Capitalismo/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

Ricordate che la Campagna del millennio aveva spostato indietro, al 1990, l’anno di riferimento, per poter rivendicare i successi della Cina nella lotta alla poverta’?
Bene, che cosa succede se eliminiamo la Cina dall’equazione? Succede che scopriamo che la poverta’ nel mondo, negli anni ottanta e novanta, proprio quando la Banca mondiale stava imponendo i programmi di aggiustamento strutturale in gran parte dei paesi del Sud del mondo, in realta’ e’ aumentata.
Oggi, il numero delle persone che versano in condizioni di poverta’ estrema e’ esattamente lo stesso del 1981: poco piu’ di un miliardo.
In altre parole, mentre la narrazione edificante ci induce a credere che la poverta’ sia diminuita in tutto il mondo, in realta’ gli unici posti dove si e’ effettivamente registrato un calo sono la Cina e l’Asia orientale.
Ed e’ un punto cruciale , perche’ quei paesi sono fra i pochi nel pianeta in cui il capitalismo liberista non e’ stato imposto con la forza dalla Banca mondiale e dal Fondo monetario internazionale. In tutto il resto del mondo la poverta’ e’ rimasta uguale o e’ addirittura peggiorata, nel complesso. E questo continua a essere evidente, nonostante i tentativi della Banca mondiale di adulterare le cifre.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Il regime cinese dispone anche di altri punti di forza. Quando si manifesteranno le catastrofi climatiche, avra’ gioco facile a stigmatizzare i responsabili dell’Occidente.
Piu’ in generale, la Cina non manca mai di ricordare di essersi industrializzata senza ricorrere alla schiavitu’ e al colonialismo, di cui ha peraltro pagato le conseguenze. E cio’ la mette nella condizione di acquisire punti a favore rispetto a quanto viene percepito un po’ ovunque nel mondo come l’eterna arroganza dei paesi occidentali. I quali sono sempre pronti a impartire lezioni all’intero universo in materia di giustizia e di democrazia, quando invece si rivelano incapaci di fronteggiare le disuguaglianze e le discriminazioni che li stanno consumando, e patteggiano come se niente fosse con tutti i potentati e gli oligarchi che sono i maggiori beneficiari delle loro fortune.
Sotto tutti questi aspetti, la risposta giusta al socialismo statalista e autoritario cinese sarebbe quella di promuovere una forma di socialismo democratico e partecipativo, ecologico e postcoloniale, sensibile in particolare ai problemi del Sud del mondo e attento a tutte le disuguaglianze e ipocrisie occidentali.
Uno sviluppo del genere autorizzerebbe anche a rispondere alla perdita di velocita’ del neoliberismo, declino che e’ stato accelerato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crisi pandemica del 2020: declino spiegabile piu’ in generale con il fallimento delle promesse reaganiane di dinamizzazione della crescita mediante la deregolamentazione, al punto che le classi medie e popolari alle quali erano stati promessi mari e monti hanno cominciato a dubitare seriamente della globalizzazione.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Geoeconomia/Amighini

Alessia Amighini – Finanza e potere lungo le Nuove Vie della Seta – Universita’ Bocconi Editore (2021)

