Populismo/Feltri

Stefano Feltri – Populismo sovrano – Einaudi (2018)

C’e’ un sovranismo di destra e uno di sinistra, uno che avanza la richiesta di sovranita’ a partire dalle questioni identitarie, l’altro dalle questioni sociali.
Il sovranismo di destra si oppone al cosmopolitismo, alle promesse tradite di una societa’ multiculturale che non riconosce piu’ le barriere della nazione e quindi espone i cittadini a pericoli esterni sempre piu’ minacciosi; il sovranismo di sinistra chiede di recuperare il controllo di quelle risorse – cioe’ la spesa pubblica – necessarie a garantire le protezioni socialdemocratiche costruite nel Novecento e l’autonomia normativa per proteggere le fasce di popolazione piu’ esposte alla competizione internazionale.
Se e’ diverso il punto di partenza ideologico e valoriale, il percorso per raggiungere l’obiettivo e’ il medesimo: riportare il potere decisionale a livello nazionale, riconquistare una sovranita’ perduta.

Info:
https://www.corriere.it/cultura/18_aprile_12/stefano-feltri-populismo-sovrano-einaudi-bf94cf06-3e62-11e8-aea7-b22f62e05f02.shtml
https://www.letture.org/populismo-sovrano-stefano-feltri/
https://www.lavoce.info/archives/52126/cosa-unisce-populismi-destra-sinistra/

Europa/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Democrazia – Feltrinelli (2018)

Fino a poco tempo fa l’Unione Europea veniva salutata  come il modello di una nuova forma di organizzazione politica.
In un mondo che stava subendo una rapida globalizzazione e che fronteggiava sfide politiche sempre più complesse, le nazioni dell’Europa occidentale, relativamente piccole, avevano buone ragioni di mettere in comune le risorse.
E poiche’ i leader politici che dominavano la scena continentale erano uniti  nell’aspirare a un’Europa piu’ integrata, era facile credere che alla fine i loro elettori avrebbero fatto lo stesso. […] Cosi’, la fondata preoccupazione per il passato ipernazionalistico dell’Europa combaciava perfettamente con il desiderio idealistico di un futuro sovranazionale.
Molti scienziati politici erano convinti che il nazionalismo fosse “destinato, con il progredire dello sviluppo, a perdere la sua utilita’ e a diventare marginale. […]
[Ma] i residenti dei vari paesi europei erano molto piu’ legati alla cultura nazionale, e molto piu’ restii a considerarsi innanzitutto europei, di quanto non avessi voluto credere […] Così, quando all’inizio del Ventunesimo secolo i cittadini di alcuni paesi europei hanno avuto la possibilita’ di votare sulla portata dell’integrazione europea, il livello della loro opposizione ha sconcertato la classe politica. In rapida successione, i francesi, gli olandesi e gli irlandesi hanno votato contro la proposta di interventi per aumentare l’integrazione.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Economia di mercato/Silver

Beverly J. Silver – Le forze del lavoro. Movimenti operai e globalizzazione dal 1870 – Bruno Mondadori (2008)

La ristrutturazione del sistema capitalistico mondiale promossa dagli Stati Uniti getto’ solide fondamenta per due decenni di profitti e di crescita sostenuti, l’“eta’ dell’oro del capitalismo” degli anni cinquanta e sessanta: una crescita senza precedenti, che forni’ le basi materiali per sostenere i patti sociali del dopoguerra.
Purtuttavia – come era gia’ accaduto nell’eta’ dell’oro del capitalismo della meta’ del XIX secolo – la rapida crescita degli scambi commerciali e della produzione mondiale porto’ a una crisi di sovraccumulazione, caratterizzata da forti pressioni competitive e da una contrazione generale dei profitti.
In questo contesto di crisi, i patti sociali del dopoguerra andarono in pezzi […]
I grandi scioperi e il radicalismo operaio che dilagarono in tutta l’Europa occidentale tra la fine degli anni sessanta e l’inizio degli anni settanta furono in larga misura innescati dall’accelerazione della produzione, che si riteneva la ricetta per far fronte al nuovo clima di esasperata competizione. L’ondata di lotte operaie ebbe come conseguenza non solo una crescita senza precedenti dei salari, ma anche la diffusa percezione che le imprese, lo stato e anche i sindacati avessero perso il controllo della forza lavoro.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_forze_del_lavoro/9788861592117/013ceb1c2bb826dec4
https://www.lacittafutura.it/economia-e-lavoro/lavoratori-di-tutto-il-mondo-intervista-a-beverly-silver-parte-i

