Stato/Canfora

Luciano Canfora, Gustavo Zagrebelsky – La maschera democratica dell’oligarchia – Laterza (2015)

«Fallimento dello Stato». Si tratta di un concetto che gli studiosi di diritto costituzionale, o di problemi dello Stato, non avevano mai incontrato nel loro percorso.
Oggi gli Stati possono fallire. E perche’ possono fallire?
Perche’ il sistema del loro indebitamento, il mantenimento di questo sistema, dipendono dalla disponibilita’ ad investire sul suo debito, e questa disponibilita’ e’ incoercibile e non surrogabile per mezzo di strumenti monetari.
Lo Stato ha perso la sovranita’ su questo punto.
Il motivo per cui le politiche economiche 
dei paesi sono determinate dall’esterno sta qui.
Cio’ ha fatto perdere sovranita’ ai nostri Stati, e non a favore di istituzioni pubbliche sovranazionali, bensi’ a favore di centri di potere finanziari dislocati fuori, oltre gli Stati, e che degli Stati fanno a meno.
Cosi’ si e’ creato lo scollamento tra la dimensione del potere politico e la dimensione dei problemi che il potere politico deve affrontare.

Info:
http://www.nuovomille.it/cultura-e-societa/la-maschera-democratica-delloligarchia
https://www.gruppolaico.it/2015/09/16/la-maschera-democratica-delloligarchia/
http://tempofertile.blogspot.com/2015/03/luciano-canfora-gustavo-zagrebelsky-la.html

Europa/Kelton

Stephanie Kelton – Il mito del deficit. La Teoria Monetaria Moderna per un’economia al servizio del popolo – Fazi (2020)

La politica italiana negli ultimi anni ha continuato a essere dominata dallo spettro dello “spread“ – il differenziale tra i tassi di interesse dei titoli di Stato italiani e quelli dei titoli di Stato tedeschi –, in base all’assunto errato secondo cui i tassi di interessi sono fissati dai mercati, i quali necessitano di essere “rassicurati“ dai governi per mezzo di politiche fiscali “responsabili“, quando in realta’ […] i tassi di interesse sui titoli di Stato sono una variabile che dipende sempre dalla politica monetaria della banca centrale (anche quando quest’ultima sceglie, per ragioni politiche, di lasciare che siano i mercati a determinare i tassi,come ha spesso fatto la BCE in passato).
La risposta della BCE alla crisi determinata dalla pandemia lo ha reso ampiamente evidente.
Da marzo, la BCE ha intensificato il suo programma di acquisto titoli e oggi sta effettivamente finanziando il disavanzo pubblico dell’Italia, acquistando praticamente tutte le obbligazioni italiane di nuova emissione; di conseguenza, nonostante un significativo aumento del deficit e del debito pubblico, i tassi di interesse sulle obbligazioni italiane sono scesi a livelli record.
Cio’ dimostra, al di la’ di ogni dubbio, che la BCE puo’ sempre impedire che l’aumento del deficit (o dei livelli del debito) spinga all’insu’ i tassi di interesse.
Se lo avesse voluto, la BCE avrebbe potuto scegliere di stabilizzare i tassi di interesse italiani durante le turbolenze politiche del 2018-2019, consentendo cosi’ il regolare svolgimento del processo democratico, invece di lasciare che i mercati obbligazionari influenzassero l’agenda politica […]
Allo stesso modo, proprio come la BCE sta oggi creando denaro per sostenere gli sforzi nazionali per combattere la pandemia, avrebbe potuto fare lo stesso in passato per aiutare i governi a combattere la disoccupazione e altre piaghe sociali invece di insistere affinche’ riducessero i loro livelli di deficit e di debito.

Info:
http://osservatorioglobalizzazione.it/recensioni/il-mito-del-deficit-kelton/
https://www.lafionda.org/2020/09/27/il-mito-del-deficit/
https://fazieditore.it/catalogo-libri/il-mito-del-deficit/
https://sinistrainrete.info/articoli-brevi/19308-brian-cepparulo-il-mito-del-deficit-stephanie-kelton-e-la-nuova-frontiera-della-mmt.html

Europa/Stiglitz

Joseph E. Stiglitz – Riscrivere l’economia europea. Le regole per il futuro dell’Unione – il Saggiatore (2020)