Sono questi cinque i settori prioritari di cooperazione, secondo i documenti ufficiali cinesi: innanzitutto, il dialogo politico.
L’Iniziativa intende creare un meccanismo intergovernativo a piu’ livelli per dialogare su temi economici e politici, approfondire l’interesse comune, raggiungere un nuovo consenso e promuovere la fiducia tra le parti […]
Un secondo importante settore di cooperazione riguarda la connettivita’ delle infrastrutture.
Secondo il Libro Bianco della BRI, l’Iniziativa mira a rafforzare i piani per lo sviluppo delle infrastrutture di base, a raggiungere la convergenza degli standard tecnici e a formare gradualmente una rete di infrastrutture per collegare le regioni in Asia, Europa e Africa.
Questi piani dovrebbero anche promuovere l’economia a basse emissioni di carbonio e l’economia verde, tenendo pienamente conto degli effetti del cambiamento climatico […]
Un terzo obiettivo della BRI e’ promuovere l’espansione del commercio internazionale. Secondo il Libro Bianco, l’Iniziativa ambisce a facilitare le interazioni, eliminare le barriere anche agli investimenti e a creare una zona di libero scambio tra i paesi partner. Nell’intenzione cinese, essa dovrebbe promuovere una maggior integrazione economica tra le aree interessate, agevolando in tal modo la formazione di catene del valore sovraregionali […]
Un quarto capitolo della BRI e’ quello della cooperazione culturale e scientifica. Secondo il Libro Bianco, lo spirito amichevole e cooperativo e’ parte della cultura della Via della Seta e dovrebbe essere la base per il successo della nuova Iniziativa che percio’ intende creare alcune forme e meccanismi per lo scambio culturale, accademico e di talenti, la formazione, la cooperazione con i media e il dialogo tra i giovani e tra le donne.
Il Libro Bianco cita anche il turismo internazionale, il controllo delle malattie, i centri di ricerca comuni per i laboratori e i partiti politici e gli scambi parlamentari come mezzi importanti per migliorare la comprensione e la fiducia reciproca […]
Infine tra i pilastri fondamentali della BRI rientrano la cooperazione e il sostegno finanziario.
Secondo il governatore della PBoC, Yi Gang, rispetto al futuro della connettivita’ finanziaria, oggetto del secondo Belt and Road Forum tenutosi a Pechino il 25 aprile 2019, la Cina ha compiuto grandi progressi in materia di sostegno finanziario dato alla BRI

Info:
https://sbilanciamoci.info/finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta/
https://www.theprocurement.it/wp-content/uploads/2021/05/Amighini-recensione.pdf
https://www.letture.org/finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta-alessia-amighini
https://www.osservatorio-economie-emergenti-torino.it/points-of-view/310-nuovo-libro-finanza-e-potere-lungo-le-nuove-vie-della-seta-una-panoramica-offerta-dall-autrice.html

Geoeconomia/Chomsky

Noam Chomsky – Precipizio. Il capitale all’attacco della democrazia e il dovere di cambiare rotta – Ponte alle Grazie (2021)

Dopo la Seconda guerra mondiale, quando godevano di una potenza impareggiabile, gli Stati Uniti promossero quell’«ordine mondiale liberale» che e’ stato una manna per le multinazionali statunitensi, le quali oggi possiedono circa la meta’ dell’economia globale.
Un incredibile successo strategico.
Ancora una volta seguendo il modello britannico, gli Stati Uniti hanno perseguito il «libero scambio» in maniera funzionale al potere privato interno. Il «libero scambio» di stampo britannico fece dell’India un protettorato chiuso. Quello statunitense impone un rigido sistema di brevetti («proprieta’ intellettuale») che garantisce un monopolio pressoche’ totale alle grosse industrie americane.
Il governo statunitense assicura inoltre sussidi incalcolabili alle industrie energetiche, all’agribusiness e agli istituti finanziari. Gli Stati Uniti si lamentano delle politiche industriali della Cina, ma intanto la moderna industria tecnologica ha potuto contare in larga misura sulla ricerca e sviluppo del settore economico sovvenzionato dallo Stato, a tal punto che l’intera economia puo’ considerarsi un sistema di sussidi pubblici e profitto privato.
Ma ci sono molti altri strumenti per sovvenzionare l’industria. L’approvvigionamento, per esempio, si e’ dimostrato un mezzo efficace. Di fatto, l’enorme apparato militare da solo fornisce, attraverso l’approvvigionamento, un generosissimo sussidio statale all’industria. E sfioriamo solo la superficie.

Info:
https://www.illibraio.it/news/saggistica/precipizio-libro-chomsky-1410524/

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – The divide. Guida per risolvere la disuguaglianza globale – il Saggiatore (2018)

La distribuzione delle emissioni, com’e’ noto, sta cambiando.
Nel 2005 i paesi in via di sviluppo, nel loro insieme, avevano raggiunto i paesi ricchi in termini di emissioni di anidride carbonica: una variazione quasi interamente imputabile alla Cina, data la sua forte dipendenza dal carbone. Di recente la Cina ha sorpassato gli Stati Uniti ed e’ diventata il piu’ grande inquinatore del pianeta. E il Brasile, l’Indonesia e l’India hanno ormai superato la Germania e il Regno Unito.
Questa evoluzione ha a che fare in buona parte con il fatto che la globalizzazione ha spostato la produzione nei paesi in via di sviluppo, soprattutto in Cina, esternalizzando in sostanza la responsabilita’ dell’inquinamento.
Ciononostante, una volta corretto per le dimensioni demografiche, il quadro si presenta molto diverso. Gli Stati Uniti restano i maggiori inquinatori, con emissioni di CO2 pro capite triple rispetto a quelle cinesi. La Germania produce quasi il doppio delle emissioni cinesi, in termini pro capite. L’India, dal canto suo, si mantiene notevolmente al di sotto della media mondiale: ogni indiano e’ responsabile di appena 1,4 tonnellate di emissioni, mentre la media mondiale e’ superiore a 4,5 tonnellate pro capite. Gli africani emettono solo 0,9 tonnellate ciascuno.
Eppure i costi dei cambiamenti climatici graveranno soprattutto sull’Africa e sull’India, incidendo sul Pil delle due regioni rispettivamente nella misura del 4 e del 5 per cento.

Info:
https://www.ibs.it/the-divide-guida-per-risolvere-libro-jason-hickel/e/9788842824961/recensioni
https://www.culturamente.it/libri/politica-economica-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/the-divide/

Geoeconomia/Arrighi

Giovanni Arrighi – Adam Smith a Pechino – Mimesis (2021)

Il vero vantaggio competitivo cinese non e’ tanto che l’operaio di produzione costi il 5% del suo corrispettivo americano, quanto che l’ingegnere o il direttore di reparto costino il 35% o anche meno.
Allo stesso modo, le statistiche che mostrano come i lavoratori americani impegnati in aziende ad alta intensita’ di capitale siano diverse volte piu’ produttivi dei colleghi cinesi, ignorano il fatto che questa maggiore produttivita’ deriva dall’impiego di macchinari complessi per l’automazione delle operazioni e della movimentazione allo scopo di sostituire altri lavoratori.
In questo modo i costi dovuti al lavoro si riducono, ma aumentano quelli dovuti all’impiego del capitale e alla sua gestione.
Le fabbriche cinesi invertono questa tendenza, cercando il risparmio sul capitale e accrescendo il ruolo giocato dal lavoro. Per esempio, progettando le parti in modo che siano prodotte, maneggiate e assemblate manualmente, i costi in conto capitale si riducono nel complesso di un terzo. Per di piu’, le fabbriche cinesi impiegano, come ci si aspetterebbe dalla tesi di Sugihara, lavoro di alto livello a buon mercato non solo al posto di macchinario costoso, ma anche al posto di dirigenti altrettanto costosi.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/estero/22190-sandro-mezzadra-il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto.html
http://effimera.org/il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto-di-sandro-mezzadra/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/download/12571/6eb5c7fab8b8/simone-pieranni-il-manifesto-29-dicembre-2021-lanno-della-tigre-nelle-mani-del-serpente-xi-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/adam-smith-a-pechino-giovanni-arrighi/
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=747

Geoeconomia/Arrighi

Giovanni Arrighi – Adam Smith a Pechino – Mimesis (2021)

Si dice spesso che l’espansione economica cinese si differenzia dalla precedente espansione del Giappone per la sua maggiore apertura al commercio estero e agli investimenti stranieri.
L’osservazione e’ corretta, quello che e’ sbagliato e’ dedurne che la Cina si sia allineata alle prescrizioni neoliberali del Washington Consensus, come spesso fanno anche intellettuali di sinistra […]
Sia la Cina che l’India negli anni Settanta si sono tenute alla larga dalle banche occidentali, risparmiandosi cosi’ la crisi del debito. Entrambe hanno mantenuto fino a oggi il controllo sui movimenti dei capitali, evitando flussi e riflussi speculativi di denaro “caldo” attraverso i propri confini. Entrambe mantengono tuttora una presenza significativa dello stato nell’industria pesante […]
Il successo delle riforme cinesi andrebbe invece ricondotto al fatto che in esse il gradualismo non e’ stato abbandonato per essere sostituito da qualcuna delle terapie shock suggerite dal Washington Consensus; al fatto di aver riconosciuto che per mantenere la stabilita’ sociale bisogna che le ristrutturazioni procedano di conserva con la creazione di nuovi posti di lavoro; e al fatto di aver cercato di garantire il riutilizzo operoso delle risorse che l’intensificarsi della concorrenza espelleva dal processo lavorativo.
Sebbene la Cina abbia accolto fin dall’inizio del periodo delle riforme i consigli e l’aiuto della Banca mondiale, lo ha sempre fatto anteponendo l’“interesse nazionale” cinese a quello del Tesoro degli Stati Uniti o del capitale occidentale […]
Il governo cinese ha anche accolto bene gli investimenti diretti dall’estero, ma, di nuovo, solo se valutava che fossero funzionali all’interesse nazionale del paese

