Lavoro/Urbinati

Nadia Urbinati – Pochi contro molti. Il conflitto politico nel XXI secolo – Laterza (2020)

Il salvataggio dell’industria automobilistica operato dal presidente Barack Obama siglando la trattativa con l’allora amministratore delegato di Fiat-Chrysler Sergio Marchionne ha portato dopo dieci anni esatti a questa conclusione: cinquecentomila lavoratori in sciopero (ottobre 2019) hanno denunciato salari risibili a fronte del proprio impegno ad accettare politiche di austerita’ per salvare i posti di lavoro e l’industria automobilistica americana.
Dieci anni che hanno visto crescere i profitti della multinazionale General Motors del 30% e i salari dei metalmeccanici del 4%; che hanno visto indebolirsi l’organizzazione sindacale perche’ le aziende dell’auto rimpiazzano sistematicamente i lavoratori sindacalizzati con gli stranieri o i cittadini piu’ bisognosi.
La distanza tra le parti e’ incolmabile: chi tiene in mano il gioco fa e viola promesse a suo piacimento (lo si e’ visto bene con la vicenda dell’Ilva, gestita dalla multinazionale ArcelorMittal) perche’ non teme il conflitto.
E mentre la distanza aumenta, diminuisce la percezione della rappresentativita’ del sistema politico.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/pochi-contro-molti-il-conflitto-politico-nel-xxi-secolo-di-nadia-urbinati/
https://www.cattolicanews.it/pochi-contro-molti-la-democrazia-ha-bisogno-del-conflitto
https://legrandcontinent.eu/it/2020/11/24/i-pochi-contro-i-molti/
https://www.economiaitaliana.it/it/articolo.php/Pochi-contro-molti-alle-radici-del-conflitto-del-Ventunesimo-secolo-?LT=CULT&ID=41094

Lavoro/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze- La Nave di Teseo (2020)

Il caso della Germania e’ particolarmente interessante data l’importanza del suo modello sociale e industriale nella socialdemocrazia europea […]
Il dibattito parlamentare condusse all’approvazione dell’importante legge sulla cogestione del 1976 – rimasta fino a oggi sostanzialmente invariata –, che ha esteso a tutte le aziende con oltre 2000 dipendenti l’obbligo di riservare ai rappresentanti dei lavoratori meta’ dei seggi e dei diritti di voto (o un terzo, nelle aziende che contano tra 500 e 2000 dipendenti).
Seggi e diritti di voto sono assegnati ai rappresentanti dei lavoratori in quanto tali, indipendentemente dal fatto che detengano o meno quote societarie. Se vi e’ partecipazione azionaria dei dipendenti (a titolo individuale, o come delegati di un fondo pensione o di un’altra struttura collettiva), questa puo’ comportare il loro diritto a ulteriori seggi nei consigli di amministrazione, e al limite condizionare la stessa maggioranza. Lo stesso vale in caso di azionariato pubblico di minoranza(*) […]
La Legge fondamentale tedesca del 1949 adottera’ disposizioni simili, specificando che il diritto di proprieta’ e’ legittimo solo nella misura in cui contribuisce al benessere generale della comunita’.
Il testo menziona esplicitamente la socializzazione dei mezzi di produzione, in termini che estendono le opzioni possibili a misure come la cogestione.

(*) Nel caso della Svezia, la legge del 1974 (prorogata nel 1980 e nel 1987) prevede che un terzo dei seggi nei consigli di amministrazione di tutte le imprese con piu’ di 25 dipendenti sia riservato ai rappresentanti del personale.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Lavoro/Zizek

Slavoi Zizek – Virus. Catastrofe e solidarieta’ – Ponte alle grazie (2020)

Si parla molto del fatto che alla vecchia modalita’ della catena di montaggio fordista si stia sostituendo un nuovo tipo di lavoro collaborativo che lascia molto piu’ spazio alla creativita’ individuale.
Ma quella che si sta effettivamente verificando non e’ tanto una sostituzione quanto un’esternalizzazione: alla Microsoft e alla Apple il lavoro sara’ anche organizzato in modo piu’ collaborativo, ma il prodotto finale poi viene assemblato in Cina o in Indonesia, in un modo molto fordista.
La catena di montaggio e’ stata semplicemente esternalizzata.
Quindi abbiamo una nuova divisione del lavoro: nell’occidente sviluppato ci sono i lavoratori autonomi che si autosfruttano (come quelli descritti da Han), nei paesi in via di sviluppo quelli che fanno lavori debilitanti alla catena di montaggio, a cui si aggiunge il sempre maggior numero di individui che lavorano nel settore dei servizi (badanti, camerieri…) dove lo sfruttamento abbonda.

