Finanziarizzazione/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)


Nel 2008, per le grandi banche americane arrivo’ il conto per l’incauta emissione del «denaro bancario» […]
Sino a quel momento il mantra neoliberista aveva predicato (fra le entusiastiche adesioni della grande maggioranza degli economisti) di aver definitivamente sconfitto le grandi crisi cicliche – con buona pace di Marx. Si pensava che a impedirlo sarebbero stati gli algoritmi e la distribuzione del debito, in una marea di titoli derivati, ciascuno composto da un pezzetto di ogni singolo debito (questa era la base dei mutui subprime).
Nel frattempo, le banche continuavano a concedere prestiti a pioggia e senza alcuna garanzia […]
Il ragionamento alla base della pratica appena descritta sosteneva che, dato che si sa che ogni massa debitoria comprende una certa percentuale di insolvenza, approssimativamente quantificabile, bastava ricaricare quella percentuale su ciascun titolo derivato per riassorbire il rischio complessivo.
Di fatto questo non faceva altro che trasferire il rischio dalla banca ai sottoscrittori dei nuovi «prodotti finanziari». Insomma: le banche garantivano il proprio debito con il debito di un altro.
Le premesse del ragionamento erano false e per diversi ordini di motivi. In primo luogo perché si rifiutava la realta’ di una crescente concentrazione di capitali in pochissime mani, cui non poteva non corrispondere l’impoverimento di tutto il resto della societa’. Pertanto la percentuale di insolvenza era destinata a crescere […]
Il mancato versamento dei ratei di debito consentiva alle banche di rientrare in possesso delle case per le quali era stato concesso il prestito e, ovviamente, alle banche non restava che vendere quelle case per recuperare, almeno in parte, il capitale.
Questo causo’ l’immissione sul mercato di un considerevole numero di immobili, con il risultato di farne calare considerevolmente il prezzo. A quel punto si misero in moto altre due dinamiche: quanti chiedevano mutui per acquistare case nell’aspettativa di un loro apprezzamento per poterle rivendere a prezzo rialzato, constatando le tendenze dimercato, cessarono quella pratica, ma, soprattutto, molti debitori, constatando che sul mercato c’erano case pari a quella posseduta, ma a prezzi piu’ bassi del dovuto per estinguere il mutuo, pensarono bene di non pagare il mutuo per acquistare (magari contraendo un nuovo debito intestato alla moglie o ad altro prestanome) un’altra casa a prezzo piu’ vantaggioso.
Ma questo significo’ l’arrivo sul mercato di sempre nuovi immobili, con la conseguenza di ulteriori deprezzamenti. Ben presto l’iniziale smottamento della piramide debitoria divenne valanga e per le banche si prospetto’ l’incubo del default. In effetti la Lehman Brothers falli’ con una pesante ricaduta sulle altre banche che incautamente le avevano prestato capitali.
Tutte le altre strinsero i cordoni della borsa, guardandosi bene dal prestare alcunche’ a qualsiasi altra banca e fu il credit crunch che scarico’ la crisi dalla finanza sull’economia reale. Di fatto la crisi piu’ grave dopo quella del 1929.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddaluno-geopolitica/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Sta modificandosi anche la natura delle banche centrali.
La Banca centrale europea, in particolare, e’ sempre piu’ responsabile della finanziarizzazione trionfante.
L’istituto di Francoforte, infatti, sembra non comprendere che la disponibilita’ di una liquidita’ enorme nelle mani di pochi fondi muta i tratti della politica monetaria. Con il progressivo aumento dei tassi la Bce riduce la liquidita’, che significa credito bancario, quindi un canale di finanziamento dell’economia reale.
Ridurla alzando i tassi non significa affatto abbattere la liquidita’ che incrementa la speculazione, perche’ ormai gran parte della speculazione si alimenta attraverso i fondi e attraverso quella che era definita shadow banking e che ora si chiama “intermediazione finanziaria non bancaria”
I grandi fondi sanno fare a meno delle banche centrali, mentre l’economia reale e i debiti pubblici sono strangolati dal rialzo dei tassi.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

https://altreconomia.it/chi-controlla-i-padroni-del-mondo/
https://sbilanciamoci.info/i-fondi-dinvestimento-padroni-del-mondo/

Finanziarizzazione/Volpi

I padroni del mondo. Come i fondi finanziari stanno distruggendo il mercato e la democrazia – Alessandro Volpi – Laterza (2024)


