Geoeconomia/Zizek

La nuova lotta di classe. Rifugiati, terrorismo e altri problemi coi vicini – Slavoj Žižek – Ponte alle grazie (2016).

Nonostante tutte le critiche al neocolonialismo economico, molti ancora non sembrano accorgersi appieno degli effetti devastanti che ha avuto la globalizzazione dei mercati su molte economie locali, deprivandole della loro elementare autosufficienza […]
Il caso che piu’ chiaramente dimostra le nostre colpe e’ l’odierno Congo, che si afferma ancora una volta come il «cuore di tenebra» d’Africa […]
Gia’ nel 2001, un’inchiesta delle Nazioni Unite sullo sfruttamento illegale delle risorse naturali congolesi aveva appurato che il conflitto in atto nel paese riguarda soprattutto l’accesso, il controllo e il commercio di cinque risorse minerarie fondamentali: coltan, diamanti, rame, cobalto e oro.
Dietro la facciata della guerra etnica, scorgiamo cosi’ i meccanismi del capitalismo globale.
Il Congo non esiste piu’ come Stato unitario; e’ una molteplicita’ di territori governati da signori della guerra locali che controllano la loro striscia di terra servendosi di eserciti che, di consueto, annoverano bambini drogati.
Ognuno dei signorotti fa affari con un’impresa o una compagnia straniera, che sfrutta il piu’ possibile le ricchezze minerarie della regione. Ironia della sorte, buona parte dei minerali viene usata per costruire prodotti ad alta tecnologia, come computer portatili e cellulari.
Dunque scordatevi che si tratti di condotte selvagge da parte degli indigeni: togliete dall’equazione le industrie straniere high-tech e tutta la narrazione a base di guerre etniche fomentate da antiche passioni va in pezzi.
E’ da qui che dobbiamo cominciare se vogliamo davvero contribuire a interrompere il flusso di rifugiati che proviene dai paesi dell’Africa.
La prima cosa e’ tener presente che la maggior parte dei rifugiati proviene da «Stati falliti», Stati in cui ogni autorita’ pubblica e’ quasi del tutto destituita, per lo meno in ampie zone dei paesi in questione (Siria, Libano, Iraq, Libia, Somalia, Congo e cosi’ via). In tutti questi casi, la disintegrazione del potere statale non e’ un fenomeno puramente locale ma il risultato di decisioni economiche e politiche internazionali; in alcuni, come in Libia e in Iraq, e’ persino il diretto risultato di interventi occidentali.
Il nuovo fenomeno degli «Stati falliti» fra la fine del ventesimo e l’inzio del ventunesimo secolo non e’ – chiaramente – un involontario e sfortunato accidente; e’ piuttosto uno dei modi in cui le grandi potenze praticano il colonialismo economico.

Info:
https://www.studocu.com/it/document/universita-degli-studi-di-modena-e-reggio-emilia/semiotica-dei-media/libro-zizek-riassunto-veloce-la-nuova-lotta-di-classe/8305531

Europa/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Come la maggior parte delle guerre, soprattutto quelle mondiali, anche questa non e’ andata secondo i piani e ci ha gia’ procurato diverse sorprese.
[Tra le tante,] il crollo di qualsiasi forma di volonta’ europea.
In origine, l’Europa consisteva essenzialmente nella coppia franco-tedesca la quale, a partire dalla crisi del 2007-2008, aveva certamente assunto i caratteri di un matrimonio patriarcale, con la Germania nel ruolo del marito dominante che non presta piu’ ascolto a quanto gli dice la coniuge.
Tuttavia, anche sotto l’egemonia tedesca, si era convinti che l’Europa potesse mantenere un certo grado di autonomia. Invece, malgrado qualche iniziale riluttanza sull’altra sponda del Reno, comprese le esitazioni da parte del cancelliere Scholz, l’Unione Europea ha abbandonato in poco tempo ogni velleita’ di difendere i propri interessi.
Questa si e’ infatti privata del partner energetico e (più in generale) commerciale russo, punendo se stessa sempre piu’ duramente. La Germania ha accettato senza battere ciglio il sabotaggio dei gasdotti Nord Stream, i quali assicuravano in parte il suo approvvigionamento energetico, un atto terroristico diretto sia contro di lei che contro la Russia e perpetrato dal suo “protettore” americano di concerto, per l’occasione, con la Norvegia, un paese che non fa parte dell’Unione […]
Abbiamo assistito anche all’evaporazione della Francia di Emmanuel Macron dalla scena internazionale, mentre la Polonia e’ diventata il principale agente di Washington in seno all’Unione Europea, rimpiazzando in tale ruolo il Regno Unito ormai uscito dall’UE grazie alla Brexit.
Il continente, nel suo complesso, ha visto subentrare all’asse Parigi-Berlino quello Londra-Varsavia-Kiev guidato da Washington. Questa evanescenza dell’Europa in qualita’ di attore geopolitico autonomo non puo’ che lasciare perplessi.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

 

Geoeconomia/Parsi

Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2022)

E’ stata spesso evocata l’ipotesi di una «nuova Guerra Fredda», un’immagine che potrebbe catturare anche una possibile prospettiva dell’involuzione dei rapporti sino-americani.
Fermo restando che ogni analogia storica e’ sempre forzatamente ingannevole, dobbiamo aggiungere che la divaricazione tra la politica americana e quella di Russia e Cina apre uno scenario diverso da quello della Guerra Fredda.
Fino al 1989, infatti, il confronto tra USA e URSS concentrava al suo interno tanto la dimensione politico-ideologica quanto quella strategico-militare. L’intesa o la non intesa tra Washington e Mosca determinavano lo stato di maggiore o minore tensione dell’intero sistema internazionale. Per contro, la dimensione economica ne era in gran parte esclusa, perche’ i sistemi economici capitalista e collettivista avevano pochi punti di contatto e interscambio, per lo piu’ concentrati nei settori cerealicolo ed energetico.
Oggi la partita vede impegnati tre giocatori di cui uno considerato e «atteso» in costante crescita – la Cina – e gli altri due declinanti, sia pure con modalita’ e forme differenti e comunque in grado di produrre sussulti in controtendenza anche molto significativi: ovvero l’egemone in ripiegamento strategico, gli Stati Uniti, e la seconda superpotenza nucleare del sistema, la Russia, della quale sembra di stare assistendo al canto del cigno, perche’ al di la’ degli indubbi successi conseguiti sul piano politicomilitare in questi anni, tutti gli altri indicatori (economici, demografici, politici interni) ci parlano di un paese avviato a un inesorabile declino. 

Europa/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

Sappiamo ormai che la Russia non verra’ sconfitta. Perche’ allora accanirsi in una guerra infinita?
L’ostinazione dei leader europei sta diventando un fenomeno intrigante.
Gli obiettivi ufficiali del conflitto si basano su una visione aberrante della realta’. Rifiutando la modalita’ “emotiva” che imperversa nei media allo scopo di accecare alcuni dei nostri dirigenti, come pure i nostri popoli: […] per quale motivo, in assenza di qualsiasi minaccia militare, gli europei, e in particolare il gruppo dei sei paesi originari, si sono impegnati in un conflitto cosi’ contrario ai loro interessi e il cui intento ufficiale e’ moralmente dubbio?
Occorre ricordare che la Russia non rappresenta alcuna minaccia per l’Europa occidentale […]
I russi sono consapevoli di non disporre delle risorse demografiche e militari per espandersi a ovest […]
Perche’ l’Europa, il continente della pace, si e’ fatta coinvolgere a livello tecnico in quella che gli storici del futuro giudicheranno una guerra di aggressione? Un’aggressione, a dire il vero, molto singolare: non stiamo inviando un esercito, ma semplicemente fornendo denaro e attrezzature, sacrificando la popolazione ucraina, militare e civile […]
Malgrado queste assurdita’ e inverosimiglianze, l’Europa non e’ sprofondata nella guerra per caso, per stupidita’ o per un incidente.
Qualcosa l’ha spinta a farlo e non e’ tutta colpa degli Stati Uniti.
Quel qualcosa e’ la sua stessa implosione. Il progetto europeo e’ morto.
Un senso di vuoto sociologico e storico si e’ impadronito delle nostre elite e delle nostre classi medie. In un simile contesto, l’attacco russo all’Ucraina e’ stato quasi una manna dal cielo.
Del resto, gli editorialisti dei media non ne hanno fatto mistero: Putin, con la sua “operazione militare speciale”, stava dando un nuovo significato alla costruzione dell’Europa; l’UE aveva bisogno di un nemico esterno per ricompattarsi e andare avanti. Ma questa lettura ottimistica tradisce una verita’ piu’ oscura. L’Unione e’ un sistema pesante e complesso, ingestibile e, letteralmente, irreparabile. Le sue istituzioni si stanno svuotando, la sua moneta unica ha portato a squilibri interni irreversibili e la sua reazione alla “minaccia di Putin” non e’ necessariamente uno sforzo per ricomporsi ma, al contrario, e’ forse un impulso suicida: esprime la speranza, inconfessabile, che alla fine questa guerra infinita fara’ esplodere tutto.
Dopo aver elaborato con Maastricht una macchina disfunzionale, le nostre elite potrebbero cosi’ scaricare la responsabilita’ sulla Russia; il loro oscuro desiderio sarebbe che la guerra liberasse l’Europa da se stessa. Putin sarebbe quindi il loro salvatore, un satana redentore.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
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https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be

https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Geoeconomia/Mahbubani

Occidente e Oriente chi perde e chi vince – Kishore Mahbubani – Bocconi (2019)

Parzialmente a causa della droga inebriante di Fukuyama, i trionfalisti dell’Occidente non si sono accorti che la fine della Guerra Fredda coincideva con una svolta piu’ fondamentale della storia umana, che, lungi dal porre fine alla storia, introduceva una nuova fase storica.
Cina e India – i due giganti dormienti dell’Asia – si stavano risvegliando. La politica delle Quattro modernizzazioni di Deng Xiaoping, che inaugurava riforme profonde nell’agricoltura, nell’industria, nella difesa nazionale e nell’ambito della scienza e della tecnologia, ha acquistato velocita’ negli anni Ottanta del secolo scorso. Il primo ministro indiano Narasimha Rao ha aperto l’economia indiana nel 1991, incoraggiando gli investimenti stranieri, riducendo i dazi doganali sulle importazioni e liberalizzando i mercati […]
Gli Stati Uniti d’America hanno le migliori universita’ e think tank del mondo, come pure i professori e gli esperti piu’ influenti a livello mondiale, eppure nessuno di loro ha messo in luce allora, e nemmeno successivamente, che l’evento piu’ gravido di conseguenze storiche del 2001 non era l’11 settembre.
Era l’entrata della Cina nella WTO.
L’ingresso di quasi un miliardo di lavoratori nel sistema mondiale degli scambi avrebbe ovviamente avuto come risultato una massiccia «distruzione creativa» e la perdita di molti posti di lavoro in Occidente.
Nell’agosto 2017, una relazione della Banca dei Regolamenti Internazionali confermava che l’ingresso di nuovi lavoratori provenienti dalla Cina e dall’Europa Orientale nel mercato del lavoro era la causa di «salari reali in declino e della contrazione della quota del lavoro nel reddito nazionale».
Il rapporto aggiungeva che «ovviamente, cio’ avrebbe significato [per le economie occidentali] un aumento della disuguaglianza».
Questa e’ stata una delle principali ragioni per cui quindici anni piu’ tardi sono arrivati Trump e la Brexit. Le classi lavoratrici percepivano direttamente quello che le elite non riuscivano a captare.

Info:
https://irmaloredanagalgano.it/2019/10/01/3179/
https://www.corriere.it/oriente-occidente-federico-rampini/24_settembre_30/chi-vince-e-chi-perde-in-medio-oriente-una-lezione-di-50-anni-fa-c219a3f3-36a7-448e-9ae5-4b999c605xlk.shtml
https://www.notiziegeopolitiche.net/leggere-kishore-mahbubani-il-mondo-occidentale-da-unaltra-prospettiva/

Geoeconomia/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

Con l’attacco militare all’Ucraina, la Russia ha detto definitivamente addio alla speranza di poter trovare posto nella “casa comune europea” (Gorbaciov), in un “partenariato per la pace” (Bill Clinton) o in un’unica grande zona europea di libero scambio “da Lisbona a Vladivostok” (Putin).
Con il tentativo di conquistare Kiev e in realta’ gia’ con l’annessione della Crimea nel 2014, e’ ormai chiaro come la Russia non potesse o intendesse piu’ credere a una simile possibilita’.
Si e’ compreso dunque che il continente eurasiatico rimarra’ diviso ancora per molto tempo, spaccato da una nuova versione della cortina di ferro, economicamente e socialmente piu’ impenetrabile della precedente, questa volta pero’ con un solo paese rimasto sul lato orientale, la Russia […]
Emergono cosi’ a poco a poco nuovi blocchi a livello globale, di cui al momento appena si possono distinguere i contorni.
La Russia, esclusa ormai dall’Europa occidentale, non ha altra scelta che cercare l’appoggio della Cina, contro l’atavico timore di vedersi dominata a est.
Alla Cina, che da un’alleanza con una potenza minore come la Russia non ha molto da guadagnare, gli Stati Uniti guardano da tempo, almeno da Obama, come a un futuro rivale globale. Rispetto alla prevista lotta con la Cina per il dominio mondiale – o, se si vuole, alla spartizione del mondo in un nuovo Grande gioco globale – il confronto con la Russia in Europa non e’ che un’azione di retroguardia.
Finche’ sara’ possibile tenere alta la tensione tra Russia e Europa occidentale, guidata per mano della Nato dagli Stati Uniti, la seconda si trovera’ a essere un alleato degli Stati Uniti quanto la Russia della Cina, entrambi partner minori di una delle due grandi potenze pronte a un conflitto epocale per il dominio e l’unificazione o la spartizione del mondo.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Europa/Streeck

Globalismo e democrazia – Wolfgang Streeck – Feltrinelli (2024)

L’approccio della politica tedesca e, sempre meno raramente, anche di altri paesi alla questione dell’“Europa” e della sua legittimita’ e’ stato talvolta definito “sacralizzante”.
Il compiuto processo di sacralizzazione avvolge il “progetto europeo” di un’aura che rende immediatamente blasfemo qualunque interrogativo quanto al suo significato e al suo scopo […]
La religione civile europea si sostenta di una mitologia filoeuropeista o, per usare un termine caro alla psicologia e alla teoria letteraria decostruzionista, di narrazioni. Tale concetto, che dalla teoria letteraria e’ passato allo studio della politica, ha acquisito negli ultimi anni un uso piuttosto diffuso; esso indica un contenuto, al modo di un racconto, dal significato edificante e positivo […]
Le narrazioni, almeno quelle della politica, non mirano tanto alla verita’, quanto alla convenienza; se una narrazione esaurisce il suo potenziale, viene rimpiazzata da un’altra, piu’ adatta allo scopo.
Cosi’, negli ultimi anni, due narrazioni che a seguito della crisi del 2008 avevano ormai perso la propria efficacia, il modello sociale e la crescita, furono gradualmente sostituite da un racconto di pace con cui l’Unione europea dipinge se stessa nientemeno che come strumento per il mantenimento della pace nel continente dopo il 1945.
Come le precedenti, anche questa narrazione ha raggiunto, almeno finora, carattere altamente vincolante, per quanto informale. Molti negli ultimi anni, persino tra quanti in realta’ dovrebbero capirci qualcosa, hanno sentito il dovere di giustificare l’esistenza della Ue, se non persino dell’unione monetaria, con il desiderio di evitare il ripetersi di guerre per la contesa di territori in Europa, come nella prima meta’ del XX secolo […]
Si sostiene persino che anche l’unione monetaria abbia avuto un ruolo nel garantire la pace, come se prima del 2001, anno della sua entrata in vigore, i paesi membri non avessero gia’ deciso da piu’ di mezzo secolo di astenersi dal farsi la guerra l’un l’altro.
Per non parlare poi del fatto che, a due decenni dall’introduzione dell’unione monetaria, le relazioni attuali tra Italia, Francia e Germania sono tese come mai prima dal 1945 ad oggi, e cio’ proprio a causa dell’Europa e delle diverse e mai concordate opinioni quanto alla sua funzione.

