Lavoro/Chang

Ha-Joon Chang – Economia commestibile. Comprendere la teoria economica attraverso il cibo – il Saggiatore (2023)

Un presupposto comune nei paesi ricchi e’ che i paesi poveri siano poveri perche’ la popolazione di quelle aree non lavora sodo […]
E’ un mito assoluto che le persone nei paesi poveri manchino di etica del lavoro.
In realta’, lavorano molto piu’ duramente delle loro controparti nei paesi ricchi.
Per cominciare, di solito nei paesi poveri lavora una percentuale molto piu’ alta della popolazione in eta’ lavorativa rispetto a quella dei paesi ricchi. Secondo i dati della Banca mondiale, nel 2019 il tasso di partecipazione alla forza lavoro e’ stato dell’83 per cento in Tanzania, del 77 per cento in Vietnam e del 67 per cento in Giamaica, rispetto al 60 per cento in Germania, al 61 per cento negli Stati Uniti e al 63 per cento della Corea del Sud, presunta nazione di stacanovisti.
Nei paesi poveri, un’enorme percentuale di bambini lavora invece di andare a scuola […]
Inoltre, nei paesi ricchi, la stragrande maggioranza delle persone di eta’ compresa tra i diciotto e i ventiquattro anni, nel pieno della maturita’ fisica, frequenta l’istruzione terziaria (scuole medie, universita’ e oltre). Il rapporto tra coloro che frequentano l’istruzione terziaria rispetto alla coorte di eta’ di riferimento puo’ raggiungere il 90 per cento in alcuni paesi ricchi (come gli Stati Uniti, la Corea del Sud e la Finlandia), mentre e’ inferiore al 10 per cento in una quarantina di paesi poveri. Cio’ significa che, nei paesi ricchi, gran parte delle persone lavora soltanto dopo avere raggiunto la prima eta’ adulta […]
Nei paesi poveri, una percentuale inferiore di persone sopravvive fino all’eta’ post-pensionabile (dai sessanta ai sessantasette anni, a seconda del paese) rispetto ai paesi ricchi.
Ma, nella misura in cui sono ancora in vita, gli anziani nei paesi poveri tendono a lavorare molto piu’ a lungo rispetto alle loro controparti dei paesi ricchi, poiche’ molti di loro non possono permettersi di andare in pensione […]
Queste persone lavorano molto piu’ a lungo e per una porzione maggiore della loro vita rispetto a quelle dei paesi ricchi, ma producono molto meno perche’ non sono altrettanto produttive […]
Ma in gran parte i lavoratori dei paesi poveri sono, come singoli lavoratori, altrettanto produttivi delle loro controparti dei paesi ricchi.
E’ facile da capire se si pensa al fatto che gli immigrati provenienti da economie povere sperimentano un forte aumento della loro produttivita’ al momento dell’arrivo, nonostante non acquisiscano competenze aggiuntive o non sperimentino drastici miglioramenti della salute.
Gli immigrati attraversano un forte aumento della produttivita’ perche’ si trovano improvvisamente a lavorare con tecnologie migliori in unita’ produttive meglio gestite (per esempio fabbriche, uffici, negozi e aziende agricole), supportate da infrastrutture di migliore qualita’ (per esempio elettricita’, trasporti, internet) e da sistemi sociali piu’ efficienti (per esempio politiche economiche, sistema giuridico).
E’ come se un fantino che gareggiava con un asino denutrito si trovasse improvvisamente a cavalcare un cavallo da corsa di razza. L’abilita’ del fantino conta, naturalmente, ma il vincere o meno la corsa e’ in gran parte determinato dal cavallo – oppure dall’asino – che si cavalca.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2023/02/economia-commestibile-ha-joon-chang.html
https://saggiatore.s3.eu-south-1.amazonaws.com/media/rassegne/2023/2023-02-A/2023_02_04-Tuttolibri-Chang-1.pdf
https://ilfattoalimentare.it/economia-commestibile-dalla-storia-dellalimentazione-per-spiegare-leconomia.html

