Economia di mercato/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

Per chi, cosa e come produrre: ecco i crinali che, come per il grande riformismo del New Deal, tornano a rivelarsi decisivi in questa fase di grandi rivolgimenti, se vogliamo coglierne tutte le potenzialita’ in termini di neoumanesimo.
Una democrazia economica con questi obiettivi e l’innovazione per ideare, progettare, costruire un nuovo modello di sviluppo, basato sul lavoro, sui nuovi bisogni sociali, sulla domanda interna: e’ questo che ci serve. Il compito e’ arduo, perche’ un nuovo modello di sviluppo deve privilegiare la domanda interna sulle esportazioni, intervenire tanto sulle questioni di domanda che su quelle di offerta, premiare i consumi collettivi su quelli individuali cambiando profondamente gli stili di vita, puntare sulla «piena e buona occupazione»

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Populismo/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

“L’epistemologia e’ la branca della filosofia che tratta il sapere o il modo in cui conosciamo le cose.
Oggi il problema e’ che, come comunita’ politica, siamo diventati incapaci di imparare e conoscere le stesse cose e quindi incapaci di agire insieme in modo coerente”.
Oggi ascoltare gli esperti, leggere i giornali e scovare i fatti non sono piu’ atti neutrali, sono invece carichi di significati politici […]
Si possono vedere le medesime dinamiche in atto in tanti paesi, con la gente che diffida delle istituzioni, si basa sulle proprie fonti, dubita delle autorita’ provviste di credenziali e antepone la partigianeria alla verita’.
Il dibattito sulla Brexit e’ stato caratterizzato da questa sensazione di due insiemi distinti di fatti.
Il fenomeno si allarga a Brasile, Messico, Turchia e India, tutti paesi in cui un lato dello schieramento politico e’ giunto a ritenersi quello che rappresenta gli esperti mentre l’altro diffida delle istituzioni.
L’ostilità crescente tra questi due gruppi e’ una componente del piu’ significativo trend politico dell’ultimo decennio: la crescita del populismo a livello planetario.
Al cuore del nuovo populismo c’e’ la profonda antipatia verso l’establishment.
Potete trovarne versioni di sinistra, come la fazione di Bernie Sanders nel Partito democratico o la greca Syriza, che richiedono tutte un maggiore intervento statale e un aumento della spesa pubblica.
La versione di destra, da Trump a Boris Johnson all’italiano Matteo Salvini, e’ prevalentemente concentrata sull’immigrazione.
Poi ci sono i populisti del mondo in via di sviluppo: il brasiliano Jair Bolsonaro, l’indiano Narendra Modi, il turco Recep Tayyip Erdogan e il filippino Rodrigo Duterte. L’immigrazione occupa un ruolo meno centrale nel loro messaggio, ma il loro richiamo si basa anche su un mix di sciovinismo culturale e nazionalismo religioso. Quasi sempre demonizzano un “altro”, dalle minoranze ai progressisti di citta’.
Tutti questi diversi movimenti condividono l’ostilita’ populista nei confronti delle elite.
La pandemia ha solo accentuato questa tendenza al delirio.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/

 

Societa’/Capussela

Andrea Capussela – Declino Italia – Einaudi (2021)

Un’analisi pubblicata nel 2010 dimostra che rispetto ai primi decenni dopo la guerra la qualita’ media dei parlamentari e’ ora «drasticamente» piu’ bassa.
Il salto maggiore coincide con la cesura del 1992-94: rispetto ai loro predecessori, i parlamentari dell’ultimo quarto di secolo sono nettamente meno istruiti, meno rispettosi della legge, meno capaci nelle loro professioni.
Solo partiti che non temono la critica pubblica possono permettersi di presentare candidati sistematicamente peggiori dei precedenti.
La ragione puo’ anche essere che essi hanno smesso di competere tra loro, quantomeno su questo terreno: come i fornai di una citta’, che per arricchirsi a danno dei clienti decidessero di ridurre tutti la qualita’ delle farine mantenendo fermo il prezzo del pane.

Info:
https://www.letture.org/declino-italia-andrea-capussela
https://www.linkiesta.it/2020/11/lento-declino-italia-poverta-crisi/
https://open.luiss.it/2019/06/07/il-resistibile-declino-italiano-tra-debolezze-secolari-e-quattro-grandi-traumi/
https://www.pandorarivista.it/articoli/declino-italia-di-andrea-capussela/

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Stampando denaro si puo’ riuscire a mantenere artificialmente in vita un’economia a tempo indefinito.
Il problema e’ che non si puo’ riuscire a mantenere artificialmente in vita un’ideologia […]
Piu’ la gente la confronta con la sua vita quotidiana,
piu’ l’ideologia neoliberista appare come una bugia.
Invece che sul libero scambio, fa sempre piu’ affidamento su una concorrenza forzata: fra bambini in eta’ scolare, fra universita’, fra citta’, fra lavoratori, fra inquilini, fra tassisti; e lo scopo della concorrenza e’ sempre costringere il cittadino comune a fare di piu’ in cambio di meno.
Invece di un mercato libero pieno di imprenditori, il mondo delle imprese ora e’ dominato da monopoli di proporzioni impensabili all’epoca del capitalismo di Stato: Google, Facebook, Apple, Amazon, Alibaba, Tencent e simili (sempre strutturati in modo che il management abbia piu’ potere rispetto agli investitori comuni, e sempre pronti a distruggere o acquisire potenziali concorrenti).

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il consumismo compensativo e’ stato visto dalle grandi aziende come una delle risposte alle alienazioni sperimentate nell’ambiente di lavoro.
Il presupposto del consumismo compensativo pero’ e’ che, in primo luogo, i consumatori abbiano una domanda efficace sufficiente, che abbiano abbastanza denaro e che possano quindi andare nei negozi e acquistare tutto quello che vogliono.
La risposta dei capitalisti non e’ stata necessariamente quella di aumentare i salari, ma di abbassare il costo dei beni di consumo.
Mentre i salari rimanevano stagnanti, aumentava quello che si poteva acquistare con quei salari, grazie al calo generale dei costi dei beni di consumo (molti dei quali venivano prodotti in Cina).
Il benessere materiale delle classi lavoratrici poteva migliorare anche se il livello dei salari non cresceva.
Questo anche perche’ i livelli dei salari individuali rimanevano uguali, ma i nuclei familiari avevano aumentato il proprio reddito grazie alle donne, entrate in gran numero a far parte della forza lavoro, in parte incentivate dagli allettamenti del consumismo e dalla proliferazione di tecnologie e servizi per la casa, in grado di economizzare il lavoro domestico […]
Quanto e’ stato soddisfacente il consumismo compensativo?
Tanto per cominciare, molti prodotti erano di scarsa qualita’, e molti si sono resi subito inutilizzabili deteriorandosi. Il che risulta vantaggioso, perche’ il capitale non vuole prodotti che durino molto a lungo, questo affinche’ il mercato non si saturi.
Il consumismo compensativo ha significato la creazione di nuove mode, se possibile ogni giorno, e la produzione di oggetti non duraturi […]
C’e’ una rotazione rapida nel consumo, addirittura fino al punto che il capitale inizia a coltivare forme di consumo che sono praticamente istantanee e non esclusive […]
Le forme di consumismo iniziano a cambiare.
Anziche’ creare cose che durino a lungo e che soddisfino un particolare bisogno come coltelli, forchette e piatti e altri oggetti simili, si crea un’enorme industria che produce spettacoli […]
Questo alimenta un mercato di consumo istantaneo, o di brevissimo termine.
Guardi un episodio su Netflix in un’ora ed e’ tutto li’, e’ finito, quello e’ il tuo consumo e poi passi all’ora successiva.
Si impone il consumismo del binge-watching, delle abbuffate di spettacoli e serie televisive.
Si impone la “reality tv”, al punto che persino il telegiornale si trasforma in uno spettacolo di consumo, con conseguenze politiche disastrose.
Tutto il mondo del consumo cambia e si trasforma.
Ma non cambia in un modo che sia per forza piu’ soddisfacente. Anche il consumismo compensativo puo’ diventare alienante.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Economia di mercato/Barba

Aldo Barba, Massimo Pivetti – La scomparsa della sinistra in Europa – Meltemi (2016)

Scegliendo il 1979 come punto di svolta, nel corso dei trent’anni precedenti, i cosiddetti Trenta gloriosi, il prodotto si era infatti piu’ che triplicato negli Stati Uniti, quasi quadruplicato in Francia, piu’ che quadruplicato in Germania e Italia, decuplicato in Giappone […]
Nel corso dei trent’anni successivi, gli Stati Uniti avevano poco piu’ che raddoppiata la produzione, mentre Francia, Germania, Italia e Giappone non erano riusciti a raggiungere nemmeno questo piu’ modesto risultato. Eccezion fatta per la Gran Bretagna […]
In tutti i principali Paesi del capitalismo avanzato il tasso di crescita si era ridotto significativamente, raggiungendo in Francia, Germania e Italia livelli inferiori ad un terzo di quelli dei Trenta gloriosi.
Tra il 1951 e il 1978 la crescita annua in questi tre Paesi fu, in media, superiore al 5 per cento; tra il 1979 e il 2008 fu del 2 per cento; tra il 2008 e il 2015 la Germania crebbe dell’1 per cento, la Francia dello 0,4 per cento, l’Italia del -1 per cento.
In ognuno di questi Paesi, nel corso degli anni Settanta, una crescita annua inferiore al 4 per cento era normalmente considerata un risultato deludente.-