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/slavoj-zizek/2020/07/11/virus-capitalismo
https://www.illibraio.it/news/dautore/libri-virus-zizek-1372415/
https://www.huffingtonpost.it/entry/il-virus-dellavvenire_it_5e8d7c80c5b6e1a2e0fc234d
https://www.lastampa.it/vatica-insider/it/2020/05/20/news/coronavirus-slavoi-zizek-non-esiste-un-ritorno-alla-normalita-1.38867522

Lavoro/Bremmer

Ian Bremmer – Noi contro loro. Il fallimento del globalismo – Universita’ Bocconi (2018)

Come nel passato, le nuove tecnologie creeranno nuovi posti di lavoro e nuovi tipi di lavoro.
Ma la crescente automazione dei luoghi di lavoro, i progressi nell’apprendimento automatico e l’introduzione diffusa nell’economia di nuove forme di intelligenza artificiale faranno si’ che i lavori del futuro richiedano livelli sempre piu’ alti di istruzione e di addestramento. […]
Nel novembre 2016, le Nazioni Unite hanno avvertito che due terzi di tutti i posti di lavoro nel mondo in via di sviluppo sono a rischio.
Mentre negli Stati Uniti l’automazione e i progressi nell’intelligenza artificiale minacciano il 47 percento di tutti i posti di lavoro, per la Nigeria, che ha 140 milioni di abitanti, il rischio riguarda il 65 per cento dei posti di lavoro, per l’India, con 1,3 miliardi di abitanti, il rischio robot incombe sul 69 per cento dei posti di lavoro e per la Cina, un paese con 1,4 miliardi di abitanti, raggiunge il 77 per cento.
Si tratta di grandi sconvolgimenti che investiranno i destini personali di un’enorme quantita’ di persone.
Ancora una volta, cio’ non significa che tutti questi lavori scompariranno. Il punto e’ che, anche se un tipo di lavoro e’ semplicemente sostituito da competenze di tipo nuovo, che integrano il lavoro delle macchine, la transizione sara’ molto dura e su una scala storicamente senza precedenti.

Info:
https://www.forbes.com/sites/it/2018/07/31/ian-bremmer-noi-contro-di-loro-libro-intervista-populismo-trump/?sh=6629ca1f450d
https://megachip.globalist.it/pensieri-lunghi/2018/07/28/governare-la-complessita-1-ian-bremmer-noi-contro-loro-il-fallimento-del-globalismo-2028660.html

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del quinto stato – Laterza (2019)

Che cosa si intende, precisamente, per occupazione non standard, quella che viene offerta soprattutto ai giovani?
L’espressione denota tutti i rapporti contrattuali che si discostano dal lavoro a tempo pieno o indeterminato, completamente coperto dalle assicurazioni sociali.
I contratti part time e a termine stanno diventando le forme piu’ diffuse di impiego. In media, nell’Unione europea, l’incidenza dei contratti atipici e’ pari al 25,8%, un quarto del totale. Nei Paesi Bassi, la quota sale a un altissimo 47% […]
Spagna, Italia e Francia si situano appena sotto la media (24%) […]
Stanno poi nascendo figure professionali completamente nuove intorno alle cosiddette piattaforme della gig economy: siti online dove si incrociano domanda e offerta di prestazioni che possono essere svolte «in remoto» (spesso da casa propria) su scala globale.
L’Unione europea stima che il 2% della popolazione adulta sia gia’ oggi coinvolto in questo tipo di attivita’.
La crisi finanziaria e la grande recessione hanno
ulteriormente esasperato le tendenze alla preca- rizzazione del lavoro […]
A tutt’oggi il contratto a tempo indeterminato resta maggioritario fra i lavoratori dipendenti nell’Unione europea (58% circa)

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml

Lavoro/Fisher

Mark Fisher – Realismo capitalista – Produzioni Nero (2018)

Chiamati a mediare tra la soggettivita’ post-alfabetizzata del consumatore tardo capitalista e le richieste del regime disciplinare (esami da superare e cosi’ via), gli insegnanti sono stati a loro volta sottoposti a una pressione incredibile; e questo e’ solo uno dei modi attraverso cui l’istruzione, lungi dall’essere quella torre d’avorio al riparo dal mondo reale, si trasforma in motore per la riproduzione della realta’ sociale, scontrandosi direttamente con le contraddizioni della societa’ capitalista.
Gli insegnanti si ritrovano intrappolati tra il ruolo di facilitatori-intrattenitori e quello di disciplinatori autoritari: vorrebbero aiutare gli studenti a passare gli esami, ma gli viene anche chiesto di incarnare l’autorita’, di imporre dei doveri.
Dal punto di vista degli studenti, l’identificazione degli insegnanti come figure autoritarie esaspera il problema della «noia», se non altro perche’ qualsiasi prodotto dell’autorita’ e’ noioso a priori.
Ironicamente, dagli insegnanti si esige piu’ che mai una funzione di disciplinatori nello stesso esatto momento in cui le strutture disciplinari sono andate in crisi; mentre le famiglie cedono alle pressioni di un capitalismo che obbliga entrambi i genitori a lavorare, agli insegnanti viene chiesto di comportarsi come surrogati dell’istituzione familiare: sono loro che devono instillare negli studenti i protocolli comportamentali base, sono loro che devono provvedere alla guida e al sostegno emotivo di quegli adolescenti che, in non pochi casi, ancora non sanno come socializzare.