Europa/Khanna

Parag Khanna – Il movimento del mondo. Le forze che ci stanno sradicando e plasmeranno il destino dell’umanita’ – Fazi (2021)

Di chi e’ la colpa di quello che assomiglia a tutti gli effetti a uno scontro di civilta’ che si snoda lungo le strade delle citta’ europee?
La mancata integrazione degli immigrati e al tempo stesso lo sciovinismo di molti cittadini europei, che non accettano come loro eguali le persone provenienti dalle ex colonie – e, a dire il vero, provenienti da qualsiasi altro luogo al mondo –, si dividono equamente le responsabilita’.
In un caso e nell’altro, la soluzione migliore per integrare i milioni di migranti attualmente presenti sul suolo del continente sembra essere l’attivita’ di agenzie di polizia che reclutino uomini e donne con un background etnico capaci di comprendere le sfumature culturali dei vari gruppi in gioco e di proteggerli l’uno dall’altro.
L’altra ovvia misura, che da tempo attende di essere realizzata, e’ la creazione di programmi massivi di apprendimento linguistico che rendano gli immigrati capaci di diventare funzionalmente autosufficienti e idonei all’ingresso nella vita lavorativa.

Info:
https://lepenneirriverenti.altervista.org/il-movimento-del-mondo-le-forze-che-ci-stanno-sradicando-e-plasmeranno-il-destino-dellumanita/
https://librieparole.it/recensioni/4791/il-movimento-del-mondo-parag-khanna/
https://www.mangialibri.com/il-movimento-del-mondo
https://www.shipmag.it/invito-alla-lettura-il-movimento-del-mondo-di-parag-khanna/

Populismo/Lind

Michael Lind – La nuova lotta di classe. Elite dominanti, popolo dominato e il futuro della democrazia – Luiss (2021)

Quando si cerca di comprendere le esplosioni populiste che in Europa e in America del Nord stanno riducendo in cenere i sistemi politici consolidati, si deve saper distinguere tra scintille e combustibile.
Nei vari Paesi, le scintille sono state di diverso tipo: in Germania un improvviso e controverso afflusso di immigrati dal Medio Oriente, a cominciare dal 2015; in Francia una tassa regressiva che ha avuto pesanti ricadute sui cittadini della classe operaia; negli Stati Uniti il fenomeno di milioni di immigrati clandestini e il tracollo delle aree industriali, messe fuori gioco dalle importazioni dall’Asia orientale, oltre che dalla decisione delle aziende statunitensi di chiudere i loro impianti di produzione in loco e di sostituirli con altri nuovi all’estero.
Tuttavia, ad alimentare l’incendio, una volta scoppiato, e’ stata l’enorme quantita’ di rimostranze inascoltate che si sono accumulate negli anni o nei decenni.
La lotta di classe nell’Occidente transatlantico si e’ infuocata solo in tempi recenti, con il voto per la Brexit e l’elezione di Donald Trump nel 2016, l’arrivo al potere di outsider populisti in Italia, le proteste dei Gilet gialli in Francia e altre vampate politiche. Di fatto, pero’, la guerra di classe covava sotto la cenere da oltre mezzo secolo.

Info:
https://open.luiss.it/2021/05/20/un-nuovo-compromesso-sociale-salvera-la-democrazia/
https://legrandcontinent.eu/it/2021/04/04/competenti-contro-deplorevoli-la-nuova-lotta-di-classe/
https://www.rivistailmulino.it/a/la-nuova-lotta-di-classe
https://www.centromachiavelli.com/2020/04/06/scalea-lind-guerra-di-classe/
https://www.ilfoglio.it/un-foglio-internazionale/2020/03/16/news/i-cittadini-dimenticati-contro-le-elite-metropolitane-la-nuova-lotta-di-classe-306549/

Europa/Balibar

Etienne Balibar – Crisi e fine dell’Europa? – Bollati Boringhieri (2016)

