Societa’/Latouche

Lavorare meno, lavorare diversamente o non lavorare affatto – Serge Latouche – Bollati Boringhieri (2023)

Sicuramente viviamo piu’ a lungo (in media), ma senza aver mai avuto il tempo di vivere.
Abbiamo perduto il contatto con la nostra sostanza originaria. L’organico, il vegetale, l’animale sono pesantemente sostituiti dal meccanico, l’elettronico, il digitale e il robotico.
Stiamo arrivando alla dittatura degli algoritmi.
Dunque liberarsi dalla dipendenza da lavoro significa ritrovare la lentezza, riscoprire i sapori della vita legati al territorio, alla prossimita’ e al prossimo.
Non sarebbe neanche assurdo riassaporare il gusto della flânerie, celebrata da Baudelaire e combattuta da Taylor. In effetti, la scomparsa dei «tempi morti» e’ la morte del tempo.
Tutto questo non vuol dire un ritorno a un passato mitico perduto, ma l’invenzione di una tradizione rinnovata. La riconquista del tempo «libero» e’ una condizione necessaria della decolonizzazione dell’immaginario. È decisamente preferibile promuovere l’otium (il tempo libero) del popolo che l’oppio dei media e del digitale.
La fuoriuscita dall’attuale sistema produttivista e lavorista implica dunque un’organizzazione del tutto diversa, in cui lo svago e il gioco sarebbero valorizzati accanto all’attivita’ lavorativa, in cui le relazioni sociali avrebbero la meglio sulla produzione e il consumo di prodotti usa e getta inutili, se non nocivi […]
«quello a cui aspiriamo e’ una riconquista del tempo personale. Un tempo qualitativo. Un tempo che coltiva la lentezza e la contemplazione, in quanto liberato dal pensiero del prodotto» […]
Per ottenere un risultato del genere e’ necessaria, come gia’ suggeriva Andre’ Gorz, «una politica del tempo che inglobi l’organizzazione dell’ambito di vita, la politica culturale, la formazione e l’educazione, e che rifondi i servizi sociali e le strutture collettive in modo da dare maggiore spazio alle attivita’ autogestite, di mutuo soccorso, di cooperazione e di autoproduzione volontaria».

Info:
https://www.doppiozero.com/latouche-lavorare-meno-o-non-lavorare-affatto
https://www.pressenza.com/it/2024/02/lavorare-meno-o-non-lavorare-affatto/

https://ilregno.it/attualita/2023/22/s-latouche-lavorare-meno-lavorare-diversamente-o-non-lavorare-affatto-luca-miele
https://gognablog.sherpa-gate.com/lavorare-meno-lavorare-diversamente-non-lavorare-affatto/
https://www.ariannaeditrice.it/articoli/lavorare-meno-lavorare-diversamente-non-lavorare-affatto

Lavoro/Aloisi

Il tuo capo e’ un algoritmo. Contro il lavoro disumano – Antonio Aloisi, Valerio De Stefano – Laterza (2020)

La tecnologia ha un ruolo tutt’altro che neutrale poiche’ puo’ determinare un logoramento lento, profondo e pressoche’ invisibile a danno dei salari.
Puo’ succedere che, proprio agendo come forza che immiserisce il contenuto delle attivita’ umane (accrescendo le potenzialita’ invasive dei sistemi di sorveglianza, parcellizzando le mansioni per favorirne l’esternalizzazione, adottando selvaggiamente processi decisionali automatizzati), lo sviluppo digitale finisca per accelerare il processo di sostituzione robotica di ruoli e mansioni e, alla lunga, segni l’estinzione definitiva di un particolare tipo di lavoro: quello di qualita’.
Il guaio, tra l’altro, e’ che la trasformazione assunta a piccole dosi sembra avere effetti paralizzanti sulle risposte dei governi e delle parti sociali nei confronti di ultimi, penultimi e vulnerabili.
Precarizzazione, ribasso e automazione rischiano cosi’ di diventare le tappe forzate di un viaggio lento al termine del lavoro dignitoso.
Contemporaneamente, l’impoverimento contrattuale, il caos normativo e la debolezza dei meccanismi di controllo stanno spianando la strada alla non convenienza del lavoro sicuro, dignitoso e distintivo, e quindi alla sua potenziale sostituzione con infinite opzioni low cost.

