Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Quella che sembra essersi smarrita e’ l’identita’ dei lavoratori nella societa’ democratica, assediati dalla propaganda neoliberista che, sovvertendo il valore costituzionale e democratico del lavoro, spinge a farli apparire quasi come destinatari di un atto di beneficenza dell’imprenditore, o un problema da risolvere per i politici, che devono soddisfare a tutti i costi le richieste degli «investitori stranieri».
Le persone diventano numeri, costi, fattori della produzione, elementi di grafici ed equazioni, e le leggi vengono plasmate in base agli obiettivi fissati dalla ragioneria del potere.
Cosi’, governi ed esperti si affannano a censire il numero degli occupati e dei disoccupati, di cio’ che bisogna fare per aumentare le unita’ di lavoratori che possono vantare un impiego. Non importa poi se si tratta di lavori temporanei e malpagati, di lavori che mai e poi mai qualcuno avrebbe svolto se non per arrivare a fine mese, magari dopo aver passato anni di sacrifici a studiare per inseguire il lavoro dei propri sogni […]
Il lavoro viene cosi’ ridotto a un mezzo di sussistenza, di soddisfacimento delle esigenze di consumo.
Pian piano ci si abitua all’idea che un lavoro vale l’altro, l’importante e’ sopravvivere […]
«riducendo il lavoro a una forza, poi a un’unita’ di misura astratta e infine al suo costo […] il capitale ha reso i lavoratori insensibili al contenuto stesso del lavoro» […]
Se il lavoro diviene nel linguaggio comune un mero mezzo di produzione, allora l’espressione «mercato del lavoro» – alla stregua di un qualsiasi mercato di beni e servizi – puo’ essere condivisa senza esitazione, nonostante evochi l’idea che un lavoratore equivalga a una merce.
Le parole sono importanti, il linguaggio economico non puo’ essere trasposto cosi’ com’e’ nel campo delle relazioni sociali, per cui si dovrebbe preferire l’espressione «mondo del lavoro»

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Lavoro/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

Da una ricerca risulta che in sedici democrazie occidentali la produttivita’ del lavoro e’ cresciuta di gran lunga piu’ rapidamente rispetto ai salari medi reali e ai fringe benefit, ma la maggior parte dell’aumento delle entrate e’ andata a vantaggio di proprietari e azionisti.
Un altro studio realizzato in tredici Paesi capitalisti avanzati ha riscontrato che l’aumento dei salari reali, che negli anni Settanta era stato del 4 per cento, tra il 1980 e il 2005 e’ stato inferiore all’1 per cento, mentre la quota salariale del reddito scendeva dal 78 al 63 per cento, e il resto era salario derivante da guadagni, interessi, dividendi e locazioni.
Le grandi quantita’ di denaro non stanno nel “capitale umano”, ma nel semplice capitale di vecchio stampo.
La new economy, quindi, in verita’ e’ solo una nuova versione della vecchia economia – l’economia capitalista manageriale – e non una leggendaria e immateriale “economia della conoscenza”

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

La legalita’ e’ come la liberta’: puo’ rappresentare il bene ma anche il male della societa’.
Dipende dalla qualita’, ovvero dallo scopo, delle leggi che il cittadino e’ tenuto a rispettare.
In un sistema democratico fortemente incardinato sul principio di legalita’, in cui la gestione della conflittualita’ e’ sempre piu’ regolamentata dalle norme statali, queste sono in grado di influenzare con maggiore rapidita’ i rapporti di forza tra capitale e lavoro.
Nel mondo del lavoro si sta gradualmente passando dagli anni dell’ingiusta assenza di regole in difesa dei lavoratori agli anni dell’ingiusta proliferazione normativa in favore del capitale.
Questo fa si’ – come emerso in modo evidente all’alba delle politiche neoliberiste con gli scontri tra il governo Thatcher e i minatori inglesi – che i lavoratori debbano confrontarsi con due grossi centri di potere, che sono appunto i governanti e i capitalisti. In tale contesto, la legalita’ rischia di divenire per i deboli piu’ un mezzo di sopraffazione che uno strumento di tutela.
E’ necessario chiedersi che tipo di affezione alla legalita’ ci si puo’ aspettare da un giovane precario soggetto a sfruttamento «a norma di legge».
Allo stesso modo, c’e’ da chiedersi che idea di legalita’ possa avere un lavoratore supertassato e con sempre meno servizi pubblici a disposizione, quando viene a conoscenza del fatto che le multinazionali riescono a pagare molte meno tasse di lui. Tale ragionamento puo’ essere esteso anche all’imprenditore locale, imbrigliato in un complesso sistema di burocrazia e tassazione.
Se il costo sociale della «legalita’ ingiusta» diviene troppo alto, bisogna aspettarsi che la collettivita’ tenda verso la disaffezione allo Stato e a tutto cio’ che esso rappresenta.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Lavoro/Kurz

