Economia di mercato/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo – Rizzoli (2020)

Il cosiddetto «mondo occidentale» e’ composto da circa novecento milioni di persone, ma attualmente sul pianeta ci sono altri sei miliardi e seicento milioni di esseri umani, con visioni e culture diverse, che in un certo senso si considerano i perdenti nel processo di sviluppo e globalizzazione.
Non c’e’ quindi da stupirsi se la maggior parte degli abitanti della Terra desidera che i ruoli si invertano per poterne diventare i privilegiati […]
La versione piu’ ristretta di «mondo occidentale» e’ costituita da Europa, Stati Uniti, Canada, Australia e Nuova Zelanda.
In una prospettiva piu’ ampia, bisognerebbe includere altri Paesi sviluppati, come quelli ispano-americani, Israele e Sudafrica.

Info:
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/

Geoeconomia/Banos

Pedro Banos – Cosi’ si controlla il mondo – Rizzoli (2020)

Il processo di globalizzazione, ideato e fomentato principalmente dal mondo anglosassone – Regno Unito e Stati Uniti –, sta subendo una profonda trasformazione, il cui risultato e’ al momento imprevedibile.
Adesso la Cina, ancora ufficialmente comunista, vuole trasformarsi nella paladina del capitalismo.
Lo sterminato Paese asiatico e’ attualmente la seconda economia mondiale, subito dopo gli Stati Uniti, ma risulta essere la prima in termini di prodotto interno lordo a parita’ di potere d’acquisto e si e’ posta come obiettivo quello di diventare leader mondiale della globalizzazione e del libero scambio […]
Per raggiungere i suoi ambiziosi obiettivi, con la palese finalita’ di imporsi come dominatrice dell’economia mondiale, la Cina ha scommesso sull’innovazione, come principale propulsore del suo attuale «salto in avanti», e su una serie di accordi commerciali liberi e aperti.
In realta’, quello a cui punta il gigante asiatico e’ creare una «neoglobalizzazione» della quale non solo sarebbe il regista, bensi’ il dominatore indiscusso. Avrebbe la capacita’ di inondare i mercati di tutto il mondo con diverse tipologie di prodotti – dalle manifatture all’alta tecnologia –, ma a un prezzo decisamente inferiore a quello offerto dai Paesi con un livello di sviluppo socioeconomico piu’ alto.
Una simile concorrenza gli apporterebbe incredibili vantaggi che a loro volta favorirebbero i progressi in altri campi – da quello militare convenzionale al cyberspazio, al settore spaziale –, cosa che preoccupa moltissimo i Paesi 
che finora hanno diretto l’orchestra planetaria.
Per conseguire una crescita economica cosi’ ambiziosa, la Cina sta realizzando piani concreti di «connettivita’» fisica e virtuale su scala mondiale allo scopo di creare solidi legami economici in un territorio che copre quasi il 60 per cento del PIL mondiale e riunisce il 75 per cento della popolazione del pianeta. Tra gli altri, la nuova «via della seta» – il trasporto diretto ferroviario dal suo territorio ai Paesi europei – e la via della seta marittima del XXI secolo, che dovrebbe collegare la Cina all’Africa, al Sud America e all’Oceano Atlantico.
Il paradosso di un Paese comunista che punta a trasformarsi in portabandiera del capitalismo piu’ estremo e’ un perfetto esempio dell’influenza che l’economia esercita sulla politica interna e sulla geopolitica.
Resta da vedere la reazione degli Stati Uniti dinanzi a questa «usurpazione», da parte della Cina, della loro opera globalizzatrice. Non possiamo aspettarci che restino a braccia conserte mentre la Cina cerca di impossessarsi economicamente del mondo attraverso la sua «neoglobalizzazione». Senza dubbio, lo scontro con mezzi economici e’ servito e sara’ una battaglia all’ultimo sangue

Info:
https://dasapere.it/2020/11/22/pedro-banos-racconta-come-si-controlla-il-mondo/
https://www.startmag.it/mondo/come-la-cina-prova-a-fare-la-parte-del-dragone/

Capitalismo/Mason

Paul Mason – Il futuro migliore. In difesa dell’essere umano – il Saggiatore (2019)