In realtà, quello che si sta costituendo in Europa e’ un fronte transnazionale del rifiuto dei rifugiati e dei migranti, in cui i gruppi apertamente razzisti e violenti sono solo la punta piu’ estrema e i cui argomenti oscillano tra il pragmatismo («da noi non c’e’ posto»), l’ideologia identitaria (un afflusso di musulmani minaccia di snaturare l’Europa cristiana, o laica, a seconda dei Paesi) e le questioni di sicurezza (tra i rifugiati si nascondono i jihadisti).
Con tutta probabilita’ siamo destinati ad assistere per la prima volta a quello che finora non era mai riuscito: l’affermazione in Europa di un «partito» unificato populista e xenofobo, antimmigrati e antirifugiati.

Info:
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/economia-e-politica/balibar-crisi-europa-ordoliberale/
https://www.illibraio.it/libri/etienne-balibar-crisi-e-fine-delleuropa-9788833928449/
https://left.it/2019/04/13/balibar-leuropa-va-rifondata-aprendo-i-confini/

Populismo/Allievi

Stefano Allievi – La spirale del sottosviluppo. Perche’ (cosi’) l’Italia non ha futuro – Laterza (2020)

Nel 2017 (ultimi dati disponibili nel report 2019) gli immigrati nei paesi che compongono l’Europa dei 28 (a Brexit non ancora avvenuta, ovviamente) sono stati poco piu’ di 4 milioni, per la precisione 4.396.366, di cui 2.011.174 da paesi non UE; la meta’ abbondante, quindi, e’ costituita da persone passate da un paese europeo all’altro – e tra queste una percentuale significativa di italiani, […] – mentre la meta’ scarsa proviene dai paesi extra UE.
Ma nello stesso anno gli emigrati in uscita dall’Europa sono stati ben 3.080.850. L’impressione di flussi a una sola direzione, o di “invasione”, come molti media e parte significativa della politica raccontano, viene dunque ulteriormente smentita: di fatto, non risponde a verita’ statistica – o ne racconta solo una parte […]
Il paradosso, semmai, e’ che la motivazione dei nuovi permessi di soggiorno legata al lavoro – che storicamente e’ sempre stata, come intuitivo, maggioritaria, e come nota il Rapporto ISTAT costituiva ancora il 64% dei permessi nel 2009– si
riduce a meno del 10% nel 2015 e addirittura alla meta’ nei due anni successivi: un nonsense, visto che la maggior parte degli immigrati viene qui per cercare lavoro […]
Un risultato dovuto a una legislazione che non vuole permettere agli immigrati di venire in Italia per questo motivo, al punto che il lavoro e’ diventato soltanto la quarta ragione di ottenimento del permesso di soggiorno.
Prevalgono quindi i permessi per motivi di famiglia (il 43,2% nel 2017) e per asilo o protezione umanitaria (38,5%, anche se a seguito della diminuzione degli sbarchi possiamo aspettarci una loro significativa diminuzione in futuro), e sono di più persino i permessi per studio […]
Il paradosso e’ evidente: piu’ lavoratori abbiamo, piu’ alto e’ il reddito prodotto, minori i bisogni in termini di welfare, maggiori i livelli di integrazione.
Noi invece facciamo di tutto, con la nostra legislazione, per scoraggiarli: demonizzandoli quasi, quelli che chiamiamo migranti economici, dicendo “i richiedenti asilo – di solito si aggiunge: quelli veri – si’, ma i migranti economici no”. Poi pero’ i richiedenti asilo di fatto non li facciamo lavorare regolarmente […]
Con l’ottimo risultato che i lavoratori regolari di cui c’e’ bisogno non ci sono, e si gonfia in compenso, in proporzione, il mercato del lavoro in nero, irregolare, e con esso diminuiscono le prospettive di integrazione, aumentando in parallelo la percezione di insicurezza – un capolavoro.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139868
http://www.avantionline.it/la-spirale-del-sottosviluppo-pesa-sul-futuro-dellitalia/

Populismo/Zielonka

Jan Zielonka – Contro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Il piu’ recente afflusso di rifugiati e’ di proporzioni molto modeste rispetto ai molto piu’ ampi processi di trasferimenti forzati di oltre 20 milioni di persone nelle vicinanze dell’Unione europea e di 60 milioni in tutto il mondo.
Per effetto del recente afflusso di rifugiati, la popolazione dell’Unione europea e’ aumentata appena dello 0,2 per cento.
Al confronto, la popolazione della Turchia e’ cresciuta del 4 per cento, e quella del Libano del 25 per cento, tutti e due paesi meno ricchi della media dei paesi membri dell’Unione europea.[…]
La maggior parte dei rifugiati recenti, in termini assoluti, sono finiti in Germania e, in termini relativi, in Svezia, due
paesi in cui i sentimenti antirifugiati erano piu’ contenuti.
In Polonia le manifestazioni di fobie antiislamiche e antirifugiati sono state particolarmente rabbiose, anche se il paese ospita solo un esiguo numero di richiedenti asilo islamici provenienti dalla Cecenia e praticamente nessun afghano o siriano […]
L’impressione e’ che l’Europa avra’ da affrontare i flussi di rifugiati per molti anni a venire.
Le prospettive che le guerre e la miseria che affliggono il Nord Africa e il Medio Oriente finiscano presto sono nulle. E l’enorme tributo di morte nel Mediterraneo non e’ riuscito a dissuadere le persone dal fuggire dai loro paesi in agitazione.
Il trattato con la Turchia e’ fragile, e cosi’ e’ quello con i leader libici.
I muri e i recinti di filo spinato tirati su in fretta e furia in diverse localita’ d’Europa hanno poche conseguenze pratiche.
I governi europei cercano invano di trovare un terreno comune per far fronte ai rifugiati. Le loro politiche sono sempre piu’ illiberali e prive di efficacia. In alcuni paesi folle xenofobe hanno attaccato i rifugiati e bruciato le suppellettili delle ong umanitarie che aiutano i rifugiati. Nella maggior parte dei paesi gli elettorati hanno cominciato ad appoggiare partiti contro-rivoluzionari che fanno campagna con slogan antirifugiati.
Non solo i migranti provenienti dai paesi musulmani sono sotto attacco; anche la migrazione proveniente da altri paesi europei è messa in discussione.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/

Populismo/Zielonka

Jan Zielonka – ontro-rivoluzione. La disfatta dell’Europa liberale – Laterza (2018)

Le inquietanti immagini di rifugiati arrivate dall’isola di Kos in Grecia o dal confine fra l’Ungheria e la Serbia hanno fatto pensare a molti che la migrazione sia causata principalmente dalle guerre nei turbolenti paesi vicini dell’Europa. Ma non sempre e’ cosi’.
In Irlanda, il piu’ grande gruppo di migranti e’ costituito da britannici, in Spagna e in Italia da romeni, in Austria da tedeschi. In altri paesi il gruppo piu’ grande di migranti e’ costituito da persone provenienti da paesi che non fanno parte dell’Unione europea: in Francia algerini, in Inghilterra indiani, in Germania turchi, in Polonia ucraini.
Il quadro e’ in realta’ molto assortito […]
Il numero dei migranti in Europa e’ costantemente salito nonostante le assicurazioni dei governi che avrebbero invertito o arrestato questa tendenza. Cio’ e’ dovuto in parte al fatto che la migrazione non e’ facile da controllare, e tanto meno da fermare.
Gli Stati continuano a coltivare la finzione politicamente conveniente di poter far valere unilateralmente il controllo sovrano sull’immigrazione, ma la realta’ e’ piu’ complessa.
Per esempio, la maggior parte degli immigranti varcano i confini in maniera legale, ma poi restano sul posto anche dopo che i loro visti sono scaduti […]
I governi, inoltre, che parlano della migrazione con durezza per ragioni politiche, spesso agiscono poi sulla migrazione in maniera morbida per ragioni economiche. I migranti non solo svolgono lavori che la popolazione locale non vuole svolgere, ma sono anche disposti a lavorare a condizioni che la popolazione locale non e’ disposta ad accettare (e ha la base legale per farlo).
L’economia neoliberista non sarebbe in grado di raggiungere il suo scopo di avere manodopera meno costosa e meno protetta se non ci fossero i migranti. In questo senso la politica di migrazione di numerosi Stati europei puo’ essere qualificata come simulazione sistemica.

