Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

La nuova gestione pubblica ha due dimensioni: da una parte, introduce modalita’ di controllo piu’ fini, che rientrano in una razionalizzazione burocratica piu’ sofisticata; dall’altra, confonde gli obiettivi propri del servizio pubblico allineandoli formalmente sulla produzione del settore privato […]
La tensione tra la centralizzazione degli organismi di auditing e di regolamentazione e la presunta autonomia dei servizi sottomessi alla concorrenza, provoca effetti perversi non trascurabili, spingendo i servizi a concentrarsi ossessivamente sui meccanismi di prestazione senza preoccuparsi troppo del contenuto reale dei loro compiti: un tasso di riuscita per un esame, un tasso di occupazione di letti di ospedale, un rapporto casi trasmessi/casi risolti possono corrispondere a risultati effettivi molto diversi se non a deviazioni molto sensibili quanto alla realta’ del servizio erogato.
Il feticismo della cifra porta l’iperrazionalizzazione alla «fabbricazione di risultati» che sono lungi dal rappresentare miglioramenti reali, tanto piu’ che i dirigenti e i loro sottoposti sono tutti costretti a «fare buon viso a cattivo gioco» e a contribuire alla produzione collettiva di cifre.
Nulla prova che la realta’ coincida sempre con la retorica manageriale e commerciale. I criteri di valutazione quantitativa non sono quasi mai in accordo con i criteri qualitativi di attenzione ai clienti […]
L’importazione di logiche contabili venute dal mondo economico-commerciale non solo tende ad allontanare dalla realta’ le attivita’ e i loro risultati, ma priva anche del loro contenuto politico i rapporti tra lo Stato e i cittadini. Questi ultimi sono considerati acquirenti di servizi, preoccupati che i loro soldi siano «ben spesi» […]
Che si tratti del personale ospedaliero, di giudici o di pompieri, le molle e i principi della loro attivita’ professionale vengono concepiti ormai soltanto dal punto di vista degli interessi personali e corporativi, negando ogni dimensione morale e politica al loro impegno in un mestiere che si basa su valori propri.
Le tre “E” del management, «economia-efficacia-efficienza», hanno cancellato dalla logica del potere le categorie del dovere e della coscienza professionale.
La diffidenza, allo stesso modo, caratterizza i rapporti tra le istituzioni pubbliche e i soggetti sociali e politici, considerati anch’essi come «opportunisti» alla ricerca del massimo vantaggio possibile senza alcuna considerazione dell’interesse collettivo.
La ristrutturazione neoliberista trasforma i cittadini in consumatori di servizi che pensano soltanto alla loro soddisfazione egoistica.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Lavoro/Wolf

La crisi del capitalismo democratico – Martin Wolf – Einaudi (2024)


Non si profilano all’orizzonte innovazioni in grado di moltiplicare posti di lavoro ben remunerati per le persone poco qualificate.
Tutto il contrario: con l’aumentare della produttivita’ nell’industria e la diffusione di computer e robot, la maggior parte della domanda si crea nel settore dei servizi poco qualificati.
E’ improbabile che la produttivita’ di questi lavoratori possa crescere. Per esempio, la produttivita’ di un corriere e’ quella che e’, puo’ variare solo a seconda di come si organizzano le consegne e del numero di pacchi. Lo stesso vale per gli operatori delle case di riposo, i tassisti, gli addetti alle pulizie e i camerieri nei ristoranti.
Per giunta, molte di queste attivita’ si prestano a forme di lavoro «flessibile» e gli addetti sono perlopiu’ immigrati o persone appartenenti a comunita’ marginali.
Sindacalizzare questo tipo di lavoratori non e’ affatto semplice. Associati alla liberalizzazione dei mercati del lavoro e all’assottigliarsi della vecchia forza lavoro industriale, questi sviluppi spiegano l’avvento di quello che l’economista britannico Guy Standing chiama il precariato […]
Un altro fattore che plasma le nostre economie, la societa’ e la politica, e al momento pesa sul rallentamento della crescita, e’ la demografia.
Sotto questo profilo, spiccano due dati importanti (collegati tra loro): il mutamento delle popolazioni mondiali, nella struttura e nella crescita, e l’invecchiamento.
Nel 1960, in quelli che oggi sono i paesi a reddito alto viveva un quarto della popolazione mondiale, cio’ 3 miliardi di persone. Nel 2018 il dato era sceso al 16 per cento di 7,6 miliardi di persone, mentre la quota di popolazione dei paesi in via di sviluppo era aumentata di 9 punti percentuali […]
Sia la Cina sia l’India hanno una popolazione piu’ numerosa di tutti i paesi a reddito alto messi assieme. L’India, in particolare, e’ ormai popolosa quanto la Cina e piu’ […]
Stando alle proiezioni demografiche delle Nazioni Unite basate su un’ipotesi di fecondita’ media, nel 2050 il pianeta avra’ 9,7 miliardi di abitanti, di cui il 22 per cento vivra’ nell’Africa sub-sahariana, il 31 per cento in Cina e in India, il 48 per cento nei paesi in via di sviluppo dell’Asia orientale e meridionale e solo il 14 per cento in quelli che oggi sono i paesi a reddito alto.