Il neoliberismo non e’ soltanto il modello piu’ recente del capitalismo industriale.
E’ profondamente diverso da tutti i modelli precedenti sotto tre aspetti.
In primo luogo, e’ un modello che invece del raggiungimento di accordi paternalistici coi sindacati, ne persegue l’annientamento. Questo e’ vero tanto a Shanghai quanto in Virginia. Di conseguenza, il neoliberismo sconvolge inesorabilmente il contesto fisico, sociale e istituzionale […]
In secondo luogo, e’ transnazionale. Crea un mercato globale e industrie ripartite su scala mondiale, insieme a meccanismi di controllo che sono al di sopra degli stati nazionali. Di conseguenza, per la prima volta nella storia moderna, gli stati nazionali sono stati riprogettati per agire per conto di un’elite sovranazionale, la cui ricchezza e’ principalmente finanziaria.
In terzo luogo, il neoliberismo e’ stato modellato intorno alla crescita della tecnologia informatica e la tecnologia informatica sconvolge i meccanismi che sono stati alla base del capitalismo per due secoli e mezzo: la capacita’ di mantenere i prezzi sensibilmente piu’ alti dei costi di produzione e la capacita’ di creare nuovi posti di lavoro per tutti quelli che avevano perso il lavoro per colpa delle macchine.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/libro/il-futuro-migliore/
https://ilmanifesto.it/la-rivolta-dei-fiocchi-di-neve/
https://www.pulplibri.it/manifesto-ottimista-per-ripartire-oggi/

Capitalismo/Piketty

Thomas Piketty – Capitale e ideologia. Ogni comunita’ ha bisogno di giustificare le proprie disuguaglianze – LaNave di Teseo (2020)

Diversi studi e ricerche hanno documentato il ruolo centrale assunto dai socialdemocratici europei, e in particolare dai socialisti francesi, nell’impulso alla liberalizzazione dei flussi di capitale attuata, in Europa e nel mondo, a partire dalla fine degli anni ottanta del Novecento […]
Tuttavia, non sembra che i protagonisti dell’epoca avessero pienamente compreso le conseguenze a lungo termine di una liberalizzazione assoluta dei flussi di capitale […]
La liberalizzazione dei flussi di capitali genera difficolta’ quando non e’ accompagnata da accordi internazionali che consentano sia scambi automatici d’informazioni sull’identita’ dei titolari dei capitali stessi, sia l’attuazione di una politica coordinata ed equilibrata di regolamentazione e di tassazione adeguata degli utili, dei redditi e dei patrimoni interessati.
Il problema e’ che la libera circolazione delle merci e dei capitali, cosi’ come la si e’ attuata a livello mondiale a partire dagli anni ottanta del secolo scorso, sotto l’influenza sia degli Stati Uniti sia dell’Europa, e’ stata concepita a prescindere da qualsiasi obiettivo fiscale e sociale: come se la globalizzazione potesse fare a meno di un gettito fiscale, di investimenti nel campo dell’istruzione, di regole sociali e ambientali.
A quanto sembra, l’assunto implicito e’ che ogni Stato-nazione debba affrontare da solo questi temi, mentre i trattati internazionali avrebbero l’unica funzione di organizzare la libera circolazione, e d’impedire agli Stati di ostacolarla

Info:
https://www.internazionale.it/opinione/annamaria-testa/2020/06/24/thomas-piketty-capitale-ideologia
https://www.aggiornamentisociali.it/articoli/capitale-e-ideologia-intervista-a-thomas-piketty/
https://www.ilmessaggero.it/libri/capitale_e_ideologia_il_nuovo_saggio_di_piketty_star_dell_economia_pop-5299153.html
http://temi.repubblica.it/micromega-online/piketty-il-capitalismo-non-e-piu-in-grado-di-giustificare-le-sue-disuguaglianze/
https://www.huffingtonpost.it/2018/09/08/lincubo-social-nativista-italiano-potrebbe-molto-rapidamente-riguardarci-da-vicino-piketty-avverte-le-democrazie-europee_a_23520935/

Lavoro/Bremmer

Ian Bremmer – Noi contro loro. Il fallimento del globalismo – Universita’ Bocconi (2018)

Come nel passato, le nuove tecnologie creeranno nuovi posti di lavoro e nuovi tipi di lavoro.
Ma la crescente automazione dei luoghi di lavoro, i progressi nell’apprendimento automatico e l’introduzione diffusa nell’economia di nuove forme di intelligenza artificiale faranno si’ che i lavori del futuro richiedano livelli sempre piu’ alti di istruzione e di addestramento. […]
Nel novembre 2016, le Nazioni Unite hanno avvertito che due terzi di tutti i posti di lavoro nel mondo in via di sviluppo sono a rischio.
Mentre negli Stati Uniti l’automazione e i progressi nell’intelligenza artificiale minacciano il 47 percento di tutti i posti di lavoro, per la Nigeria, che ha 140 milioni di abitanti, il rischio riguarda il 65 per cento dei posti di lavoro, per l’India, con 1,3 miliardi di abitanti, il rischio robot incombe sul 69 per cento dei posti di lavoro e per la Cina, un paese con 1,4 miliardi di abitanti, raggiunge il 77 per cento.
Si tratta di grandi sconvolgimenti che investiranno i destini personali di un’enorme quantita’ di persone.
Ancora una volta, cio’ non significa che tutti questi lavori scompariranno. Il punto e’ che, anche se un tipo di lavoro e’ semplicemente sostituito da competenze di tipo nuovo, che integrano il lavoro delle macchine, la transizione sara’ molto dura e su una scala storicamente senza precedenti.

Info:
https://www.forbes.com/sites/it/2018/07/31/ian-bremmer-noi-contro-di-loro-libro-intervista-populismo-trump/?sh=6629ca1f450d
https://megachip.globalist.it/pensieri-lunghi/2018/07/28/governare-la-complessita-1-ian-bremmer-noi-contro-loro-il-fallimento-del-globalismo-2028660.html

Geoeconomia/Santangelo

Salvatore Santangelo – Geopandemia. Decifrare e rappresentare il caos – Castelvecchi (2020)

Sia Angela Merkel che Ursula von der Leyen interpretano la stabilità e la crescita della Germania come vincolate al tema della stabilita’ dell’Europa e dell’Euro.
Oltre che con la sfida della Brexit, l’attuale architettura europea, dovra’ affrontare alcune contraddizioni – acuite dalla dinamica geopandemica – che investono due altri Paesi centrali: l’Italia e la Francia, che oscillano tra un interesse nazionale che le porta (per ora) a mantenere aperti i mercati per la loro vocazione all’export e al contempo subiscono l’insofferenza dei propri ceti medi che invece sono stati fortemente spiazzati dalla globalizzazione e quindi si orientano elettoralmente verso formazioni populiste e sovraniste che pero’ presentano, soprattutto in Italia, piu’ di un ambiguita’ nella propria collocazione internazionale.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135303
https://www.letture.org/geografia-economica-dell-europa-sovranista-gianmarco-ottaviano/
https://www.pandorarivista.it/articoli/europa-sovranista-di-gianmarco-ottaviano/

Economia di mercato/Harvey

David Harvey . L’enigma del capitale e il prezzo della sua sopravvivenza – Feltrinelli (2011)

La “globalizzazione” e’ stata agevolata anche da una profonda riorganizzazione del sistema dei trasporti, che ha ridotto i costi della movimentazione delle merci.
La containerizzazione, un’innovazione vitale, ha permesso di assemblare parti e componenti fabbricati in Brasile per produrre auto “made in Detroit”.
I nuovi sistemi di comunicazione hanno consentito di organizzare in maniera efficiente la catena di produzione delle merci nello spazio globale (le imitazioni delle griffe parigine, prodotte negli sweatshops di Hong Kong, potevano essere inviate quasi immediatamente a Manhattan).
Le barriere artificiali al commercio, come i dazi e i contingenti di importazione, sono state gradualmente ridotte.
Soprattutto, e’ stata creata una nuova architettura finanziaria per favorire il flusso internazionale di capitale liquido verso le destinazioni dove poteva essere impiegato nella maniera piu’ redditizia.
La deregolamentazione della finanza, cominciata alla fine degli anni settanta, ha accelerato dopo il 1986 ed e’ diventata inarrestabile negli anni novanta.