Info:
https://www.laterza.it/images/stories/pdf/9788858141298_ALOISI%202.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-8.pdf

https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/ALOISI-10.pdf
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-tuo-capo-e-un-algoritmo-di-antonio-aloisi-e-valerio-de-stefano/

Capitalismo/Wagenkneckt

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Gli algoritmi che analizzano i nostri dati personali si prestano meravigliosamente a truffarci.
Ad esempio, il software di Uber e’ stato programmato non soltanto in modo che le vetture siano indirizzate dove si registra un aumento di chiamate, il che sarebbe comprensibile. Ma fa anche in modo che i prezzi della corsa aumentino quando c’e’ molta richiesta di taxi.
Chiaramente, questa idea puo’ essere sviluppata ancora di piu’.
Ad esempio, si potrebbe anche impostare un algoritmo in modo da variare il costo della corsa a seconda di chi e da dove chiama. Cosi’, se il taxi viene prenotato da qualcuno che in quel momento si trova in un ospedale, si puo’ supporre che ne abbia piu’ bisogno di qualcuno che invece deve tornare a casa dopo aver cenato al ristorante.
Un algoritmo programmato in tal senso, dunque, potrebbe anche spillare piu’ soldi dalle tasche di un paziente che magari e’ appena uscito da una chemioterapia e non puo’ davvero prendere un autobus.
Prezzi maggiorati sono ipotizzabili anche in caso di maltempo o per le donne che chiamano un taxi di notte.
Naturalmente, tutto questo funziona bene solo se in una qualche citta’ Uber distrugge il servizio tradizionale di taxi e conquista il monopolio.
Ed e’ proprio questo il suo obiettivo.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/

Societa’/Bremmer

Ian Bremmer – Il potere della crisi. Come tre minacce e la nostra risposta cambieranno il mondo – Egea (2022)

Da uno studio condotto nel 2020 da Pew Research e’ emerso che solo un terzo degli americani guarda regolarmente i canali di notizie via cavo.
Secondo Pew i tre quarti circa degli adulti americani usano Facebook tutti i giorni.
Scorriamo il nostro feed di notizie; diamo un «mi piace» alle storie che ci gratificano. Gli algoritmi di Facebook aggiungono questi dati a tutto cio’ che l’azienda sa gia’ sui nostri gusti e propone a ciascuno di noi una quantita’ maggiore di contenuti che si aspetta ci piaceranno e una quantita’ minore di quelli che potremmo non volere. E’ la cosiddetta «bolla dei filtri».
A decine di milioni di americani vengono presentati insiemi di dati e opinioni completamente diversi a proposito di quello che sta succedendo nel paese e nel mondo.
Ad alcuni utenti viene detto che gli incendi in California sono il risultato inevitabile del cambiamento climatico.
Altri vengono spinti a credere che le fiamme siano il risultato di una cattiva gestione forestale.
Molti americani hanno letto che gli incendi potrebbero essere stati appiccati intenzionalmente dagli attivisti di Black Lives Matter o di Antifa.
I politici opportunisti strumentalizzano la rabbia generata dalle molteplici versioni della realta’ per conquistare il potere.
Le aziende dei social media non si sono prefissate come obiettivo quello di corrodere la democrazia ma e’ quello che hanno fatto.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-potere-della-crisi-dal-nuovo-libro-di-ian-bremmer/
https://www.agi.it/cultura/news/2022-07-17/libri-bremmer-potere-crisi-scelte-future-17449689/
https://www.viasarfatti25.unibocconi.it/notizia.php?idArt=24613
https://www.linkiesta.it/2022/07/ian-bremmer-il-potere-della-crisi-estratto/
https://fuoricollana.it/il-potere-della-crisi-la-crisi-del-potere/3/
https://www.repubblica.it/cultura/2022/09/28/news/ian_bremmer_politilogo_ucraina_russia_putin-367707969/

Lavoro/Harari

Yuval Noah Harari – Homo Deus. Breve storia del futuro – Bompiani (2018)

Nel corso della storia il mercato del lavoro e’ stato suddiviso in tre ambiti principali: agricoltura, industria e servizi.
Fino al 1800 circa la grande maggioranza degli individui lavorava in agricoltura e soltanto una piccola minoranza era occupata nell’industria e nei servizi.
Durante la Rivoluzione industriale gli abitanti dei paesi sviluppati abbandonarono i campi e gli animali. La maggior parte comincio’ a lavorare nell’industria, mentre un numero crescente di persone trovava lavoro nei servizi.
Negli ultimi decenni i paesi sviluppati sono stati investiti da un’altra rivoluzione: dopo che il lavoro nelle fabbriche e’ evaporato, il settore dei servizi si e’ espanso. Nel 2010 solo il 2% degli americani lavorava nell’agricoltura e il 20% era occupato nell’industria, mentre il 78% era costituito da insegnanti, dottori, web designer e cosi’ via.
Quando algoritmi privi di mente saranno capaci di insegnare, diagnosticare malattie e progettare documenti digitali meglio degli umani, che cosa faremo? […]
Nel XIX secolo la Rivoluzione industriale pose le condizioni per la formazione di un vasto proletariato urbano, e il socialismo si diffuse perche’ nessun altro sistema di valori riusciva a rispondere alle inedite esigenze, speranze e paure di questa nuova classe operaia. Alla fine il liberalismo ha sconfitto il socialismo soltanto adottando le parti migliori del programma socialista.
Nel XXI secolo potremmo assistere alla creazione di una nuova massiccia classe di disoccupati: la gente deprivata di qualsiasi valore economico, politico e persino artistico, che non contribuisce in alcun modo alla prosperita’, al potere e alla gloria della societa’.
Questa “classe inutile” non sara’ semplicemente disoccupata – sara’ inoccupabile […]
Per esempio, esiste un 99% di probabilita’ che dal 2033 i venditori telefonici umani e gli agenti assicuratori perderanno i loro lavori a causa degli algoritmi. Esiste un 98% di probabilita’ che lo stesso accadra’ ai cronisti sportivi, al 97% dei cassieri e al 96% degli chef. Camerieri: 94%. Assistenti paralegali: 94%. Guide turistiche: 91%. Fornai: 89%. Autisti di autobus: 89%. Lavoratori edili: 88%. Assistenti veterinari: 86%. Guardie di sicurezza: 84%. Marinai: 83%. Baristi: 77%. Archivisti: 76%. Carpentieri: 72%. Guardie del corpo: 67%. E così via

Info:
https://www.leggeredistopico.com/2022/06/08/recensione-homo-deus-breve-storia-del-futuro-di-yuval-noah-harari/
https://www.getstoryshots.com/it/books/homo-deus-summary/
https://claudiamorelli.it/innovazione-legale/recensione-homo-deus/

 

Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

I casi di lavoro di alcune delle piu’ importanti multinazionali al mondo […] mostrano una tendenza piuttosto evidente del ritorno al lavoro ripetitivo e standardizzato di stampo fordista dei primi del Novecento […]
Nell’illusione che sedere davanti a un monitor anziche’ davanti a un pezzo di carta avrebbe significato svolgere chissa’ quale funzione, i lavoratori pionieri di questa nuova realta’ hanno ben presto capito che si trattava di qualcosa di simile alle catene di montaggio delle grandi industrie che producono beni materiali.
Tempi di lavoro scanditi dai sistemi applicativi, modalita’ di esecuzione dei lavori rigidamente predeterminate e altamente standardizzate, e avanti cosi’ per tutta la giornata lavorativa e per quelle a seguire.
I lavoratori divengono dei meri esecutori di una macchina tecnologica che tiene per se’ le conoscenze del mestiere, e dietro la quale ovviamente si cela il team manageriale che da’ gli input al sistema.
L’euforia dell’ingresso nel nuovo mondo ha fatto credere che si trattasse di lavori professionalizzanti, e che per questo potessero rientrare nella categoria di lavori autonomi, come alternativa al lavoro subordinato. Essendo invece questi lavori assolutamente qualificabili come lavori dipendenti, ossia diretti e controllati dall’imprenditore con margini di autonomia irrisori, la conseguenza e’ stata il dilagare della precarieta’, poiche’, com’e’ noto, un contratto di lavoro autonomo fornisce minori garanzie e diritti retributivi rispetto a un lavoro dipendente […]
Essere produttivi oggi e’ sempre piu’ legato alla quantita’ di lavoro manuale che si riesce a svolgere, anche se si tratta di prestazioni che un tempo venivano considerate altamente o discretamente qualificate.
Le macchine processano il lavoro, i dirigenti detengono il know-how, che traducono in algoritmi all’interno delle macchine, e il lavoratore deve per lo piu’ eseguirlo nel minor tempo possibile. Questo spinge i mercati a concentrare la competitivita’ sul costo del lavoro […]
Ne deriva che il tempo di lavoro – e non la competenza – diventera’, o tornera’ a essere, il protagonista indiscusso delle dinamiche del lavoro, degradandone ancora di piu’ il valore umano.
La tecnologia non sta cambiando solo il lavoro, sta cambiando anche l’essere umano e il suo rapporto con il mondo esterno