Robert Kurz – l capitale mondo. Globalizzazione e limiti interni del moderno sisitema produttore di merce – Meltemi (2022)

Al momento si cerca insistentemente di mantenere a un livello estremamente basso i costi di trasporto, nonostante il prezzo del petrolio sia aumentato piu’ volte nel corso di diverse fiammate, applicando strategie “dumping” ai mezzi di trasporto, sia attraverso il “dumping” salariale, che si fonda sull’impiego di lavoratori a buon mercato della periferia, sia attraverso l’utilizzo di automezzi, aerei e navi ormai da tempo in cattive condizioni, nel piu’ totale disprezzo di qualsiasi norma di sicurezza.
Uno spettro che comincia con gli avventurosi camion da spedizione dell’Europa orientale, generalmente condotti da guidatori sovraffaticati fino allo sfinimento, che, in casi estremi, circolano per le strade solo col freno motore, passa attraverso la manutenzione deficitaria dei velivoli delle linee aeree a basso costo e arriva infine alle navi-cisterna, ai mercantili e ai traghetti ormai logori e pericolosi per la sicurezza collettiva, spediti in giro per gli oceani.
Gli incidenti e le catastrofi sulle vie del trasporto internazionale, sempre piu’ frequenti e ben noti ormai da tempo, potrebbero peggiorare ulteriormente nel tentativo di compensare i nuovi aumenti dei prezzi energetici.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

Lavoro/Kurz

Robert Kurz – Il capitale mondo. Globalizzazione e limiti interni del moderno sistema produttore di merce – Meltemi (2022)

In una di quelle singolari inversioni generate dalla moderna societa’ della merce nel suo sviluppo sempre piu’ avanzato, con la sua scissione in polarita’ contrapposte e la sua lacerazione interna, lo Stato e l’economia aziendale, per certi versi, si scambiano i ruoli: le imprese che operano su di un livello immediatamente globale si atteggiano nei confronti dello Stato come se fossero un’istanza sovraordinata, universale, “sovrana”; di converso lo Stato si comporta, entro certi limiti, come un’impresa soggetta alla concorrenza, costretta ad attirare verso di se’ il capitale come se fosse una “clientela”, a ridurre nella maniera piu’ radicale possibile i suoi costi, a farsi pubblicita’ etc. […]
La cosiddetta “politica dell’attrattivita’ economica” (Standortpolitik) e’ proprio l’esatto contrario della competizione politico-militare del passato tra gli Stati per aggiudicarsi i territori e le economie aziendali in essi incluse, cosi’ da incorporarli nella propria “sovranita’”. Ora invece gli Stati competono per l’approvazione delle economie aziendali e per convincerle a venire da loro.
Il declino della politica e’ anche un declino della politica estera classica borghese: gli Stati non si fronteggiano piu’, in primo luogo, come entita’ sovrane, che intrattengono relazioni diplomatiche o si contrappongono sul piano politico-militare in nome delle loro ambizioni territoriali etc., ma come concorrenti economici sul “mercato degli Stati” (un fenomeno paragonabile sotto certi aspetti alla concorrenza dei salariati sul “mercato del lavoro”) […]
Nella misura in cui gli Stati sono costretti a mendicare il favore delle imprese e degli “investitori” transnazionali su di una specie di “mercato degli Stati”, nel contesto di una concorrenza addirittura grottesca per “garantire le migliori condizioni economiche”, la medesima logica si riproduce anche al livello delle regioni interne, delle citta’ e dei comuni. A tutti i livelli l’amministrazione, vincolata alla politica territoriale, assume la posa di chi si concede al migliore offerente tra i potenziali investitori. Tutte le strutture di controllo pubblico, fino al microlivello, si convertono in “aziende” territoriali con una propria offerta, che magnificano a gran voce i loro pregi, come fanno i pescivendoli con la loro merce avariata o i rigattieri con le loro carabattole di seconda mano. E tutte le regioni e i comuni si affidano come clienti agli specialisti del marketing e ai consulenti aziendali come un tempo erano solite fare solo le imprese di mercato.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

 

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Nell’epoca precapitalista, diciamo nel Quindicesimo, Sedicesimo secolo, il lavoratore in generale aveva il controllo dei mezzi di produzione (i suoi utensili) e diventava esperto nel loro uso.
Il lavoratore esperto diventava un monopolista di un certo tipo di conoscenza e di un certo tipo di comprensione, che, nota Marx, erano sempre considerati un’arte.
Quando pero’ si arriva al sistema di fabbrica e, ancora di piu’, quando si arriva al mondo contemporaneo, le cose non vanno piu’ cosi’. Le competenze tradizionali dei lavoratori sono rese superflue, perche’ tecnologia e scienza prendono il predominio e tecnologia, scienza e nuove forme di conoscenza sono incorporate nella macchina.
L’arte scompare […] le nuove tecnologie e la nuova conoscenza vengono incorporate nella macchina; non sono piu’ nel cervello del lavoratore, che viene messo da parte e diventa un’appendice della macchina, la sua semplice balia.
Tutta l’intelligenza e tutta la conoscenza, che un tempo appartenevano ai lavoratori e davano loro un certo potere monopolistico nei confronti del capitale, scompaiono. Il capitalista, che prima aveva bisogno delle competenze del lavoratore, e’ affrancato da quel vincolo e la competenza ora e’ incorporata nella macchina. La conoscenza prodotta da scienza e tecnologia fluisce nella macchina e la macchina diventa “l’anima” del dinamismo capitalista […]
Il dinamismo di una societa’ capitalista, quindi, viene a dipendere in modo determinante dalle innovazioni perpetue alimentate dalla mobilitazione di scienza e tecnologia attraverso il business delle innovazioni perpetue.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Lavoro/ Chomsky

Noam Chomsky – Crisi di civilta’. Pandemia e capitalismo – Ponte alle Grazie (2020)

La velocita’ vertiginosa del crollo economico risultante dal COVID-19 non ha precedenti storici.
Nella settimana del 4 aprile, 6,6 milioni di persone hanno presentato le prime richieste per ricevere l’indennita’ di disoccupazione. La settimana prima l’avevano presentata 6,9 milioni di persone, e 3,3 milioni quella prima ancora.
Prima di queste tre settimane, il numero piu’ alto di richieste inviate si era registrato nell’ottobre del 1982, durante la grave recessione a «W» dell’era Reagan. A quell’epoca il record di richieste raggiunse le 650.000 unita’.
Questa disparita’ tra il 1982 e oggi e’ sbalorditiva, anche prendendo in considerazione le dimensioni relative dell’attuale forza lavoro statunitense rispetto al 1982 […]
La previsione e’ che questa cifra continuera’ a crescere per molte settimane ancora, con la possibilita’ che la disoccupazione salga al 20%: una percentuale mai vista dai tempi bui della Grande Depressione degli anni Trenta […]
Oltre alla situazione di quelli che perdono il lavoro, dobbiamo anche analizzare le condizioni in cui si trova chi svolge un lavoro essenziale e in prima linea in questa emergenza. Queste persone mettono a rischio la propria salute per andare a lavorare […]
Tra costoro vi sono assistenti di negozio, infermieri, addetti alle pulizie, magazzinieri e conducenti di autobus. Un buon 65% di loro sono donne. Un’enorme percentuale di queste persone e’ anche sottopagata e non ha assicurazione sanitaria. Questi lavoratori essenziali si espongono al rischio di contagio, e se dovessero infettarsi avrebbero dinanzi a se’ la prospettiva di gravi problemi economici oltre che di salute

Info:
https://www.illibraio.it/news/ebook-e-digitale/chomsky-virus-ebook-1380886/
https://ilmanifesto.it/lo-stato-di-gravita-permanente-secondo-noam-chomsky/

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Come i terremoti del Nicaragua (1972) e di Citta’ del Messico (1985) meritano di essere definiti piuttosto dei “classemoti”, l’avanzata del Covid-19 mostra tutte le caratteristiche di una pandemia di classe, genderizzata ed etnicizzata.
I tentativi di attenuazione sono comodamente rivestiti con la retorica del “siamo tutti sulla stessa barca”, le pratiche, in particolare da parte dei governi nazionali, fanno pensare a motivazioni piu’ sinistre.
La classe operaia contemporanea negli Stati Uniti (composta in prevalenza da afroamericani, latini e donne salariate) deve affrontare la scelta crudele: rischiare il contagio prendendosi cura e mantenendo funzionanti elementi fondamentali per la sopravvivenza (come i negozi di alimentari) oppure rischiare la disoccupazione senza benefici (come un’adeguata assistenza sanitaria).
Il personale stipendiato (come me) lavora da casa e ritira lo stipendio come prima, mentre i Ceo se ne vanno in giro con i jet e gli elicotteri privati.
Le forze lavoro nella maggior parte del mondo da tempo sono state educate a comportarsi come buoni soggetti neoliberisti (il che significa dare la colpa a se stessi o a Dio se qualcosa va storto, ma mai osare suggerire che il problema possa essere il capitalismo).
Ma anche i buoni soggetti neoliberisti possono vedere che qualcosa non va nel modo in cui si risponde a questa pandemia.
La grande domanda e’: quanto a lungo andra’ avanti?
Puo’ darsi anche piu’ di un anno e, piu’ si prolunga, tanto maggiore sara’ la svalutazione, anche quella della forza lavoro

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

L’accordo di Bretton Woods, per esempio, era un accordo per cui il capitale non poteva spostarsi facilmente in giro per il mondo, a causa dei controlli sul capitale stesso.
L’economia degli Stati Uniti non era del tutto chiusa, ma lo era relativamente, perche’ era difficile spostare capitali dentro e fuori dal paese […]
I lavoratori lottavano per avere vantaggi negli Stati Uniti, cosi’ come nel Regno Unito, nonche’ in Francia e in Germania […]
Possiamo parlare di una classe operaia tedesca, di una francese, di una inglese e di una americana. Ciascuna di queste classi operaie poteva cercare un vantaggio in un terreno ben definito, perche’ era in gran parte protetta dal dover competere con i lavoratori delle altre economie del mondo, grazie al sistema di controllo sul capitale.
Questo sistema di controllo e’ durato fino alla disgregazione del sistema di Bretton Woods, che si e’ verificata quando il dollaro si e’ sganciato dallo standard aureo nel 1971.
Dopo di allora, i lavoratori si sono ritrovati di colpo a dover competere con tutte le altre forze lavoro di altre parti del mondo. Prima, l’unica concorrenza veniva dall’organizzazione dell’immigrazione da altri paesi.
La Germania importava forza lavoro dalla Turchia, la Francia la importava dal Nord Africa, i maghrebini, la Svezia la importava dalla Jugoslavia e dal Portogallo, il Regno Unito da quello che un tempo era il suo impero, dall’Asia meridionale e dalle Indie occidentali, e gli Stati Uniti hanno aperto il loro sistema di immigrazione nel 1965.
Nel corso degli anni sessanta, il problema principale per i lavoratori era costituito dall’utilizzo dell’immigrazione come modo per minare sia le leggi sul lavoro sia le capacita’ dei lavoratori.
Cio’ a cui questo ha portato, allora, fu la diffusione di un certo atteggiamento anti-immigrati in molti movimenti della classe operaia in tutta Europa e anche, in una certa misura, negli Stati Uniti. Ovviamente.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Lavoro/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il consumismo compensativo e’ stato visto dalle grandi aziende come una delle risposte alle alienazioni sperimentate nell’ambiente di lavoro.
Il presupposto del consumismo compensativo pero’ e’ che, in primo luogo, i consumatori abbiano una domanda efficace sufficiente, che abbiano abbastanza denaro e che possano quindi andare nei negozi e acquistare tutto quello che vogliono.
La risposta dei capitalisti non e’ stata necessariamente quella di aumentare i salari, ma di abbassare il costo dei beni di consumo.
Mentre i salari rimanevano stagnanti, aumentava quello che si poteva acquistare con quei salari, grazie al calo generale dei costi dei beni di consumo (molti dei quali venivano prodotti in Cina).
Il benessere materiale delle classi lavoratrici poteva migliorare anche se il livello dei salari non cresceva.
Questo anche perche’ i livelli dei salari individuali rimanevano uguali, ma i nuclei familiari avevano aumentato il proprio reddito grazie alle donne, entrate in gran numero a far parte della forza lavoro, in parte incentivate dagli allettamenti del consumismo e dalla proliferazione di tecnologie e servizi per la casa, in grado di economizzare il lavoro domestico […]
Quanto e’ stato soddisfacente il consumismo compensativo?
Tanto per cominciare, molti prodotti erano di scarsa qualita’, e molti si sono resi subito inutilizzabili deteriorandosi. Il che risulta vantaggioso, perche’ il capitale non vuole prodotti che durino molto a lungo, questo affinche’ il mercato non si saturi.
Il consumismo compensativo ha significato la creazione di nuove mode, se possibile ogni giorno, e la produzione di oggetti non duraturi […]
C’e’ una rotazione rapida nel consumo, addirittura fino al punto che il capitale inizia a coltivare forme di consumo che sono praticamente istantanee e non esclusive […]
Le forme di consumismo iniziano a cambiare.
Anziche’ creare cose che durino a lungo e che soddisfino un particolare bisogno come coltelli, forchette e piatti e altri oggetti simili, si crea un’enorme industria che produce spettacoli […]
Questo alimenta un mercato di consumo istantaneo, o di brevissimo termine.
Guardi un episodio su Netflix in un’ora ed e’ tutto li’, e’ finito, quello e’ il tuo consumo e poi passi all’ora successiva.
Si impone il consumismo del binge-watching, delle abbuffate di spettacoli e serie televisive.
Si impone la “reality tv”, al punto che persino il telegiornale si trasforma in uno spettacolo di consumo, con conseguenze politiche disastrose.
Tutto il mondo del consumo cambia e si trasforma.
Ma non cambia in un modo che sia per forza piu’ soddisfacente. Anche il consumismo compensativo puo’ diventare alienante.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione