Populismo/Wolf

La crisi del capitalismo democratico – Martin Wolf – Einaudi (2024)


Populismo e’ un’etichetta controversa.
C’e’ chi sostiene che non la si dovrebbe usare, il che peraltro e’ molto difficile. Piuttosto, e’ indispensabile darne una definizione piu’ precisa.
Se ne possono individuare due aspetti, vale a dire l’ostilita’ verso le elite e il rifiuto del pluralismo.
Nella sua dimensione antielitaria, il populismo contrappone la gente «vera», virtuosa e oppressa, alle elite corrotte e autoritarie. Quanto alla dimensione antipluralistica, «in parole povere, i populisti non affermano: “Siamo il 99 per cento”, ma sottintendono invece: “Siamo il 100 per cento” […]
Cio’ che consegue da questa lettura del populismo, come una forma esclusoria della politica delle identita’, e’ che esso tende a mettere in pericolo la democrazia, la quale prevede invece il pluralismo e la consapevolezza che dobbiamo trovare delle soluzioni eque per vivere insieme come cittadini liberi, uguali ma anche irreducibilmente diversi. L’idea del popolo unico, omogeneo, autentico e’ una fantasia» […]
Dalla combinazione di antielitarismo e antipluralismo nasce un regime che nega la legittimita’ degli oppositori, dei partiti politici (diversi da quello al potere), dei tribunali indipendenti, e in particolare delle corti costituzionali indipendenti, della burocrazia imparziale e della stampa libera.
Per i populisti di questo tipo «“il popolo stesso” e’ un’entita’ fittizia esterna alle attuali procedure democratiche, un corpo omogeneo e moralmente unificato la cui presunta volonta’ puo’ ritrovarsi contrapposta agli effettivi risultati elettorali nelle democrazie».
I leader che assumono simili atteggiamenti vogliono porsi al di sopra della legge e mantenere il potere per sempre: in altre parole, vogliono essere dittatori […]
Infine, il leader sfrutta le crisi, o addirittura le crea ad arte, allo scopo di acquisire poteri di emergenza. Le minacce alla sicurezza nazionale sono particolarmente utili in tal senso, perche’ inducono l’opinione pubblica ad accettare senza troppi allarmismi la violazione delle normali procedure.

Info:
https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/08/05/news/il-mondo-di-oggi-si-e-rotto-a-margine-del-libro-di-martin-wolf-6818502/
https://www.ilmonocolo.com/post/la-crisi-del-capitalismo-democratico

https://www.editorialedomani.it/economia/libro-martin-wolf-bh9jht73

Populismo/Wolf

La crisi del capitalismo democratico – Martin Wolf – Einaudi (2024)

“A giudicare dai fatti” [e’] accaduto che la crescente incertezza economica ha messo i sentimenti anti-immigrazione e illiberali al servizio della politica.
Quegli atteggiamenti saranno pure esistiti in passato, in forma piu’ o meno palese, ma e’ stato per effetto del cambiamento economico che hanno assunto peso politico.
Tuttavia, se da una parte e’ evidente che i fattori economici hanno contribuito parecchio a spostare il consenso verso partiti e leader populisti, dall’altra non e’ chiaro perche’ i populisti di destra sono riusciti ad accattivarsi il sostegno della vecchia classe lavoratrice disillusa a scapito dei partiti di sinistra.
Le possibili spiegazioni sono tre. La prima: i partiti tradizionali di centro-sinistra avevano in buona misura sposato il programma economico che ha deluso le aspettative di molti e causato la crisi finanziaria, senza avanzare proposte radicalmente diverse.
La seconda: laddove una visione politica piu’ rivoluzionaria e’ riuscita a prevalere su quella convenzionale […]
Infine, il segmento dominante dal punto di vista culturale dei partiti di centro-sinistra e’ composto in misura via via maggiore da laureati, accademici, dipendenti pubblici, giornalisti e lavoratori creativi, giovani e minoranze etniche. Sicche’ la parte piu’ anziana della classe lavoratrice, conservatrice sulle tematiche sociali, patriottica e alle prese con un disagio crescente, se ne sente sempre piu’ lontana.