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Capitalismo/Foer

Franklin Foer – I nuovi poteri forti. Come Google, Apple, Facebook e Amazon pensano per noi – Longanesi (2018)

Secondo uno dei luoghi comuni del nostro tempo, una frase che quando venne pronunciata per la prima volta sembrava un’iperbole, ma oggi appare azzeccatissima, «i dati sono il nuovo petrolio».
«Dati» e’ una parola incruenta, ma rappresenta qualcosa di piuttosto cruento, perche’ si tratta dell’archivio delle nostre azioni: quello che leggiamo, quello che guardiamo, dove ci spostiamo nell’arco di una giornata, quello che compriamo, la nostra corrispondenza, le ricerche che facciamo, i pensieri che iniziamo a scrivere e poi cancelliamo.
Se si dispone di un numero sufficiente di dati, e’ possibile individuare correlazioni e trovare schemi […]
I dati corrispondono a una comprensione degli utenti, un ritratto della nostra mente. […]
I dati consentono di sapere dove sara’ una persona domani in un raggio di venti metri e di prevedere, con un ragionevole livello di precisione, se una relazione amorosa durera’.
Il capitalismo ha sempre sognato di attivare il desiderio di consumo, di avere la capacita’ di sfruttare il cervello umano per stimolare il desiderio di prodotti che questo non aveva mai pensato di volere.
I dati contribuiscono a realizzare questo vecchio sogno: ci rendono piu’ malleabili, piu’ propensi alla dipendenza, piu’ facili da condizionare.
E’ per questo che i consigli di Amazon portano cosi’ spesso a un acquisto, e che gli annunci su Google generano clic. […]
I dati non somigliano al petrolio, perche’ mentre quest’ultimo e’ una risorsa limitata, i dati sono rinnovabili all’infinito e consentono continuamente ai nuovi monopolisti di condurre esperimenti per essere in grado di anticipare le tendenze, comprendere meglio i clienti e creare algoritmi piu’ efficaci.

Info:
http://www.mangialibri.com/libri/i-nuovi-poteri-forti
https://luz.it/spns_article/franklin-foer-intervista/
https://www.anobii.com/books/I_nuovi_poteri_forti/9788830451117/01b615ecf78e1d30ad

Capitalismo/Foer

Franklin Foer – I nuovi poteri forti. Come Google, Apple, Facebook e Amazon pensano per noi – Longanesi (2018)

Le big tech – la stampa europea le ha giustamente riunite in un accattivante acronimo, GAFA (Google, Apple, Facebook, Amazon) – stanno facendo a pezzi i principi che proteggono l’individuo.
Offrono dispositivi e siti web che annientano la privacy e non hanno rispetto per il valore dell’autorialita’, vista la loro ostilita’ nei confronti della proprieta’ intellettuale.
In campo economico, giustificano il monopolio con la fondata convinzione che la concorrenza ostacoli la ricerca del bene comune e il tentativo di raggiungere traguardi ambiziosi per l’umanita’. E riguardo al pilastro centrale dell’individualismo – il libero arbitrio – le societa’ tecnologiche hanno una visione tutta loro: vogliono automatizzare le scelte, grandi e piccole, che facciamo nell’arco della giornata.
Sono i loro algoritmi a suggerire le notizie che leggiamo, gli articoli che acquistiamo, il tragitto che seguiamo e le persone che invitiamo nella nostra cerchia di amici. […]
Amazon, Facebook e Google puntano a modificare le nostre abitudini di lettura. Le big tech sono anche i filtri piu’ potenti mai esistiti: Google ci aiuta a muoverci su Internet dando una gerarchia alle informazioni, Facebook usa i suoi algoritmi e la profonda conoscenza delle nostre cerchie sociali per mettere in ordine le notizie che visualizziamo, Amazon influenza la pubblicazione di libri grazie al suo dominio schiacciante sul mercato editoriale.
Uno strapotere cosi’ ampio offre a queste aziende la possibilita’ di controllare interi settori e quindi di trasformarli. Come i colossi dell’industria alimentare, anche le big tech hanno creato una nuova scienza, volta a realizzare prodotti che si adattino ai gusti dei consumatori, con l’intenzione di rivedere l’intera catena di produzione culturale per ottenere maggiori profitti.

Info:
http://www.mangialibri.com/libri/i-nuovi-poteri-forti
https://luz.it/spns_article/franklin-foer-intervista/
https://www.anobii.com/books/I_nuovi_poteri_forti/9788830451117/01b615ecf78e1d30ad