Info:
https://www.sinistrainrete.info/estero/22190-sandro-mezzadra-il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto.html
http://effimera.org/il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto-di-sandro-mezzadra/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/download/12571/6eb5c7fab8b8/simone-pieranni-il-manifesto-29-dicembre-2021-lanno-della-tigre-nelle-mani-del-serpente-xi-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/adam-smith-a-pechino-giovanni-arrighi/
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=747

Geoeconomia/Arrighi

Giovanni Arrighi – Adam Smith a Pechino – Mimesis (2021)

Uno dei grandi miti delle scienze sociali occidentali e’ quello che vede nella nascita degli stati nazionali e nella loro organizzazione in un sistema interstatale due invenzioni europee.
In realta’, con l’eccezione di pochi stati creati dalle potenze coloniali europee (soprattutto Indonesia, Malaysia e Filippine), le principali formazioni politiche dell’Oriente asiatico (Giappone, Corea, Cina, Vietnam, Laos, Thailandia e Cambogia) erano gia’ degli stati nazionali quando ancora in Europa non esisteva alcuna struttura del genere.
Inoltre, essi erano stati tutti collegati fra loro, o direttamente o per il tramite della Cina, dai commerci e dalla diplomazia ed erano tenuti insieme da una condivisa comprensione dei principi, delle norme e delle regole che informavano le loro reciproche relazioni facendone un “mondo” fra altri “mondi”.
Come hanno mostrato studiosi giapponesi che si sono occupati della ricostruzione della rete di commerci tributari che si diramava dalla Cina, quel sistema era sufficientemente simile a quello interstatale europeo da rendere analiticamente fruttuoso il loro studio comparato […]
Quando si mettono a confronto le dinamiche dei due sistemi emergono immediatamente due differenze fondamentali. Primo, come argomentato in capitoli precedenti, la dinamica del sistema europeo era caratterizzata da una continua competizione militare fra le singole entita’ nazionali e da una tendenza all’espansione geografica sia del sistema nel suo complesso che del suo continuamente mutevole epicentro. In Europa i lunghi periodi di pace sono stati piu’ l’eccezione che la regola […]
In stridente contrasto con questo tipo di dinamica, il sistema di stati nazionali dell’Oriente asiatico si distingue per la pratica assenza sia di scontri militari interni al sistema stesso che di espansione geografica esterna […]
Questa scarsita’ di eventi bellici fra gli stati dell’Oriente asiatico si associa a una seconda differenza cruciale rispetto al sistema interstatale europeo: l’assenza fra gli stati dell’Oriente asiatico di ogni tendenza alla costruzione, in concorrenza fra loro, di imperi oltremare nonche’ di una corsa agli armamenti anche lontanamente paragonabile a quella che caratterizzava gli stati europei.
Anche fra gli stati asiatici c’era competizione […] Si trattava di un tipo di competizione, pero’, che indirizzava il percorso di sviluppo piu’ verso la costruzione dello stato e dell’economia nazionale che nella direzione opposta presa dallo sviluppo europeo[…] L’“estroversione” della lotta per il potere in Europa era una caratteristica fondamentale della specifica combinazione di capitalismo, militarismo e ambizione territoriale che e’ stata la forza propulsiva della globalizzazione del sistema statale europeo […] La dinamica opposta […] ha caratterizzato il sistema dell’Asia orientale – nella quale invece la crescente “introversione” della lotta per il potere generava una combinazione di forze economico-politiche non motivate a perseguire un’espansione territoriale senza limiti –

Info:
https://www.sinistrainrete.info/estero/22190-sandro-mezzadra-il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto.html
http://effimera.org/il-modello-cinese-e-lo-spazio-del-conflitto-di-sandro-mezzadra/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/download/12571/6eb5c7fab8b8/simone-pieranni-il-manifesto-29-dicembre-2021-lanno-della-tigre-nelle-mani-del-serpente-xi-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/adam-smith-a-pechino-giovanni-arrighi/
http://www.proteo.rdbcub.it/article.php3?id_article=747