Populismo/Mounk

Yascha Mounk – Popolo vs. Cemocrazia – Feltrinelli (2018)

Anche se alla fine Trump venisse frenato dai meccanismi di controllo del potere, la propensione del popolo americano a eleggere un aspirante leader autoritario alla massima carica dello stato e’ di pessimo auspicio.
E l’elezione di Trump, naturalmente, non e’ affatto un caso isolato. In Russia e Turchia sono stati eletti uomini forti che sono riusciti a trasformare democrazie fragili in dittature elettive. In Polonia e Ungheria i leader populisti stanno usando lo stesso metodo per distruggere i media liberi, indebolire le istituzioni indipendenti e imbavagliare l’opposizione […]
Altri paesi potrebbero presto seguire […]
Ora la questione e’ se questo momento populista non rischi piuttosto di trasformarsi in un’era populista, mettendo in pericolo la sopravvivenza stessa della democrazia liberale.

Info:
https://www.linkiesta.it/it/article/2018/05/12/yascha-mounk-il-populismo-fa-paura-ma-nel-lungo-periodo-la-democrazia-/38075/

Europa/Bauman

Zygmunt Bauman – Retrotopia – Laterza (2017)

Da meta’ del Novecento il flusso migratorio ha invertito direzione: da centrifugo si e’ fatto centripeto rispetto all’Europa.
Ma questa volta i migranti non avevano armi, né puntavano a conquistare le terre cui erano diretti.
I migranti dell’era post-coloniale hanno cambiato, e stanno tuttora cambiando, le proprie strategie di sopravvivenza – visto che quelle tramandate sono state ormai distrutte dalla modernizzazione trionfante promossa dai loro ex colonizzatori – e puntano a fare il nido negli interstizi delle economie di questi ultimi.
A cio’ si aggiunge una marea montante di persone cacciate di casa dalle decine di guerre civili, etniche e religiose e dal banditismo nei territori che i colonizzatori si sono lasciati alle spalle: «Stati» nominalmente sovrani ma concepiti in modo artificioso, con scarse prospettive di stabilita’ e giganteschi arsenali – pieni di armi in cerca di un bersaglio – forniti dai loro ex padroni coloniali.
La destabilizzazione apparentemente infinita dell’area medio-orientale a seguito delle politiche malaccorte, terribilmente miopi e totalmente fallimentari e delle azzardate iniziative militari delle potenze occidentali ne e’ l’esempio più evidente, ma certamente non il solo.

Info:
https://www.lindiceonline.com/focus/storia/zygmunt-bauman-retrotopia/
http://www.spazioterzomondo.com/2018/04/recensione-zygmunt-bauman-retrotopia-laterza/
https://www.anobii.com/books/Retrotopia/9788858127346/01451cd8783f930df2
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858127346

Europa/Cesaratto

Sergio Cesaratto – Chi non rispetta le regole? Italia e Germania, le doppie morali dell’euro – Imprimatur (2018)

Rifacendoci allo spirito di quelle che Keynes porto’ nel 1944 alla conferenza di Bretton Woods […], alcune proposte vanno qui ricordate.
Si dovranno basare sul rispetto delle regole del gioco nell’ambito del sistema monetario internazionale, ovvero sul contributo che sia i Paesi in surplus che quelli in disavanzo devono dare al riequilibrio (in particolare i Paesi in surplus dovrebbero sostenere la propria domanda interna accettando un po’ più di inflazione); sul supporto ai Paesi in disavanzo affinche’ abbiano tempo per l’aggiustamento senza ricorrere a controproducenti deflazioni; su politiche monetarie volte al sostegno della politica fiscale e del pieno impiego; su misure compensative al fatto che i Paesi in disavanzo non possono essere coadiuvati nell’aggiustamento dalla flessibilita’ del cambio.
La disciplina dei debiti sovrani, inoltre, non puo’ essere data in pasto ai mercati, destabilizzando quei debiti, dato che fondamentalmente quella sostenibilita’ dipende dal sostegno della Banca centrale e di eventuali prestiti europei.
La mutualizzazione del debito attraverso gli eurobond sarebbe invece ben accolta dai mercati.
Lo scambio fra condivisione dei rischi e controlli fiscali, giustamente richiesto dalla Germania, sarebbe accettabile in un’Europa che ponesse la piena occupazione fra gli obiettivi della politica monetaria e fiscale.

Info:
https://sinistrainrete.info/europa/12212-sergio-cesaratto-chi-non-rispetta-le-regole.html
https://www.anobii.com/books/Chi_non_rispetta_le_regole/9788868307042/01cbbe8b20591e9949

 

Populismo/Müller

Jean-Werner Müller – Cos’e’ il populismo – Universita’ Bocconi (2017)

1. Il populismo non e’ né la parte autentica della moderna politica democratica né una specie di patologia causata da cittadini irrazionali.
E’ l’ombra permanente della politica rappresentativa.
Esiste sempre la possibilita’ che un soggetto parli in nome del «popolo vero» per contestare le elite potenti. Nell’antica Atene il populismo non esisteva; forse la demagogia, ma non il populismo, che e’ invece presente unicamente nei sistemi rappresentativi.
I populisti non si oppongono al principio della rappresentanza politica; insistono soltanto di essere gli unici rappresentanti legittimi.
2. Non tutti coloro che criticano le elite sono populisti. Oltre a essere antielitari, i populisti sono antipluralisti. Sostengono di essere gli unici a poter rappresentare il popolo. Tutti gli altri candidati politici sono essenzialmente illegittimi, e chi non sostiene i populisti non fa veramente parte del popolo. Quando sono all’opposizione, i populisti insisteranno inevitabilmente nel bollare le elite come immorali, mentre il popolo e’ un’entita’ morale e omogenea che non puo’ sbagliare.
3. Spesso puo’ sembrare che i populisti pretendano di rappresentare il bene comune come desiderato dal popolo. A un piu’ attento esame, si scopre che cioì che importa ai populisti non e’ tanto il prodotto di un reale processo di formazione della volonta’ o di un bene comune comprensibile a chiunque provvisto di buonsenso, quanto piuttosto una rappresentazione simbolica del «popolo vero» da cui e’ poi dedotta la politica corretta. Cio’ rende la posizione politica di un populista immune alla contestazione empirica.
I populisti possono sempre opporre il «popolo vero» o la «maggioranza silenziosa» ai rappresentanti eletti e al risultato ufficiale di un voto.
4. Anche se spesso i populisti pretendono referendum, questi non sono destinati ad avviare processi aperti di formazione democratica della volonta’ tra i cittadini. I populisti vogliono semplicemente essere confermati in quella che hanno gia’ stabilito come la volonta’ del popolo vero.
Il populismo non apre la strada a una maggiore partecipazione alla politica.
5. I populisti possono governare, ed e’ probabile che lo facciano in linea con la loro adesione di fondo all’idea di essere gli unici rappresentanti del popolo.
Concretamente, si impegneranno nelle pratiche volte a occupare lo Stato, al clientelismo di massa e alla corruzione, oltre che alla soppressione di qualunque cosa che assomigli a una societa’ civile critica.
Queste azioni trovano un’esplicita giustificazione morale nell’immaginario politico populista, dunque possono essere dichiarate apertamente. I populisti possono anche scrivere costituzioni, che saranno di parte o «esclusive», destinate a mantenerli al potere al fine di perpetuare una presunta volonta’ popolare originale e autentica. Con ogni probabilita’, prima o poi essi sono destinati a provocare un serio conflitto costituzionale.
6. I populisti dovrebbero essere criticati per quello che sono, ossia un pericolo reale per la democrazia (e non solo per il «liberalismo»).
Ma cio’ non significa che non li si debba coinvolgere nel dibattito politico. Parlare con i populisti non equivale a esprimersi come loro. E’ possibile prendere seriamente in considerazione i problemi che essi evidenziano senza accettare il loro modo di dipingerli.

Info:
https://giornatedilettura.wordpress.com/2018/04/12/che-cose-il-populismo-la-risposta-di-jan-werner-muller-recensione-di-vittorio-panicara/
https://www.anobii.com/books/Cos%27%C3%A8_il_populismo/9788883502620/016bf048de71cc1e17

Capitalismo/Castronovo

Valerio Castronovo – Le rivoluzioni del capitalismo – Laterza (2007)

La globalizzazione dell’economia e’ stata […] consacrata dalla firma nel 1994 dell’«Uruguay Round», con cui si e’ chiuso l’ultimo capitolo del vecchio ordinamento basato su sistemi regionali di preferenze tariffarie.
Si sono poste cosi’ le premesse per un passaggio al multilateralismo verso la meta finale dell’unicita’ del mercato mondiale. E cio’ comportera’ tanto una maggior interdipendenza economica quanto una concorrenza sempre piu’ serrata fra i diversi attori.
Sta di fatto che fin d’ora s’e’ accesa una specie di “guerra fredda” fra i paesi piu’ avanzati, anche in quanto alfieri di differenti modelli di capitalismo […]
Le squadre che si contendono il primato sono fondamentalmente tre, ognuna delle quali corrisponde a una determinata area geografica: l’Europa comunitaria allargata ad alcuni paesi ex comunisti dell’Est, con al vertice la Germania riunificata; l’America del Nord, sempre piu’ stretta agli Stati Uniti dopo gli accordi di libero scambio siglati nel novembre 1993 fra Washington, il Canada e il Messico; l’Asia orientale con la leadership del Giappone ma con un nugolo di paesi del subcontinente in forte crescita, piu’ la Cina in via di rapida espansione.

Info:
https://www.anobii.com/books/Le_rivoluzioni_del_capitalismo/9788842047797/01e9a8dbdfb75d1edf

Finanziarizzazione/De Grossouvre

Henri De Grossouvre – Parigi, Berlino, Mosca. Geopolitica dell’indipendenza europea – Fazi (2004)

Lo sviluppo finanziario e borsistico ha prodotto conseguenze nefaste anche sulle imprese.
Gli azionisti, il cui potere si e’ accresciuto a discapito dei dirigenti d’impresa, esigono risultati a breve termine e impediscono loro di definire una strategia a lungo termine.
La pressione degli investitori in azioni, fondi di pensione e altri titoli ad alto rischio determinano un’insopprimibile volatilita’ sui mercati finanziari.
Secondo gli schemi della logica borsistica, un progetto societario sottintende sempre la possibilita’ di profitti in rialzo, dunque un migliore rendimento del titolo quotato.
La direzione d’impresa che detiene un pacchetto di opzioni non definisce dunque la sua strategia in rapporto al mercato, alla soddisfazione del consumatore, ma in rapporto all’evoluzione degli indici di borsa che influenzano il suo patrimonio.

Info:
http://www.archiviostorico.info/Rubriche/Librieriviste/recensioni/parigiberlinomosca.htm
http://www.caffeeuropa.it/pensareeuropa/259gollismo.html

Capitalismo/Calenda

Carlo Calenda – Orizzonti selvaggi. Capire la paura e rotrovare il coraggio – Feltrinelli (2018)

Dieci fallimenti [della globalizzazione] […]
Qual e’ oggi l’eredita’ del progetto egemonico dell’Occidente? Partiamo da cio’ che e’ andato storto
[…] Il lavoro e’ diventato una materia prima, una commodity come tutte le altre
[…] Globalizzazione, innovazione tecnologica e politiche economiche liberiste hanno determinato un aumento senza precedenti delle diseguaglianze nei paesi occidentali e un impoverimento della classe media
[…] Sono falliti tutti i negoziati multilaterali dell’Organizzazione mondiale del commercio che avrebbero dovuto riequilibrare i flussi commerciali, aprendo progressivamente le economie emergenti ai nostri beni e servizi
[…] La distribuzione dei carichi fiscali e’ diventata meno equa
[…] La finanza non e’ diventata solo globale ma anche ipertrofica e sregolata e dunque un fattore di instabilita’
[…] apertura selettiva ai flussi finanziari stranieri da parte dei paesi emergenti ha determinato un altro fenomeno paradossale
[…] La diffusione della societa’ di consumo di massa nei paesi emergenti non ha comportato, nella maggioranza dei casi, l’adozione di modelli culturali e istituzionali occidentali
[…] La sostituzione indolore dell’industria manifatturiera con quella dei servizi non e’ avvenuta
[…] La crescita dei consumi mondiali pone un enorme problema di sostenibilita’ del modello di sviluppo
[…] Il mondo non ha raggiunto un assetto stabile.

Info:
https://formiche.net/2018/11/orizzonti-selvaggi-recensione-al-libro-carlo-calenda/
https://www.anobii.com/books/Orizzonti_selvaggi/9788807173509/01492fb65e34e746eb