Stato/Gorz

Ecologia e libertà – André Gorz – Orthotes (2015)

Se le persone non cantano piu’ ma acquistano milioni di dischi in cui dei professionisti cantano per loro; se non sanno piu’ come mangiare ma pagano medici e industrie farmaceutiche per farsi curare dagli effetti di un’alimentazione malsana; se non sanno piu’ crescere i propri figli ma noleggiano educatrici munite di ‘diploma di Stato’; se non sanno aggiustare ne’ una radio ne’ un rubinetto, curare una slogatura o guarire senza medicinali da un’influenza, coltivare l’insalata ecc., tutto questo accade perchw’ la Scuola ha una missione inconfessata: fornire alle industrie, al commercio, alle professioni e allo Stato lavoratori, consumatori, clienti e utenti fatti su misura.
La funzione istituzionale della Scuola e’ quella di prolungare e avvalorare – non certo di contrastare o correggere – l’azione disintegratrice, regressiva, deculturizzante della societa’ e dello Stato […]
La ragione per cui essa e’ cio’ che e’ deriva dal fatto che la Scuola partecipa attivamente al processo generale di espulsione di sapere, cultura ed autonomia dal lavoro, dal rapporto che gli uomini intrattengono tra loro e con la natura, dallo spazio abitato e dal tempo di non-lavoro […]
La distruzione delle capacita’ autonome si inscrive dunque in un processo – pianificato o meno che sia – che tende ad assicurare al capitale (o allo Stato quando vi subentra) il dominio sul lavoratore sia nel lavoro che nel consumo. Mettendo i lavoratori nell’impossibilita’ di produrre alcunche’, sia in famiglia sia in gruppi allargati, di quel che consumano o desiderano, il capitale (o lo Stato) li costringe a soddisfare la totalita’ dei loro bisogni attraverso il consumo di merci (cioe’ tramite l’acquisto di beni e servizi prodotti istituzionalmente); allo stesso tempo, esso si assicura il controllo di questo consumo.Questa distruzione delle capacita’ autonome, cosi’ come la tendenza all’uniformita’ culturale che ne discende, si accompagna necessariamente ad una distruzione della societa’ civile da parte dello Stato.

Info:

https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-avallone-manitesto-29-09-2015.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-fadini-iride17-11-2016.pdf
https://www.orthotes.com/wp-content/uploads/2020/03/gorz-musolino-commonware-12-10-2015.pdf
https://www.rivistadiscienzesociali.it/andre-gorz-ecologia-e-liberta-recensione-di-giovanni-coppolino-bille/
https://materialismostorico.blogspot.com/2015/09/ripubblicato-ecologia-e-liberta-di.html
https://ilmanifesto.it/dentro-i-limiti-naturali-del-profitto

Lavoro/Fana

Marta Fana -Non è lavoro, è sfruttamento – Laterza (2017)

Lavoro povero e sfruttamento caratterizzano oggi anche il settore pubblico, grazie a una sempre piu’ diffusa precarizzazione dell’organico delle pubbliche amministrazioni e al contempo all’esternalizzazione e privatizzazione della produzione e distribuzione dei servizi pubblici.
Si va dalle cooperative appaltatrici di servizi di cura, pulizia, manutenzione, refezione scolastica alla privatizzazione di pezzi sempre piu’ consistenti di settori tradizionalmente – e non a caso – statali, come il trasporto pubblico e le poste.
La grancassa mediatica a uso e consumo dei governi per anni non ha fatto altro che stigmatizzare i lavoratori del pubblico come fannulloni, assenteisti, furbetti del cartellino […]
L’esternalizzazione dei servizi pubblici e’ la rappresentazione nitida di come lo Stato abbia abdicato alla sua funzione di garanzia del pieno esercizio dei diritti individuali e collettivi, che in questo caso riguardano congiuntamente sia i lavoratori chiamati a prestare servizio sia i cittadini che di questi usufruiscono.
Lo strumento privilegiato degli appalti viene giustificato dalla necessita’ di tagliare la spesa pubblica. In realta’ a diminuire e’ la spesa sociale – sanita’, scuola, trasporti pubblici, asili, ecc. – ma anche quella relativa a tutti i servizi funzionali allo svolgimento delle attività amministrative: archivi, pulizie, manutenzione, giardinaggio, ecc.
Per aggiudicarsi gli appalti e fare utili, le imprese appaltatrici si comportano esattamente come nel settore privato, scaricando il risparmio sul prezzo richiesto in sede di gara sui lavoratori. Quando il cambio d’appalto non implica direttamente un taglio delle retribuzioni e modifiche al contratto, la strategia e’ quella di ridurre le ore lavorative cosi’ da dover comunque pagare meno i lavoratori. Il carico di lavoro però non diminuisce […]
Una gestione da predatori da parte dei privati, favorita dal potere politico che governa lo Stato e le sue diramazioni amministrative, nella negazione totale di qualsiasi principio di dignita’ del lavoro, ma soprattutto dei lavoratori.

Info:
https://sbilanciamoci.info/non-lavoro-sfruttamento/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2017/10/07/non-e-lavoro-e-sfruttamento-proletari-di-tutto-il-mondo-svegliatevi/3897477/
https://attac-italia.org/non-e-lavoro-e-sfruttamento/
https://www.lacittafutura.it/recensioni/non-e-lavoro-e-sfruttamento

Societa’/Shafik

Minouche Shafik – Quello che ci unisce.Un nuovo contratto sociale per il XXI secolo- Mondadori (2021)

[L’]investimento globale nell’istruzione ha dato ottimi frutti.
In termini economici, possiamo calcolare il tasso di rendimento dell’istruzione dividendo i vantaggi che produce – misurati sotto forma di stipendi piu elevati, meno i costi di erogazione dell’istruzione – per il numero di anni di istruzione ricevuta, ottenendo un tasso percentuale annuo simile al rendimento di un conto di deposito bancario o di una partecipazione azionaria.
Sulla base di 1120 anni di dati relativi a 139 paesi, gli economisti hanno calcolato che ogni anno di istruzione supplementare ha generato in media un ritorno economico privato – cioe’ per l’individuo che ha ricevuto l’istruzione – di circa il 10 per cento.
Questa cifra e’ nettamente superiore al rendimento medio annuo dell’8 per cento che si registra sul mercato azionario statunitense dal 1957, quando fu creato l’indice S&P 500.
Questi rendimenti, inoltre, sono sottostimati, perche’ tengono conto soltanto dei redditi attesi piu’ elevati degli individui e non misurano i benefici sociali di piu’ vasta portata, che possono essere enormi. Per esempio, nel Regno Unito, ogni sterlina investita nell’istruzione universitaria genera 7 sterline per l’individuo (rendimento privato), ma 25 sterline per lo Stato (rendimento sociale) sotto forma di gettito fiscale piu’ elevato, spese previdenziali piu’ contenute e minore criminalita’.

Info:
https://www.avvenire.it/economiacivile/pagine/shafik-diseguaglianze-e-parita-di-genere
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

Societa’/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Il Covid-19 e’ anche una divisione di classe.
Nel 2019, l’Ufficio delle statistiche sul lavoro ha diffuso un rapporto che quantificava la flessibilita’ lavorativa degli americani.
Tra i cittadini con laurea triennale o titolo di studio superiore, quasi la meta’ riferiva di lavorare da casa almeno ogni tanto. Tra chi aveva solo il diploma liceale, meno del 10 per cento aveva mai lavorato da casa, per scendere al 3 tra chi non aveva finito le superiori.
Allora non sorprende che, quando s’e’ abbattuto il Covid-19 e sono partiti i lockdown, sono stati quelli che non potevano lavorare da casa i piu’ danneggiati. Soltanto il 13 per cento dei membri delle famiglie che guadagnavano piu’ di 100.000 dollari e’ stato licenziato o messo in aspettativa, rispetto al 39 per cento di quelle con meno di 40.000 dollari di reddito.
Nel mondo, con la ripresa dell’economia, chi ha la laurea o una preparazione avanzata se la cavera’ probabilmente meglio di chi non le ha, e le grandi imprese andranno meglio di quelle a conduzione familiare.
Il divario tra le elite con un titolo di studio e gli altri si ampliera’.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/

Stato/Alacevich

Michele Alacevich, Anna Soci – Breve storia della disuguaglianza – Laterza (2019)