Info:
https://www.ilfoglio.it/cultura/2024/08/05/news/il-mondo-di-oggi-si-e-rotto-a-margine-del-libro-di-martin-wolf-6818502/
https://www.ilmonocolo.com/post/la-crisi-del-capitalismo-democratico

https://www.editorialedomani.it/economia/libro-martin-wolf-bh9jht73

Populismo/Armao

L’età dell’oikocrazia. Il nuovo totalitarismo globale dei clan – Fabio Armao – Meltemi (2020)


Il populismo […] non e’ un “ismo” come gli altri che abbiamo disseminato nel corso storico della modernita’: socialismo, comunismo, liberalismo, fascismo […]
E’ un’entita’ molto piu’ impalpabile […]. E’ uno stato d’animo. Un mood.
Si puo’ essere del tutto d’accordo sul fatto che non si tratti di un’ideologia e che, quindi, il populismo non possa identificare un genere specifico di sistema politico (tanto piu’ storicamente inverato). Ma non si tratta neppure soltanto di un mood.
Il populismo e’ una precisa strategia di propaganda, appunto, una tecnica di dominio che ha il vantaggio di essere accessibile a chiunque se ne voglia servire, indipendentemente dalla sua appartenenza politica e dalle sue competenze.
Il populismo, infatti:
1. fa riferimento a una comunita’ talmente indefinita (la gente comune, il popolo) da non aver neanche bisogno di essere “immaginata” e, tanto meno, scelta: e’ la mancanza di attributi e specificazioni che permette a chiunque di sentirsene parte, oltretutto senza dover preoccuparsi di esprimere opinioni o assumere comportamenti congruenti con uno specifico sistema di valori;
2. proprio per questo, chi si appella al popolo ha buon gioco a proporsi come unico vero interprete della sua volonta’, dal momento che nessuno puo’ dimostrare che non sia vero o evidenziare le contraddizioni intrinseche del suo pensiero (che, semplicemente, non esiste): in una gara tra populisti vince chi interpreta meglio (nel senso teatrale del termine) il mood […] maggiormente condiviso;
3. teorizza la superiorita’ di una comunita’ di esseri sociali limitati e illetterati, perche’ e’ soltanto attribuendo valore all’ignoranza degli altri che il leader populista puo’ far risaltare la propria […]
A differenza che nel passato, pero’, oggi la violenza si manifesta soprattutto nella forma di una guerra civile globale permanente:
– civile, perche’ si svolge in maniera sempre piu’ frequente all’interno dei territori statali, coinvolgendo, dal lato delle vittime, un numero crescente di cittadini ignari, e, dal lato dei combattenti, un variegato e arlecchinesco patchwork di attori non statali della violenza (signori della guerra, mercenari, terroristi, narcos e mafiosi);
– globale, e non mondiale, perche’ se, da un lato, non coinvolge tutte le grandi potenze nello stesso tempo e nello stesso evento, dall’altro qualunque conflitto civile riverbera a livello internazionale: sul piano politico (coinvolgendo governi o organizzazioni internazionali), economico (influendo sui valori delle materie prime o sulle speculazioni di borsa) e persino sociale (si pensi soltanto ai flussi di sfollati generati dai combattimenti);
– permanente, nel senso che si trasforma in una condizione ordinaria e quotidiana per milioni di uomini, donne e bambini nelle tante periferie del mondo (e non solo).
Ciascuno di quegli attori non statali della violenza appena evocati rivendica, in maniera piu’ o meno efficace, il titolo di esercitare sul proprio specifico territorio un potere di tipo totalitario. Al tempo stesso – corollario inevitabile – genera un vero e proprio mercato di beni e servizi illeciti.

Info:
https://www.minimaetmoralia.it/wp/libri/oikocrazia-ovvero-la-distopia-nella-realta/
https://www.lafionda.org/2020/09/13/leta-delloikocrazia-una-lettura-del-saggio-di-fabio-armao/
https://kriticaeconomica.com/letture-kritiche/se-la-distopia-sconfina-nel-reale-letture-kritiche-oikocrazia/
https://www.carmillaonline.com/2020/06/11/leta-del-totalitarismo-neoliberale-e-della-guerra-civile-globale-permanente/

Societa’/Serughetti

La società esiste – Giorgia Serughetti – Laterza (2023)


Due tendenze parallele che disegnano il panorama politico attuale nel mondo euroamericano: la crisi di una sinistra che si riconosce sotto il vessillo del progresso, da una parte; l’avanzata di una destra culturalmente reazionaria e socialmente conservatrice, dall’altra.
Negli ultimi anni, la nostalgia ha dato il tono all’offerta politica delle forze populiste di destra in molti paesi del mondo. Dal «Make America Great Again» di Donald Trump, a «Reconquete», il nome scelto da Eric Zemmour per promettere il ritorno alla grandeur francese, allo slogan «Take Back Control» dei sostenitori del Leave nel referendum sulla Brexit.
Il 25 settembre 2022, a Roma, nella notte della vittoria della destra delle elezioni politiche, Giorgia Meloni proclamava dal palco che l’«obiettivo grande», la promessa di riscatto rivolta a chi l’aveva sostenuta, era quella di «tornare a essere orgogliosi di essere italiani».
La via al futuro, in questa visione, passa dal riconoscimento di un desiderio identitario, dall’apertura di uno spazio di agibilita’ politica per affetti, vocaboli, gesti che sembravano ormai per sempre consegnati al passato.
Le forze politiche di destra rispondono dunque al desiderio di cambiamento radicale che nasce dalla «policrisi» del presente. Ma la meta che indicano non e’ nel futuro, e’ piuttosto in un sistema di simboli inteso a evocare le radici, la tradizione da conservare.
E’ nella triade valoriale «Dio, patria e famiglia», che rompe con l’idea di progresso, con la forza che ha sostenuto nell’ultimo secolo i progetti di emancipazione dalla diseguaglianza e dall’oppressione. Nella prospettiva della destra, gli avanzamenti sul terreno dei diritti delle donne, delle persone LGBTQ, delle minoranze sono non conquiste ma eccessi da rimuovere, per consentire la rifondazione di un ordine che ha radici in una presunta «natura», in cio’ che e’ senza tempo: nella famiglia «naturale»; nella patria come grande famiglia.
In questo sogno passatista si inserisce anche la fantasia […] in cui il desiderio di recuperare modelli familiari e di vita di meta’ Novecento, con le annesse gerarchie di genere, sessuali e razziali, si salda al rimpianto per un tempo caratterizzato dal consumo spensierato di energia fossile a basso costo.
Anche cosi’ si spiega la forza che assume il negazionismo climatico nella proposta identitaria dei partiti di destra. Questi sfruttano la diffidenza diffusa, soprattutto tra le classi meno abbienti, di fronte a una transizione ecologica che, si teme, presentera’ il conto soprattutto a chi si trova in una condizione socialmente e lavorativamente piu’ precaria.
Ma, anziche’ promettere di avanzare verso una transizione «giusta», negano il pericolo e prospettano il conforto di modelli di vita tradizionali.
Si comprende quanto immaginaria e immaginata sia la «casa» del cuore, la casa di un tempo, verso cui tornare. E quanto dannoso possa rivelarsi l’anelito che vi e’ rivolto, per la politica del presente.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29695-patrizio-paolinelli-una-buona-societa-e-possibile.html
https://www.pandorarivista.it/articoli/la-societa-esiste-di-giorgia-serughetti/

https://www.retisolidali.it/la-societa-esiste-serughetti-serve-una-nuova-grammatica-delle-lotte/
https://www.sololibri.net/La-societa-esiste-Giorgia-Serughetti.html
https://www.laterza.it/wp-content/uploads/recensioni/serughetti_fattoquot.pdf
https://www.doppiozero.com/la-verita-vi-prego-sulla-societa
https://eticaeconomia.it/la-societa-esiste/

Populismo/De Haas

Migrazioni. La verità’ oltre le ideologie. Dati alla mano – Hein de Haas – Einaudi (2024)


Secondo i dati ufficiali dell’Unhcr, nel 2017 circa l’80 percento di tutti i rifugiati risiedeva nei Paesi limitrofi e l’85 percento si trovava in Paesi in via di sviluppo, percentuali che sono rimaste relativamente stabili negli ultimi decenni.
La ragione principale per cui la maggior parte dei rifugiati di solito si sposta poco e’ che molti di loro preferiscono restare vicino casa, in Paesi familiari in termini di cultura, religione e lingua. Una scelta che aiuta pure a mantenere i contatti con la famiglia e gli amici lasciati nel Paese di origine, e facilita il ritorno non appena la situazione lo permette.
Spostarsi su lunghe distanze richiede risorse considerevoli. Anche tra chi vuole andare lontano, solo pochi dispongono dei soldi, dei contatti e dei documenti necessari.
Le famose «soluzioni regionali» dei politici (la proposta che i rifugiati vengano ospitati dai Paesi limitrofi per evitare un afflusso di massa in Occidente) sono gia’ realta’ da oltre mezzo secolo. Nel 2018, la Turchia ha ospitato piu’ di 3,6 milioni di profughi siriani, equivalenti a circa il 4,4 percento della sua popolazione, pari a 82 milioni. Nello stesso anno, quasi un milione di siriani viveva in Libano, su una popolazione totale di 6 milioni. A titolo di confronto, nello stesso anno, 532 000 siriani vivevano in Germania, 15 800 in Francia e 9700 nel Regno Unito.
Analogamente, nel 2022, la maggioranza delle persone fuggite dalle zone dilaniate dalla guerra in Ucraina si e’ spostata o in regioni piu’ sicure del proprio Paese o nelle nazioni confinanti, principalmente in Polonia.
Dal momento che la maggior parte dei rifugiati rimane vicino casa, la vera crisi dei rifugiati non e’ in Occidente, ma nelle terre di origine. Moltissimi profughi sono ospitati in alcuni tra i Paesi piu’ poveri.

Info:
https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/undici-miti-sulle-migrazioni-secondo-sociologo
https://www.ilfattoquotidiano.it/2024/10/01/migranti-il-sociologo-de-haas-i-cambiamenti-climatici-hanno-un-impatto-indiretto-per-gestire-i-flussi-bisogna-ripensare-leconomia/7712706/
https://rbv.biblioteche.it/community/forum/reviews/show/6141

https://ilbolive.unipd.it/it/news/societa/de-haas-ha-contato-22-miti-sul-fenomeno-migratorio
https://ilmanifesto.it/hein-de-haas-varcate-le-frontiere-uomini-e-donne-stipati-nei-luoghi-comuni-della-politica
https://www.lastampa.it/politica/2024/09/29/news/migranti_de_haas_politica_integrazione_accoglienza-14673169/
https://www.ilfoglio.it/politica/2024/06/24/news/ecco-22-miti-da-sfatare-sui-migranti-rifugiati-e-cambiamenti-climatici-6673916/

 

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)

Oggi e’ il neoliberismo – la fede nei mercati non regolamentati e senza freni – ad aver portato a enormi disuguaglianze, offrendo terreno fertile ai populisti.
I crimini del neoliberismo comprendono l’aver reso i mercati finanziari liberi di far esplodere la piu’ grande crisi finanziaria nell’arco di tre quarti di secolo; l’aver reso il commercio libero di accelerare la deindustrializzazione; e l’aver reso le grandi aziende libere di sfruttare in egual misura consumatori, lavoratori e ambiente […]
Questa forma di capitalismo non incrementa la liberta’ nella nostra societa’. Ha invece portato alla liberta’ di pochi a spese dei molti. Liberta’ per i lupi; morte per le pecore.
Problemi simili si presentano a livello internazionale, rivelando interessanti e importanti correlazioni tra il concetto di regole e l’ideale di liberta’. Non che la globalizzazione proceda senza regole, ma quelle regole garantiscono liberta’ e impongono costrizioni in modi che generano ovunque lo stesso destino divergente per lupi e pecore: solamente, i lupi e le pecore sono distribuiti in diverse regioni e nazioni del mondo.
Insite nei cosiddetti «trattati di libero scambio» ci sono regole che riducono la liberta’ dei Paesi in via di sviluppo, dei mercati emergenti e delle persone che li’ vivono, mentre ampliano la liberta’ di sfruttamento da parte delle multinazionali.

Populismo/Collier

Exodus. I tabu’ dell’immigrazione – Paul Collier – Laterza (2016)

Ogni esodo individuale e’ un trionfo dell’intelligenza, del coraggio e dell’ingegno umano sulle barriere burocratiche imposte dai ricchi impauriti.
In quest’ottica emotiva, qualsiasi politica migratoria che non sia quella delle porte aperte appare spregevole.
Eppure, quella stessa migrazione puo’ anche essere considerata un atto di egoismo: i lavoratori che voltano le spalle ai familiari a carico e gli intraprendenti che abbandonano i meno capaci al loro destino ignorano le proprie responsabilita’ nei confronti di chi vive una situazione ancor piu’ disperata della loro.
In quest’altra ottica emotiva, le politiche migratorie devono ricominciare a occuparsi degli effetti subiti da chi resta, che i migranti stessi trascurano.
La stessa migrazione puo’ persino essere considerata un atto di imperialismo alla rovescia: la vendetta delle antiche colonie. Nei paesi ospitanti, i migranti costruiscono colonie che assorbono risorse destinate ai ceti meno abbienti della popolazione locale, con cui entrano in competizione e di cui minano i valori.
In questa terza ottica emotiva, le politiche migratorie devono tutelare chi rimane a casa propria.
Le migrazioni scatenano reazioni emotive, ma se le scelte politiche fossero dettate dall’emotivita’ potrebbero prendere qualsiasi direzione.
Prima ancora di essere analizzati, i fenomeni migratori sono stati strumentalizzati dalla politica.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.theguardian.com/books/2013/sep/19/exodus-immigration-paul-collier-review
https://blogs.lse.ac.uk/lsereviewofbooks/2013/08/05/book-review-exodus-how-migration-is-changing-our-world/

Populismp/Scheidler

La fine della megamacchina. Sulle tracce di una civiltà sull’orlo del collasso – Scheidler Fabian – Castelvecchi (2024)

Lo Stato, ritirandosi dalla fornitura di infrastrutture e servizi sociali, sta regredendo a cio’ che era all’inizio: una pura macchina militare e repressiva […]
Mentre ampie fasce della popolazione sprofondano nella poverta’ e lottano per sopravvivere in un’infrastruttura disastrata, il governo si concentra sull’espansione dei sistemi di sorveglianza, delle prigioni e degli apparati militari.
Una conseguenza e’ che la lealta’ dei cittadini nei confronti dello Stato, faticosamente costruita a partire dal XIX secolo, sta diminuendo. Con l’abbandono del compromesso storico tra capitale e lavoro, culminato nei welfare State dei Trente glorieuses, le possibilita’ di governare ancora il sistema nel quadro di una “democrazia controllata” si stanno riducendo.
I cittadini si allontanano dalla politica consolidata, le opzioni diventano piu’ radicali e il sistema ancora piu’ instabile […]
Quando la frustrazione e la rabbia dei cittadini superano una certa soglia, quando il «gregge confuso sfonda il suo recinto e diventa incontrollabile, la politica ha in linea di principio due opzioni: o fare concessioni reali al popolo, stabilire una maggiore giustizia sociale, educare; oppure proteggere gli interessi dei ricchi e dei potenti distraendo il gregge e presentandogli capri espiatori per canalizzare la rabbia.
La strategia del capro espiatorio funziona particolarmente bene in tempi di crisi perche’ cavalca l’insicurezza, la paura e la paranoia latente fornendole immagini concrete: il musulmano terrorista, l’immigrato criminale, il russo guerrafondaio, il cinese ingannevole, l’ebreo avido di denaro, l’europeo meridionale pigro, il tossicodipendente pericoloso, il parassita del welfare e cosi’ via.
L’elenco di questi cliche’ e’ quasi infinito e varia da Paese a Paese. I circoli politici interessati ci giocano virtuosamente per distrarre dalle questioni sistemiche e dai conflitti di distribuzione, mentre parte dei media si offrono come megafono.
In questo modo, a partire dagli anni Duemila, i demagoghi di destra sono riusciti in molte parti del mondo a incanalare la rabbia dei cittadini in nuove immagini di nemici e ad arrivare cosi’ al potere.

Info:
https://www.goethe.de/ins/it/it/sta/rom/ver.cfm?event_id=26236804
https://www.rivoluzioneanarchica.it/fine-della-megamacchina-un-libro-di-fabian-scheidler/

https://www.officinadeisaperi.it/agora/il-senso-delle-parole/cosi-la-megamacchina-neoliberista-sta-distruggendo-il-nostro-mondo-da-il-fatto/
https://www.ilfattoquotidiano.it/fq-newsletter/fatto-for-future-del-26-marzo-2024/

Geoeconomia/Todd

La sconfitta dell’Occidente – Emmanuel Todd – Fazi (2024)

La particolarita’ delle oligarchie occidentali e’ che le loro istituzioni e leggi non sono mutate.
Formalmente, sono ancora delle democrazie liberali, dotate del suffragio universale, di Parlamenti e talvolta di presidenti eletti, nonche’ di una stampa libera.
A sparire sono stati invece i costumi democratici.
Le classi piu’ istruite si ritengono intrinsecamente superiori e le elite, come abbiamo detto, si rifiutano di rappresentare il popolo, al quale non resta che adottare dei comportamenti bollati come populismo.
Ovviamente, sarebbe un errore credere che un sistema del genere possa funzionare in maniera armonica. Il popolo rimane alfabetizzato e la base del suffragio universale, alla quale si sovrappone la nuova stratificazione educativa, e’ tuttora viva. Pertanto, la disfunzione oligarchica delle democrazie liberali necessita di essere regolata e controllata.
Che cosa significa questo? Semplicemente che, essendo le elezioni una procedura ancora in vigore, il popolo deve essere tenuto fuori dalla gestione economica e dalla distribuzione della ricchezza; in sostanza, deve essere ingannato.
Tutto questo richiede un impegno da parte della classe politica, ed e’ persino diventato il lavoro a cui essa riserva la priorita’.
Da qui l’isterizzazione dei problemi razziali o etnici e le chiacchiere inutili su temi seri quali l’ecologia, la condizione femminile e il riscaldamento globale.
Tutto questo ha delle ripercussioni, negative, sulla geopolitica, sulla diplomazia e sulla guerra. Completamente assorbiti dalla loro nuova professione – vincere le elezioni, che ormai non sono altro che delle rappresentazioni teatrali, le quali pero’, come il teatro vero, richiedono impegno e competenze specifiche –, i membri delle classi politiche occidentali non hanno piu’ il tempo di formarsi nella gestione delle relazioni internazionali.
Di conseguenza, si affacciano sulla scena mondiale senza avere gli erudimenti di base necessari. Peggio ancora, abituati a trionfare sui meno istruiti in patria, faticosamente ma il piu’ delle volte con successo (del resto, e’ il loro mestiere), e con cio’ credendosi confermati nella loro superiorita’ intrinseca, si ritrovano a fronteggiare degli avversari reali che difficilmente riescono a impressionare, e i quali, loro si’, hanno avuto il tempo di concepire il mondo senza dover spendere – questo bisogna riconoscerlo – tante energie per prepararsi alle elezioni russe o alle lotte di potere interne al Partito Comunista Cinese.

Info:
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-fatto-quotidiano.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-riformista.pdf?

https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-manifesto.pdf?
https://fazieditore.it/wp-content/uploads/2024/10/todd-il-giornale.pdf?
https://contropiano.org/interventi/2024/11/11/la-sconfitta-delloccidente-oligarchico-e-nichilista-0177418
https://www.quotidiano.net/magazine/libri/emmanuel-todd-gli-oligarchi-e-il-nichilismo-hanno-distrutto-le-democrazie-e-la-sconfitta-delloccidente-fd56b6be
https://www.repubblica.it/venerdi/2024/09/28/news/emmanuel_todd_sconfitta_occidente_ultimo_libro-423521727/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/29325-gian-marco-martignoni-la-sconfitta-dell-occidente.html

Populismo/Parsi

Titanic. Naufragio o cambio di rotta per l’ordine liberale – Vittorio Emanuele Parsi – il Mulino (2022)

Per molti aspetti, le democrazie contemporanee sono condannate a convivere con il populismo, che rappresenta anche una forma di mediazione tra l’elemento popolare della democrazia e l’elemento liberale, oltre che un vettore delle aspirazioni popolari.
La sua comparsa manifesta un segnale di malessere e insieme un richiamo all’ordine, che si palesa quando si diffonde la percezione che l’equilibrio tra elite e popolo si sia sbilanciato a sfavore del secondo, piu’ suscettibile quindi di apparire nei momenti di tensione, di crisi – vero e proprio indicatore di disagio del corpo sociale e politico – come tipicamente avviene quando si cerca nell’opzione tecnocratica la via d’uscita da una democrazia in affanno.
In tal modo si dimentica che il valore ultimo della democrazia, la sua superiorita’ morale, sta nel procedimento attraverso il quale si formulano le decisioni e le si giudicano e non nella «bonta’» delle decisioni stesse.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/titanic-naufragio-ordine-liberale-parsi/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2022/05/14/titanic-il-sistema-liberale-di-fronte-a-una-scelta-combattere-le-disuguaglianze-o-fallire-il-nuovo-libro-di-vittorio-emanuele-parsi/6590356/
https://www.idiavoli.com/it/article/titanic-naufragio-occidente-ordine-liberale
https://www.marxismo-oggi.it/recensioni/libri/253-stato-mercato-e-democrazia-note-a-margine-di-titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale
https://www.letture.org/titanic-il-naufragio-dell-ordine-liberale-vittorio-emanuele-parsi
https://www.arcipelagomilano.org/archives/51270