Nel nostro paese Black Rock possiede il 5,2% di Unicredit, il 5,7% di Mps, il 5% di Intesa e il 4,8% di Telecom Italia, ma le sue partecipazioni si estendono ad Atlantia, Azimut, Prysmian, Ubi e a numerose altre realta’, oltre a quelle sopra citate, riferite a multiutility e partecipate pubbliche.
Un caso interessante e’ quello di Mediobanca. A fine ottobre del 2023 i giornali italiani hanno dato ampio spazio all’elezione del cda di Mediobanca, presentandola come uno scontro interno al “capitalismo italiano”. Non e’ proprio cosi’: il 36% del capitale di Mediobanca e’ in mano a fondi americani, tra cui ha un posto di rilievo proprio Black Rock, e un altro 18% proviene dal Regno Unito, ma e’ in larga parte composto da fondi internazionali. Dunque, ben oltre il 50% della proprieta’ di Mediobanca e’ nelle mani della grande finanza globale. La quota in mano agli azionisti italiani arriva a stento al 15%, data la presenza di fondi esteri nella Delfin della famiglia Del Vecchio.
Il “grande condizionamento” lascia dunque ben poca autonomia alla piu’ tradizionale banca d’affari italiana! Ma considerazioni analoghe si possono fare per altre societa’ (tra virgolette) “italiane”.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

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Economia di mercato/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà al collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)


Per rimettere in moto la macchina del denaro e ripristinare il potere sociale minacciato, i detentori di capitale si sono avvalsi di una serie di strategie tipiche delle fasi di contrazione economica: in primo luogo, si impegnarono a fondo per ridurre i costi dei fattori produttivi, ossia i salari, le tasse e i costi delle risorse.
Per spingere al ribasso i salari e le tasse, esistevano anche in questo caso diversi modi: lotta ai sindacati, ai salari minimi legali e agli standard lavorativi; delocalizzazione della produzione verso Paesi con manodopera a basso costo; finanziamento di campagne per la riduzione delle imposte sulle imprese; trasferimento delle sedi aziendali in paradisi fiscali, ecc. […]
La seconda reazione, anch’essa tipica delle fasi di contrazione, fu un’espansione delle attività speculative […]
Si dice spesso che la speculazione e’ sostanzialmente un gioco a somma zero per quanto riguarda la totalita’ degli speculatori; ma nella pratica le cose vanno diversamente. Infatti, mentre i profitti confluiscono nelle mani dei privati durante la fase di espansione di una bolla speculativa, non appena questa scoppia, le casse pubbliche sono solitamente pronte a compensare gran parte delle perdite e a scaricarle sulla societa’ in generale.
Un esempio tipico e’ la grande crisi bancaria e immobiliare degli Stati Uniti del 1982, nota come “Savings and Loan Crisis”: dopo lo scoppio della bolla, il settore pubblico si e’ assunto la responsabilita’ dei costi per ben 124 miliardi di dollari, mentre le societa’ private hanno dovuto coprire perdite per soli 29 miliardi. Questo schema si e’ ripetuto dall’inizio degli anni Ottanta nelle innumerevoli crisi bancarie e finanziarie, fino alla crisi finanziaria globale del 2008 e alla successiva “crisi dell’euro”. Per rendere la speculazione redditizia in modo duraturo, pertanto, non solo è necessario abolire le norme ostruzionistiche, ma anche garantire che le perdite speculative non siano sostenute dagli stessi speculatori. Sebbene questo principio sia incompatibile con l’ideologia neoliberista, esso ha ricoperto fin dall’inizio un ruolo cruciale nella pratica”

Capitalismo/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)