Info:
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/
https://www.pandorarivista.it/articoli/contro-rivoluzione-jan-zielonka/3/
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858129937
http://www.atlanticoquotidiano.it/recensioni/rivoluzione-la-disfatta-delleuropa-liberale-jan-zielonka/
https://ilmiolibro.kataweb.it/recensione/catalogo/440518/chi-ha-lasciato-senza-difese-la-democrazia/

Lavoro/Crouch

Colin Crouch – Identita’ perdute. Globalizzazione e nazionalismo – Laterza (2019)

Si e’ spesso sostenuto che gli immigrati determinano una riduzione nei salari, poiche’ dalla teoria economica elementare sembra chiaro che un aumento dell’offerta di lavoro senza un concomitante aumento della domanda porti a una riduzione del suo prezzo.
Ma nel presente caso l’immigrazione e’ solo una delle potenziali cause dell’aumento improvviso dell’offerta di lavoro. Tra le altre cause bisogna considerare l’incremento dell’occupazione femminile e la migrazione interna dalle citta’ e regioni depresse a quelle fiorenti […]
Ad esempio, nell’agricoltura stagionale (un settore importante per il lavoro degli immigrati), ci sono spesso carenze di manodopera locale, se non altro perche’ per chi vive in una societa’ ricca e’ difficile sopravvivere con salari stagionali.
Sara’ piu’ facile, invece, per un immigrato proveniente da un paese povero, che puo’ rientrare a casa nella fase di fuori-stagione e vivere in un’economia meno costosa grazie ai risparmi derivanti dal reddito ricevuto. Questi lavoratori non hanno alcun impatto negativo sulle retribuzioni locali nella nazione in cui si spostano, ma la loro spesa nell’economia
locale potrebbe aumentare i salari degli altri.
Inoltre, contribuiscono al pagamento delle tasse per
l’economia nazionale. Il fatto che siano disposti a lavorare secondo uno schema stagionale e per salari inaccettabili per chi vive in quelle regioni permette di mantenere bassi i prezzi di frutta e verdura, aumentando il valore dei salari degli altri.
Se venisse meno il lavoro degli immigrati, il settore si
trasferirebbe probabilmente in un altro Stato, con il primo che perderebbe l’aumento nei consumi e le imposte pagate dagli immigrati che ha scelto di respingere […]
In altri settori gli immigrati svolgono mansioni altamente o moderatamente qualificate in cui vi e’ carenza di manodopera locale, o perche’ vi e’ stata una formazione inadeguata o perche’ il lavoro e’ scarsamente attraente.
E’ il caso di molte attivita’ nei settori delle attivita’ ospedaliere, della salute e dell’assistenza. Se non ci fosse disponibilita’ di
lavoratori immigrati disponibili, i datori di lavoro sarebbero forse costretti ad aumentare i salari per assumere il personale locale. Ma la domanda dei consumatori (o, nel caso dei servizi pubblici, la disponibilità del governo al finanziamento) potrebbe essere insufficiente per sostenere un aumento dei salari. In tal caso una carenza di manodopera produrrebbe semplicemente una riduzione nell’offerta del servizio in questione. Molti ristoranti e centri di assistenza sarebbero chiusi se gli immigrati non fossero disposti a lavorare al loro interno.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/politica/14268-alessandro-visalli-colin-crouch-identita-perdute-globalizzazione-e-nazionalismo.html
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858134061