Capitalismo/Dardot

La scelta della guerra civile. Un’altra storia del neoliberalismo – Dardot Pierre, Haud Gueguen, Christian Laval, Pierre Sauvetre – Meltemi (2023)

L’abbandono delle classi popolari da parte della nuova sinistra progressista da un lato, e il recupero da parte della destra di alcuni valori della classe operaia (lavoro, merito, famiglia, autorita’) dall’altro, hanno ridefinito il rapporto tra i partiti e le diverse classi sociali […]
Questo successo e’ dovuto al fatto che il neoliberalismo produce allo stesso tempo sia il suo stesso veleno (la disaffezione, le disuguaglianze sociali, l’insicurezza economica), sia, nella sua versione di destra, il suo antidoto immaginario sotto forma di rilancio di un “noi” fatto di persone semplici e ordinarie, di simili silenziosi e lavoratori, di buoni cittadini rispettosi delle leggi e dell’autorita’ dello Stato.
Questa narrazione unificante, che integra tutte le classi, e in particolare le classi popolari, in un’unica nazione, realizza una triplice operazione: una ricomunitarizzazione immaginaria della societa’, una reidealizzazione dello Stato sovrano e una radicalizzazione della liberta’ individuale.

Info:
https://www.meltemieditore.it/wp-content/uploads/massimiliano-guareschi-il-manifesto-12-febbraio-2024-quel-neoliberismo-autoritario-su-la-scelta-della-guerra-civile-aa.-vv.-meltemi.pdf
https://www.carmillaonline.com/2024/01/24/una-guerra-civile-strisciante-e-costante/
https://www.sinistrainrete.info/neoliberismo/27174-christian-laval-haud-gueguen-pierre-dardot-pierre-sauvetre-la-scelta-della-guerra-civile.html
https://ilmanifesto.it/pierre-dardot-un-abbraccio-mortale-per-la-gauche
https://ilmanifesto.it/il-neoliberismo-autoritario
https://www.pandorarivista.it/articoli/per-una-prassi-istituente-recensione-a-del-comune-o-della-rivoluzione-nel-xxi-secolo/

Populismo/Wolf

La crisi del capitalismo democratico – Martin Wolf – Einaudi (2024)

“A giudicare dai fatti” [e’] accaduto che la crescente incertezza economica ha messo i sentimenti anti-immigrazione e illiberali al servizio della politica.
Quegli atteggiamenti saranno pure esistiti in passato, in forma piu’ o meno palese, ma e’ stato per effetto del cambiamento economico che hanno assunto peso politico.
Tuttavia, se da una parte e’ evidente che i fattori economici hanno contribuito parecchio a spostare il consenso verso partiti e leader populisti, dall’altra non e’ chiaro perche’ i populisti di destra sono riusciti ad accattivarsi il sostegno della vecchia classe lavoratrice disillusa a scapito dei partiti di sinistra.
Le possibili spiegazioni sono tre. La prima: i partiti tradizionali di centro-sinistra avevano in buona misura sposato il programma economico che ha deluso le aspettative di molti e causato la crisi finanziaria, senza avanzare proposte radicalmente diverse.
La seconda: laddove una visione politica piu’ rivoluzionaria e’ riuscita a prevalere su quella convenzionale […]
Infine, il segmento dominante dal punto di vista culturale dei partiti di centro-sinistra e’ composto in misura via via maggiore da laureati, accademici, dipendenti pubblici, giornalisti e lavoratori creativi, giovani e minoranze etniche. Sicche’ la parte piu’ anziana della classe lavoratrice, conservatrice sulle tematiche sociali, patriottica e alle prese con un disagio crescente, se ne sente sempre piu’ lontana.

Info:
https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/08/05/news/il-mondo-di-oggi-si-e-rotto-a-margine-del-libro-di-martin-wolf-6818502/
https://www.ilmonocolo.com/post/la-crisi-del-capitalismo-democratico