Nel 2008 una crisi finanziaria, inizialmente quasi impercettibile e poi inarrestabile, ha innescato in Europa quella che e’ diventata una crisi prima economica e poi sociale.
Tutte le crisi prima o poi passano: ma, nel valutare un sistema economico, cio’ che conta non e’ che la crisi sia finita, ma il tempo che ci vuole per arrivare a una completa ripresa, le sofferenze inflitte tanto a lungo ai cittadini e la vulnerabilita’ del sistema a un’altra crisi.
In Europa le conseguenze della crisi finanziaria e della recessione sono state inutilmente gravi, lunghe e dolorose. Il divario tra la condizione attuale dell’economia e quella in cui si sarebbe trovata in assenza di crisi si misura ormai in trilioni di euro. E ancor oggi, un decennio dopo lo scoppio della crisi, la crescita rimane anemica e fragile.
Il fenomeno che meglio di ogni altro compendia gli effetti della crisi finanziaria del 2008 e’ la disoccupazione, che e’ aumentata in quasi tutti i paesi, e in alcuni di essi ha raggiunto livelli vertiginosi.
Dieci anni dopo, in gran parte dell’Unione la disoccupazione rimane inaccettabilmente alta, ma i leader europei continuano a preoccuparsi degli eventuali costi futuri dell’aumento del debito e del disavanzo in molti paesi, e a disinteressarsi delle conseguenze devastanti della crisi per tanti europei […]
Oggi un gran numero di giovani non ha alcuna possibilita’ di trovare un lavoro sicuro o gratificante in linea con le proprie capacita’ e aspirazioni: tra coloro che hanno meno di 25 anni, e quelli che non hanno completato gli studi secondari superiori, il tasso di disoccupazione medio europeo e’ il doppio di quello complessivo: rispettivamente 18,5 e 17 per cento.
E’ stato un decennio di occasioni perdute, nel corso del quale la disoccupazione di massa e’ diventata causa e al tempo stesso effetto della disuguaglianza. Molti lavoratori anziani che avrebbero potuto continuare a dare un contributo alla societa’ non ne hanno avuto la possibilita’; i giovani hanno dovuto fare a meno di quella prima fase di sviluppo delle competenze che e’ essenziale per la loro formazione e che incidera’ sulla loro crescita.

Info:
https://www.linkiesta.it/2020/05/nobel-stigliz-come-riscrivere-economia-europea/
http://temi.repubblica.it/micromega-online/al-capezzale-dell-europa/
https://www.ilsaggiatore.com/libro/riscrivere-leconomia-europea/

Capitalismo/Fagan

Pierluigi Fagan – Verso un mondo multipolare. Il gioco di tutti i giochi nell’era Trump – Fazi (2017)

La dinamica neoliberale di contrazione del potere d’acquisto dei salari per reggere la globalizzazione e, almeno in Europa, di crescita della disoccupazione oltre alle estensioni progressive dei limiti del lavoro, spostando l’eta’ pensionabile, che occludono il ricambio generazionale e le dissennate politiche di austerita’, deprivano i mercati della materia prima, la domanda, mentre continua a crescere l’offerta.
In piu’, i tassi demografici occidentali sono perlopiu’ in contrazione.
La deriva finanziaria di quella che era un’economia di produzione e scambio e’ altresi’ responsabile dell’aggravarsi delle diseguaglianze e dell’impoverimento delle classi medie i cui consumi non sono certo sostituiti da quelli dell’esigua classe dei ricchissimi, i quali oltretutto pagano le tasse offshore. Cioe’ non le pagano.
Tutto cio’ contrae anche la base imponibile con riflessi sui bilanci pubblici i quali, restringendo i servizi sociali, aumentano la spesa per le sempre piu’ limitate sostanze delle famiglie.
L’ipotesi di stagnazione o di crescita debole e l’assenza di inflazione minano alla base la possibilita’ di rientro dal debito, gia’ molto alto e in costante crescita.

Info:
https://pierluigifagan.wordpress.com/verso-un-mondo-multipolare-il-libro/
http://www.marx21.it/index.php/internazionale/mondo-multipolare/28857-verso-un-mondo-multipolare-il-gioco-di-tutti-i-giochi-nellera-trump

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Postcapitalismo. Una guida al nostro futuro – il Saggiatore (2016)

E’ necessario esaminare criticamente quattro elementi, che all’inizio hanno consentito al neoliberismo di prosperare, ma che in seguito hanno cominciato a distruggerlo.
Questi quattro elementi sono:
1. La moneta fiduciaria, che ha permesso di rispondere a ogni rallentamento dell’economia con un allentamento del credito, e all’intero mondo sviluppato di vivere a credito.
2. La finanziarizzazione, che ha compensato con il credito la stagnazione dei redditi della forza lavoro nei paesi sviluppati.
3. Gli squilibri globali e i rischi, che ancora permangono, legati all’enormità dei debiti e delle riserve valutarie in paesi importanti.
4. Le tecnologie informatiche, che ha permesso a tutto il resto di accadere, ma non e’ chiaro se in futuro contribuira’ alla crescita.
Il destino del neoliberismo dipende dal persistere di questi quattro elementi.
Il destino di lungo termine del capitalismo e’ legato a quello che succedera’ in caso contrario.