 

Geoeconomia/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Nell’ultimo decennio la Cina e’ stata la singola maggiore fonte di crescita globale.
Oggi e’ la nazione numero uno al mondo nel commercio, sostituendo gli Stati Uniti che avevano occupato per sette decenni questa posizione.
E’ il più grande fabbricante e il secondo maggior importatore, e detiene le piu’ grandi riserve al mondo di valuta straniera. E’ prima nelle costruzioni navali e nella produzione di pannelli solari e pale eoliche. E’ il massimo mercato per automobili, computer e smartphone al mondo. Ha 226 dei 500 piu’ veloci calcolatori al mondo, il doppio dell’America.
Per farla breve, la Cina e’ gia’ arrivata.
La sua ascesa e’ stata tanto spettacolare che ormai possiamo scorgere il profilo di un sistema internazionale bipolare.
Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga la nazione numero uno, ma il tratto distintivo di qualsiasi sistema bipolare e’ che le prime due potenze sono mille miglia avanti alle altre […]
Se la Cina e’ cresciuta come potenza economica, e’ stata l’Europa, non l’America, a perdere colpi.
La percentuale americana del Pil globale e’ rimasta all’incirca costante dal 1980. Invece i paesi che compongono oggi la Ue hanno visto la loro fetta di economia mondiale restringersi dal 1990 dal 30 a meno del 20 per cento e in senso geopolitico la Ue e’ ancora abbastanza inerme come singola potenza.
La nazione europea piu’ ricca, la Germania, e’ circa un quarto come dimensioni dell’economia cinese. Altre nazioni non sono nemmeno iscritte allo stesso campionato.
Spesso come contraltare della Cina citano l’India, che pero’ ha un’economia piu’ piccola, circa un quinto rispetto alla Cina. La Russia conserva alcuni attributi formali della grande potenza, e possiede anche un arsenale nucleare enorme e il diritto di veto in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma la sua economia e’ un ottavo di quella cinese, il bilancio militare un quarto

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/

Geoeconomia/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Nell’ultimo decennio la Cina e’ stata la singola maggiore fonte di crescita globale.
Oggi e’ la nazione numero uno al mondo nel commercio, sostituendo gli Stati Uniti che avevano occupato per sette decenni questa posizione.
E’ il piu’ grande fabbricante e il secondo maggior importatore, e detiene le piu’ grandi riserve al mondo di valuta straniera. E’ prima nelle costruzioni navali e nella produzione di pannelli solari e pale eoliche. E’ il massimo mercato per automobili, computer e smartphone al mondo. Ha 226 dei 500 piu’ veloci calcolatori al mondo, il doppio dell’America.
Per farla breve, la Cina e’ gia’ arrivata.
La sua ascesa e’ stata tanto spettacolare che ormai possiamo scorgere il profilo di un sistema internazionale bipolare. Gli Stati Uniti rimangono di gran lunga la nazione numero uno, ma il tratto distintivo di qualsiasi sistema bipolare e’ che le prime due potenze sono mille miglia avanti alle altre […]
Se la Cina e’ cresciuta come potenza economica, e’ stata l’Europa, non l’America, a perdere colpi.
La percentuale americana del Pil globale e’ rimasta all’incirca costante dal 1980.
Invece i paesi che compongono oggi la Ue hanno visto la loro fetta di economia mondiale restringersi dal 1990 dal 30 a meno del 20 per cento, e in senso geopolitico la Ue e’ ancora abbastanza inerme come singola potenza.
La nazione europea piu’ ricca, la Germania, e’ circa un quarto come dimensioni dell’economia cinese. Altre nazioni non sono nemmeno iscritte allo stesso campionato.
Spesso come contraltare della Cina citano l’India, che pero’ ha un’economia piu’ piccola, circa un quinto rispetto alla Cina.
La Russia conserva alcuni attributi formali della grande potenza, e possiede anche un arsenale nucleare enorme e il diritto di veto in quanto membro del Consiglio di sicurezza dell’Onu. Ma la sua economia e’ un ottavo di quella cinese, il bilancio militare un quarto

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/