Info:
https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/08/05/news/il-mondo-di-oggi-si-e-rotto-a-margine-del-libro-di-martin-wolf-6818502/
https://www.ilmonocolo.com/post/la-crisi-del-capitalismo-democratico

https://www.editorialedomani.it/economia/libro-martin-wolf-bh9jht73

 

 

 

Lavoro/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Nel corso degli anni Sessanta e Settanta il miglioramento delle condizioni dei lavoratori italiani e’ stato determinato dall’introduzione di una serie di servizi gratuiti e universali, erogati in base al reddito, dalla sanita’, all’istruzione, alle pensioni.
In estrema sintesi, si trattava del cosiddetto salario reale che cresceva non solo per l’incremento delle retribuzioni quanto soprattutto per la prerogativa per i lavoratori di non dover pagare molti dei servizi essenziali.
Da qualche anno ormai questo modello e’ stato progressivamente abbandonato e sostituito da un altro schema, politico e sociale, peraltro gia’ largamente diffuso in giro per il mondo da decenni, che e’ stato definito in piu’ modi sempre riconducibili al neoliberismo ma che, con l’avvento delle “nuove” destre, e’ diventato ancora piu’ aggressivo perche’, spesso, nascosto dietro inesistenti connotazioni popolari.
Si forniscono bonus, in genere sotto forma di una tantum, senza troppi riguardi al reddito disponibile e si abbatte il carico fiscale, soprattutto per alcune categorie e alcune fasce di reddito, per lasciare piu’ risorse ai cittadini ma, con minori entrate pubbliche e con erogazioni di sussidi ancora una tantum, reiterati nel tempo, si rende piu’ difficile mantenere in vita la spesa per i servizi essenziali che tornano ad essere a pagamento, come accadeva negli anni Cinquanta.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Stato/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot, Christian Laval – Derive Approdi (2019)

Tra le caratteristiche principali dell’epoca no c’e’ tanto la «fine degli Stati nazionali», quanto la relativizzazione del loro ruolo come entita’ integratrici di tutte le dimensioni della vita collettiva: organizzazione del potere politico, elaborazione e diffusione della cultura nazionale, rapporti tra classi sociali, organizzazione della vita economica, livello di occupazione, pianificazione locale, ecc.
Gli Stati tendono a delegare gran parte di queste funzioni alle imprese private, che spesso sono gia’ mondializzate o seguono norme mondiali.
Affidano loro, almeno in parte, il compito di garantire lo sviluppo socioeconomico del paese, come nel caso dei media privati che gestiscono la «cultura di massa».
Assistiamo cosi’ ad una privatizzazione parziale delle funzioni di integrazione, funzioni che non rispondono agli stessi vincoli e agli stessi tempi a seconda che rientrino nella competenza di aziende private o del potere pubblico. Ad esempio nel campo dell’occupazione, in cui le sovvenzioni alle imprese assicurano solo precariamente gli obiettivi di sviluppo e pianificazione a lungo termine del territorio. Oppure nel campo della «cultura» e dell’insegnamento, in cui le imprese private non perseguono gli stessi obiettivi che sono classicamente assegnati allo Stato.
In una situazione del genere, la sovrapposizione della sfera statale con quella privata mina la vecchia distinzione tra interessi privati e interesse generale.
Non solo lo Stato vede intaccati i suoi margini di manovra, ma soprattutto si mette al servizio di interessi oligopolistici specifici, e non esita a delegare loro una parte non trascurabile della gestione sanitaria, culturale, turistica o addirittura «ludica» della popolazione.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Populismp/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà sull’orlo del collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)