Dahl introduce il concetto di «poliarchia» o «democrazia poliarchica» come forma moderna di governo democratico e, in On Democracy, elenca le sei istituzioni principali della poliarchia (alcune con delle sottocategorie) spiegando il loro ruolo fondamentale per la democrazia.
Riformulando leggermente le affermazioni di Dahl, la poliarchia si puo’ concepire come un «ordine politico» caratterizzato da:
(1) elezione dei funzionari, (2) elezioni libere, eque e ricorrenti, (3) liberta’ di espressione, (4) disponibilita’ di fonti plurime di informazione, (5) liberta’ d’associazione e (6) cittadinanza inclusiva.
Tutte le istituzioni sono necessarie, anche se non sufficienti, per avere un regime democratico di governo di un paese, e tutte rappresentano la materia prima per i cinque criteri che devono essere soddisfatti affinche’ si realizzi l’uguaglianza politica, vale a dire: (1)partecipazione effettiva, (2) uguaglianza di voto, (3) chiara comprensione dei problemi di interesse generale, (4) controllo sull’agenda politica, (5) inclusione di tutti gli individui adulti.
Dahl scrive: «Nella misura in cui qualcuno dei requisiti viene violato, i membri della societa’ non saranno politicamente uguali» […]
Tra i potenziali fattori di disuguaglianza, tre sembrano ricoprire un ruolo primario: assistenza sanitaria, offerta formativa e mobilita’ sociale.
Anche se la disuguaglianza nell’ambito della salute e’ una fondamentale questione di ingiustizia sociale, pare tuttavia meno correlata alle disparita’ di reddito di quanto non si pensi. Nei paesi sviluppati esistono politiche di welfare in grado di attenuare il problema, e la protezione sociale – anche se sempre meno forte – pare essere inerme solo nei paesi meno sviluppati, dove le forti disparita’ economiche precludono la sanita’ ad ampie fette della popolazione e la malnutrizione e le malattie croniche impediscono poi alle stesse di guadagnarsi da vivere […]
Se i tassi di disuguaglianza sono elevati, l’istruzione non puo’ svolgere il suo ruolo di livellatrice sociale, e l’accesso alle scuole di alto profilo per le famiglie a basso reddito (e di bassa istruzione) e’ limitato, se non addirittura nullo, perche’ sono escluse dal mercato del credito. Inoltre, i ricchi spesso si oppongono al finanziamento della scuola pubblica attraverso le imposte, determinando un sottofinanziamento generalizzato delle istituzioni educative non private […]
Proprio come accade nel settore dell’istruzione, una minore mobilita’ sociale spesso si trasforma in una trappola, con una contrazione – dimostrata empiricamente in modo inequivocabile – delle opportunita’ di una vita diversa.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858136249
https://www.letture.org/breve-storia-della-disuguaglianza-michele-alacevich-anna-soci

Lavoro/Fisher

Mark Fisher – Realismo capitalista – Produzioni Nero (2018)

Chiamati a mediare tra la soggettivita’ post-alfabetizzata del consumatore tardo capitalista e le richieste del regime disciplinare (esami da superare e cosi’ via), gli insegnanti sono stati a loro volta sottoposti a una pressione incredibile; e questo e’ solo uno dei modi attraverso cui l’istruzione, lungi dall’essere quella torre d’avorio al riparo dal mondo reale, si trasforma in motore per la riproduzione della realta’ sociale, scontrandosi direttamente con le contraddizioni della societa’ capitalista.
Gli insegnanti si ritrovano intrappolati tra il ruolo di facilitatori-intrattenitori e quello di disciplinatori autoritari: vorrebbero aiutare gli studenti a passare gli esami, ma gli viene anche chiesto di incarnare l’autorita’, di imporre dei doveri.
Dal punto di vista degli studenti, l’identificazione degli insegnanti come figure autoritarie esaspera il problema della «noia», se non altro perche’ qualsiasi prodotto dell’autorita’ e’ noioso a priori.
Ironicamente, dagli insegnanti si esige piu’ che mai una funzione di disciplinatori nello stesso esatto momento in cui le strutture disciplinari sono andate in crisi; mentre le famiglie cedono alle pressioni di un capitalismo che obbliga entrambi i genitori a lavorare, agli insegnanti viene chiesto di comportarsi come surrogati dell’istituzione familiare: sono loro che devono instillare negli studenti i protocolli comportamentali base, sono loro che devono provvedere alla guida e al sostegno emotivo di quegli adolescenti che, in non pochi casi, ancora non sanno come socializzare.

Info:
https://open.luiss.it/2018/08/09/prigionieri-della-realta-che-cose-il-realismo-capitalista-secondo-mark-fisher/
https://www.iltascabile.com/recensioni/realismo-capitalista-fisher/
https://www.glistatigenerali.com/filosofia/il-realismo-capitalista-mark-fisher/

Societa’/Ardeni

Pier Giorgio Ardeni – Le radici del populismo. Disuguaglianze e consenso elettorale in Italia – Laterza (2020)

Il grado di alfabetizzazione degli individui e’ importante dal punto di vista della partecipazione sociale e professionale.
Ebbene, se in Italia l’analfabetismo strumentale e’ stato sostanzialmente ridotto a quasi zero, e’ pero’ vero che ancora all’ultimo censimento (2011) ben 4,9 milioni di italiani erano analfabeti o privi di licenza elementare.
Se a questi aggiungiamo i possessori di sola licenza elementare – poco più di 11 milioni – allora si ha che in Italia gli illetterati (cosi’ li definisce l’OCSE) compongono quasi il 30% della popolazione.
Ma, come sottolineano molte indagini sui livelli di istruzione degli adulti, alla mancanza di istruzione oggi si aggiunge l’analfabetismo funzionale, ovvero «l’incapacita’ di un individuo di usare in modo efficiente le abilita’ di lettura, scrittura e calcolo nelle situazioni della vita quotidiana» […]
Se, tuttavia, prendiamo in esame quello che l’OCSE considera «il livello di competenze alfabetiche e numeriche considerate necessarie per interagire in modo efficace nella societa’ del XXI secolo», nel complesso, il 71% della popolazione italiana non raggiunge quel livello, un dato drammatico.
Piu’ di sette italiani su dieci, quindi, sono analfabeti funzionali o hanno capacita’ cognitive e di elaborazione minime! Inoltre, il confronto tra l’Italia e la media OCSE, per le diverse classi di eta’, evidenzia ancor di piu’ la distanza del nostro paese dagli altri.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858141779
https://www.letture.org/le-radici-del-populismo-disuguaglianze-e-consenso-elettorale-in-italia-pier-giorgio-ardeni

Lavoro/Ricolfi

Luca Ricolfi – La societa’ signorile di massa – La Nave di Teseo (2019)

Quello dell’istruzione e’ l’unico settore della societa’ italiana in cui la produttivita’ e’ in costante diminuzione da oltre mezzo secolo.
Che cos’e’ la produttività dell’istruzione?
Una definizione informale ma intuitivamente chiara e’ la seguente: la produttivita’ e’ l’inverso del numero di anni necessari per raggiungere un determinato grado di organizzazione mentale.
Supponiamo di assumere, come metro, il livello di organizzazione mentale – conoscenze, padronanza del linguaggio, capacita’ logiche – di un diplomato di terza media del 1962, l’ultimo anno prima dell’introduzione della scuola media unica. A lui erano occorsi otto anni di studio per raggiungere quel livello. Quanti ne occorrono oggi per raggiungere un livello comparabile? […]
Ognuno avra’ la sua risposta, la mia ad esempio
e’ che per ottenere quel livello di organizzazione mentale oggi siano necessari da un minimo di cinque anni in piu’ (se si e’ frequentato un buon liceo classico) a un massimo di tredici anni in piu’ (se occorre addirittura un dottorato di ricerca per recuperare pessimi studi precedenti). E se proprio devo buttare li’ un numero, giusto per fissare le idee, direi che otto anni in piu’, rispetto agli otto anni necessari a conseguire la licenza media, e’ gia’ una stima piuttosto benevola dell’abbassamento della produttivita’ dell’istruzione intervenuto negli ultimi cinquant’anni, dalla fine degli anni sessanta a oggi […]
Insomma: in mezzo secolo la produttivita’ dell’istruzione e’, come minimo, dimezzata […]
L’ingente massa di tempo libero regalata dall’aumento della produttivita’ del lavoro non e’ stata usata per innalzare il livello culturale delle persone, la loro sensibilita’ artistica, la loro capacita’ di vivere in modo saggio, piacevole e salutare.
Specie in Italia, dove anche i livelli di istruzione formale sono rimasti bassissimi, il maggiore tempo a disposizione e’ stato impiegato essenzialmente per ampliare lo spettro dei consumi.
Anziche’ usare la cultura per riempire il tempo libero, si e’ scelto di usare i consumi per “attrezzarlo” […]
Di qui l’impressionante sviluppo di beni, servizi e attivita’ il cui scopo primario e’ di aiutarci a “consumare tempo libero”: iPod per la musica, iPad per Internet, smartphone un po’ per tutto, dai messaggi alle foto agli acquisti online; ristoranti, bar, pub, piadinerie, focaccerie, bistrot, paninoteche, gelaterie, tavole calde piu’ o meno etniche, wine store, cocktail bar, sushi bar; spa, palestre, massaggi, centri yoga; corsi di meditazione, cucina, ballo afroamericano, break dance; acquisti online, mercatini dell’usato, mercatini dell’artigianato; maghi alle feste dei bambini, animatori nei villaggi turistici; fiere del formaggio, del risotto, del tartufo, del cioccolato; concerti in piazza, festival di ogni genere e specie, spettacoli all’aperto, megaschermi per gli eventi sportivi e musicali; senza dimenticare l’ampio mondo delle discoteche e dei locali in cui si beve, si ascolta musica, si balla (e qualche volta si sballa) […]
Il tempo libero che il progresso tecnologico ci ha regalato non solo non e’ di tutti, ma e’ inestricabilmente intrecciato al consumo.

Info:
https://luz.it/spns_article/intervista-luca-ricolfi-societa-signorile-massa/
https://www.econopoly.ilsole24ore.com/2020/01/05/ricolfi-signorile-massa/
https://sbilanciamoci.info/societa-signorile-di-massa-o-societa-signorile-e-basta/

Societa’/Allievi

Stefano Allievi – La spirale del sottosviluppo. Perche’ (cosi’) l’Italia non ha futuro – Laterza (2020)

Secondo l’International Migration Outlook dell’OCSE (OECD 2019), gia’ dal 2016, con nemmeno lo 0,8% della popolazione del pianeta, l’Italia e’ all’ottavo posto nel mondo per numero di emigrati verso paesi industrializzati.
Il livello di istruzione degli emigrati italiani e’ elevato, molto piu’ della media degli italiani che rimangono in Italia. Hanno un titolo di studio medio-alto (il 52,6% possiede almeno il diploma) e, contrariamente a quanto accade in Italia, la differenza di genere e’ a favore degli uomini: il 55% di laureati contro il 45% delle donne.
I laureati sono in crescita rapida e costante: nel 2004 erano circa il 10% degli expat italiani, oggi sono quasi un terzo […]
Perche’ partono? Non solo per cercare e trovare lavoro.
Detta cosi’ e’ una spiegazione riduttiva.
Partono anche perche’ non trovano lavoro adeguato in Italia, o perche’ lo trovano a salari piu’ bassi, con condizioni piu’ incerte, in situazioni piu’ precarie, con prospettive di mobilita’ ascendente minori, con progressioni di carriera piu’ lente […]
Oltre al lavoro, pero’, contano anche altri fattori.
Un welfare piu’ protettivo ed efficiente, ed effettivamente universalistico; che vuol dire, anche a parita’ di condizioni di lavoro e di salario: scuola per i figli, possibilita’ di lavorare per le donne che sono anche madri (e infatti le donne che partono sono in aumento, e quasi equivalgono agli uomini, ormai), sicurezza e tranquillita’ per il futuro. Un ambiente di lavoro e di vita piu’ meritocratico e attento alla qualita’, meno immobile, con regole certe, e una maggiore attenzione alla parita’ di genere […]
Un laureato non si trova a proprio agio, e ha meno probabilita’ di essere valorizzato, in un paese in cui il suo ministro dell’Istruzione e’ un diplomato. Un brillante studente con un master in economia non fa volentieri il sottoposto di un dirigente diplomato con una visione piu’ ristretta della sua – o lavora per sostituirlo (sempre che non sia gia’ il dirigente a non volerlo, precisamente per evitare di essere sostituito).
Un individuo che ha scavato le sottigliezze del linguaggio vive con difficolta’ le grossolanita’ del parlato comune, e ancor piu’ la vuotezza imbarazzante del parlato politico della sua classe dirigente.
Chi ha imparato ad amare la bellezza non sopporta l’offensiva di una bruttezza dilagante. Chi si e’ abituato con fatica a ragionare sottilmente tra alternative possibili si trova in minoranza in un paese dove viene valorizzata mediaticamente e politicamente la vuotezza dello slogan privo di contenuto.
E potremmo continuare.
Ricchezza chiama ricchezza. Bellezza chiama bellezza. Cultura chiama cultura. Apertura mentale chiama apertura mentale. Cosmopolitismo chiama cosmopolitismo. Intelligenza chiama intelligenza.
In Italia, spesso, si ha la sensazione che non rispondano.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139868
http://www.avantionline.it/la-spirale-del-sottosviluppo-pesa-sul-futuro-dellitalia/