https://www.editorialedomani.it/economia/libro-martin-wolf-bh9jht73

Societa’/Wagencnecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagen- knecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra contrappone ai valori della comunita’, che a volte liquida come superati e altre volte condanna definendoli nazionalistici e da sciovinisti del benessere, la sua idea di societa’ aperta: una societa’ nella quale puo’ entrare chiunque, anche se privo di valori e legami comunitari, una societa’ tenuta insieme solo dal diritto e dalla legge e in cui, inoltre, chiunque entra riceve identici diritti.
Dato che una societa’ del genere puo’ essere estesa senza problemi oltre i confini nazionali, queste idee si accompagnano spesso alla rivendicazione di una cittadinanza globale, o almeno europea.
L’idea della “societa’ aperta” e il cosmopolitismo dei liberali di sinistra, per cui esistono un solo mondo e una sola umanita’, sono quindi legati tra loro.
A prima vista tutto cio’ suona straordinariamente progressista. Saremo tutti fratelli, non ci saranno piu’ confini, avremo tutti gli stessi diritti. Amare i Tartari. Cio’ di cui il liberalismo di sinistra non parla con altrettanta chiarezza sono le conseguenze di questa teoria.
Una societa’ senza regole di appartenenza non puo’ essere un rifugio. Laddove tutti possono entrare, non ci saranno nessuna coesione e nessun aiuto reciproco. E questo per un motivo molto pratico: ogni vero sistema di solidarieta’ deve necessariamente mantenere in un certo equilibrio il numero di quelli che pagano e il numero di quelli che ricevono, per non crollare […]
A guardar bene, la narrazione dei liberali di sinistra, dunque, non consiste altro che nei messaggi del neoliberismo, confezionati pero’ in maniera piu’ graziosa ed elegante.
I concetti triti, ritriti e screditati del radicalismo di mercato sono stati rimpiazzati da nuovi messaggi che aggiungono ai vecchi una nota progressista. Tanto che l’egoismo si e’ trasformato in autorealizzazione, la flessibilita’ nella grande varieta’ di opportunita’ diverse, la distruzione delle sicurezze in rifiuto della normalita’ e del conformismo, la globalizzazione in apertura al mondo e la mancanza di responsabilita’ nei confronti degli individui che vivono nel proprio paese nella definizione di se stessi come “cittadini del mondo”.
Come il neoliberismo, anche il liberalismo di sinistra riscrive la storia degli ultimi decenni dal punto di vista dei vincitori. E i piu’ grandi vincitori, in tutti i paesi, sono stati le elite economiche, i proprietari di grandi patrimoni finanziari e aziendali, gli azionisti degli operatori economici globali e le banche: tutti costoro, indistintamente, hanno tratto vantaggio dal liberismo economico, dallo smantellamento dello Stato sociale e dalla globalizzazione.
Cio’ che distingue il liberalismo di sinistra dal neoliberismo e’ la sua affinita’ culturale al mondo del lavoro e alla vita del ceto medio dei laureati, anche questo beneficiato dai mutamenti sociali, seppure in misura minore rispetto alle classi elevate.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Economia di mercato/Galli

Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Giorgio Galli, Francesco Bordicchio – Mimesis (2018)

Visto l’esito rovinoso del liberalismo, la sinistra aveva il compito di lanciare la propria idea e il proprio modello.
Il primo punto sarebbe dovuto essere la produttivita’: niente decrescita e niente economia della felicita’, che appartengono alla propaganda e alla comunicazione e addirittura al mondo dei sogni, ma non alla sostanza del programma. Anche l’ambiente deve fungere da criterio per indirizzare la produzione e non per bloccarla: una volta cio’ deciso, si devono privilegiare le infrastrutture e i servizi economici di base e si devono fissare criteri vincolanti per la qualita’ dei beni e dei servizi, per evitare sostituzioni artificiose e forme di spreco.
Il secondo punto sarebbe dovuto essere costituito dalla destinazione dei redditi: i ceti bassi e medio-bassi devono essere sostenuti adeguatamente con redditi consistenti, innanzitutto per non deprimere la domanda, il che provocherebbe una fase di ristagno dell’economia […]
Ma occorre andare piu’ in profondita’ e rendersi conto che solo un’adeguata soddisfazione delle ragioni dei lavoratori puo’ portare un clima di affezione e di legame intorno all’impresa in modo da rendere questa soggetto attivo sul mercato, dotato di consistenza obiettiva e non piu’ riconducibile solo all’imprenditore e alle sue volubili convenienze […]
Infine, il terzo punto sarebbe dovuto essere costituito dall’assetto di mercato: le liberalizzazioni e la maggior concorrenza sono un fatto positivo di dinamismo e di eliminazione o comunque di riduzione di forme di assistenza e di posizioni di forza non giustificate: ma occorre tener conto dei limiti di tali misure […]
Pertanto occorre introdurre una forma rigorosa e capillare di economia di piano in grado di fornire indirizzi e di apporre limiti all’economia privata, senza sostituirsi ai singoli centri di produzione ma coordinandoli armonicamente, il che non e’ in alcun modo possibile stando all’interno della logica del capitale.
In tale ottica, la corsa verso le privatizzazioni, dai risultati spesso nefasti, puo’ esser messa in discussione e si puo’ ammettere la proprieta’ collettiva per i beni comuni e in caso di beni e servizi strategici, senza in alcun modo inficiare l’iniziativa economica.

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/marchesi-libero-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/quotidiano-sud-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf

Societa’/Serughetti

La società esiste – Giorgia Serughetti – Laterza (2023)


Due tendenze parallele che disegnano il panorama politico attuale nel mondo euroamericano: la crisi di una sinistra che si riconosce sotto il vessillo del progresso, da una parte; l’avanzata di una destra culturalmente reazionaria e socialmente conservatrice, dall’altra.
Negli ultimi anni, la nostalgia ha dato il tono all’offerta politica delle forze populiste di destra in molti paesi del mondo. Dal «Make America Great Again» di Donald Trump, a «Reconquete», il nome scelto da Eric Zemmour per promettere il ritorno alla grandeur francese, allo slogan «Take Back Control» dei sostenitori del Leave nel referendum sulla Brexit.
Il 25 settembre 2022, a Roma, nella notte della vittoria della destra delle elezioni politiche, Giorgia Meloni proclamava dal palco che l’«obiettivo grande», la promessa di riscatto rivolta a chi l’aveva sostenuta, era quella di «tornare a essere orgogliosi di essere italiani».
La via al futuro, in questa visione, passa dal riconoscimento di un desiderio identitario, dall’apertura di uno spazio di agibilita’ politica per affetti, vocaboli, gesti che sembravano ormai per sempre consegnati al passato.
Le forze politiche di destra rispondono dunque al desiderio di cambiamento radicale che nasce dalla «policrisi» del presente. Ma la meta che indicano non e’ nel futuro, e’ piuttosto in un sistema di simboli inteso a evocare le radici, la tradizione da conservare.
E’ nella triade valoriale «Dio, patria e famiglia», che rompe con l’idea di progresso, con la forza che ha sostenuto nell’ultimo secolo i progetti di emancipazione dalla diseguaglianza e dall’oppressione. Nella prospettiva della destra, gli avanzamenti sul terreno dei diritti delle donne, delle persone LGBTQ, delle minoranze sono non conquiste ma eccessi da rimuovere, per consentire la rifondazione di un ordine che ha radici in una presunta «natura», in cio’ che e’ senza tempo: nella famiglia «naturale»; nella patria come grande famiglia.
In questo sogno passatista si inserisce anche la fantasia […] in cui il desiderio di recuperare modelli familiari e di vita di meta’ Novecento, con le annesse gerarchie di genere, sessuali e razziali, si salda al rimpianto per un tempo caratterizzato dal consumo spensierato di energia fossile a basso costo.
Anche cosi’ si spiega la forza che assume il negazionismo climatico nella proposta identitaria dei partiti di destra. Questi sfruttano la diffidenza diffusa, soprattutto tra le classi meno abbienti, di fronte a una transizione ecologica che, si teme, presentera’ il conto soprattutto a chi si trova in una condizione socialmente e lavorativamente piu’ precaria.
Ma, anziche’ promettere di avanzare verso una transizione «giusta», negano il pericolo e prospettano il conforto di modelli di vita tradizionali.
Si comprende quanto immaginaria e immaginata sia la «casa» del cuore, la casa di un tempo, verso cui tornare. E quanto dannoso possa rivelarsi l’anelito che vi e’ rivolto, per la politica del presente.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29695-patrizio-paolinelli-una-buona-societa-e-possibile.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-esiste-di-giorgia-serughetti/

https://www.retisolidali.it/la-societa-esiste-serughetti-serve-una-nuova-grammatica-delle-lotte/
https://www.sololibri.net/La-societa-esiste-Giorgia-Serughetti.html
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/serughetti_fattoquot.pdf
https://www.doppiozero.com/la-verita-vi-prego-sulla-societa
https://eticaeconomia.it/la-societa-esiste/

Lavoro/De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)

I sindacati hanno sempre guardato con sospetto alla prassi di assumere lavoratori migranti, giudicandola una manovra aziendale del tipo divide et impera, per indebolire il potere dei sindacati mediante l’importazione di manodopera a basso costo.
A partire dagli anni Novanta, pero’, sia i sindacati sia i partiti di sinistra hanno mostrato un approccio piu’ ambiguo all’immigrazione, forse perche’ hanno iniziato a capire che i migranti rappresentano una quota sempre piu’ ampia della classe operaia e quindi del loro bacino elettorale.
Mentre sinistre e sindacati attenuavano l’ostilita’ storica verso l’immigrazione per lavoro, i politici conservatori e di estrema destra adottavano proprio i classici argomenti della sinistra. E lo hanno fatto con l’intenzione di attirare nelle loro file gli operai autoctoni delusi dai politici di sinistra, che tradizionalmente ne difendevano gli interessi ma che sembravano ormai poco attenti ai loro problemi quotidiani.
Il populismo di destra ha colmato questo vuoto di rappresentanza scaricando sull’immigrazione, oltre che sui politici progressisti che avrebbero incoraggiato un’«immigrazione di massa», la colpa della precarieta’ del lavoro e della stagnazione salariale.
In tal modo, una questione della classe operaia ha finito per trasformarsi in una questione nazionalistica.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/
https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra non e’ solo una narrazione culturale, ma nei suoi messaggi manifesta anche la massima adesione al liberismo economico, allo smantellamento dello Stato sociale e alla globalizzazione, pur dando a tale impostazione politica un sound progressista.
Il liberalismo di sinistra, dunque, viene non a torto identificato con una politica che, per molti, ha effetti socioeconomici manifestamente sfavorevoli.
La destra, opponendosi al liberalismo di sinistra, parla proprio a questi svantaggiati, non solo a livello culturale, ma anche sul piano degli interessi materiali. Ecco perche’ i voti dati alle destre, che pure portano avanti, nel complesso, programmi ispirati al liberismo economico, non sono cosi’ irrazionali come potrebbero sembrare a prima vista.
Cio’, naturalmente, non significa che abbiamo bisogno dei partiti di destra per risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione o dalle migrazioni, ma che, se tutti gli altri partiti si rifiutano anche solo di ammettere l’esistenza del problema, la destra va a riempire una falla che molti percepiscono come un immenso vuoto all’interno del sistema politico […]
Anche l’Unione Europea di oggi, infatti, e’ un progetto elitario, sostenuto soprattutto dalle classi elevate e dal ceto medio dei laureati, insomma dalle classi che traggono maggiore profitto dai trattati in vigore.
Gli operai, i lavoratori a basso reddito, ma anche i piccoli imprenditori, percepiscono invece molte delle regole dell’Unione Europea come in contrasto con i propri interessi. Vale la pena notare, in questo ambito, come non solo nel caso della votazione sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, ma in tutti i referendum sui trattati europei, la maggioranza dei voti a favore dell’Unione veniva dalle classi privilegiate, mentre i voti contrari giungevano in prevalenza dagli strati sociali piu’ svantaggiati.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Oggi gli operai, i cittadini piu’ poveri e il ceto medio in declino hanno le loro ragioni per votare a destra?
Uno degli argomenti per rispondere negativamente a questa domanda sembrerebbe il fatto che molti partiti di destra, del terzetto composto da liberismo economico, smantellamento dello Stato sociale e globalizzazione che ha segnato le politiche degli ultimi anni, hanno in realta’ messo in discussione solo la globalizzazione e, nell’ambito di quest’ultima, quasi solo la risposta alle migrazioni globali […]
Dal fatto che, a quanto pare, il programma economico di molti partiti di destra non va incontro agli interessi dei cittadini con redditi bassi e dei piu’ poveri si e’ giunti piu’ volte alla conclusione per cui chi vota le destre, prima di tutto, lo fa per motivi culturali e non socioeconomici […]
L’appello a mettere un limite all’immigrazione, ad esempio, ha una componente culturale legata alla perdita degli ambienti familiari, o alla paura della diffusione dell’estremismo islamico, ma anche […] [del]la concorrenza: la concorrenza per i posti di lavoro, con effetti altrettanto concreti sul livello dei salari; la concorrenza per gli spazi abitativi, con effetti altrettanto concreti sugli affitti; la concorrenza per le prestazioni di sostegno con effetti (almeno potenziali) sul livello di garanzie sociali.
E’ proprio la tendenza a negare questi problemi e la reinterpretazione del dibattito sull’immigrazione come un dibattito su problemi di atteggiamento morale a rendere, agli occhi di molti, la sinistra alla moda impossibile da votare […]
Non e’ un caso, dunque, che la richiesta di un freno all’immigrazione si trovi al centro dei programmi di tutte le destre. Per queste ultime si tratta di un mezzo ideale per guadagnare consenso: in questo ambito, infatti, fattori sociali e culturali interagiscono tra loro e, in tutti i paesi occidentali, tale richiesta appare potenzialmente maggioritaria, seppure portata avanti con aggressivita’ soltanto dalle destre che, dunque, vengono identificate con essa. Proprio negli anni di grande immigrazione, insistere su questo tema e’ gia’ garanzia di successo elettorale.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Stato/Jappe

Le avventure della merce. Per una critica del valore – Anselm Jappe – Mimesis (2023)


La sinistra si sbaglia di grosso ad attribuire allo Stato dei poteri sovrani di intervento.
Innanzitutto, perche’ la politica e’ sempre di piu’ pura “politica economica”. Allo stesso modo in cui in certe societa’ precapitaliste tutto era motivato dalla religione, oggi tutte le discussioni politiche ruotano attorno al feticcio dell’economia.
Dopo la fine della seconda guerra mondiale, la differenza tra la destra e la sinistra consiste essenzialmente nelle loro ricette divergenti di politica economica. La politica non soltanto non e’ esterna o superiore alla sfera economica, ma si muove completamente all’interno di questa. Cio’ non e’ dovuto a una cattiva volonta’ degli attori politici, ma risale a una ragione strutturale: la politica non ha mezzi autonomi di intervento. Deve sempre servirsi di denaro, e ogni sua decisione deve essere “finanziata […]
Se ogni attivita’ umana diventa un problema di mercato, la lotta avviene tra due concezioni della societa’. Una e’ quella che consente al mercato, con le proprie regole, di organizzare la societa’ e integrare tutte le attivita’ umane – sanita’, cultura, educazione, ecc. – alla legge del denaro e come fase suprema […] la mercificazione della materia vivente. L’altra e’ quella dei cittadini, delle istituzioni politiche, secondo cui la vita e gli altri problemi come l’ambiente e la cultura devono essere al centro dell’organizzazione della societa’.

 

Lavoro/Palermo

Il mito del mercato globale. Critica delle teorie neoliberiste – Giulio Palermo – Manifestolibri (2004)

Pur di aumentare l’occupazione, la sinistra politica e sindacale e’ disposta a tutto: ridurre i salari reali (perche’ e’ attraverso la creazione di opportunita’ di profitto per il capitale che si aumenta l’occupazione), aumentare la flessibilita’ (perche’ e’ assecondando le richieste del mercato che si realizza l’efficienza di pieno impiego), diminuire le garanzie (perche’ queste sono un costo per le aziende).
Addirittura poi, la confusione teorica tra occupazione, come indicatore della forza del movimento dei lavoratori, e occupazione, come dato statistico indice di desiderabilita’ in se’ secondo i parametri della nuova sinistra di mercato, porta a sventolare come grandi successi economici i processi di emersione del sommerso. I quali invece altro non sono che la trasformazione delle regole del mercato del lavoro: in questo modo si e’ reso legale cio’ che era illegale, dichiarando legittime le condizioni di sfruttamento che il legislatore aveva voluto impedire (e che invece il mercato nero era riuscito lo stesso a realizzare), trasformando di fatto il legislatore nel portavoce del mercato e subordinando le leggi dello stato alle leggi del mercato.
E questo e’ esattamente il disegno del capitale […]
Se prima era necessario assumere un lavoratore in nero per poterlo pagare poco e licenziare a piacimento, ora il padrone vuole apposite leggi che gli permettano di pagare poco e licenziare a piacimento i suoi dipendenti alla luce del sole. Ed essendo il processo ad uno stadio gia’ avanzato, ecco la gara tra centro-destra e centro-sinistra a rivendicare la paternita’ di questi “grandi successi” sul fronte dell’occupazione, dell’inflazione e dei conti pubblici, successi che indicano tutti l’aumento delle condizioni di sfruttamento del lavoro e l’aggravio delle condizioni di sostenibilità della disoccupazione.