Lo Stato, ritirandosi dalla fornitura di infrastrutture e servizi sociali, sta regredendo a cio’ che era all’inizio: una pura macchina militare e repressiva […]
Mentre ampie fasce della popolazione sprofondano nella poverta’ e lottano per sopravvivere in un’infrastruttura disastrata, il governo si concentra sull’espansione dei sistemi di sorveglianza, delle prigioni e degli apparati militari.
Una conseguenza e’ che la lealta’ dei cittadini nei confronti dello Stato, faticosamente costruita a partire dal XIX secolo, sta diminuendo. Con l’abbandono del compromesso storico tra capitale e lavoro, culminato nei welfare State dei Trente glorieuses, le possibilita’ di governare ancora il sistema nel quadro di una “democrazia controllata” si stanno riducendo.
I cittadini si allontanano dalla politica consolidata, le opzioni diventano piu’ radicali e il sistema ancora piu’ instabile […]
Quando la frustrazione e la rabbia dei cittadini superano una certa soglia, quando il «gregge confuso sfonda il suo recinto e diventa incontrollabile, la politica ha in linea di principio due opzioni: o fare concessioni reali al popolo, stabilire una maggiore giustizia sociale, educare; oppure proteggere gli interessi dei ricchi e dei potenti distraendo il gregge e presentandogli capri espiatori per canalizzare la rabbia.
La strategia del capro espiatorio funziona particolarmente bene in tempi di crisi perche’ cavalca l’insicurezza, la paura e la paranoia latente fornendole immagini concrete: il musulmano terrorista, l’immigrato criminale, il russo guerrafondaio, il cinese ingannevole, l’ebreo avido di denaro, l’europeo meridionale pigro, il tossicodipendente pericoloso, il parassita del welfare e cosi’ via.
L’elenco di questi cliche’ e’ quasi infinito e varia da Paese a Paese. I circoli politici interessati ci giocano virtuosamente per distrarre dalle questioni sistemiche e dai conflitti di distribuzione, mentre parte dei media si offrono come megafono.
In questo modo, a partire dagli anni Duemila, i demagoghi di destra sono riusciti in molte parti del mondo a incanalare la rabbia dei cittadini in nuove immagini di nemici e ad arrivare cosi’ al potere.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Societa’/Ambrosini

L’invasione immaginaria. L’immigrazione oltre i luoghi comuni – Maurizio Ambrosini – Laterza (2020)

Un caso di grande interesse, perche’ parla molto di noi e del nostro sguardo selettivo nei confronti delle migrazioni internazionali […]
L’esempio piu’ clamoroso e’ quello delle donne immigrate, e in minoranza uomini, occupati nell’ambito domestico per rispondere ai fabbisogni delle famiglie come principali agenzie di fornitura di servizi alle persone, e segnatamente oggi agli anziani fragili.
Nei loro confronti i controlli sono stati aboliti da lunga data, e la possibilita’ di vivere e lavorare in Italia anche senza un permesso di soggiorno e’ un fatto acquisito.
Il fenomeno riguarda in modo diffuso l’Europa meridionale, tanto da configurare una sorta di “welfare invisibile” o parallelo a quello ufficiale, ma non risparmia paesi con apparati pubblici piu’ sviluppati e politiche apparentemente piu’ rigorose, come l’Austria, la Svizzera e la Germania […]
Si tratta di un caso esemplare in cui il riconoscimento sociale e la tolleranza diffusa hanno piegato la legge e i comportamenti istituzionali, che dovrebbero in teoria applicare le norme senza adattamenti discrezionali.
La legge uguale per tutti qui e’ stata accantonata da un pezzo.

Info:
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/linvasione-immaginaria-limmigrazione-oltre-i-luoghi-comuni/
https://www.piuculture.it/2020/11/linvasione-immaginaria-limmigrazione-tra-percezione-e-realta/
https://www.ais-sociologia.it/portfolio/maurizio-ambrosinilinvasione-immaginaria-limmigrazione-oltre-i-luoghi-comuni/

 

 

Societa’/Dardot

La nuova ragione del mondo. Critica della razionalità neoliberista. Nuova edizione – Pierre Dardot , Christian Laval – Derive Approdi (2019)

«Non ci sono diritti senza nulla in cambio», dicono per obbligare i disoccupati ad accettare un impiego degradato, per far pagare malati e studenti per un servizio il cui beneficio e’ considerato strettamente individuale, per condizionare i sussidi per le famiglie alle forme considerate piu’ opportune di percorsi formativi per genitori.
L’accesso ad un certo numero di beni e di servizi non e’ piu’ legato ad uno statuto che comporta determinati diritti, ma e’ il risultato di una transazione tra una prestazione e un comportamento conforme alle aspettative, o un costo diretto per l’utente.
La figura del «cittadino» investito di una responsabilita’ immediatamente connessa con la vita collettiva lascia poco a poco la scena all’uomo imprenditoriale. Questi non e’ solo il «consumatore sovrano» della retorica neoliberista, ma e’ anche il soggetto a cui la societa’ non deve niente, che non riceve «nulla per nulla» e che deve «lavorare di piu’ per guadagnare di piu’».
Il riferimento dell’azione pubblica non e’ piu’ il soggetto di diritto, ma un soggetto auto-imprenditore che stringe i contratti privati piu’ diversi con altri auto-imprenditori.
Le modalita’ di transazione negoziate caso per caso per «risolvere i problemi» tendono cosi’ a rimpiazzare le regole di diritto pubblico e le procedure di decisione politica legittimate dal suffragio universale.
Lungi dall’essere «neutra», la riforma manageriale dell’azione pubblica attenta direttamente alla logica democratica della cittadinanza sociale: aggravando le disuguaglianze sociali nella distribuzione delle prestazioni e nell’accesso alle risorse in materia di occupazione, sanita’ e istruzione, essa consolida al tempo stesso le logiche sociali di esclusione che producono sempre piu’ «sotto-cittadini» e «non-cittadini» […]
E’ interessante constatare fino a che punto la revisione dei diritti sociali sia legata alla discussione pratica sui fondamenti culturali e morali (e non solo politici) delle democrazie liberali. Il cinismo, la menzogna, il disprezzo, il filisteismo, il rilassamento del linguaggio e dei gesti, l’ignoranza, l’arroganza del denaro e la brutalita’ della dominazione sono i titoli per governare nel nome della sola «efficienza».
Quando la prestazione e’ il solo criterio di una politica, che importa il rispetto delle coscienze, della liberta’ di pensiero e di espressione? Che importa il rispetto delle forme legali e delle procedure democratiche? La nuova razionalita’ promuove i propri criteri di valutazione che non hanno nulla a che fare con i principi morali e giuridici della democrazia liberale.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-nuova-ragione-del-mondo-di-pierre-dardot-e-christian-laval/
https://ilmanifesto.it/la-trappola-del-capitale-umano
https://www.dianoia.it/public/rcs/rcs_21_34.pdf
https://www.leparoleelecose.it/?p=13014

Capitalismo/Mattei

Clara E. Mattei – L’economia è politica – Fuoriscena (2023)

Per disarmare il dissenso e disinnescare il pericolo che il sistema vada in crisi, l’austerita’ assume tre diverse forme di coercizione, spesso profondamente interrelate tra loro: fiscale, monetaria e industriale […]
L’austerita’ fiscale si impone con il taglio delle spese sociali (salute, istruzione, casa eccetera) e con una tassazione regressiva: crescono le imposte sul consumo, che colpiscono maggiormente i piu’ poveri, mentre calano le tasse sui redditi delle persone benestanti […]
L’austerita’ monetaria si manifesta attraverso l’aumento continuo dei tassi di interesse: buone notizie per i creditori, cattive invece per le famiglie che dipendono dai prestiti per la propria sopravvivenza quotidiana e che si troveranno a dover pagare in molti casi mutui piu’ alti. Inoltre, il maggior costo del denaro fa crescere anche le spese del governo per i servizi sociali, che dunque saranno tagliate, e colpisce il mercato del lavoro. L’alto costo del denaro, infatti, fa rallentare l’economia: meno opportunita’ e una maggiore disoccupazione minano il potere contrattuale dei lavoratori.
Infine, l’austerita’ industriale e’ visibile nell’intervento diretto dello Stato sul mercato del lavoro, privatizzando, abbattendo diritti acquisiti e indebolendo i sindacati. Le tre anime dell’austerita’ – fiscale, monetaria e industriale – si rafforzano a vicenda e lavorano all’unisono per spostare continuamente le risorse dai lavoratori ai detentori di capitale […]
Una copiosa letteratura dimostra che l’austerita’ non ha quasi mai «funzionato», anzi, di rado ha portato i risultati auspicati (stimolare la crescita, ridurre il debito). Perche’ continua a essere la linea d’azione preferita dai governi? Come mai e’ ancora cosi’ forte?
Il motivo e’ che il capitale richiede una protezione costante e le politiche di austerita’ sono particolarmente efficaci nel calcificare le relazioni di classe. L’austerita’ garantisce le migliori condizioni possibili affinche’ i profitti salgano alle stelle.
La vera misura dell’efficacia dell’austerita’ sta dunque nella sua capacita’ di imporre e rinforzare una struttura di classe, di servire e soprattutto proteggere l’ordine capitalistico, proprio quell’ordine che sta alla base della crescita economica. In questo senso, l’austerita’ non e’ mai stata un calcolo irrazionale.

Info:
https://www.pde.it/un-libro-al-giorno/leconomia-e-politica-clara-mattei-fuoriscena/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2023/11/15/davvero-le-scelte-economiche-sono-neutrali-e-inevitabili-no-e-un-luogo-comune-il-libro-di-clara-mattei-spiega-che-in-realta-e-tutta-politica/7354313/
https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2023/11/13/leconomia-e-politica-parole-antiche-per-conflitti-del-futuro/7351420/

Lavoro/Fana

Marta Fana -Non è lavoro, è sfruttamento – Laterza (2017)

Lavoro povero e sfruttamento caratterizzano oggi anche il settore pubblico, grazie a una sempre piu’ diffusa precarizzazione dell’organico delle pubbliche amministrazioni e al contempo all’esternalizzazione e privatizzazione della produzione e distribuzione dei servizi pubblici.
Si va dalle cooperative appaltatrici di servizi di cura, pulizia, manutenzione, refezione scolastica alla privatizzazione di pezzi sempre piu’ consistenti di settori tradizionalmente – e non a caso – statali, come il trasporto pubblico e le poste.
La grancassa mediatica a uso e consumo dei governi per anni non ha fatto altro che stigmatizzare i lavoratori del pubblico come fannulloni, assenteisti, furbetti del cartellino […]
L’esternalizzazione dei servizi pubblici e’ la rappresentazione nitida di come lo Stato abbia abdicato alla sua funzione di garanzia del pieno esercizio dei diritti individuali e collettivi, che in questo caso riguardano congiuntamente sia i lavoratori chiamati a prestare servizio sia i cittadini che di questi usufruiscono.
Lo strumento privilegiato degli appalti viene giustificato dalla necessita’ di tagliare la spesa pubblica. In realta’ a diminuire e’ la spesa sociale – sanita’, scuola, trasporti pubblici, asili, ecc. – ma anche quella relativa a tutti i servizi funzionali allo svolgimento delle attività amministrative: archivi, pulizie, manutenzione, giardinaggio, ecc.
Per aggiudicarsi gli appalti e fare utili, le imprese appaltatrici si comportano esattamente come nel settore privato, scaricando il risparmio sul prezzo richiesto in sede di gara sui lavoratori. Quando il cambio d’appalto non implica direttamente un taglio delle retribuzioni e modifiche al contratto, la strategia e’ quella di ridurre le ore lavorative cosi’ da dover comunque pagare meno i lavoratori. Il carico di lavoro però non diminuisce […]
Una gestione da predatori da parte dei privati, favorita dal potere politico che governa lo Stato e le sue diramazioni amministrative, nella negazione totale di qualsiasi principio di dignita’ del lavoro, ma soprattutto dei lavoratori.

Info:
https://sbilanciamoci.info/non-lavoro-sfruttamento/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/07/non-e-lavoro-e-sfruttamento-proletari-di-tutto-il-mondo-svegliatevi/3897477/
https://attac-italia.org/non-e-lavoro-e-sfruttamento/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/non-e-lavoro-e-sfruttamento

Economia di mercato/Chang

Ha-Joon Chang – Economia commestibile. Comprendere la teoria economica attraverso il cibo – il Saggiatore (2023)

La Svizzera e’ in realta’ l’economia piu’ industrializzata del mondo, e detiene il record di produzione manifatturiera pro capite.
Non si vedono molti prodotti «Made in Switzerland», in parte perche’ il paese e’ piccolo (appena 9 milioni di persone circa), ma anche perche’ e’ specializzata in cio’ che gli economisti chiamano «beni di produzione» (macchine, attrezzature di precisione e prodotti chimici industriali) che consumatori comuni, come me e voi, non vedono.
E’ interessante notare che Singapore, un’altra presunta storia di successo post-industriale, e’ la seconda economia piu’ industrializzata del mondo […]
I sostenitori del postindustrialismo fraintendono fondamentalmente la natura dei recenti cambiamenti economici. Cio’ che sta guidando la deindustrializzazione sono principalmente i cambiamenti della produttivita’, non quelli della domanda […]
Mezzo secolo fa, l’industria manifatturiera occupava circa il 40 per cento della forza lavoro nei paesi ricchi ma oggi la stessa – e a volte anche maggiore – quantita’ di produzione e’ portata a termine dal 10-20 per cento della forza lavoro.
La dinamica della produzione e’ un po’ piu’ complicata.
E’ vero che l’importanza del settore manifatturiero nell’economia nazionale e’ diminuita, mentre quella dei servizi e’ aumentata in questi paesi. Tuttavia, cio’ e’ accaduto non perche’ le persone chiedano piu’ servizi di beni manifatturieri in termini assoluti, come i sostenitori della deindustrializzazione vorrebbero farci credere.
E’ successo principalmente perche’ i servizi sono diventati relativamente piu’ costosi, data la piu’ rapida crescita della produttivita’ nel settore manifatturiero rispetto a quello dei servizi. Basti pensare al fatto che i computer e i telefoni cellulari sono diventati molto piu’ economici negli ultimi due decenni, rispetto al taglio di capelli o di un pasto fuori casa […]
Contrariamente al mito postindustriale, la capacita’ di produrre beni manifatturieri in modo competitivo rimane la piu’ determinante del tenore di vita di un paese.
Molti dei servizi ad alta produttivita’ che si suppone stiano sostituendo l’industria manifatturiera, come finanza, trasporti e servizi alle imprese (per esempio consulenza manageriale, ingegneria, design) – non possono esistere senza il settore manifatturiero, perche’ e’ il loro cliente principale.
Questi servizi sembrano «nuovi» soltanto perche’ prima erano forniti da aziende manifatturiere (e quindi conteggiati come produzione del settore manifatturiero), mentre ora vengono forniti da imprese specializzate in tali servizi (e quindi conteggiati come output del settore manifatturiero).
Questo e’ il motivo per cui i paesi con una forte industria manifatturiera, come la Svizzera e Singapore, hanno anche un forte settore dei servizi (anche se non e’ necessariamente vero il contrario).
Inoltre, l’industria manifatturiera e’ ancora la principale fonte di innovazione tecnologica […] Secondo gli ultimi dati disponibili dell’unido (Organizzazione delle Nazioni Unite per lo sviluppo industriale), nel 2015, la Svizzera ha prodotto un mva (Valore aggiunto manifatturiero) pro capite di 14 404 dollari (a prezzi 2010) per persona, di gran lunga il più alto al mondo. Al secondo posto, con un certo margine, si trova Singapore, con 9537 dollari. Le cifre corrispondenti erano 9430 dollari per la Germania (al terzo posto), 5174 dollari per gli Stati Uniti e 2048 dollari per la Cina

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2023/02/economia-commestibile-ha-joon-chang.html
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2023/2023-02-A/2023_02_04-Tuttolibri-Chang-1.pdf
https://ilfattoalimentare.it/economia-commestibile-dalla-storia-dellalimentazione-per-spiegare-leconomia.html