Info:
https://open.luiss.it/2018/08/09/prigionieri-della-realta-che-cose-il-realismo-capitalista-secondo-mark-fisher/
https://www.iltascabile.com/recensioni/realismo-capitalista-fisher/
https://www.glistatigenerali.com/filosofia/il-realismo-capitalista-mark-fisher/

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del Quinto Stato – Laterza (2019)

A seguito dell’aumento della popolazione anziana e dell’occupazione femminile, si sta sviluppando in Europa un nuovo «terziario sociale» per soddisfare bisogni e domande non coperte dal welfare statale nel campo della salute, dell’istruzione, delle attivita’ culturali, ricreative e, più in generale, della «facilitazione della vita quotidiana».
Pensiamo alle piccole consulenze informatiche, al disbrigo di pratiche, alle prestazioni estetiche o fisioterapiche a domicilio. Oppure alle piccole riparazioni, alla manutenzione e vigilanza della casa; o ancora all’aiuto per trasporti e mobilita’ (bambini, anziani), alla preparazione di pasti, alle consegne a domicilio e cosi’ via.
I soggetti che operano in questi settori variano dalle microimprese giovanili alle emergenti multinazionali dei servizi, pronte a investire capitali (due terzi degli asili olandesi sono gestiti da una grande societa’ inglese).
La promozione di un moderno settore di «neoterziario sociale» potrebbe generare molti circoli virtuosi: piu’ opportunita’ di scelta e consumo, piu’ conciliazione fra casa e lavoro, piu’ liberta’ e piu’ tempo a disposizione.
E, non ultimo, piu’ posti di lavoro.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/

https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del Quinto Stato – Laterza (2019)

Il forte aumento della diseguaglianza ha avviato un processo di «disarticolazione» della struttura sociale in termini di chance di vita: opportunita’, interessi, orizzonti, connessioni.
La struttura di classe delle societa’ avanzate si e’ riarticolata in cinque segmenti.
In alto troviamo la gia’ menzionata elite di plutocrati quasi interamente «inglobata»: il percentile piu’ ricco e’ pienamente inserito nei circuiti globali – soprattutto quelli finanziari –, in grado di consumare e vivere in un mondo senza confini. Per questa elite la globalizzazione e’ stata ed e’ un grande vantaggio in termini di reddito, ricchezza, opportunita’, incluse quelle d’influenza politica (affluence is influence).
A seguire, troviamo il ceto altoborghese, benestante ma tuttora ancorato a patrimoni e attivita’ prevalentemente nazionali. Questo ceto controlla ancora buona parte delle posizioni di autorita’ all’interno dei vari paesi, spesso attraverso meccanismi di cooptazione.
Al centro della distribuzione vi e’ la «massa media», a sua volta sempre piu’ differenziata fra nuovi e vecchi ceti, come si e’ appena detto.
Il tradizionale Quarto Stato si e’ storicamente disciolto all’interno di questa massa ed e’ oggi principale componente della vecchia classe media, in via di arretramento: nel complesso questo ceto ha registrato una stagnazione dei propri redditi e, durante la crisi, addirittura una riduzione.
A dispetto dell’impoverimento relativo, la vecchia classe media e’ in qualche modo connessa ai circuiti globali, in quanto consumatrice di beni e servizi resi accessibili proprio dalla globalizzazione: pensiamo ai voli low cost e al turismo di massa, a computer, cellulari e cosi’ via.
Ma della globalizzazione questo ceto percepisce oggi soprattutto gli aspetti negativi sul piano della insicurezza economica e sociale. Molte famiglie hanno perso il lavoro e/o hanno dovuto ridimensionare il tenore di vita […]
Al fondo della distribuzione troviamo i “deprivati”, gli “esclusi” e soprattutto la maggior parte dei precari. Chi fa perte del Quinto Stato tende a subire le conseguenze negative dell’apertura e delle politiche che l’hanno accompagnata: liberalizzazione dei mercati del lavoro, delocalizzazioni, tagli ai servizi pubblici (compreso il personale) e cosi’ via. I fautori della globalizzazione e dell’integrazione economica hanno sovrastimato il potenziale di trickle down (gocciolamento verso il basso) di questi processi. Dei vantaggi economici hanno beneficiato solo i decili più alti.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del Quinto Stato – Laterza (2019)