Lavoro/Allievi

Stefano Allievi – La spirale del sottosviluppo. Perche’ (cosi’) l’Italia non ha futuro – Laterza (2020)

Lavoriamo poco. Lavoriamo in pochi. La produttivita’ e’ bassa. I salari sono bassi. Siamo assenti da molti settori innovativi.
Non c’è una politica industriale, un orientamento generale, almeno, se non proprio una visione, cui riferirci (quand’anche c’e’, e non e’ il caso piu’ frequente, cambia a ogni cambio di governo).
Non abbiamo chiaro quali saranno in futuro i settori fondamentali in cui sara’ utile impegnarci. Il sistema dell’istruzione e quello della formazione sono sottofinanziati e scollegati dal mondo del lavoro. Non ci rendiamo nemmeno conto di chi lavora per noi (in certa misura consentendoci di fare altro) e quanto […]
La produttivita’ e’ bassissima. L’Italia e’ l’unico paese del mondo sviluppato in cui e’ ferma dagli anni Novanta: un quarto di secolo senza alcun progresso. L’innovazione c’e’, in alcuni ambiti, e lo prova l’andamento positivo dell’export in settori fortemente concorrenziali. Ma e’ largamente insufficiente al bisogno. Un mercato ingessato e poco esposto alla concorrenza e lo scarso rendimento del capitale umano […] sono parte del problema.
Come lo e’ la scarsa alfabetizzazione digitale e la lenta e difficile introduzione delle tecnologie ICT (information and communication technologies) nella vita quotidiana dei cittadini (Eurostat2019) e nell’impresa, a sua volta causata dalla dimensione familiare di troppe piccole aziende e dalla modesta capacita’ del management (Pellegrino e Zingales 2019) – o, detto altrimenti, dalla scarsita’ di meritocrazia nella selezione del management stesso e dalla sua eta’ elevata, dato che la gerontocrazia che caratterizza il paese impregna anche l’impresa […]
Il livello di istruzione degli occupati classificati come manager (imprenditori e alta dirigenza) nel nostro paese e’ aumentato negli ultimi anni, ma il differenziale rispetto agli altri paesi europei e’ ancora oggi enorme. Le classifiche Eurostat sono istruttive: nel 2018, il 26,5% dei manager italiani e’ in possesso di un titolo di istruzione terziario (nel 2006 era il 14,5%), mentre il 26,7% e’ in possesso di un titolo di scuola dell’obbligo (nel 2006 era il 39,2%). La media europea (UE 28) ci restituisce un quadro molto diverso: ben il 58,2% dei manager risulta laureato (piu’ del doppio che in Italia!) e solo l’8,9% ha un titolo di istruzione obbligatoria (un terzo rispetto all’Italia!). Differenze impressionanti, che il primo a non voler vedere e’ il mondo stesso dell’impresa, perche’ significherebbe mettere in discussione se’ stesso e le proprie capacita’. Sempre dimostrate dall’esistenza stessa delle imprese: se ci sono e producono utili, l’imprenditore tende comprensibilmente a considerarsi bravo. Piu’ raramente e’ capace di ammettere che potrebbe essere piu’ bravo, se migliorasse, tra le altre cose, la dotazione di capitale umano dell’impresa, a cominciare dal proprio, per continuare con quello dei propri dipendenti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139868
http://www.avantionline.it/la-spirale-del-sottosviluppo-pesa-sul-futuro-dellitalia/