Stato/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)

La diffusione di una lingua oltre i limiti dello Stato in cui e’ lingua madre comporta una serie di notevoli vantaggi: in primo luogo la diffusione dei propri organi di informazione, sia cartacei che radiotelevisivi, in altri paesi, permette di esercitare su di essi una notevole azione di influenza.
In secondo luogo agevola la possibilita’ di diffondere in lingua originale le proprie opere letterarie, cinematografiche, teatrali ecc. che sono eccellenti veicoli di soft power.
In terzo luogo procura notevoli vantaggi economici per la ricaduta turistica e la vendita dei propri prodotti in lingua.
Infine facilita molto la partecipazione al dibattito scientifico internazionale, con la diffusione della propria produzione scientifica, che, ovviamente, non puo’ essere tutta tradotta nelle diverse lingue internazionali.
Gli italofoni nel mondo (anche a causa di emigrazione e immigrazione, della presenza di enclave storiche in Svizzera e in alcune ex colonie come Somalia, Eritrea, Libia e soprattutto Albania) sono circa 200 milioni, e l’italiano e’ la quarta lingua studiata nel mondo.
Dunque un bacino ragguardevole su cui operare. Cio’ nonostante, i governi italiani non hanno mai destinato alcuna particolare attenzione alla difesa della lingua nazionale, piu’ preoccupati del fatto che gli studenti italiani studino l’inglese che del fatto che l’italiano sia conosciuto nel mondo, il che la dice lunga sul provincialismo e lo scarsissimo valore culturale del ceto politico italiano.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddalungeopolitica/

Societa’/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


La nazione e’ […] una «comunita’ immaginata».
Nessun italiano potra’ mai conoscere i suoi 60 milioni di compatrioti, nessun cittadino statunitense potra’ mai conoscere gli altri 320 milioni di statunitensi e nessun indiano potra’ mai conoscere tutti gli 1,2 miliardi di indiani.
Eppure, ancora oggi, molti credono di far parte di una grande comunita’ di italiani, statunitensi o indiani, di formare una comunita’ con un destino comune, e questo anche quando i propri compatrioti li trattano male ogni giorno.
Per molte persone, l’astrazione della nazione e’ diventata il sostituto di una comunita’ reale, di una effettiva partecipazione e di una vera solidarieta’; tale idea, inoltre, e’ stata in larga misura strumentalizzata per distrarre dai conflitti sociali e per mobilitare le persone […]
L’idea di nazione come comunita’ di popolo, infatti, distrae dalle lotte condotte in nome della giustizia e di una partecipazione autentica che attraversano trasversalmente tutte le societa’. Costruisce un corpo nazionale in cui proprietari di fabbriche e operai, ministri della guerra e soldati collaborano insieme a uno scopo comune superiore. Suggerisce ai singoli di far parte di un grande progetto comune: la costruzione di una gloriosa nazione, una sorta di super-famiglia.
L’idea promette che un po’ del fascino della grandezza nazionale ricada sulle singole e desolate vite degli individui […]
Passo dopo passo, l’idea di nazione doveva essere spogliata del suo contenuto socio-rivoluzionario, gli antagonismi di classe dovevano essere messi in secondo piano e i punti in comune dei rispettivi “popoli” posti in evidenza. I mezzi di comunicazione di massa in rapida espansione fornirono a tal proposito un importante servizio; soprattutto le scuole, l’esercito e l’università divennero centri di indottrinamento dell’idea di nazione […]
Con le bandiere e gli inni, vennero deliberatamente creati dei simboli di identificazione attorno ai quali venne inscenato un culto quasi religioso […]
L’equazione che si volle stabilire si presentava piu’ o meno cosi’: popolo = nazione = Stato.
Che questa manovra potesse riuscire, almeno in parte, e’ un’impresa sorprendente a un esame piu’ attento. Infatti, per tutto il primo periodo moderno e fino al XIX secolo, lo Stato era un’istituzione assolutamente ostile per la maggior parte delle popolazioni europee (per non parlare dei popoli colonizzati): riscuoteva le tasse con la forza, inghiottiva gli uomini per l’apparato militare, imponeva il recupero dei crediti, sottoponeva i poveri a una giustizia draconiana […]
La situazione cambio’ solo quando i governi soddisfecero gradualmente le richieste individuali dei lavoratori: riduzione dell’orario di lavoro, estensione del diritto di voto, misure di protezione del lavoro, assicurazioni sociali.
Questi passi, a loro volta, crearono una parziale fusione di interessi tra lo Stato nazionale e la forza lavoro; lo Stato tutelo’ i “suoi” lavoratori con misure protezionistiche nei confronti di altre forze lavoro, e cosi’ l’ideologia nazionale pote’ trovare un certo terreno di coltura.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Green New Deal/Keen

L’economia nuova. Moneta ambiente complessita’. Pensare l’alternativa al collasso ecologico e sociale – Steve Keen – Meltemi (2023)

La crescita delle nostre economie implica una crescita del nostro impiego di energia.
Una crescita continua non puo’ non tradursi in un’alterazione significativa del nostro pianeta, e la nostra economia, in ultima analisi, finirebbe per distruggere la vita sul pianeta Terra – e questo non ha niente a che fare con il riscaldamento climatico: e’ una conseguenza delle leggi della termodinamica.
In virtu’ della seconda legge della termodinamica, il ricorso all’energia per svolgere lavoro implica la generazione di una quantita’ prevedibile di dissipazione o di scarto. A un ritmo di crescita economica globale sostenuto, come il 2,3% annuo attuale – un tasso di crescita peraltro ritenuto al giorno d’oggi troppo basso, in quanto porterebbe a una crescita continua della disoccupazione – l’energia dissipata aumenterebbe la temperatura sulla superficie della Terra di 100°C per il venticinquesimo secolo.
A un tasso di crescita globale del 2,3% (scelto convenientemente perche’ rappresenti un aumento di ordine 10 ogni secolo), raggiungeremmo la temperatura a cui l’acqua bolle in circa quattrocento anni da oggi […]
Non credo sia necessario specificare che la vita sulla Terra per allora sarebbe scomparsa del tutto – e il capitalismo ben prima.
L’unico modo in cui la crescita possa essere sostenuta per piu’ di due secoli da oggi richiederebbe che l’umanita’ diventi una “specie multi-planetaria”, per citare Elon Musk. Questo potrebbe effettivamente succedere prima che le leggi della termodinamica ci portino all’estinzione. Tuttavia, il riscaldamento globale non ci concede il lusso dei secoli: abbiamo a stento qualche decennio.

Info:
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/economia-nuova-steve-keen/
https://che-fare.com/almanacco/politiche/declino-italiano-e-cambiamento-climatico/
https://jacobinitalia.it/salvare-leconomia-da-se-stessa/
https://www.carmillaonline.com/2023/10/18/il-morbo-neoclassico/
https://www.micromega.net/baruffe-tra-economisti-la-questione-climate-change/
https://generazioneliberale.com/2023/03/05/keen-galbraith-ha-portato-la-realta-nelleconomia-e-per-questo-e-stato-dimenticato/

Stato/Salmon

La politica nell’era dello storytelling – Christian Salmon – Fazi (2014)


Nel corso degli ultimi trent’anni, la condizione politica e’ stata profondamente rimaneggiata sotto l’effetto della rivoluzione neoliberista attuata all’inizio degli anni Ottanta dai governi di Ronald Reagan negli Stati Uniti e di Margaret Thatcher nel Regno Unito, che hanno progettato la fine dello Stato sociale e l’abbandono delle politiche keynesiane che avevano ispirato l’operato di tutti i governi occidentali dal dopoguerra in poi.
A partire dagli anni Novanta la rivoluzione neoliberista, che ha messo in atto un programma di ‘deperimento’ dello Stato, e’ stata raggiunta e sostenuta dalla rivoluzione digitale, dalla TV via cavo e dallo sviluppo di Internet, che hanno sconvolto le condizioni sociali e tecniche della comunicazione politica […]
Questa condizione e’ caratterizzata da una crisi generale di fiducia e di rappresentazione; la crisi del debito non ne e’ che un aspetto che ne vela numerosi altri: crisi della sovranita’ dello Stato, crisi della parola dello Stato, crisi della sigla dello Stato…
Questa crisi si manifesta ovunque nelle democrazie occidentali, ma e’ rafforzata in Europa da quella che si ha l’abitudine di chiamare ‘costruzione’ europea, che e’ sempre piu’ imparentata a una ‘decostruzione’ della sovranita’ statale […]
La sovranita’ riposa su una doppia realta’: il potere e un dispositivo di rappresentazione, una potenza d’agire, di essere efficace, e un certo simbolismo dello Stato.
E’ questa doppia realta’ che la costruzione europea ha dislocato.
La coppia costituita dal potere e dal suo dispositivo di rappresentazione si e’ spezzata in due: da un lato, una burocrazia anonima (insediatasi in lontananza, a Bruxelles o a Strasburgo, all’interno di architetture complesse), dall’altro uomini politici disarmati, un re nudo.
Da un lato, decisioni senza volto; dall’altro, volti impotenti.
Da un lato un’azione senza rappresentazione percepita come non democratica; dall’altro, una rappresentazione senza potere.
Il risultato di questo dislocamento: l’azione e’ percepita come illegittima e la parola ha perso ogni credibilita’.

Info:
https://www.repubblica.it/cultura/2014/11/24/news/christian_salmon_la_politica_prigioniera_dei_racconti_dei_suoi_leader-101287976/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2015/02/16/politica-nellera-storytelling-renzi-linterprete-vecchia-destra-neo-liberale/1398969/

Societa’/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Quando il governo interviene e impone tasse, prendendosi parte dei nostri sudati guadagni, spesso lo percepiamo come una liberta’ che ci viene sottratta.
Capiamo come questi interventi pubblici possano apparire coercitivi, perche’ riducono le nostre possibilita’ di scelta diminuendo il nostro reddito.
I libertarians in particolare fanno della costrizione a pagare le tasse un grosso problema. Lo considerano un furto della loro liberta’. Credono di avere il diritto fondamentale di spendere il loro denaro come preferiscono, dato che sostengono che i loro redditi elevati sono il risultato del loro duro e onesto lavoro, dell’energia creativa e dell’abilita’ negli investimenti (e, si potrebbe aggiungere per molti, della loro bravura nello scegliersi i genitori giusti) […]
Nella maggior parte dei casi non c’e’ legittimita’ morale nei redditi di mercato.
Risulta evidente quando tali redditi derivano dallo sfruttamento, che si tratti dello schiavismo del XVII e XVIII secolo, del colonialismo e della tratta dell’oppio del XIX secolo, o del potere di mercato e della pubblicita’ seducente e ingannevole del XX […]
Non c’e’ giustificazione morale nel permettere ai ricchi di conservare i redditi ottenuti da guadagni illeciti invece di distribuirli alle persone a basso reddito, soprattutto quando i redditi di queste ultime sarebbero potuti essere piu’ alti se i diritti di proprieta’ fossero stati definiti e assegnati in modo diverso e forse piu’ appropriato.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Green New Deal/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Un aspetto che finora e’ stato poco preso in considerazione e’ il legame tra le pandemie e l’aggressiva colonizzazione della natura da parte della megamacchina.
L’origine del virus SARS-CoV-2 al momento della pubblicazione di questo libro non e’ ancora stata chiarita.
Due sono i possibili scenari discussi dagli scienziati: uno e’ che abbia avuto origine da un laboratorio dove venivano effettuate manipolazioni dei coronavirus; l’altro e’ che sia stato trasmesso dai pipistrelli attraverso altri ospiti animali intermedi.
In entrambi i casi, l’intervento umano nei sistemi naturali costituirebbe il fattore decisivo.
Se l’ipotesi di laboratorio fosse confermata, l’intervento sempre piu’ profondo dei ricercatori sui genomi degli organismi viventi e dei virus sarebbe responsabile della catastrofe, una forma di colonizzazione molecolare strettamente legata all’idea che l’uomo debba sottomettere e dominare la natura.
D’altra parte, se si dovesse scoprire che il virus e’ di provenienza animale, si tratterebbe solo dell’ultimo di una lunga serie di agenti patogeni derivanti dalla rapida avanzata della distruzione della biosfera.
Gia’ a partire dagli anni Settanta, nuovi e talvolta letali agenti patogeni sono apparsi con sempre maggiore frequenza, diffondendosi rapidamente in tutto il mondo grazie alla globalizzazione del traffico di merci e della circolazione di persone. Tra questi l’HIV, l’Ebola e la zika, patogeni che causano l’influenza aviaria e suina, e vari tipi di coronavirus, tra cui il virus della SARS.
Circa il 75% di queste nuove malattie proviene dagli animali, per due terzi dalla fauna selvatica e per un terzo dagli allevamenti.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Stato/Undiemi

Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Lidia Undiemi – Ponte alle Grazie (2014)


Malgrado in origine l’espressione governance indicasse semplicemente il risultato dell’azione di governo, essa, nel tempo, e’ sempre piu’ stata ricondotta alla politica complessiva delle istituzioni finanziarie sovranazionali, come il Fondo Monetario Internazionale e la Banca Mondiale, le quali definiscono gli standard o le norme comportamentali per l’assegnazione di prestiti o finanziamenti agli stati in crisi […]
Il fondamento della governance e’ storicamente rinvenibile nella presunta crisi dello Stato, ossia nel presupposto che le istituzioni nazionali siano incapaci di gestire il territorio a causa delle pressioni esercitate dagli sviluppi dell’economia e della finanza internazionale.
Mentre il governo viene piu’ o meno legittimato dai cittadini in base a un percorso democratico che e’ espressione di specifiche garanzie costituzionali, le varie organizzazioni internazionali, che pur si ritrovano a esercitare certe funzioni di governo nel territorio nazionale, sfuggono a qualsiasi forma di controllo popolare.
L’asserita crisi dello Stato affrontata mediante la creazione di una governance politica sovranazionale si traduce inevitabilmente in un deficit democratico.
Tra le istituzioni piu’ incisive a livello internazionale troviamo il Fondo Monetario Internazionale (FMI) e la Banca Mondiale, che stabiliscono i principi da applicare nella conduzione dei rapporti economico-politici sovranazionali. Il quadro include anche organizzazioni definite come «direttori informali, senza alcuna potesta’ giuridica», per esempio il World Trade Organization (WTO), i forum permanenti G7, G8 e G20 e l’Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico (OCSE).

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/
https://www.carmillaonline.com/2024/03/29/il-salario-minimo-non-vi-salvera/

https://www.lafionda.org/2023/07/05/il-salario-minimo-non-ci-salvera-anzi/

Societa’/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


I diritti di proprietà vanno definiti.
I diritti di proprieta’ e le regole che normano i contratti sono costrutti sociali, cose che progettiamo e specifichiamo per far progredire gli interessi della societa’. Non sono stati consegnati sul Sinai, ne’ traggono origine da una qualche misteriosa legge di natura.
La societa’ deve inoltre decidere quali contratti debbano essere considerati accettabili e vadano fatti rispettare dallo Stato […]
Molti, a destra, sembrano non capire questo punto, oppure, per essere piu’ precisi, vogliono regole che facciano pendere la bilancia del potere ancor piu’ dalla parte dei potenti.
Secondo il principio della liberta’ di contratto, sostengono che il governo dovrebbe far rispettare i contratti privati a prescindere da quanto l’accordo abbia caratteristiche di sfruttamento, se i contratti sono sottoscritti volontariamente. La destra insiste sull’applicazione dei contratti anche se ci sono grandi asimmetrie informative e persino se una parte ha tratto in inganno l’altra.
I suoi esponenti consentono e persino facilitano azioni cooperative intraprese in determinate forme tramite persone giuridiche come le corporations, proibendo al tempo stesso come collusive altre forme di cooperazione, per esempio la creazione di sindacati in difesa degli interessi dei lavoratori.
E rendono piu’ difficoltose le azioni cooperative volte a rientrare dalle perdite subite da lavoratori e consumatori e causate dalle aziende.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Stato/Brown

Il disfacimento del demos – Wendy Brown . Luiss University Press (2023)

L’impegno dello Stato democratico per l’uguaglianza, la liberta’, l’inclusione e il costituzionalismo e’ ormai subordinato al progetto della crescita economica, del posizionamento competitivo e dell’aumento di capitale […]
Il tavolo statale degli obiettivi e delle priorita’ e’ diventato indistinguibile da quello delle aziende moderne, soprattutto perche’ queste ultime fanno sempre piu’ proprie le preoccupazioni per la giustizia e la sostenibilita’.
Per le aziende e per lo Stato il posizionamento competitivo e il rating delle azioni e del credito sono fondamentali; altri obiettivi – dalle pratiche produttive sostenibili alla giustizia nel mondo del lavoro – vengono perseguiti nella misura in cui contribuiscono a raggiungere questo fine.
Oggi che la “cura” e’ ormai una nicchia di mercato, le pratiche green e del commercio equo, insieme a un (minuscolo) storno dei profitti in beneficienza, sono diventate il volto pubblico e la strategia di marketing di numerose aziende […]
La condotta del governo e la condotta delle aziende sono ormai fondamentalmente identiche: entrambi sono in affari nel campo della giustizia e della sostenibilita’, ma mai come fine a se’ stesso. Anzi, la “responsabilità sociale”, che a sua volta deve essere imprenditorializzata, fa parte di cio’ che attira consumatori e investitori.

Info:
https://www.equilibrielmas.it/2023/11/29/wendy-brown-il-disfacimento-del-demos-la-rivoluzione-silenziosa-del-neoliberismo-luiss-university-press-roma-2023/
https://www.dinamopress.it/news/wendy-brown-lo-svuotamento-silenzioso-della-democrazia/
https://www.ilmanifestoinrete.it/2023/07/01/per-farla-finita-con-lhomo-oeconomicus/
https://www.sinistrainrete.info/politica/27901-pierluigi-fagan-democrazia-o-barbarie.html
https://pierluigifagan.com/2024/04/16/democrazia-o-barbarie/

 

Societa’/Wagenknecht

Contro la sinistra neoliberale – Sahra Wagenknecht – Fazi (2022)

Il liberalismo di sinistra non e’ solo una narrazione culturale, ma nei suoi messaggi manifesta anche la massima adesione al liberismo economico, allo smantellamento dello Stato sociale e alla globalizzazione, pur dando a tale impostazione politica un sound progressista.
Il liberalismo di sinistra, dunque, viene non a torto identificato con una politica che, per molti, ha effetti socioeconomici manifestamente sfavorevoli.
La destra, opponendosi al liberalismo di sinistra, parla proprio a questi svantaggiati, non solo a livello culturale, ma anche sul piano degli interessi materiali. Ecco perche’ i voti dati alle destre, che pure portano avanti, nel complesso, programmi ispirati al liberismo economico, non sono cosi’ irrazionali come potrebbero sembrare a prima vista.
Cio’, naturalmente, non significa che abbiamo bisogno dei partiti di destra per risolvere i problemi derivanti dalla globalizzazione o dalle migrazioni, ma che, se tutti gli altri partiti si rifiutano anche solo di ammettere l’esistenza del problema, la destra va a riempire una falla che molti percepiscono come un immenso vuoto all’interno del sistema politico […]
Anche l’Unione Europea di oggi, infatti, e’ un progetto elitario, sostenuto soprattutto dalle classi elevate e dal ceto medio dei laureati, insomma dalle classi che traggono maggiore profitto dai trattati in vigore.
Gli operai, i lavoratori a basso reddito, ma anche i piccoli imprenditori, percepiscono invece molte delle regole dell’Unione Europea come in contrasto con i propri interessi. Vale la pena notare, in questo ambito, come non solo nel caso della votazione sull’uscita del Regno Unito dall’Unione, ma in tutti i referendum sui trattati europei, la maggioranza dei voti a favore dell’Unione veniva dalle classi privilegiate, mentre i voti contrari giungevano in prevalenza dagli strati sociali piu’ svantaggiati.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html