Info:
http://www.spazioterzomondo.com/2012/05/recensione-david-harvey-l%E2%80%99enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-feltrinelli/
http://contropiano.org/contropianoorg/aerosol/vetrina-pubblicazioni/2011/07/05/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza-02315
http://www.millepiani.org/recensioni/l-enigma-del-capitale-e-il-prezzo-della-sua-sopravvivenza

Lavoro/Ferrera

Maurizio Ferrera – La societa’ del Quinto stato – Laterza (2019)

I contemporanei mercati del lavoro possono essere suddivisi in quattro diversi comparti.
Il primo raggruppa i posti di lavoro a qualifiche medie e alte nei settori esposti alla concorrenza internazionale: caso tipico, l’industria manifatturiera. Nella misura in cui le imprese di un dato paese continuano a innovare e a penetrare i mercati esteri, i livelli di occupazione di questo primo comparto hanno la possibilita’ di rimanere stabili e persino di registrare qualche aumento.
A dispetto dei rivolgimenti interni, la manifattura italiana non ha ad esempio sofferto troppo durante la crisi e riesce ancora ad assorbire ogni anno una quota di giovani proporzionalmente piu’ alta rispetto alla Germania.
Il secondo comparto riguarda sempre i settori esposti, ma raggruppa i posti di lavoro a basse qualifiche. Sappiamo che la globalizzazione e soprattutto l’innovazione tecnologica non minacciano direttamente le qualifiche, ma le mansioni: vi sono dunque alcuni margini per riorganizzare i processi produttivi in modo da conservare almeno una parte dei posti di lavoro a rischio a causa dell’automazione e dei robot. Tuttavia simili riorganizzazioni consentono di rallentare, ma non di neutralizzare l’ineluttabile distruzione di posti di lavoro in questo secondo comparto […]
Gli altri due comparti riguardano i settori non (o scarsamente) esposti alla concorrenza estera e strettamente legati al contesto territoriale di riferimento.
Nel terzo troviamo le occupazioni ad alte e medie qualifiche nel settore pubblico (incluse sanita’ e istruzione) e in molti servizi privati rivolti sia direttamente alla popolazione residente (ad esempio banche e assicurazioni), sia alla valorizzazione e allo sfruttamento economico del territorio, in particolare tramite il turismo. Qui le prospettive di crescita occupazionale sono significative, ma dipendono dalle risorse disponibili per la pubblica amministrazione nonche’ dalla creazione di nuove filiere di servizi capaci di espandere la cosiddetta white economy (servizi sanitari e di cura) e la green economy (ambiente) […]
Nel quarto e ultimo comparto troviamo infine i rami bassi – in termini di qualifiche – della pubblica amministrazione e dei servizi non pubblici, inclusi quelli «di prossimita’» alle persone e alle famiglie.
Qui gli effetti delle nuove tecnologie saranno relativamente limitati (pensiamo all’assistenza sociale) e la globalizzazione non e’ una minaccia: si tratta infatti di servizi che non possono essere delocalizzati, esattamente come nel terzo comparto.
L’invecchiamento demografico e la crescente occupazione femminile, con le relative esigenze di conciliazione, alimenteranno la domanda di lavoro non particolarmente qualificato in vari settori: dalla ristorazione alla cura di anziani e bambini, dalla distribuzione commerciale alla fornitura di servizi a domicilio.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858139790
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-del-quinto-stato-di-maurizio-ferrera/
https://maurizioferrera.wordpress.com/2018/07/16/il-quinto-stato/
https://www.corriere.it/cultura/19_settembre_17/quinto-stato-serve-nuovo-welfare-proposte-maurizio-ferrera-585a6428-d96a-11e9-8812-2a1c8aa813a3.shtml

Capitalismo/Milanovic

Branko Milanovic – Capitalismo contro capitalismo. La sfida che decidera’ il nostro futuro – Laterza (2020)

Quando il trasporto delle merci era pericoloso e costoso, la produzione e il consumo dovevano coincidere geograficamente e le comunità consumavano cio’ che producevano […]
Poi venne la rivoluzione industriale, che abbasso’ i costi di trasporto delle merci. Questo rendeva possibile la spedizione di prodotti verso destinazioni lontane e diede origine alla prima globalizzazione, o primo «spacchettamento»(unbundling), come lo definisce Baldwin: le merci si producevano «qui» e si consumavano «la’». Questo fenomeno ha anche fornito all’economia praticamente tutti i concetti e gli strumenti intellettuali che usiamo ancora oggi.
Il primo spacchettamento creo’ una nuova preoccupazione per la bilancia commerciale nazionale, introducendo cosi’ il mercantilismo […]
Praticamente tutti gli strumenti dell’economia moderna sono ancora radicati nel modo in cui e’ avvenuto il primo spacchettamento, le cui principali caratteristiche sono state (a) il commercio di beni, (b) gli investimenti esteri diretti (che, in assenza di altri mezzi per garantire i diritti di proprieta’ in luoghi lontani, hanno portato al colonialismo) e (c) gli Stati-nazione […]
Oggi, in quello che Baldwin identifica come il secondo spacchettamento (e la seconda globalizzazione), tutti e tre gli attori principali sono cambiati. Ora, il controllo e il coordinamento della produzione si fanno «qui», ma la produzione effettiva delle merci avviene «la’».
Notiamo la differenza: prima si spacchettano la produzione e il consumo, poi la produzione stessa. Lo spacchettamento della produzione e’ stato reso possibile dalla rivoluzione delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, che ha permesso alle aziende di progettare e controllare i processi dal centro e di estendere la produzione a centinaia di unita’ o a subappaltatori sparsi in tutto il mondo. I costi minimi del trasporto delle informazioni (in sostanza, la capacita’ di coordinare e controllare indipendentemente dalla distanza) hanno rappresentato per il secondo spacchettamento cio’ che il basso costo del trasporto marittimo ha significato per il primo. Ora, i principali attori sono (a) l’informazione e il controllo (invece dei beni), (b) le istituzioni coercitive globali (invece del colonialismo), e (c) le aziende (invece delle nazioni) […]
Lo spacchettamento definitivo (almeno dal punto
di vista odierno) arrivera’ con la capacita’ del lavoro di muoversi senza soluzione di continuita’. Cio’ avverra’ quando i costi di spostamento della manodopera o del telelavoro scenderanno. Per le operazioni che richiedono la presenza fisica di una persona, il costo del suo spostamento temporaneo in un luogo diverso e’ ancora elevato. Ma se la necessita’ della presenza fisica di un lavoratore viene risolta attraverso il controllo da postazione remota, come gia’ accade con i medici che eseguono interventi chirurgici a distanza utilizzando dei robot, allora anche il lavoro si potra’ globalizzare.
Il terzo spacchettamento, quello della manodopera (come fattore nel processo produttivo) dalla sua collocazione fisica, ci fara’ pensare alle migrazioni e ai mercati del lavoro in modo molto diverso: se compiti che oggi richiedono la presenza fisica di un lavoratore potranno essere svolti a distanza da una persona in un qualsiasi punto del globo, allora la migrazione dei lavoratori diventera’ molto meno importante.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858135846
https://www.doppiozero.com/materiali/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo
https://sbilanciamoci.info/branko-milanovic-capitalismo-contro-capitalismo/

Geoeconomia/Castronovo

Valerio Castronovo – Chi vince e chi perde. I nuovi equilibri internezionali – Laterza (2020)

La globalizzazione ha percio’ smentito le previsioni iniziali di Washington e dei governi occidentali su un ulteriore ampliamento della propria sfera d’influenza e di penetrazione economica su scala planetaria.
Cina e India hanno preso il largo, mentre l’America e l’Europa sono state frattanto azzoppate da quella sorta di boomerang che e’ stata la grande crisi esplosa nel 2008.
L’assenza di norme adeguate che assicurassero una reale governance multilaterale della globalizzazione e gli effetti patologici di una straripante finanziarizzazione dell’economia hanno infatti agito da principali generatori del devastante cortocircuito avvenuto nel cuore del sistema capitalistico. Al punto da evocare i fantasmi del drammatico crollo nel 1929 di Wall Street e della Grande depressione perpetuatasi negli anni Trenta.
Quanto sia stato dirompente l’impatto sulle societa’ occidentali del sisma avvenuto fra il 2007 e il 2008, al culmine di una stagione di convulse speculazioni finanziarie, lo si seguita a constatare ai giorni nostri in forme e dimensioni sempre piu’ evidenti. Poiche’ s’e’ infranto non solo un insieme di certezze e garanzie di stabilita’ e sicurezza; ma perche’ si sono moltiplicate, in seguito a una dilatazione delle disuguaglianze sociali, le apprensioni e le angosce a tal punto che esse sono divenute una condizione esistenziale intrinseca per una parte crescente delle classi popolari.

Info:
https://www.laterza.it/index.php?option=com_laterza&Itemid=97&task=schedalibro&isbn=9788858140710
http://www.economiaitaliana.it/it/articolo.php/Chi-vince-e-chi-perde-nella-grande-sfida-globale-per-la-egemonia-del-mondo?LT=CULT&ID=39848