Il deficit italiano di occupati nei servizi sociali non e’ un effetto della crisi o dei risparmi di spesa. E’ un deficit storico, che viene da lontano e ha a che fare con la coppia familismo-pensionismo.
Il welfare italiano ha sempre privilegiato i trasferimenti monetari agli anziani; alle famiglie con figli piccoli sono arrivate solo le briciole, anche in questo caso perlopiu’ sotto forma di assegni, sussidi e detrazioni monetarie.
Cosi’ i nuclei familiari sono diventati delle piccole aziende fai da te: autoproduzione di cura, assistenza ai bambini e agli anziani, servizi domestici, dai pasti alle pulizie, dal bucato alle ripetizioni scolastiche. Un modello sociale ripiegato su se’ stesso: la famiglia puo’ infatti trasformarsi in una trappola per giovani e donne, la solidarieta’ intergenerazionale diretta attraverso le pensioni dei nonni crea disparita’ e disfunzionalita’.
E soprattutto questo modello crea molte pastoie per i processi di crescita economica e occupazionale.
Il welfare «fai da te» oggi non regge piu’, soprattutto per le madri – e sempre di piu’ anche per le figlie adulte – su cui ricadono troppi compiti.
Piu’ di 650 mila donne inattive che si prendono cura dei figli minori, di adulti malati o disabili, di anziani non autosufficienti dichiarano che vorrebbero lavorare, ma non possono farlo per l’insufficienza di servizi pubblici o per l’alto costo di quelli privati. Il carico di cura che grava sulle spalle di queste donne e’ cosi’ intenso che molte devono comunque ricorrere ad aiuti informali.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del Quinto stato – Laterza (2019)

I contemporanei mercati del lavoro possono essere suddivisi in quattro diversi comparti.
Il primo raggruppa i posti di lavoro a qualifiche medie e alte nei settori esposti alla concorrenza internazionale: caso tipico, l’industria manifatturiera. Nella misura in cui le imprese di un dato paese continuano a innovare e a penetrare i mercati esteri, i livelli di occupazione di questo primo comparto hanno la possibilita’ di rimanere stabili e persino di registrare qualche aumento.
A dispetto dei rivolgimenti interni, la manifattura italiana non ha ad esempio sofferto troppo durante la crisi e riesce ancora ad assorbire ogni anno una quota di giovani proporzionalmente piu’ alta rispetto alla Germania.
Il secondo comparto riguarda sempre i settori esposti, ma raggruppa i posti di lavoro a basse qualifiche. Sappiamo che la globalizzazione e soprattutto l’innovazione tecnologica non minacciano direttamente le qualifiche, ma le mansioni: vi sono dunque alcuni margini per riorganizzare i processi produttivi in modo da conservare almeno una parte dei posti di lavoro a rischio a causa dell’automazione e dei robot. Tuttavia simili riorganizzazioni consentono di rallentare, ma non di neutralizzare l’ineluttabile distruzione di posti di lavoro in questo secondo comparto […]
Gli altri due comparti riguardano i settori non (o scarsamente) esposti alla concorrenza estera e strettamente legati al contesto territoriale di riferimento.
Nel terzo troviamo le occupazioni ad alte e medie qualifiche nel settore pubblico (incluse sanita’ e istruzione) e in molti servizi privati rivolti sia direttamente alla popolazione residente (ad esempio banche e assicurazioni), sia alla valorizzazione e allo sfruttamento economico del territorio, in particolare tramite il turismo. Qui le prospettive di crescita occupazionale sono significative, ma dipendono dalle risorse disponibili per la pubblica amministrazione nonche’ dalla creazione di nuove filiere di servizi capaci di espandere la cosiddetta white economy (servizi sanitari e di cura) e la green economy (ambiente) […]
Nel quarto e ultimo comparto troviamo infine i rami bassi – in termini di qualifiche – della pubblica amministrazione e dei servizi non pubblici, inclusi quelli «di prossimita’» alle persone e alle famiglie.
Qui gli effetti delle nuove tecnologie saranno relativamente limitati (pensiamo all’assistenza sociale) e la globalizzazione non e’ una minaccia: si tratta infatti di servizi che non possono essere delocalizzati, esattamente come nel terzo comparto.
L’invecchiamento demografico e la crescente occupazione femminile, con le relative esigenze di conciliazione, alimenteranno la domanda di lavoro non particolarmente qualificato in vari settori: dalla ristorazione alla cura di anziani e bambini, dalla distribuzione commerciale alla fornitura di servizi a domicilio.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml