’ che esistono una miriade di ostacoli alla migrazione, economici, giuridici e sociali che sommati trasformano la migrazione in un investimento: prima di goderne i benefici e’ necessario sostenerne i costi.
Il fatto che i poveri non siano in grado di sostenere i costi dell’investimento compensa la pressione esercitata dal profondo divario di reddito. Se il divario e’ profondo perche’ gli abitanti dei paesi d’origine sono spaventosamente poveri, e’ probabile che il loro desiderio di migrare non possa essere soddisfatto.
La terza cosa importante che sappiamo e’ che i costi della migrazione sono ampiamente ridotti dalla presenza di una diaspora nel paese ospitante.
I costi della migrazione calano in proporzione all’aumento del numero di immigrati gia’ insediati nel paese di destinazione. Pertanto il tasso migrtorio e’ determinato dall’ampiezza del divario di reddito, dal livello di reddito dei paesi d’origine e dalle dimensioni della diaspora […]
L’interazione tra il divario di reddito e la diaspora genera una dinamica impressionante e inequivocabile: il flusso migratorio dipende dal divario e dallo stock di migranti precedente. A mano a mano che il gruppo si allarga, il flusso cresce, di modo che dato un certo divario la migrazione subisce un’accelerazione.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky

“La bovinicoltura contribuisce al cambiamento climatico attraverso due canali.
Il primo deriva dal fatto che l’allevamento di bovini necessita di molta piu’ terra rispetto a qualsiasi altra forma di agricoltura. Per essere piu’ chiari, produrre cibo da tutte le altre fonti animali come pollo, maiale e pesce, cosi’ come attraverso colture destinate direttamente al consumo umano piuttosto che all’alimentazione del bestiame, richiede molta meno terra rispetto all’allevamento dei bovini.
La bovinicoltura puo’ apportare un contributo netto positivo all’approvvigionamento alimentare complessivo globale quando i bovini pascolano esclusivamente su terreni inadatti alle colture. Quando invece aree che possono essere adibite alle coltivazioni sono utilizzate per il pascolo del bestiame o per l’alimentazione degli animali, cio’ equivale a uno spreco di enormi quantita’ delle risorse terrestri totali.
E’ proprio questo sfruttamento intensivo del suolo per aumentare la disponibilita’ di pascoli la molla che spinge grandi aziende e speculatori fondiari a disboscare le foreste.
Oltre a creare queste pressioni sull’uso del suolo, l’allevamento di bovini contribuisce ulteriormente al cambiamento climatico perche’ le vacche emettono gas metano attraverso i loro normali processi digestivi. Cio’ vale per tutti i ruminanti, ossia gli animali che rigurgitano il cibo e lo rimasticano, compresi pecore, capre, bufali, cervi, alci, giraffe e cammelli. Ma la popolazione globale di vacche e tori e’ di circa 1,5 miliardi di capi, nettamente superiore a quella degli altri ruminanti. Con le loro emissioni di metano, le vacche sono responsabili di circa 2 miliardi di tonnellate di gas serra l’anno, equivalenti all’incirca al 4% delle emissioni totali di gas serra nel 2018.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdfhttps://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Stato/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’integrazione mediante il conflitto tra classi si vede sostituita da un’integrazione sociale basata sulla competizione di diverse comunita’ di lavoro, non solo in aziende, bensi’ anche a livello regionale.
L’emergere di comunita’ locali in competizione tra loro puo’ produrre o rafforzare le tendenze all’autonomia di politiche sub-statali contro la politica nazionale; in casi estremi, cio’ puo’ arrivare a mettere in discussione l’integrita’ territoriale di stati con piu’ nazioni al proprio interno.
Diversi meccanismi possono contribuire a tutto questo.
Alle condizioni imposte da un mercato piu’ o meno mondiale, le possibilita’ per uno stato centrale di redistribuire al proprio interno i poteri tra regioni forti e regioni piu’ deboli diventano sempre piu’ ridotte. Le imprese che godono di successo a livello internazionale, residenti in regioni piu’ avanzate, possono opporsi all’imposizione di tasse nazionali da redistribuire a vantaggio di regioni meno sviluppate, motivando tale scelta con la necessita’ di difendere la competitivita’ guadagnata con investimenti onerosi e profitti attraenti […]
L’emergere di tendenze centrifughe – quali richieste, in termini di politica di scala, di decentramento federalista, autonomia regionale o di una sovranita’ statale indipendente, in casi estremi – offre a grandi stati forse un motivo di preoccupazione in piu’ rispetto a piccole realta’ statali, che si confrontano, ceteris paribus, con una minore eterogeneit’ etnica, culturale ed economica.
Fare i conti con divergenze tra regioni risulta per uno stato centrale ben piu’ complicato che affrontare le relativamente lineari divisioni di classe, non fosse altro per la particolare complessita’ del modello di conflitto regionale, rispetto alla schematica linea invece che, in una societa’ industriale capitalista, divide le classi in modo binario in due principali: capitale e lavoro.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi
https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera