Societa’/De Benoist

I demoni del bene. Dal nuovo ordine morale all’ideologia del genere – Alain De Benoist – Controcorrente (2015)

La giustizia sociale e’ (cosi’) sostituita da una mobilitazione compassionevole che, per quanto possa essere utile nel singolo caso, e’ incapace di permettere di formulare soluzioni politiche ai problemi sociali […]
L’evoluzione del linguaggio e’ a questo riguardo significativa.
Ormai si preferisce parlare di «fratture sociali», tutto sommato fortuite tanto quanto le fratture della tibia, piuttosto che di conflitti sociali o di lotta di classe. Non ci sono piu’ sfruttati, la cui alienazione rinvia direttamente al sistema capitalista, ma «diseredati», «esclusi», «sfavoriti», «poveri», tutti ugualmente vittime di «handicap» o «discriminazioni», tutti ugualmente esortati a fronteggiare le loro difficolta’ adottando le ricette dispensate dallo Stato terapeutico.
E’ allo stesso modo significativo che la nozione di «lotta contro l’esclusione» abbia sostituito quella di «lotta contro le disuguaglianze», in vigore negli anni Settanta, che evocava ancora la lotta di classe.
Beninteso, la poverta’ e la miseria prosperano su questo humus di angelismo umanitario.
Si vuole essere «solidali» senza piu’ sapere cosa realmente significhi la solidarieta’, ossia in primo luogo l’interiorizzazione del legame sociale.
Piu’ in generale, per una sinistra ormai separata dal popolo, il societario e’ un modo per dimenticare (e far dimenticare) il sociale.

Info:
https://www.ilfoglio.it/articoli/2014/01/22/news/i-banali-demoni-del-bene-51782/
https://www.barbadillo.it/38725-libri-i-demoni-del-bene-di-de-benoist-critica-al-pensiero-unico-e-al-gender/

https://ilmangiacarte.wordpress.com/2021/05/20/demoni-del-bene/
https://ilpensierostorico.com/de-benoist-demoni-del-bene/

Green New Deal/Crary

Terra bruciata. Oltre l’era digitale verso un mondo postcapitalista – Jonathan Crary – Meltemi (2023)


Adesso, pero’, con un’economia globale che dopo il 2008 e’ tenuta in vita artificialmente, con la crescita dei regimi corrotti autocratici e dei narco-Stati, e con le imprevedibili conseguenze della crisi climatica, i calcoli di lungo periodo da parte dei grandi potentati hanno lasciato il posto a forme di arricchimento di breve termine.
Siamo alla mezzanotte del capitalismo da casino’, quando i vincitori cominciano a incassare le proprie fiches. Poiche’ l’economia globale non ha alcuna prospettiva di lungo periodo, assistiamo a un’ultima baldoria di saccheggio su tutto il pianeta.
Fracking, rimozione delle cime delle montagne per estrarre minerali, foreste pluviali rase al suolo per lasciare spazio alle coltivazioni di biocarburanti, trivellazioni offshore, spoliazione di aree selvagge, tutto cio’ va di pari passo con la devastazione e il saccheggio delle risorse sociali e con l’espropriazione dei restanti frammenti di beni comuni, siano essi acqua potabile, aree selvagge o parchi cittadini.
E’ una sorta di nuova versione dello show televisivo degli anni Sessanta Supermarket Sweep, dove ai concorrenti era data una carta prepagata per lo shopping e un certo limite di tempo entro il quale dovevano afferrare freneticamente qualsiasi cosa di valore fosse presente nel negozio.

Info:
https://ilmanifesto.it/quella-spoliazione-delle-esistenze
https://serenoregis.org/2023/09/01/terra-bruciata-oltre-lera-digitale-verso-un-mondo-postcapitalista/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/bordoni-lettura-terra-bruciata-crary-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2023/06/04/quando-il-sogno-tecnomodernista-si-rivela-un-incubo/
https://www.artribune.com/editoria/2023/07/terra-bruciata-nuovo-libro-jonathan-crary/
https://serenoregis.org/2023/11/06/terra-bruciata-puntata-dei-perche/

Stato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Le crisi possono mettere in moto processi di apprendimento a lungo termine e da quella generata dalla pandemia del Covid-19 si possono trarre alcuni importanti insegnamenti.
In primis, e’ stato dimostrato che gli Stati, se vogliono, sono in grado, molto rapidamente, di agire e di prendere decisioni di ampia portata che riguardano la societa’, compresi ingenti interventi nell’economia e persino in materia di assetti proprietari.
Per decenni le richieste di misure efficaci in materia di protezione climatica sono state respinte affermando che non si poteva o non si doveva intervenire sulle “forze del libero mercato”. Vietare i voli a corto raggio? Impossibile! Vietare i SUV nei centri urbani? Impensabile! Eliminare gradualmente i combustibili fossili entro il 2030? Mette in pericolo i posti di lavoro! Ridurre il consumo di carne? Eco-dittatura! Convertire le aziende automobilistiche per la costruzione di trasporti pubblici? Comunismo! Un programma di investimenti pubblici del valore di miliardi per la ristrutturazione socio-ecologica? Troppo costoso!
Ma di fronte al virus improvvisamente quasi tutto era possibile. Il traffico aereo, ad esempio, e’ stato semplicemente chiuso per decreto. Il denaro che si supponeva non ci fosse mai stato per la ristrutturazione socio-ecologica e’ fluito improvvisamente in quantita’ quasi illimitata. Il forte aumento del debito nazionale, che inevitabilmente ne deriva, improvvisamente non era piu’ un problema mentre prima il dogma dell’austerita’ sembrava essere intoccabile.
La guerra in Ucraina ha ripetuto questa esperienza. Praticamente da un giorno all’altro il governo tedesco ha deciso di mettere a disposizione dell’esercito altri cento miliardi di euro, anche in questo caso, risorse finanziarie che si supponeva non fossero mai state disponibili per la protezione del clima, l’istruzione e la salute.
Nelle recenti crisi il mito dello Stato debole e incapace di agire e’ finalmente crollato e uno dei compiti piu’ urgenti per i movimenti per il cambiamento globale consiste nel tradurre questa consapevolezza in azione politica.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Societa’/Collier

Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Paul Collier – Laterza (2016)

Oggi sappiamo tre cose importanti sui fattori trainanti delle migrazioni internazionali.
La prima e’ che le migrazioni sono una risposta economica al divario di reddito: a parita’ di altre condizioni, piu’ si allarga il divario piu’ cresce la spinta a migrare.
La seconda e’ che esistono una miriade di ostacoli alla migrazione, economici, giuridici e sociali che sommati trasformano la migrazione in un investimento: prima di goderne i benefici e’ necessario sostenerne i costi.
Il fatto che i poveri non siano in grado di sostenere i costi dell’investimento compensa la pressione esercitata dal profondo divario di reddito. Se il divario e’ profondo perche’ gli abitanti dei paesi d’origine sono spaventosamente poveri, e’ probabile che il loro desiderio di migrare non possa essere soddisfatto.
La terza cosa importante che sappiamo e’ che i costi della migrazione sono ampiamente ridotti dalla presenza di una diaspora nel paese ospitante.
I costi della migrazione calano in proporzione all’aumento del numero di immigrati gia’ insediati nel paese di destinazione. Pertanto il tasso migrtorio e’ determinato dall’ampiezza del divario di reddito, dal livello di reddito dei paesi d’origine e dalle dimensioni della diaspora […]
L’interazione tra il divario di reddito e la diaspora genera una dinamica impressionante e inequivocabile: il flusso migratorio dipende dal divario e dallo stock di migranti precedente. A mano a mano che il gruppo si allarga, il flusso cresce, di modo che dato un certo divario la migrazione subisce un’accelerazione.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Green New Deal/Chomsky

Minuti contati: Crisi climatica e Green New Deal globale – Noam Chomsky

La bovinicoltura contribuisce al cambiamento climatico attraverso due canali.
Il primo deriva dal fatto che l’allevamento di bovini necessita di molta piu’ terra rispetto a qualsiasi altra forma di agricoltura. Per essere piu’ chiari, produrre cibo da tutte le altre fonti animali come pollo, maiale e pesce, cosi’ come attraverso colture destinate direttamente al consumo umano piuttosto che all’alimentazione del bestiame, richiede molta meno terra rispetto all’allevamento dei bovini.
La bovinicoltura puo’ apportare un contributo netto positivo all’approvvigionamento alimentare complessivo globale quando i bovini pascolano esclusivamente su terreni inadatti alle colture. Quando invece aree che possono essere adibite alle coltivazioni sono utilizzate per il pascolo del bestiame o per l’alimentazione degli animali, cio’ equivale a uno spreco di enormi quantita’ delle risorse terrestri totali.
E’ proprio questo sfruttamento intensivo del suolo per aumentare la disponibilita’ di pascoli la molla che spinge grandi aziende e speculatori fondiari a disboscare le foreste.
Oltre a creare queste pressioni sull’uso del suolo, l’allevamento di bovini contribuisce ulteriormente al cambiamento climatico perche’ le vacche emettono gas metano attraverso i loro normali processi digestivi. Cio’ vale per tutti i ruminanti, ossia gli animali che rigurgitano il cibo e lo rimasticano, compresi pecore, capre, bufali, cervi, alci, giraffe e cammelli. Ma la popolazione globale di vacche e tori e’ di circa 1,5 miliardi di capi, nettamente superiore a quella degli altri ruminanti. Con le loro emissioni di metano, le vacche sono responsabili di circa 2 miliardi di tonnellate di gas serra l’anno, equivalenti all’incirca al 4% delle emissioni totali di gas serra nel 2018.

Info:
https://lecopost.it/cultura-sostenibile/minuti-contati/
https://duels.it/industria-culturale/con-minuti-contati-noam-chomsky-e-robert-pollin-ci-avvertono-il-nostro-tempo-sta-per-scadere/

https://politicaassociazione.it/dati/8/chomsky-minuti-contati.pdfhttps://www.sololibri.net/Minuti-contati-Chomsky-Pollin.html

Stato/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’integrazione mediante il conflitto tra classi si vede sostituita da un’integrazione sociale basata sulla competizione di diverse comunita’ di lavoro, non solo in aziende, bensi’ anche a livello regionale.
L’emergere di comunita’ locali in competizione tra loro puo’ produrre o rafforzare le tendenze all’autonomia di politiche sub-statali contro la politica nazionale; in casi estremi, cio’ puo’ arrivare a mettere in discussione l’integrita’ territoriale di stati con piu’ nazioni al proprio interno.
Diversi meccanismi possono contribuire a tutto questo.
Alle condizioni imposte da un mercato piu’ o meno mondiale, le possibilita’ per uno stato centrale di redistribuire al proprio interno i poteri tra regioni forti e regioni piu’ deboli diventano sempre piu’ ridotte. Le imprese che godono di successo a livello internazionale, residenti in regioni piu’ avanzate, possono opporsi all’imposizione di tasse nazionali da redistribuire a vantaggio di regioni meno sviluppate, motivando tale scelta con la necessita’ di difendere la competitivita’ guadagnata con investimenti onerosi e profitti attraenti […]
L’emergere di tendenze centrifughe – quali richieste, in termini di politica di scala, di decentramento federalista, autonomia regionale o di una sovranita’ statale indipendente, in casi estremi – offre a grandi stati forse un motivo di preoccupazione in piu’ rispetto a piccole realta’ statali, che si confrontano, ceteris paribus, con una minore eterogeneit’ etnica, culturale ed economica.
Fare i conti con divergenze tra regioni risulta per uno stato centrale ben piu’ complicato che affrontare le relativamente lineari divisioni di classe, non fosse altro per la particolare complessita’ del modello di conflitto regionale, rispetto alla schematica linea invece che, in una societa’ industriale capitalista, divide le classi in modo binario in due principali: capitale e lavoro.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi
https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Societa’/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot , Christian Laval – Derive Approdi (2019)

«Non ci sono diritti senza nulla in cambio», dicono per obbligare i disoccupati ad accettare un impiego degradato, per far pagare malati e studenti per un servizio il cui beneficio e’ considerato strettamente individuale, per condizionare i sussidi per le famiglie alle forme considerate piu’ opportune di percorsi formativi per genitori.
L’accesso ad un certo numero di beni e di servizi non e’ piu’ legato ad uno statuto che comporta determinati diritti, ma e’ il risultato di una transazione tra una prestazione e un comportamento conforme alle aspettative, o un costo diretto per l’utente.
La figura del «cittadino» investito di una responsabilita’ immediatamente connessa con la vita collettiva lascia poco a poco la scena all’uomo imprenditoriale. Questi non e’ solo il «consumatore sovrano» della retorica neoliberista, ma e’ anche il soggetto a cui la societa’ non deve niente, che non riceve «nulla per nulla» e che deve «lavorare di piu’ per guadagnare di piu’».
Il riferimento dell’azione pubblica non e’ piu’ il soggetto di diritto, ma un soggetto auto-imprenditore che stringe i contratti privati piu’ diversi con altri auto-imprenditori.
Le modalita’ di transazione negoziate caso per caso per «risolvere i problemi» tendono cosi’ a rimpiazzare le regole di diritto pubblico e le procedure di decisione politica legittimate dal suffragio universale.
Lungi dall’essere «neutra», la riforma manageriale dell’azione pubblica attenta direttamente alla logica democratica della cittadinanza sociale: aggravando le disuguaglianze sociali nella distribuzione delle prestazioni e nell’accesso alle risorse in materia di occupazione, sanita’ e istruzione, essa consolida al tempo stesso le logiche sociali di esclusione che producono sempre piu’ «sotto-cittadini» e «non-cittadini» […]
E’ interessante constatare fino a che punto la revisione dei diritti sociali sia legata alla discussione pratica sui fondamenti culturali e morali (e non solo politici) delle democrazie liberali. Il cinismo, la menzogna, il disprezzo, il filisteismo, il rilassamento del linguaggio e dei gesti, l’ignoranza, l’arroganza del denaro e la brutalita’ della dominazione sono i titoli per governare nel nome della sola «efficienza».
Quando la prestazione e’ il solo criterio di una politica, che importa il rispetto delle coscienze, della liberta’ di pensiero e di espressione? Che importa il rispetto delle forme legali e delle procedure democratiche? La nuova razionalita’ promuove i propri criteri di valutazione che non hanno nulla a che fare con i principi morali e giuridici della democrazia liberale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Green New Deal/Mancuso

Fitopolis, la città vivente – Stefano Mancuso – Laterza (2023)

In una manciata di anni, se paragonati alla vita della Terra, la specie umana e’ diventata una forza tellurica in grado di mutarne la storia.
L’avanzata della nostra specie e le sue attivita’ negli ultimi 10.000 anni hanno cambiato il metabolismo energetico del pianeta con una forza paragonabile soltanto alla colonizzazione della Terra da parte delle piante.
Gli esiti di questa rivoluzione sono al momento del tutto al di fuori delle nostre possibilita’ di previsione. La verita’ e’ che, sebbene anche il solo banale buon senso suggerisca di evitare eccessivi danni ai nostri ecosistemi, non sappiamo cosa fare per limitare il nostro impatto sul pianeta senza rallentare la crescita economica; e il fatto che sembriamo incapaci di porre un freno anche al piu’ insignificante dei consumi non pare il viatico migliore per un futuro felice.
In ogni modo, nulla si potra’ ottenere senza innovazione non solo tecnologica, ma soprattutto sociale. Abbiamo bisogno di innovare immaginando forme di governo globali che siano in grado di ridurre al minimo il consumo dei beni comuni prima che ci si avvicini a soglie critiche, le quali una volta varcate non potranno piu’ essere recuperate o lo potranno soltanto a costo di grandi sacrifici.
Escogitare un modo per realizzare tutto questo sia nella sfera sociale sia in quella tecnologica e’ la sfida del nostro futuro. Quali che siano le soluzioni che immagineremo, di una cosa possiamo essere certi: perche’ esse funzionino, dovranno avere un impatto fondamentale sul modo in cui operano le nostre citta’. Sono le citta’, infatti, il luogo della nostra aggressione all’ambiente, nonostante occupino soltanto una esigua porzione della superficie terrestre […]
Se vogliamo avere un’idea strettamente quantitativa dell’impatto delle citta’, le descrizioni non bastano piu’ e dobbiamo rivolgerci ai numeri. E i dati ci dicono che oltre il 70% del consumo mondiale di energia e il 75% del consumo di risorse naturali sono a carico delle citta’. Cosi’ come lo e’ l’emissione di circa il 75% della CO2 e la produzione del 70% di rifiuti.
Uno studio del 20211 sulle emissioni di gas serra da parte di 167 citta’ distribuite su tutto il pianeta ha dimostrato che 25 megalopoli da sole sono responsabili per la produzione del 52% delle emissioni di gas serra. Le citta’ asiatiche emettono la maggior parte dei gas a effetto serra e la maggior parte delle citta’ dei paesi sviluppati produce emissioni di gas serra pro capite significativamente piu’ elevate rispetto a quelle dei paesi in via di sviluppo.
L’energia consumata dagli edifici di qualunque tipo (residenziali, istituzionali, commerciali o industriali) contribuisce con una produzione di gas serra tra il 60% e l’80% alle emissioni totali nelle citta’ nordamericane ed europee, mentre in un terzo delle citta’ oltre il 30% delle emissioni totali deriva dal trasporto su strada.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_corsera.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/Robinson_mancuso_19nov23.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/mancuso_avvenire.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/fitopolis-la-citta-vivente-di-stefano-mancuso/
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/fitopolis-la-citta-vivente-stefano-mancuso-libro

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

I temi e i termini della «buona governance» e della «buona prassi» sono i nuovi mantra dell’azione governativa.
Le organizzazioni internazionali hanno propagato largamente le nuove norme dell’azione pubblica, soprattutto nei paesi sottosviluppati. Ad esempio, la Banca mondiale, nel suo Rapporto sullo sviluppo mondiale del 1997, ha proposto di sostituire l’espressione «Stato minimo» con «Stato efficiente». Piuttosto che incoraggiare sistematicamente la privatizzazione, si vuole vedere ora nello Stato un «regolatore» dei mercati. Lo Stato deve essere autorevole, deve concentrarsi sull’essenziale, deve essere capace di creare i quadri regolamentari indispensabili all’economia.
Secondo la Banca mondiale, lo Stato efficiente e’ uno Stato centrale forte che si pone come priorita’ un’attivita’ regolatrice che garantisca lo Stato di diritto e agevoli il mercato e il suo funzionamento.
L’OCSE non e’ stata da meno, moltiplicando a partire dalla meta’ degli anni Novanta le raccomandazioni di riforma della regolamentazione e di apertura dei servizi pubblici alla concorrenza, attraverso le attivita’ del suo settore consacrato al management pubblico.
Lo stesso si puo’ dire della Commissione europea con il suo “Libro bianco” sulla governance europea del 2001, anche se vi si confondono il funzionamento delle istituzioni e la promozione del modello imprenditoriale e concorrenziale nei servizi pubblici.
La riforma dell’amministrazione pubblica partecipa della globalizzazione delle forme dell’arte di governare. Dappertutto, quale che sia la situazione locale, sono auspicati gli stessi metodi e si utilizza un lessico uniforme (competition, process reengineering, benchmarking, best practices, performance indicators).
Tali metodi e categorie sono validi per tutti i problemi e tutte le sfere dell’azione, dalla difesa nazionale alla gestione degli ospedali passando per l’attività giudiziaria.
La riforma «generale» dello Stato secondo i principi del settore privato si presenta come ideologicamente neutra. Esso non mira che all’efficienza o, come dicono gli esperti britannici dell’auditing, al value for money, ovvero all’ottimizzazione delle risorse utilizzate.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagen- knecht – Fazi (2022)

All’idea di una societa’ come comunita’ solidale e responsabile Thatcher contrappose la formula: «There is no such thing as society», ossia ‘La societa’ non esiste affatto […]
Dove non vi e’ societa’, non vi e’ neppure responsabilita’ nei confronti degli altri. Ne’ verso la comunita’ ne’ verso i bisognosi. Al suo posto subentra come valore centrale la responsabilita’ nei confronti di se stessi.
Il senso di comunita’ e’ superato, ormai e’ visto addirittura come dannoso. Secondo il nuovo motto, le cose vanno meglio per tutti se ciascuno pensa esclusivamente a se stesso e al proprio vantaggio.
Per giustificare questa tesi, si faceva ricorso a un’interpretazione divenuta intanto cliche’ della famosa metafora di Adam Smith secondo cui il mercato indirizzerebbe le azioni degli individui egoisti al benessere collettivo come una mano invisibile.
In questo modo, ciascuno diventava responsabile solo per se stesso, e gli obblighi di solidarieta’ sopravvivevano al massimo nei confronti della cerchia ristretta della famiglia. Al di fuori di questa esistevano soltanto le leggi del mercato, che davano agli individui liberati da qualsiasi vincolo di lealta’ un contesto in cui cooperare.
L’ordinamento giuridico doveva solo garantire che nessuno utilizzasse mezzi sleali per raggiungere i propri fini egoistici […]
L’eroe della nuova epoca era forte, egoista, di successo, pronto al rischio, mobile e flessibile. Chi si arricchiva aveva fatto tutto bene, chi crollava era responsabile del proprio declino. Dalla societa’ come progetto comunitario si passava a un’associazione di egoisti, cui era permesso tutto cio’ che la legge non vietava esplicitamente […]
Le esigenze della mobilita’ e della flessibilita’ collidevano con il bisogno di fondare una famiglia stabile, di preservare i legami con la patria e di restare radicati nel proprio paese.
Nella nuova narrazione non c’era piu’ posto neppure per la fede religiosa, il richiamo alle tradizioni, l’umanesimo borghese o il legame con la nazione.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html