Info:
https://www.eunews.it/2017/05/13/il-postcapitalismo-secondo-paul-mason/85281
https://ilmanifesto.it/paul-mason-nelle-spire-del-postcapitalismo/
https://24ilmagazine.ilsole24ore.com/2015/09/postcapitalismo/
https://www.pandorarivista.it/pandora-piu/postcapitalismo-di-paul-mason/

Stato/Crouch

Colin Crouch – Combattere la postdemocrazia – Laterza (2020)

Spesso viene fatto notare che in tedesco la parola Schuld significa sia “debito” che “colpa”.
Ma anche il termine Glaubiger vuol dire sia “creditore” che “credulone” (del resto, “creditore” deriva dal latino credo).
Di solito chi decide di credere viene ritenuto corresponsabile al pari della persona alla quale da’ credito.
Il prestito e’ un rischio condiviso tra chi presta e chi riceve: e la teoria contabile ritiene responsabili entrambi i soggetti, incentivandoli cosi’ ad agire con prudenza […].
Ma nel lessico dei protagonisti dei mercati monetari contemporanei non c’e’ posto per la prudenza: si direbbe anzi che essi, con la crisi greca, abbiano voluto dimostrare che non soltanto sono “troppo grandi per fallire”, ma che lo sono anche per essere chiamati a rispondere dei propri comportamenti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139882
https://www.arci.it/il-libro-combattere-la-postdemocrazia-di-colin-crouch/
https://www.ilfoglio.it/cultura/2020/02/09/news/postdemocrazia-no-300300/

Economia di mercato/Magatti

Mauro Magatti – Cambio di paradigma. Uscire dalla crisi pensando il futuro – Feltrinelli (2017)

Il contrasto alla tendenziale stagnazione della domanda interna, che, come abbiamo visto, e’ stata una conseguenza della crescente irrilevanza economica dei salari, ha portato a due principali modelli di crescita compensativa: quello debt-lead [trainato dal debito] tipico di Stati Uniti e Gran Bretagna e quello export-lead [trainato dalle esportazioni], seguito da Germania e Cina.
Nel primo modello, la domanda e’ stata direttamente sostenuta dal consumo a debito e dal boom immobiliare: in questo modo la finanza ha annullato temporaneamente l’effetto della crescente disuguaglianza sulla domanda.
Nel secondo caso – in qualche modo speculare al primo – la crescita dei consumi globali e’ stata vista come un’opportunita’ economica conquistata attraverso l’aumento della produttivita’ e il contenimento salariale […]
Il caso dell’Italia, simile a quello di altri paesi del Sud Europa, si pone in modo originale in questo contesto.
Il momento in cui il sistema finanziario comincia la sua espansione, negli anni ottanta, coincide con il decennio in cui il debito pubblico passa dal 60 per cento al 110 per cento del Pil.
Si tratta dell’esito della lotta di potere che si scatena nel sistema politico italiano, dove Dc e Psi, alleati di governo, cercano di sottrarsi reciprocamente il consenso mediante l’aumento della spesa pubblica, spesso inefficiente e clientelare, garantendo peraltro in modo consociativo una quota di risorse anche al Pci.
Mentre i mercati finanziari cominciavano la loro stagione espansiva, come una specie di buco nero, i bot pubblici hanno finito per assorbire i risparmi degli italiani accumulati nei decenni precedenti, assicurando cosi’ ai politici risorse illimitate per la conquista del consenso elettorale (e purtroppo, come mostrato da Tangentopoli, dell’arricchimento personale), alle imprese mercati protetti ad alta profittabilita’ e alle famiglie una rendita finanziaria sicura per sostenere i consumi.
Un’interpretazione dello scambio finanziario-consumerista molto provinciale che, garantendo nel breve periodo un’ampia convergenza di interessi attorno a forme diverse di rendita, ha minato le basi della crescita di mediolungo periodo.
Da li’, il paese non e’ piu’ riuscito a riprendersi, rimanendo per i vent’anni successivi – e fino a oggi – intrappolato nella spirale del debito accumulato.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/cambio-di-paradigma/
http://www.culturaesviluppo.it/wordpress/wp-content/uploads/2018/01/Magatti.pdf
https://www.corriere.it/cultura/17_ottobre_13/magatti-mauro-sociologo-insicurezza-risentimento-nuovo-paradigma-societa-feltrinelli-23fb8884-b044-11e7-9acf-3e6278e701f3.shtml?refresh_ce-cp