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica-economica/11279-aldo-barba-e-massimo-pivetti-la-scomparsa-della-sinistra-in-europa.html
https://tempofertile.blogspot.com/2016/11/aldo-barba-massimo-pivetti-la-scomparsa.html

GreenNewDeal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Generare elettricita’ da fonti di energia centralizzate come il carbone, il petrolio e il gas naturale, la cui estrazione, trasporto e trasformazione in energia elettrica in rete richiedono grandi capitali […] ha inevitabilmente portato alla nascita di aziende gigantesche verticalmente integrate per creare economie di scala e restituire profitti agli investitori.
Le nuove energie verdi, invece, sono distribuite anziche’ centralizzate.
Il sole splende ovunque, come ovunque soffia il vento, il che significa che essi possono essere intercettati dappertutto, sui tetti e sul terreno, favorendo la nascita di milioni di micrositi di produzione di energia.
Il passaggio dai combustibili fossili all’energia verde significa «power to the people», in senso sia figurato sia letterale, perche’ consente a centinaia di milioni di persone di divenire produttori della propria energia ed elettricita’ dove lavorano e vivono.
E’ l’inizio della grande democratizzazione del potere nelle comunita’ di tutto il mondo

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

 

Societa’/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico nel XXI secolo – Laterza (2020)

Le Costituzioni non sono mai carte scritte da qualche saggio o dai “pochi” separatamente dai “molti”.
Sono state generalmente l’esito di una lotta tra coloro che hanno molte cose da difendere e proteggere e coloro che hanno da proteggere e difendere pochissime cose, materialmente parlando, ma possono e vogliono e devono difendere la loro opportunita’ di averne altre, o di averne di piu’.
Quindi la liberta’ come condizione di principio e’ per “i molti” una liberta’ molto concreta: il potere di contrastare chi ha potere.
Le Costituzioni che durano nascono sulla sfiducia preventiva e strategica. Questo vale anche per la nostra Costituzione democratica.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://www.nuovatlantide.org/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo/

Capitalismo/D’Eramo

Marco D’Eramo – Dominio. La guerra invisibile dei potenti contro i sudditi – Feltrinelli (2020)

Vi e’ un rapporto difficile tra capitalismo a dominante finanziaria da un lato e futuro dall’altro.
Il capitalismo industriale mette in conto i tempi lunghi del progettare e costruire un impianto, dotarlo delle infrastrutture necessarie, procurarsi materie prime adatte e maestranze qualificate, avviare la produzione, costruire reti di distribuzione dei prodotti,e quindi ragiona sul periodo medio-lungo.
Invece, quando acquista azioni di un’impresa, il fondo d’investimento pretende un ritorno immediato, e i suoi investitori esigono cedole trimestrali: l’orizzonte dell’investimento stesso si avvicina paurosamente, e’ schiacciato sul prossimo trimestre, anzi sul prossimo mese.
Se la redditivita’ di un’azienda scema per qualche trimestre, subito si comincia a considerare la possibilita’ di smembrarla, farne lo spezzatino, venderla a tocchetti, tagliare i costi (licenziamenti, riduzioni dei salari).
All’investitore finanziario non interessa se l’impresa di cui ha comprato un pacchetto azionario produce cellulari o ferri da stiro, o collant di nylon.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2020/11/recensione-marco-deramo-dominio/
https://www.internazionale.it/opinione/giuliano-milani/2020/11/10/marco-d-eramo-dominio
https://sbilanciamoci.info/i-meccanismi-del-dominio/
https://www.sinistrainrete.info/societa/17891-marco-d-eramo-la-bolla-dell-overtourism-si-e-sgonfiata-ma-tornera-presto-a-crescere.html

Economia di mercato/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo – Rizzoli (2020)

Il cosiddetto «mondo occidentale» e’ composto da circa novecento milioni di persone, ma attualmente sul pianeta ci sono altri sei miliardi e seicento milioni di esseri umani, con visioni e culture diverse, che in un certo senso si considerano i perdenti nel processo di sviluppo e globalizzazione.
Non c’e’ quindi da stupirsi se la maggior parte degli abitanti della Terra desidera che i ruoli si invertano per poterne diventare i privilegiati […]
La versione piu’ ristretta di «mondo occidentale» e’ costituita da Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
In una prospettiva piu’ ampia, bisognerebbe includere altri Paesi sviluppati, come quelli ispano-americani, Israele e Sudafrica.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/