Societa’/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica -Castelvecchi (2021)

Cosi’ si e’ lasciato solo a soggetti religiosi – come Papa Francesco, il Papa che ha definito il neoliberismo «l’economia che uccide», che denunzia il male che provochiamo alla «nostra sorella Terra», che grida «non reddito ma lavoro per tutti» – di mostrare una persistente forte sensibilità al binomio lavoro/persona, tornando a ribadire con veemenza che il diritto al lavoro e’ primario, superiore alla stesso diritto di proprieta’, e che il rapporto che ha per oggetto una prestazione di lavoro non tocca solo l’avere ma l’“essere” del lavoratore, chiedendo di non ridurre la persona umana a puro elemento dei fenomeni economici e riaffermando la natura di relazione tra soggetti del rapporto lavorativo, soggetti «titolari di una “dignita’” e non solo di un “prezzo”» (com’e’, invece, nella concezione mercificata del lavoro).

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/

Societa’/Collier

Paul Collier – Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le nuove ansie – Laterza (2020)

Londra, New York, Tokyo, Parigi, Milano: in tutto il mondo occidentale, la metropoli ha fatto un balzo in avanti rispetto al resto del paese, e questo accresciuto divario e’ evidente misurando sia il livello dei redditi sia l’aumento dell’occupazione o i prezzi delle case.
E’ un fenomeno relativamente recente, perche’ il suo primo manifestarsi risale agli anni intorno al 1980 […]
Alla base delle forze che stanno provocando questo nuovo divario ci sono due semplici rapporti che risalgono all’epoca della rivoluzione industriale.
Uno e’ quello fra produttivita’ e specializzazione: e’ quello a cui fa riferimento l’espressione «apprendimento attivo». Quando le persone si specializzano in un numero minore di compiti sono in grado di sviluppare competenze piu’ approfondite.
L’altro rapporto e’ quello fra produttivita’ e dimensioni dei processi produttivi: l’espressione consueta per indicarlo e’ «economie di scala». Per utilizzare le economie di scala e la specializzazione le persone devono concentrarsi nelle grandi citta’. Perche’ un’azienda possa praticare economie di scala deve possedere una vasta platea di clienti ed essere situata vicino ad altre aziende analoghe. I lavoratori specializzati hanno bisogno di lavorare vicino ad altri con competenze specialistiche complementari. Le grandi citta’ forniscono la prossimita’ spaziale che rende possibili tutte queste connessioni. Ma questa connettivita’ richiede enormi investimenti in metropolitane, strade, edifici per parcheggi multipiano, snodi aeroportuali e ferroviari. Fino agli anni Ottanta, solo le grandi citta’ europee e nordamericane se li potevano permettere.

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858131060
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.anobii.com/it/books/il-futuro-del-capitalismo/9788858131060/015fc8fc1b8b48e476/reviews

Green New Deal/Hickel

Jason Hickel – Siamo ancora in tempo! Come una nuova economia puo’ salvare il pianeta – il Saggiatore (2021)

I media tendono a concentrarsi sulle emissioni territoriali attuali di ciascun paese.
In base a questo parametro, la Cina e’ di gran lunga il maggiore trasgressore: emette 10,3 gigatonnellate di anidride carbonica l’anno, quasi il doppio degli Stati Uniti, che figurano al secondo posto tra i principali paesi incriminati. L’Unione europea si colloca al terzo posto, ma l’India non e’ molto piu’ indietro e produce piu’ emissioni di importanti nazioni industriali come la Russia e il Giappone.
Esaminando i dati da questo punto di vista, potremmo essere tentati di concludere che la responsabilita’ della crisi climatica sia condivisa da tutte le nazioni.
Questo metodo pero’ presenta vari problemi.
Innanzitutto, non tiene conto della dimensione della popolazione.
Se esaminiamo la situazione a livello pro capite, la storia che emerge e’ completamente diversa. L’India emette soltanto 1,9 tonnellate di CO2 a persona, la Cina 8. Gli americani invece emettono piu’ di 16 tonnellate a persona, il doppio dei cinesi e otto volte piu’ degli indiani. Inoltre, dobbiamo anche tenere in considerazione il fatto che, a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, le nazioni ad alto reddito hanno trasferito gran parte della loro produzione industriale nei paesi poveri del Sud del mondo, spostando cosi’ una grossa fetta delle loro emissioni al di fuori della contabilità nazionale […]
Ma il difetto maggiore della storia abitualmente raccontata dai media e’ che, per quanto riguarda il dissesto climatico, a contare sono gli stock di CO2 accumulata nell’atmosfera, non i flussi annuali.
Dobbiamo quindi esaminare le emissioni storiche di ciascun paese. Se affrontiamo la questione in questi termini, diventa chiaro che la responsabilita’ del problema ricade in larghissima parte sulle nazioni altamente industrializzate del Nord del mondo (in particolare, gli Stati Uniti e l’Europa occidentale) […]
Gli Stati Uniti sono responsabili da soli del 40% dello sforamento globale. L’Unione Europea e’ responsabile del 29%. Insieme al resto dell’Europa, piu’ il Canada, il Giappone e l’Australia, le nazioni del Nord del mondo (che rappresentano soltanto il 19% della popolazione mondiale) hanno prodotto il 92% delle emissioni al di sopra del limite di sicurezza. Cio’ significa che sono responsabili del 92% dei danni provocati dal dissesto climatico. Viceversa, l’intero continente dell’America Latina, l’Africa e il Medio Oriente sono responsabili soltanto dell’8% dello sforamento, che va peraltro attribuito a un numero esiguo di paesi in quelle regioni.

Info:
https://oggiscienza.it/2021/05/08/siamo-ancora-in-tempo-jason-hickel/
https://www.ilsaggiatore.com/wp-content/uploads/2021/04/2021_04_20-Manifesto-Hickel.pdf
https://www.linkiesta.it/2021/03/salvare-il-pianeta-rapporto-natura/

 

Green New Deal/Rifkin

Jeremy Rifkin – Un Green New Deal globale – Mondadori (2019)

Nel XIX secolo la stampa azionata a vapore e il telegrafo, l’abbondanza di carbone e le locomotive sulle reti ferroviarie nazionali si fusero in una piattaforma tecnologica polifunzionale per permettere la gestione, l’alimentazione e la movimentazione della societa’, dando nascita alla prima rivoluzione industriale.
Nel XX secolo l’elettricita’ centralizzata, il telefono, la radio e la televisione, il petrolio a basso costo e i veicoli a combustione interna su reti stradali nazionali contribuirono insieme a creare un’infrastruttura per la seconda rivoluzione industriale.
Ora siamo nel mezzo di una terza rivoluzione industriale.
L’internet delle comunicazioni sta convergendo con un internet dell’energia rinnovabile, a elettricita’ di origine solare ed eolica, e un internet della mobilita’ e della logistica costituito da veicoli autonomi elettrici e a idrogeno, a energia verde, in cima a una piattaforma internet delle cose (IDC) che, incorporata in edifici commerciali, residenziali e industriali, trasformera’ la societa’ e l’economia del XXI secolo.

Info:
https://www.vita.it/it/article/2019/10/15/jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale-per-dare-forza-alleconomia-soc/152979/
https://www.piegodilibri.it/recensioni/un-green-new-deal-globale-jeremy-rifkin/
https://www.techeconomy2030.it/2020/04/24/3-lezioni-dal-libro-di-jeremy-rifkin-un-green-new-deal-globale/

Stato/Fazi

Thomas Fazi – Una civiltà possibile. La lezione dimenticata di Federico Caffe’ – Meltemi (2022)

Un regime economico caratterizzato da austerita’ fiscale e compressione salariale permanenti, dalla deregolamentazione e precarizzazione del mercato del lavoro, da una carenza cronica di domanda interna, da un tasso di cambio sopravvalutato e dallo smantellamento e la privatizzazione di buona parte dell’apparato industriale pubblico. Inutile dire che le politiche degli ultimi anni – in particolare quelle del governo Draghi – non hanno fatto che peggiorare la situazione.
Sul piano politico-democratico, l’“oligarchizzazione” della struttura economica del paese, caratterizzata dal trasferimento di quote crescenti di proprieta’ e di controllo della stessa da soggetti pubblici e nazionali a soggetti privati e internazionali/sovranazionali, non poteva che riflettersi nella parallela oligarchizzazione della forma di governo e della stessa forma Stato del paese, cioe’ nel rafforzamento dei poteri esecutivi e tecnocratici a tutti i livelli (spicca il caso del capo dello Stato, con le presidenze di Napolitano e di Mattarella), nella progressiva e ormai totale marginalizzazione del Parlamento, anche attraverso l’uso/abuso della legislazione d’emergenza (esploso poi durante la pandemia), nel ricorso sempre piu’ frequente ai cosiddetti “governi tecnici” e piu’ in generale nella disarticolazione di qualunque processo democratico.
Una naturale conseguenza dello svuotamento di sovranita’ (e dunque di democrazia) conseguente a Maastricht.
Tutto cio’ ha preparato il terreno per l’inquietante deriva tecnoautoritaria delle istituzioni e del potere politico emersa sull’onda della pandemia, attraverso l’instaurazione di un regime de facto di emergenzialismo permanente

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-il-manifesto-25-giugno-2022-federico-caffe-leresia-economica-del-benessere-su-una-civilta-possibile-di-thomas-fazi-meltemi.pdf
https://www.micromega.net/invece-dellagenda-draghi/
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/daniele-archibugi-capital-5-maggio-2022-rileggendo-federico-caffe-su-una-civilta-possibile-di-t.-fazi-meltemi.pdf
https://www.flaneri.com/2023/01/09/civilta-possibile-fazi/

Societa’/Patel

Raj Patel, Jason W. Moore – Una storia del mondo a buon mercato. Guida radicale agli inganni del capitalismo – Feltrinelli (2018)

Affinche’ il profitto governasse la vita, doveva accadere una significativa transizione di stato intellettuale: la separazione concettuale tra Natura e Societa’ […]
E’ importante chiarire che questo e’ sempre stato opera di alcuni umani, quelli incaricati di conquistare e commercializzare un mondo che valuta solo i dollari.
Potremo anche essere tutti sulla stessa barca quando si arriva al cambiamento climatico, pero’ solo certuni ne sono al timone. Questa precisazione e’ importante per due grosse ragioni.
Primo, ci aiuta ad attribuire la responsabilita’ e a individuare le classi e i rapporti che ci guadagnano da questa separazione.
Secondo e piu’ significativo, la “separazione dalla natura” degli umani ha preso corpo attorno a un’esclusione realmente immensa.
L’ascesa del capitalismo non ci ha regalato solo l’idea che la societa’ fosse relativamente indipendente dalla rete della vita ma anche che quasi tutte le donne, le Popolazioni indigene, gli schiavi e i popoli colonizzati di qualsiasi terra non fossero totalmente umani e pertanto non fossero membri in pieno della societa’.
Non erano umani, o lo erano appena appena.
Facevano parte della Natura ed erano trattati come emarginati dalla societa’, erano deprezzati, resi economici.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/
https://www.perunaltracitta.org/2019/04/15/una-storia-del-mondo-a-buon-mercato/?print=pdf
https://www.unilibro.it/libro/patel-raj-moore-jason-w-/storia-mondo-buon-mercato-guida-radicale-inganni-capitalismo/9788807173417

Societa’/Zakaria

Fareed Zakaria – Il mercato non basta. Dieci lezioni per il mondo dopo la pandemia – Feltrinelli (2021)

Il Covid-19 ha colpito un mondo che ha acquisito la sua struttura intrinseca negli anni successivi alla Guerra fredda, quando la rivalita’ tra le grandi potenze e’ calata e il commercio globale e’ esploso, e le nazioni si sono legate reciprocamente con i forti vincoli dell’interdipendenza […]
Nello stesso periodo la Rivoluzione informatica ha fatto si’ che tutto quanto – beni, servizi, cultura e idee – si muovesse alla velocita’ della luce […]
Questi flussi tangibili e intangibili scorrono tuttora in ogni nazione del pianeta, eppure non c’e’ un solo paese che possa influenzarli per conto proprio. Tutti sono connessi, ma nessuno e’ alla guida.
Detto altrimenti, il mondo in cui viviamo e’ aperto, veloce, e quindi, per definizione, instabile.
Sarebbe arduo portare stabilita’ a una cosa tanto dinamica e aperta.
Si scopre infatti che qualsiasi sistema puo’ avere soltanto due di queste tre caratteristiche: aperto, veloce, stabile.
Un sistema aperto e veloce, come il mondo in cui viviamo, sara’ intrinsecamente instabile. Uno invece veloce e stabile tendera’ a essere chiuso, come la Cina. Se il sistema e’ aperto e stabile, e’ probabile che sia pigro piu’ che dinamico. Pensate agli Imperi austro-ungarico e ottomano dell’Ottocento: enormi, aperti, differenziati… e in piena decadenza.
Questo “trilemma” e’ l’adattamento di un’idea di Jared Cohen, il tecnologo per antonomasia, secondo il quale le reti informatiche devono scegliere due fra tre qualita’: apertura, velocita’ e sicurezza.
Gli economisti hanno una propria versione di questa idea, il “trilemma della politica”, secondo il quale le nazioni possono avere due delle seguenti tre cose: libero movimento dei capitali, banche centrali indipendenti e tasso di cambio fisso.
E’ materia un tantino da “secchioni”, ma tutti questi trilemmi veicolano un semplice concetto: se tutto quanto e’ aperto e in rapido movimento, il sistema puo’ partire pericolosamente per la tangente.

Info:
https://www.feltrinellieditore.it/opera/opera/il-mercato-non-basta/
https://www.sivempveneto.it/la-lezione-della-pandemia-esce-anche-in-italia-lultimo-libro-di-fareed-zakaria-esperto-di-geopolitica-e-analista-della-cnn-ecco-perche-il-mercato-non-basta-a-risollevarci/
https://www.libreriavolare.it/recensioni-libri/saggistica/quello-che-ci-unisce-e-il-mercato-non-basta/
https://www.repubblica.it/cultura/2021/05/26/news/l_intervista_la_lezione_della_pandemia-302900481/

Green New Deal/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

“Non sara’ inutile ricordare che i paesi del Nord del mondo, malgrado la percentuale limitata di popolazione (circa il 15% della popolazione mondiale, per l’insieme di Stati Uniti, Canada, Europa, Russia, Giappone), sono responsabili di quasi l’80% delle emissioni di CO2 accumulate dall’inizio dell’epoca industriale.
Un 80% spiegabile con il fatto che le emissioni annue pro capite hanno raggiunto nei paesi occidentali, tra il 1950 e il 2000, livelli estremamente elevati: tra 25 e 30 tonnellate pro capite negli Stati Uniti, attorno alle 15 in Europa.
Sono livelli che attualmente, a inizio anni venti del Duemila, hanno comunque iniziato a ridursi, a circa 20 tonnellate negli Stati Uniti e a 10 in Europa.
Il punto, invece, e’ che la Cina fino al 2000 era al di sotto delle 5 tonnellate, mentre tra il 2000 e il 2020 ha emesso tra 5 e 10 tonnellate annue pro capite.
Considerata la traiettoria osservata fin qui, arrivera’ a raggiungere i livelli di vita occidentale senza essere mai passata attraverso emissione pro capite elevate come quelle dell’Occidente.

Info:
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

 

Societa’/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

Abbiamo paesi ricchi in Nordamerica e in Europa con 300 milioni e passa di anziani e infrastrutture decadenti, a fronte di circa due miliardi di giovani che se ne stanno con le mani in mano in America Latina, Medio Oriente e Asia, potenzialmente preziosi per occuparsi degli anziani e mantenere efficienti i servizi pubblici.
Abbiamo un’infinita’ di ettari di terreno arabile nelle spopolate pianure del Canada e della Russia, con milioni di agricoltori impoveriti in Africa costretti a lasciare le loro terre a causa della siccita’.
Ci sono paesi con sistemi politici eccellenti e pochi cittadini, come la Finlandia e la Nuova Zelanda, ma anche centinaia di milioni di persone che soffrono sotto regimi dispotici o vivono in squallidi campi profughi.
Dobbiamo stupirci, allora, del fatto che ci siano numeri da record di persone che si sono messe in movimento?

Info:
https://lepenneirriverenti.altervista.org/il-movimento-del-mondo-le-forze-che-ci-stanno-sradicando-e-plasmeranno-il-destino-dellumanita/
https://librieparole.it/recensioni/4791/il-movimento-del-mondo-parag-khanna/
https://www.mangialibri.com/il-movimento-del-mondo
https://www.shipmag.it/invito-alla-lettura-il-movimento-del-mondo-di-parag-khanna/

Green New Deal/Pennacchi

Laura Pennacchi – Democrazia economica. Dalla pandemia a un nuovo umanesimo – Castelvecchi (2021)

E’ degno di nota che l’espressione «buona vita» cominci a essere apertamente utilizzata anche dagli economisti, che pure hanno ereditato dal paradigma neoclassico la pretesa della neutralita’ e la scissione tra etica ed economia, contestata, pero’, da un premio Nobel come Amartya Sen fin dai suoi esordi di studioso.
Carlota Perez, economista dell’innovazione e del progresso tecnico, usa le parole green good life per indicare l’aspirazione verso cui si stanno crescentemente orientando i nostri stili di vita.
Perez vede in un cambiamento virtuoso dei nostri stili di vita la fonte di domanda oggi mancante e scorge nell’adattamento «politico» e nella guida «istituzionale» delle straordinarie opportunita’ derivanti dall’applicazione delle nuove tecnologie alla transizione in atto e alla «rivoluzione verde» grandi possibilita’ di sviluppo e di creazione di lavoro, in grado di offrire impieghi a molti, anche a ceti medi ad alta scolarita’ e competenze, in campi quali salute, istruzione, servizi alla persona, training, industria creativa, informazione, manutenzione, conservazione dell’energia, riciclaggio e altre attivita’ correlate al clima e alle risorse ambientali.

Info:
https://www.rivisteweb.it/doi/10.7384/101090
http://www.castelvecchieditore.com/2021/03/06/democrazia-economica-di-laura-pennacchi/