Capitalismo/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)


In molti ormai hanno spiegato come il modello standard di capitalismo democratico sia andato erodendosi con l’avvento della globalizzazione.
Con la scomparsa del comunismo sovietico, il neoliberismo ha conosciuto una sorprendente ripresa per circa due decenni: Hayek, a lungo deriso e trattato alla stregua di un fanatico, aveva trionfato su pianificatori del mondo come Lenin e Keynes. Gli esperimenti filosofici di Hayek […] entrarono con tale profondita’ nel pensiero di economisti, istituzioni internazionali e non solo, che anche governi nazionali e partiti cominciarono a nutrire nei propri confronti la medesima diffidenza che la teoria della “scelta pubblica” portava loro.
Il neoliberismo divenne cosi’ la dottrina politico-economica dominante del capitalismo moderno, almeno fino alla sua completa demistificazione con la Grande recessione, utopia di un’economia capitalista globale autoregolata e di politiche nazionali ridotte all’amministrazione di liberi mercati, all’imposizione di un adeguamento flessibile a essi o, eventualmente, alla mera tutela folcloristica di tradizioni culturali e politiche locali.
Con l’avanzare del modello di crescita neoliberale ebbe inizio, parallelamente, anche una lenta erosione del modello standard di democrazia stabilito nel dopoguerra.
A partire dalla fine degli anni settanta, la partecipazione della popolazione a elezioni di qualunque tipo diminui’ in modo considerevole e costante in tutte le democrazie a economia capitalista, soprattutto nelle fasce piu’ basse di distribuzione del reddito e di opportunita’, tra coloro cioe’ che piu’ di tutti, di fatto, dipendono da politiche redistributive di tutela.
Tutti i partiti, al contempo, senza distinzione quanto al loro orientamento istituzionale, hanno conosciuto un crollo dei propri iscritti. Lo stesso dicasi per i sindacati,che dalla fine degli anni ottanta solo raramente hanno potuto avvalersi del diritto di sciopero con qualche prospettiva di successo.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Capitalismo/Maronta

Deglobalizzazione. Se il tramonto dell’America lascia il mondo senza centro-Fabrizio Maronta – Hoepli (2024)


Buona parte di quella massa debitoria e’ costituita da titoli derivati, una grande invenzione finanziaria dei primi anni settanta concepita, sulla carta, per suddividere quanto piu’ possibile il rischio d’insolvenza (del debitore) su piu’ creditori.
Di fatto, per moltiplicare artificialmente volume e valore delle attivita’ finanziarie, concedendo ai cittadini occidentali di difendere il proprio tenore di vita – e ai loro governi di non tagliare troppo la spesa pubblica – si usa il debito quale sostituto della crescita economica, vittima degli shock petroliferi e della fine del «miracolo» postbellico.
Si tratta, in sostanza, di titoli finanziari garantiti da crediti, detti sottostanti, a loro volta costituiti da insiemi di singole obbligazioni (debiti) cedute dietro compenso dal creditore originario a uno o piu’ intermediari, ognuno dei quali li combina (impacchetta) in vario modo per costituire la garanzia di un singolo titolo derivato. Il titolo cosi’ ottenuto e’ collocato sui mercati con un buon tasso d’interesse, per renderne allettante l’acquisto.
Acquisto da parte di chi? Un po’ di tutti nel dorato mondo finanziario degli anni ottanta, novanta e duemila […]
[La risposta alla domanda] – perche’ e’ crollato tutto – ci porta al cuore della questione.
Gran parte dei crediti che sottostavano ai derivati rivelatisi in pochi giorni carta straccia – privi del valore che le banche loro detentrici avevano a bilancio come attivi – era costituito da mutui ipotecari: i famigerati subprime. Ovvero subottimali, per estensione insufficienti, non all’altezza, non conformi. A cosa? Direttamente, alle garanzie patrimoniali e di reddito sufficienti a indurre nel creditore la fondata certezza che interessi e capitale siano ripagati; indirettamente, potremmo spingerci a dire, non all’altezza del sogno americano e delle condizioni minime a esso associate.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/deglobalizzazione-intervista-a-fabrizio-maronta/
https://www.letture.org/deglobalizzazione-fabrizio-maronta

Capitalismo/Dardot

La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Dardot Pierre, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – Meltemi (2023)

L’abbandono delle classi popolari da parte della nuova sinistra progressista da un lato, e il recupero da parte della destra di alcuni valori della classe operaia (lavoro, merito, famiglia, autorita’) dall’altro, hanno ridefinito il rapporto tra i partiti e le diverse classi sociali […]
Questo successo e’ dovuto al fatto che il neoliberalismo produce allo stesso tempo sia il suo stesso veleno (la disaffezione, le disuguaglianze sociali, l’insicurezza economica), sia, nella sua versione di destra, il suo antidoto immaginario sotto forma di rilancio di un “noi” fatto di persone semplici e ordinarie, di simili silenziosi e lavoratori, di buoni cittadini rispettosi delle leggi e dell’autorita’ dello Stato.
Questa narrazione unificante, che integra tutte le classi, e in particolare le classi popolari, in un’unica nazione, realizza una triplice operazione: una ricomunitarizzazione immaginaria della societa’, una reidealizzazione dello Stato sovrano e una radicalizzazione della liberta’ individuale.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Capitalismo/Marcon

Se la classe inferiore sapesse. Ricchi e ricchezze in Italia – Giulio Marcon – People (2023)

I milionari nel mondo nel 2021 sono 62 milioni e 483 mila (erano 57 milioni e 316 mila nel 2020): 24 milioni e 480 mila negli Stati Uniti (2,5 milioni in piu’ rispetto all’anno precedente), 6 milioni e 190 mila in Cina, 1 milione e 152 mila in Francia. In Italia sono oltre 1 milione e 413 mila […]
I super-ricchi (piu’ di 100 milioni di patrimonio) nel mondo, per Credit Suisse, sono 84.490; 3.930 in Italia […]
Un livello di concentrazione della ricchezza estremamente alto: l’1% piu’ ricco detiene tra il 22 e il 24% della ricchezza totale” (stime recenti (2020/2021) per l’Italia […]
Nei due anni di pandemia, i miliardari italiani sono passati da 33 a 51 (+54%) e il loro patrimonio da 160 a 211 miliardi (+31,8%). Il patrimonio di Ferrero (settore alimentare) e’ cresciuto da 22,4 a 33,3 miliardi; quello di Del Vecchio, da 19,8 a 32,9 miliardi; quello di Berlusconi, da 6,3 a 7,5 miliardi di euro […]
Sia per i ricchi italiani che per gli altri ricchi nel mondo, l’aumento dei patrimoni e’ dovuto in parte alla crescita di alcuni settori che hanno beneficiato della pandemia (farmaceutico, digitale, ecc.) e sui i quali i ricchi hanno investito, ma soprattutto all’incredibile espansione dei mercati finanziari. Se mettiamo a confronto il dicembre del 2021 con l’aprile del 2020, il Dow Jones e’ aumentato del 53% e la Borsa italiana del 59% […]
Con la pandemia non solo i ricchi lo sono diventati ancora di piu’, ma anche il numero dei poveri e’ cresciuto sensibilmente […] In Italia, secondo l’Istat, nel 2020 le famiglie che vivono in poverta’ assoluta sono passate dal 6,4% (2019) al 7,7%, e le persone povere sono passate dal 7,7% (2019) al 9,4%: un milione di poveri in piu’ nell’anno della pandemia.

Info:
https://altreconomia.it/se-la-classe-inferiore-sapesse-chi-sono-i-ricchi-e-perche-continuano-a-essere-ammirati/
https://www.lafionda.org/2024/01/09/se-la-classe-inferiore-sapesse/
https://www.ossigeno.net/post/se-la-classe-inferiore-sapesse
https://altreconomia.it/perche-sappiamo-cosi-poco-dei-ricchi/

Capitalismo/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)

Secondo gli insegnamenti del ginevrino Giovanni Calvino, gli esseri umani erano stati divisi da Dio in eletti e dannati in eterno gia’ prima della creazione del mondo.
Secondo Calvino, nessun essere umano poteva cambiare questo destino predeterminato, ne’ con le buone azioni ne’ con la fede. Tuttavia, le persone non potevano mai sapere con certezza a quale gruppo appartenevano, pertanto era necessario cercare dei segni, e il segno piu’ evidente dell’appartenenza agli eletti, secondo Calvino, era il successo economico.
L’insegnamento di Calvino combina la tradizione apocalittica con il progetto capitalista: la divisione dell’umanita’ in eletti e dannati, proclamata nell’Apocalisse di Giovanni, viene proiettata sugli eventi economici; l’ordine divino e la logica del mercato diventano un tutt’uno.
In una radicale inversione di tendenza rispetto ai Vangeli, i poveri appaiono ora come i rifiutati da Dio, irrimediabilmente destinati all’inferno, mentre i ricchi scivolano nel ruolo degli eletti.
Nessun potere terreno e’ responsabile di questa divisione dell’umanita’, ma lo e’ l’indiscutibile parere di Dio prima dell’inizio dei tempi. Pertanto, fare qualcosa contro questo ordine non solo e’ inutile, ma e’ anche blasfemo.
Il fatto che questa dottrina si sia diffusa cosi’ rapidamente nei centri di trasformazione economica e’ dovuto all’importante scopo che si prefiggeva: legittimare la divisione sociale e rimuoverla dal dibattito pubblico.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Capitalismo/Giannuli

La grande tempesta in arrivo – Aldo Giannulli, Andrea Muratore – Piemme (2022)


Uno dei luoghi comuni che ha avuto piu’ successo e’ quello che recita “Non e’ dallo stato che avremo il vaccino, ma dall’impresa privata”.
Una solenne stupidaggine creduta vera perche’ ripetuta all’infinito e che si basa sul pregiudizio per il quale il pubblico deve necessariamente essere sempre inefficiente e il privato efficiente.
Il sottinteso e’ che il vaccino ce lo dia il capitalismo, che resterebbe il modo migliore per gestire le risorse e garantire l’innovazione. In realta’ il vaccino non lo produce il capitalismo ma il capitale.
C’e’ una differenza notevole: il capitalismo e’ un sistema sociale determinato, ma la risorsa base che consente di pagare la ricerca e la produzione e’ il capitale, capitale che puo’ essere nella disponibilita’ di privati (come e’ del sistema capitalistico), dello stato (come e’ nei sistemi appunto statalisti) o avere forme di proprieta’ sociale (come e’ stato nei sistemi basati sull’autogestione, oggi eclissati, in forme di tipo cooperativo o altro). E, ovviamente, possono esserci anche sistemi misti o ibridi.

Info:
https://www.archiviostorico.info/libri-e-riviste/9762-la-grande-tempesta-in-arrivo
https://www.ilgiornale.it/news/cultura/grande-tempesta-arrivo-che-pu-travolgere-lordine-mondiale-2011539.html

Capitalismo/Franzini

Disuguaglianze. Quante sono, come combatterle – Maurizio Franzini, Mario Pianta – Laterza (2016)

Le prospettive liberali hanno a lungo sostenuto che l’uguaglianza delle opportunita’ e’ cio’ che conta e che le disparita’ nei risultati che seguono da tale condizione sono socialmente accettabili ed economicamente efficienti.
In altre parole, ‘questa disuguaglianza non importa’ da un punto di vista etico, politico o economico. C’e’ ampia evidenza che le economie avanzate negli ultimi decenni sono rimaste ben lontane dal concedere pari opportunita’ a tutti e, d’altro canto, vi sono poche prove che un’alta disuguaglianza sia associata a una maggior crescita e percio’ potrebbe essere giustificata.
Il punto che vogliamo sottolineare qui, tuttavia, va oltre tale argomentazione tradizionale e si concentra sulla novita’ della disuguaglianza di oggi.
La nuova natura della disuguaglianza contemporanea sta cambiando il quadro della discussione in almeno tre aspetti.
In primo luogo, la disuguaglianza di oggi e’ in gran parte prodotta dall’estremo aumento dei redditi dei ‘super ricchi’ – che ottengono profitti, rendite finanziarie e retribuzioni molto elevate – e da un sistema sempre piu’ polarizzato di distribuzione del reddito e della ricchezza. Tutto cio’ e’ associato a un crollo delle opportunita’ di mobilita’ sociale basate sull’istruzione e a una maggior persistenza delle disuguaglianze attraverso le generazioni. Il privilegio economico sta diventando sempre piu’ forte ed e’ sempre piu’ ereditato – un ritorno a una caratteristica della disuguaglianza che era tipica di un secolo fa […]
In secondo luogo […] i meccanismi che producono disuguaglianze nei paesi avanzati sono diventati piu’ complessi, e riguardano i processi di distribuzione del reddito, ma anche l’istruzione, la posizione nel mondo del lavoro, l’origine familiare, ecc. Questo porta a esiti economici e sociali caratterizzati da una maggiore frammentazione sulla base delle condizioni di classe, di status, di genere, e cosi’ via […]
In terzo luogo, le condizioni economiche e sociali alla base delle dinamiche delle disuguaglianze sono determinate da un quadro di riferimento che comprende le istituzioni – sovranazionali e nazionali – e i processi politici che definiscono le azioni dei governi e l’entità della redistribuzione […]
La disuguaglianza e’ evitabile, perche’ una redistribuzione potrebbe migliorare le condizioni dei piu’ svantaggiati senza peggiorare troppo quelle dei piu’ abbienti.
Un fattore chiave nel determinare tale disuguaglianza radicale e’ rappresentato dalle regole istituzionali globali, che, lungi dall’essere ‘neutrali’, sono il risultato dei rapporti di forza e del potere politico dei diversi attori coinvolti, con un ruolo dominante degli interessi dei paesi ricchi e delle elite dei paesi poveri.  

Capitalismo/Armao

L’età dell’oikocrazia. Il nuovo totalitarismo globale dei clan – Fabio Armao – Meltemi (2020)


Il dilagare negli anni Novanta del neoliberalismo (l’ortodossia del cosiddetto “Washington Consensus”), e’ agevolato dal fatto che il crollo del comunismo rende superfluo ogni residuo conflitto ideologico: tra democrazia e totalitarismo, o tra libero mercato ed economia di stato.
Persino la Cina vi rinuncia, ormai votata allo sviluppo capitalistico.
Il fallimento dell’unica alternativa storica alla democrazia liberale produce un effetto cascata sul modo occidentale di intendere la politica. Spogliando la democrazia dell’aura retorica che l’aveva circondata durante l’era bipolare, in particolare, ne svela tutte le intrinseche debolezze […] quali la rivincita degli interessi particolari sulla rappresentanza politica, la persistenza delle oligarchie e la proliferazione dei poteri invisibili, tre fattori che tendono a rafforzarsi a vicenda […]
Gli anni Novanta, non a caso, segnano anche il tramonto dei tradizionali partiti di massa e la riscoperta della leadership carismatica, a lungo screditata dall’esperienza dei regimi totalitari del Novecento […]
I leader carismatici tendono, per definizione, a forzare le proprie prerogative e a pretendere di riscrivere le regole; a scavalcare le istituzioni per fare appello al popolo, da cui ritengono di aver ricevuto un’investitura diretta.

Info:
https://www.minimaetmoralia.it/wp/libri/oikocrazia-ovvero-la-distopia-nella-realta/
https://www.lafionda.org/2020/09/13/leta-delloikocrazia-una-lettura-del-saggio-di-fabio-armao/
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/se-la-distopia-sconfina-nel-reale-letture-kritiche-oikocrazia/
https://www.carmillaonline.com/2020/06/11/leta-del-totalitarismo-neoliberale-e-della-guerra-civile-globale-permanente/

Capitalismo/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)


Deglobalization. Ideas for a New World Economy (Bello 2002). In esso Bello colloca la critica alla globalizzazione nel quadro di un’analisi generale della crisi del capitalismo statale nel dopoguerra e della sua trasformazione neoliberale.
La sua analisi presta particolare attenzione alla governance globale e alle sue istituzioni, tra cui soprattutto la Banca mondiale, il Fondo monetario internazionale e l’Organizzazione mondiale del commercio, organismi che egli descrive come orientati agli interessi e alle esigenze statunitensi e del grande capitale americano e che nei primi anni 2000 sono stati da più parti oggetto di critiche internazionali provenienti dal basso, soprattutto dal Sud globale.
L’ordine economico mondiale da essi amministrato e “vincolato a regole”, come viene definito, e’ secondo Bello in realta’ uno strumento utile alla subordinazione della sovranita’ nazionale e con essa della politica democratica a un insieme unitario di norme che pretendono di avere validita’ universale; norme apparentemente uguali per tutti – grandi e piccoli, ricchi e poveri, Nord e Sud –, ma che sono scritte e applicate da nazioni del Nord ricco del mondo, tra tutte gli Stati Uniti, con un ruolo dominante nelle organizzazioni internazionali.
Nata alla fine del XX secolo, la globalizzazione altro non sarebbe, secondo Bello, che un progetto a sostegno delle grandi imprese occidentali; a esse la governance globale offrirebbe un accesso remunerativo a paesi alla periferia del mondo capitalista che sperano nel proprio “sviluppo”.
Tra gli esempi che Bello menziona vi e’ il trattamento riservato dal Fondo monetario internazionale ai paesi con un debito elevato e i programmi di aggiustamento strutturale loro imposti, cui puntualmente corrisponde un’apertura di essi agli investimenti dell’Occidente a condizioni di mercato, ossia occidentali.
Nell’ultima parte del libro, Bello affronta una serie di proposte di riforma circolanti all’epoca per la modifica delle organizzazioni internazionali trainanti nel processo di globalizzazione.
Pioniere di un’ampia corrente critica antiglobalista sempre piu’ radicale, Bello giunge alla conclusione che l’unico vero obiettivo di una tale resistenza non possa che essere l’abolizione di queste organizzazioni. Nel farlo, egli prende in esame anche Rodrik. Secondo l’autore, Rodrik sosterrebbe la necessita’ di un ritorno “al modello originale di Bretton Woods ideato da Keynes […] in cui le ‘regole lasciavano spazio sufficiente

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Capitalismo/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)


La supremazia delle politiche neoliberiste sull’economia generale si regge sulla capacita’ degli americani di finanziare il proprio disavanzo di conto corrente senza i limiti a cui devono invece sottostare i paesi che non emettono moneta di riserva mondiale.
In questo senso, l’economia del debito fondata sul ruolo centrale degli Stati Uniti nel mondo rappresenta il sistema economico-giuridico attraverso cui i costi del sovraconsumo americano, ovvero il deficit pubblico, vengono scaricati sul resto del mondo.
Potremmo chiamarla «la tassa dell’Impero».
Nonostante la stabilita’ del dollaro, la decadenza dell’industria americana, ossia dell’economia reale, e l’alto livello dei consumi interni hanno determinato l’aggravarsi del deficit della bilancia commerciale, finanziato dall’afflusso di capitali dall’estero.
Secondo l’FMI infatti dal 1988 gli Stati Uniti hanno assorbito circa la meta’ della domanda mondiale totale […]
Il risultato di tutto questo e’ un indebitamento interno colossale e disavanzi record nella bilancia commerciale.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/
https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/