Le principali banche italiane hanno registrato utili nel 2023 per 43 miliardi di euro, con un incremento del 70% sull’anno precedente, quando gia’ avevano raggiunto il risultato ultrapositivo di 25,4 miliardi di euro.
La riflessione semplice e’ questa: ma come e’ possibile che in un paese in cui il Pil fatica ad arrivare ad una crescita dell’1%, dove i salari hanno perso dal 10 al 20% del proprio potere d’acquisto e dove i consumi stagnano, le banche facciano utili stellari?
La risposta e’ altrettanto semplice. I loro utili dipendono dalla differenza fra i tassi praticati sui prestiti e quelli pagati ai risparmiatori, e da una significativa riduzione del personale; in sintesi, massicci prepensionamenti.
Dunque, le banche hanno ben poco a che fare con l’economia reale.
Anche per altre due ragioni. La prima e’ costituita dalla crescente natura finanziaria del credito bancario che privilegia in maniera evidente gli acquisti di titoli finanziari, magari delle proprie azioni ed obbligazioni per remunerare meglio i propri principali azionisti, che sono i grandi fondi finanziari.
La seconda ragione e’, appunto, che gli istituti di credito, al di la’ dei proclami, hanno una tassazione che oscilla fra il 10 e il 30%, beneficiando spesso anche dei paradisi fiscali “legali”.
In breve, le banche fanno utili incredibili sui tassi di interesse, pagano profumatamente i propri super azionisti, costituiti dai fondi, e ben poco le imposte.
E versano stipendi stratosferici ai propri manager.

Info:
https://www.thedotcultura.it/alessandro-volpi-ecco-chi-sono-i-padroni-del-mondo/
https://valori.it/fondi-padroni-mondo-libro-alessandro-volpi/

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Economia di mercato/Volpi

I padroni del mondo – Alessandro Volpi – Laterza (2024)

L’emergenza e’ stata la chiave di volta di questo passaggio “finale” dal mercato al turbocapitalismo e ora all’economia artificiale: la gravita’ e la rapidita’ delle crisi, la loro origine finanziaria, la veloce distruzione di valore reale, l’incapacita’ degli ordinamenti pubblici e persino delle grandi strutture private di riformarsi in maniera profonda hanno favorito soluzioni all’insegna dell’emergenza a cui si e’ abbinata la dimensione, costante, della deroga.
Emergenza e deroga hanno di fatto fornito i materiali economici, giuridici e di legittimazione politica per restare dentro i confini teorici e pratici del capitalismo, generando tuttavia, in larga parte del pianeta, una nuova forma di funzionamento dei sistemi sociali che non ha piu’ molti legami con le tante tradizioni del passato.
In regime di emergenza, si sono prodotti fiumi di liquidita’ ad opera delle banche centrali che hanno alimentato le speculazioni e le scommesse. Poi, sempre in regime di emergenza, si sono introdotte politiche monetarie restrittive, ma senza mai, ancora in nome dell’emergenza, aver limitato il perimetro degli strumenti finanziari considerati necessari a far crescere un’economia reale in crisi. Con la legittimazione dell’emergenza, infine, si e’ consentito ai grandi fondi di comprarsi di tutto per evitare il tracollo imprenditoriale e per garantire alti rendimenti ai risparmiatori che a tali fondi avevano destinato e destinano le loro risorse.
Con l’emergenza dei conti pubblici diventano possibili le privatizzazioni e, sempre per l’emergenza, si celebrano le ricchezze accumulate con estrema rapidita’ tra una crisi e l’altra, magari sapientemente costruite proprio per mantenere l’emergenza perenne.

Info:
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Geoeconomia/Sanders

Sfidare il capitalismo – Bernie Sanders – Fazi (2024)

L’oligarchia controlla la nostra economia.
Tre società – BlackRock, Vanguard e State Street – controllano asset per oltre 20.000 miliardi di dollari, l’equivalente del prodotto intero lordo degli Stati Uniti.
Sono le maggiori azioniste delle principali banche del paese e hanno grosse quote azionarie in oltre il 96 per cento delle societa’ dell’indice S&P 500.
In altre parole esercitano un’influenza significativa su molte centinaia di aziende che danno lavoro a milioni di americani; influenzano, di fatto, l’intera economia.
E parliamo di banche […]: queste tre societa’ d’investimento di Wall Street sono le maggiori azioniste di alcune delle piu’ grandi banche americane: JP Morgan Chase, Wells Fargo e Citibank.
Parliamo quindi di trasporti. BlackRock, Vanguard e State Street sono tra i principali proprietari di tutte e quattro le maggiori compagnie aeree: American, Southwest, Delta e United.
E la sanita’? Insieme possiedono una media del 20 per cento delle maggiori case farmaceutiche.
Quanto ai media? Sono tra i maggiori azionisti diComcast, Disney e Warner Bros.Controllando così tanta parte della nostra politica e dei media, i miliardari sono liberi di accrescere la loro ricchezza e il loro potere a ritmi esponenziali […]
Il punto non e’ demonizzare gli oligarchi. Ne’ si tratta di invidiarli. Tipi come Musk, Bezos, Zuckerberg, Gates, Buffett, i Walton, i Koch e via dicendo sono di solito intelligenti. Tendono a lavorare sodo e rischiare; sono spesso innovativi.
Quando ci fissiamo su un personaggio in vista inficiamo il discorso, creando la falsa impressione che il problema siano un paio di mele marce.
La lotta contro l’oligarchia americana – e il sistema plutocratico che la favorisce – non ha niente a che vedere con dei singoli personaggi.
La diseguaglianza non e’ un fatto di individui: e’ una crisi sistemica.
E’ ora di farla finita con una cultura che non solo accetta ma in realta’ crea il grado osceno di diseguaglianza, ingiustizia e avidita’ incontrollabile che tanto sta danneggiando il nostro paese e il mondo intero. Dobbiamo prenderne atto, come cittadini e come attivisti e leader politici.