Info:
https://www.fondazionedivittorio.it/lezione-streeck-limiti-potenzialita-della-ue-egemonie-planetarie-popoli-crisi
https://www.doppiozero.com/wolfgang-streeck-neoliberalismo-e-poi

https://www.corriere.it/la-lettura/24_giugno_21/come-sonnambuli-la-guerra-la-lettura-anteprima-nell-app-1af31e72-2fe1-11ef-8a97-996e27b017a2.shtml
https://ilmanifesto.it/uneuropa-svizzera

Capitalismo/Galli

Democrazia, ultimo atto? – Carlo Galli – Einaudi (2023)

Soprattutto con la crisi del 2008 e con il susseguirsi micidiale di pandemia, guerra e inflazione, il neoliberismo – insieme alla globalizzazione – si e’ inceppato: il succedersi di una fase disforica a quella euforica ha mostrato che il paradigma dominante esige sacrifici piu’ che offrire opportunita’, e veicola soprattutto passivita’, sfiducia, disincanto.
La liberta’ e l’autonomia promesse sono sfuggite dalle mani; la liberta’ e’ il poter scegliere merci (se si possiede il reddito sufficiente) o perfino scegliere l’identita’ di genere, purche’ non vengano intaccati i meccanismi dell’economia; il popolo, in gran parte ridotto a «neoplebe», non sembra piu’ in grado di esprimere energia politica, ne’ come unitaria potenza eccezionale (cioe’ come potere costituente) ne’ come soggetto plurale di conflitti, e neppure come insieme di cittadini motivati alla partecipazione anche solo elettorale: l’individualismo si manifesta ormai come apatia di singoli desocializzati.

Info:
https://www.doppiozero.com/democrazia-ultimo-atto
https://www.pandorarivista.it/event_listing/democrazia-ultimo-atto-con-carlo-galli-flavia-giacobbe-e-damiano-palano/
https://www.repubblica.it/cultura/2023/09/24/news/tramonto_democrazia_libro_di_carlo_galli-415666570/
https://www.youtube.com/watch?v=bMsOzzZ6B1o
https://www.raicultura.it/filosofia/articoli/2019/01/Carlo-Galli-la-crisi-della-democrazia-bdeb1652-b914-416a-871f-e0478803be64.html

Geoeconomia/Barca

Disuguaglianze e conflitto, un anno dopo. Dialogo con Fulvio Lorefice, Fabrizio Barca – Donzelli (2023)

Ed ecco che nel febbraio 2022 arriva anche la crisi bellica, con l’invasione dell’Ucraina da parte della Russia.
Non che sia la prima guerra di invasione da parte di uno Stato nazionale con vocazione imperiale; di guerre di invasione sono stati tempestati gli ultimi ottanta anni.
Non che sia, come pure si e’ scritto, la prima guerra in Europa dopo l’ultimo conflitto mondiale, vista quella terribile che per un decennio ha sconvolto l’ex Jugoslavia.
Ma questa e’ una guerra speciale e micidiale negli effetti presenti e incombenti sul futuro: per la devastazione che sta producendo; perche’ l’invasore, come gia’ in Iraq, e’ una potenza nucleare; perche’, come ci ricorda papa Francesco, gli interessi imperiali coinvolti e contrapposti sono plurimi e sono alcuni fra i piu’ grandi blocchi militari del mondo; perche’, nell’attuale fase di evoluzione tecnologica dei sistemi militari, di rarefazione dei dispositivi e dei luoghi di dialogo fra gli avversari, di potenza nella propagazione di «menzogne di guerra», i rischi di degenerazione incontrollata sono grandemente cresciuti, superando persino quelli del cinicamente ordinato mondo di guerra fredda dello scorso secolo.
Di nuovo, di fronte a tutto questo, non c’e’ nelle classi dirigenti un sussulto di consapevolezza. Anzi non c’e’ piu’ neanche la narrazione del cambiamento.
Piuttosto, ci si riarma. Si arma chi armato non era.
Si alimenta la filiera dell’industria militare, con l’inconfessato pensiero di sostenere il ciclo economico.
Si frena o si inverte l’uscita dalle fonti energetiche piu’ dannose per il clima.
Insomma, si guarda dichiaratamente indietro.

Info:
https://www.forumdisuguaglianzediversita.org/in-libreria-disuguaglianze-e-conflitto-un-anno-dopo-un-dialogo-tra-fabrizio-barca-e-fulvio-lorefice/
https://www.donzelli.it/download/6436/fcf04502efaf/avvenire.pdf
https://www.donzelli.it/download/6446/282f97300b3e/la-stampa.pdf
https://www.donzelli.it/download/6437/ee21401587c1/domani.pdf
https://www.donzelli.it/download/6434/09ce7acc9da3/fatto.pdf
https://www.sintesidialettica.it/fabrizio-barca-su-guerra-e-disuguaglianze/

Geoeconomia/Armao

Capitalismo di sangue. A chi conviene la guerra – Fabio Armao – Laterza (2024)

A partire dagli anni Novanta si assiste, da un lato, a una serie di interventi militari sotto l’egida delle Nazioni Unite o della Nato, o promossi in prima persona dall’unica superpotenza rimasta, gli Stati Uniti d’America, e allargati alla partecipazione di una cerchia piu’ o meno ampia di suoi volenterosi alleati.
Il presupposto (la pretesa) e’ garantire al ricorso alla guerra un fondamento giuridico internazionale maggiore rispetto al passato, una legittimita’ che non si riduca alla volonta’ di potenza dei singoli stati coinvolti.
Si pensi alla guerra del Golfo del 1991 contro l’Iraq reo di aver invaso il Kuwait, o all’intervento in Somalia nel 1992-1995 nel tentativo (fallito) di porre fine al sanguinoso scontro tra signori della guerra, o ai bombardamenti della Nato in Kosovo nel 1999 per arrestare le azioni di pulizia etnica delle truppe serbe contro gli albanesi.
Poi tocchera’ all’Afghanistan (dal 2001) e di nuovo all’Iraq (dal 2003), ma a valle degli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 su suolo americano, quando l’esigenza domestica di offrire ai cittadini statunitensi uno sfogo alla sindrome del rally ’round the flag suscitato da quella tragedia prende il sopravvento su qualunque residua aspirazione di fare appello al diritto internazionale.
Dall’altro lato, si assiste alla proliferazione di quelle che vengono qualificate come guerre civili perche’ interne agli stati e che tuttavia, il piu’ delle volte, si concretizzano nella spartizione cruenta di territori e risorse messa in atto da una serie di attori non statali della violenza a danno, sempre, della popolazione, costretta a migrazioni forzate: dalla disgregazione della Jugoslavia (1992-1995) alla gia’ citata Somalia e alla guerra in Congo (1998-2003), passando per il genocidio in Ruanda (1994) – per citare soltanto gli episodi piu’ noti.
Alcune di esse sono destinate a trasformarsi in arene in cui anche le medie potenze regionali possono rivendicare un proprio ruolo: la Libia del post-Gheddafi con due governi, ciascuno con i propri sponsor (Egitto ed Emirati Arabi Uniti contro Qatar e Turchia), e poi, ancora, la Siria dove concorrono la Russia, l’Iran, la Turchia. E, in entrambi i teatri, l’Isis, lo stato islamico, a sparigliare ulteriormente le carte – come nello Yemen dei bombardamenti sauditi contro i ribelli Huthi, del resto.

Info:
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/IL_FATTO_QUOTIDIANO_27012024.pdf
https://www.globalist.it/culture/2024/03/25/capitalismo-di-sangue-analisi-su-conflitti-globali-e-crisi-economica/
https://www.micromega.net/author/fabio-armao/