Europa/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

I liberali hanno abbracciato forse con troppo entusiasmo la globalizzazione e l’integrazione europea, con profonde ripercussioni sulla politica democratica degli Stati-nazione.
La cosa piu’ importante e’ che i mercati sono attualmente perlopiu’ sottratti a ogni controllo democratico. Al contempo, impongono proprie restrizioni alle democrazie.
Se non c’e’ modo di monitorare il movimento dei capitali attraverso le frontiere, e ancor piu’ di frenarlo e tassarlo, la democrazia rimane praticamente senza potere.
Se la spesa pubblica non puo’ essere sostenuta anche con misure opportunistiche come l’inflazione e il debito pubblico, la maggior parte degli impegni elettorali e’ vuota per definizione.
[…] Per essere efficiente, la democrazia deve avere i mezzi per poter influenzare, se non controllare, i mercati transnazionali. E ha anche bisogno di operare in uno spazio corrispondente alla scala dei mercati. In altre parole, dovrebbe esserci un’autorità pubblica transnazionale capace di regolamentare i mercati transnazionali. Su questo appunto verteva l’integrazione europea, o sbaglio? […]
Si pensava che l’Unione europea aiutasse gli europei a fronteggiare le pressioni transnazionali. Si auspicava che, con l’allargamento territoriale e l’imposizione istituzionale di un sistema di governance, l’Unione europea facesse nascere dei cittadini europei. Purtroppo questo, a quanto pare, non e’ accaduto. L’Unione europea si e’ dimostrata piu’ capace di rispondere alle esigenze degli uomini d’affari e delle lobby che a quelle dei cittadini comuni.
Si e’ rivelata il «cavallo di Troia» che ha rafforzato il continuo predominio dei mercati sulla democrazia.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Capitalismo/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

A differenza dell’Italia o della Grecia, la Spagna e l’Irlanda avevano livelli modesti di debito prima della crisi e quindi non possono essere accusate di aver vissuto al di sopra dei loro mezzi; il loro problema e’ nato da una bolla immobiliare, che segnala deficienze del mercato o l’avidita’ dei promotori delle proprieta’ immobiliari.
La disuguaglianza e’ causata da molti fattori diversi; e’ semplicistico pensare che sia solo il frutto del fatto che alcune persone sono impregnate di un’etica protestante del lavoro mentre altre indulgono al divertimento.
Puo’ darsi che l’euro sia stato costruito male, ma ha funzionato bene prima della tempesta finanziaria, che nacque a New York, non a Francoforte o a Bruxelles.
Puo’ darsi che le banche greche siano state guidate male, ma non sono responsabili del fatto che il debito sovrano della Grecia sia diventato insostenibile e obiettivo allettante per gli speculatori.
La generosa spesa sociale non ha impedito alla Svezia o alla Finlandia di essere campioni della produttivita’ del lavoro.
La bassa spesa sociale della Romania chiaramente non ha accresciuto la produttività del paese.
Gli economisti cercano di spiegare diverse tessere del puzzle, ma se mi chiedi qual e’ il fattore primario che sta dietro la serie di crisi nelle quali si dibatte attualmente l’Europa, ce n’e’ uno che emerge sopra tutti.
Il suo nome è neoliberismo.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/

Europa/Boitani

Andrea Boitani – Sette luoghi comuni sull’economia – Laterza (2017)

Nel periodo 2011-2014, il rapporto debito/PIL e’ aumentato di oltre 5 punti in media nei paesi dell’Eurozona. La spiegazione piu’ semplice e’ che l’austerita’ ha finito per far ridurre la crescita del PIL reale piu’ di quanto abbia frenato la crescita del debito pubblico e percioì il rapporto tra debito e PIL e’ cresciuto di piu’ proprio nei paesi che hanno fatto una piu’ intensa cura di austerita’.
L’austerita’, dunque, ha fatto si’ ridurre il deficit primario (e in molti paesi anche quello complessivo), ma non ha permesso di migliorare il […] rapporto debito/PIL, e quindi non ha aiutato a migliorare la sostenibilita’ del debito […]. «L’austerità – scriveva Enrico Berlinguer nel 1977 – a seconda dei contenuti che ha e delle forze che ne governano l’attuazione puo’ essere adoperata o come strumento di depressione economica, di repressione politica, di perpetuazione delle ingiustizie sociali, oppure come occasione per uno sviluppo economico e sociale nuovo, per un rigoroso risanamento dello Stato, per una profonda trasformazione dell’assetto della societa’, per la difesa ed espansione della democrazia: in una parola […] come mezzo di giustizia e di liberazione dell’uomo e di tutte le sue energie  oggi mortificate, disperse, sprecate».
In Europa e’ stata adoperata nel primo modo.
Il secondo non sappiamo ancora se sia destinato a rimanere un sogno.

Info:
https//www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858124581
https://www.anobii.com/books/Sette_luoghi_comuni_sull%27economia/9788858124581/012e4b7607f103e80f
https://www.lavoce.info/archives/tag/i-sette-luoghi-comuni-sulleconomia/