Info:
https://maremosso.lafeltrinelli.it/recensioni/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders-libro
https://cultura.tiscali.it/libri/articoli/sfidare-capitalismo-sanders-manifesto-sinistra/

https://othersouls.it/sfidare-il-capitalismo-un-viaggio-verso-lequita-sociale/
https://www.marx21.it/cultura/sfidare-il-capitalismo-bernie-sanders/

Finanziarizzazione/Galli

Arricchirsi impoverendo. Multinazionali e capitale finanziario nella crisi infinita – Giorgio Galli, Francesco Bochicchio – Mimesis (2018)

Il capitale finanziario ha dato libera stura al proprio volto peggiore e alla speculazione, che, contrariamente a quanto avvenuto fino ad adesso, e’ ora in grado di arrecare danni non piu’ sopportabili.
In virtu’ del ricorso abnorme ai contratti derivati, che sono la forma piu’ rischiosa di investimenti, le banche d’affari americane sono andate in crisi gravissima nel 2008, e in violazione dei principi del liberismo e’ stato necessario il salvataggio da parte del Tesoro americano, con un esborso pauroso.
Le banche d’affari, dopo il salvataggio, sono riuscite a impedire qualsivoglia riforma del settore finanziario e hanno continuato imperterrite nei loro comportamenti ultra-speculativi, operando anche a danno degli Stati sovrani deboli e compiendo illeciti paurosi.
Chi potra’ risanare gli effetti della prossima crisi, inevitabile (a meno di un riformismo socialdemocratico di sinistra conflittuale e incisivo e non rinunziatario, che il capitale ben difficilmente rendera’ possibile, riformismo socialdemocratico di sinistra che unirebbe contestualmente le caratteristiche di salvare il sistema e di consentire alla classe salariata di organizzarsi) visto il dissennato ricorrere delle banche d’affari alla speculazione, alla ricerca di profitti enormi, convinte di traslare sullo Stato e sul risparmio le perdite?

Info:
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/marchesi-libero-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf
https://www.mimesisedizioni.it/rassegna/quotidiano-sud-arricchirsi-impoverendo-galli-bochicchio.pdf

Societa’/Wagenknecht

Sahra Wagenknecht – Contro la sinistra neoliberale – Fazi (2022)

Il passaggio dalla societa’ industriale a quella del terziario e’ stato dunque favorito da tre processi: l’automatizzazione della produzione, la globalizzazione dei processi produttivi e l’outsourcing.
Mentre il primo processo ha reso l’economia piu’ produttiva ed efficace, per quanto riguarda gli altri due non si e’ trattato di tecnologie moderne, ma di una strategia aggressiva per una nuova distribuzione dei redditi all’interno degli Stati industrializzati: a favore dei proprietari di grandi capitali finanziari e industriali, ai quali e’ arrivata la gran parte dei guadagni delle multinazionali e delle banche, e ai danni del ceto medio, in particolar modo degli operai delle industrie, che hanno dovuto fare ricorso agli uffici di collocamento o si sono reinventati in qualche professione dei servizi malpagata e priva di tutele […]
Molti operai un tempo attivi nelle industrie hanno vissuto un drammatico crollo sociale con la perdita del posto di lavoro e il passaggio all’impiego in servizi poco qualificati: tutto cio’ per cui si e’ combattuto per due secoli – sicurezza, norme collettive, contratti di lavoro standardizzati, possibilita’ di avanzamento, tutto e’ andato perso nel giro di pochi decenni.
E sulla testa di quanti sono riusciti finora a conservare il posto di lavoro nell’industria, rimanendo dunque in un settore al momento piu’ protetto e meglio pagato, pende comunque la spada di Damocle, minacciosa e sgradevole, che possa finire male anche per loro o almeno per i loro figli. Anche perche’ lavoro occasionale e contratti a termine sono entrati prepotentemente pure nelle fabbriche e i salari minimi si sono fatti strada nelle professioni classiche dell’industria.
Continue riorganizzazioni dei processi produttivi e contratti diversissimi per attivita’ pressoche’ identiche minano il senso di coesione tra le maestranze. Anche le possibilita’ di avanzamento per gli operai specializzati ma privi di formazione accademica sono ormai praticamente pari a zero.
Colpisce vedere quanto oggi siano di nuovo diffusi nella classe operaia sentimenti quali la paura, l’angoscia e il senso di vulnerabilita’.

Info:
https://www.lafionda.org/2022/06/15/recensione-di-contro-la-sinistra-neoliberale-di-sahra-wagenknecht/
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/05/wagenknecht-lespresso.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/06/wagenknecht-domenica-il-sole-24-ore.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-il-fatto-quotidiano.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/11/wagenknecht-lindice-dei-libri-del-mese.pdf
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2022/07/wagenknecht-avvenire.pdf
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-recensione_di_contro_la_sinistra_neoliberale_di_sahra_wagenknecht/39329_46608/
https://www.sinistrainrete.info/sinistra-radicale/27587-danilo-ruggieri-la-sinistra-alla-moda.html

Europa/Parsi

Vittorio Emanuele Parsi – Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – il Mulino (2022)

Il modo in cui la troika (per due terzi) europea ha massacrato i greci per «salvarli» (?) dal fallimento in occasione della crisi dell’euro non ha di sicuro giovato: ne’ al popolo greco ne’ alla credibilita’ dell’Unione.
In quell’occasione – come in altre peraltro – la UE e’ apparsa molto piu’ incline a preoccuparsi per la salute delle banche creditrici (tedesche e francesi innanzitutto), impedendo che il tanto invocato mercato punisse con tutto il suo rigore il moral hazard dei propri manager, piuttosto che intenta ad alleviare le condizioni disperate dei debitori.
In maniera tanto irrazionale quanto scorretta e diseducativa, le istituzioni europee hanno stabilito un principio che con le regole del mercato fa letteralmente a pugni: la speculazione, tanto piu’ quando e’ consapevole e alimentata da evidenti asimmetrie informative, e’ protetta e tutelata in ambito europeo.
I banchieri e gli speculatori finanziari sanno che l’Unione non consentira’ che siano loro a pagare il prezzo delle proprie scelte azzardate oltre il lecito. Per cui, chiunque voglia prestare denaro a potenziali creditori, anche quando questi siano molto probabilmente insolventi, puo’ accomodarsi, tanto ha solo da guadagnare.
A chi osserva che «i greci sono stati puniti per aver mentito all’Unione e barato sui conti pubblici», occorre far notare che semmai sono stati alcuni politici greci a mentire, ma che le loro colpe ricadono su un intero popolo. Un popolo che non poteva sapere quello che stava succedendo e che e’ chiamato a rispondere in solido, sulla sua pelle, di quanto avvenuto ed e’ persino criminalizzato e ridicolizzato per aver «vissuto oltre i propri mezzi».
Un gruppo ristretto di manager bancari e finanziari, che aveva ben altri, piu’ sofisticati e potenti strumenti per intuire che qualcosa non quadrava nei cosiddetti «fondamentali macroeconomici» della Grecia, non ha invece pagato alcun prezzo, e vede i costi dei suoi calcoli avventati scaricati sulle spalle del popolo greco.
C’e’ poco da stupirsi se questa Unione non e’ ne’ amata ne’ stimata da un numero crescente dei suoi cittadini.
Sono episodi gravi e ripetuti come questi ad aver accentuato la percezione che, per come si e’ trasformata a partire dal Trattato di Maastricht, questa Unione rappresenti sempre piu’ «l’Europa delle banche» e sempre meno «l’Europa dei cittadini».

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-o-cambio-di-rotta-per-l-ordine-liberale-di-vittorio-emanuele-parsi/
https://it.gariwo.net/libri-and-co/libri/etica-e-democrazia/titanic-naufragio-o-cambio-di-rotta-per-lordine-liberale-24859.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/