Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Guardando all’Europa e’ ormai difficile, anche per i moderati piu’ accaniti e politicamente corretti, negare che il capitale, nelle sue forme piu’ aggressive, abbia ripreso il sopravvento, mostrando la stessa natura e gli stessi obiettivi dei secoli passati: ricerca del profitto e dell’accumulazione della ricchezza sopra ogni cosa.
Il piu’ grosso ostacolo al raggiungimento di questo fine e’ anch’esso rimasto immutato: le rivendicazioni salariali e sociali dei lavoratori.
Con l’affermazione delle costituzioni democratiche, si e’ aggiunto un altro impedimento al profitto, che e’ lo Stato sociale, divenuto il nemico numero due del capitale poiche’ ha creato attorno al giocatore piu’ debole – il lavoratore appunto – uno scudo di protezione che, almeno sino a qualche anno fa, era scalfibile ma non valicabile.

Info:
https://www.lidiaundiemi.it/libri/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
https://www.sinistrainrete.info/politica/23735-lidia-undiemi-reagire-e-non-aspettare-il-manifesto-della-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo.html
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
https://www.ilfattoquotidiano.it/2021/03/05/undiemi-la-pace-sociale-e-una-trappola-per-i-lavoratori-serve-una-ripresa-della-conflittualita-dal-governo-mi-attendo-nuova-riforma-lavoro/6120731/

Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

L’Europa unita e’ stata creata ritenendo che l’espansione del mercato comune – l’area dei paesi membri entro cui si realizza la libera circolazione di merci, servizi, persone e capitali – favorisca naturalmente la crescita economica e l’occupazione garantendo, quindi, un maggiore benessere sociale.
Oggi, pero’, siamo di fronte a una situazione opposta: la crescita e’ bassa, i livelli di disoccupazione sono alle stelle e il malessere sociale e’ diffuso piu’ che mai.
La governance europea ha dunque fallito la sua missione, e la crisi economica si e’ rivelata essere la crisi del suo paradigma tradizionale […]
Ad alcuni giuristi non e’ sfuggita l’importanza del passaggio, all’interno dell’Unione Economica e Monetaria (UEM), da una prospettiva incentrata sull’attesa di una crescita economica e finanziaria a una prospettiva in cui la gestione della crisi assume un ruolo cruciale nei rapporti tra gli stati aderenti.
Tale transizione sta radicalmente modificando il progetto originario dell’Unione Europea, e la trasformazione sta avvenendo con la predisposizione di un sistema di regole che ha lo scopo di porre le basi per la creazione di una nuova governance, quella della crisi.
Essendo la redistribuzione dei costi della crisi uno dei principali obiettivi di questa nuova struttura sovranazionale, non ci si poteva aspettare nulla di diverso dai salvataggi delle grandi banche a spese dello Stato, cioe’ dei cittadini.

Info:
https://www.antimafiaduemila.com/libri/economia/930-il-ricatto-dei-mercati.html
https://www.ilfattoquotidiano.it/2014/10/20/libri-lidia-undiemi-vi-racconto-il-ricatto-dei-mercati-e-quello-sulleuro/303203/
https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-spread_intervista_a_lidia_undiemi_autrice_del_libro_profetico_il_ricatto_dei_mercati/5496_24172/

 

Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Le multinazionali operano mediante una sofisticata ingegneria istituzionale e finanziaria che affonda le sue radici nell’utilizzo di un particolare strumento giuridico: il «gruppo di societa’».
I gruppi di societa’ sono le istituzioni dominanti dell’economia mondiale, e rappresentano il modello organizzativo delle multinazionali.
Gruppi e multinazionali sono due facce della stessa medaglia.
Le statistiche mostrano come il commercio internazionale sia sempre piu’ caratterizzato dagli scambi che vengono realizzati tra consociate della stessa impresa multinazionale […]
Il nuovo sistema economico mondiale tende quindi a svilupparsi non sul commercio fra imprese indipendenti ma sulla concatenazione di societa’ – controllanti e controllate – che operano in uno spazio sovranazionale, tutte riferite a un’unica impresa «globale», il cui centro direttivo viene individuato nella capogruppo (societa’ «madre»).
Ciascuna singola relazione fra le societa’ legate da rapporti di controllo – o anche solamente partecipate – non esclude di per se’ i flussi commerciali di beni e servizi poiche’, in ogni caso, la relazione fra entita’ societarie anche solo formalmente distinte richiede comunque la stipulazione di accordi commerciali che ne giustifichino legalmente lo scambio, cosi’ come avviene tra imprese indipendenti […]
L’outsourcing e la proliferazione dei gruppi di societa’ sono quindi fenomeni fortemente interdipendenti, poiche’ alla frammentazione societaria deve quindi corrispondere una formale relazione commerciale – un contratto di fornitura – che possa giustificare lo scambio fra societa’ appartenenti alla medesima impresa multinazionale […]
L’uso su larga scala delle transazioni commerciali intra-gruppo e’ un fenomeno che ha delle implicazioni economiche enormi, in quanto significherebbe ammettere che una buona parte di scambi commerciali, nazionali e internazionali, viene realizzata nell’ambito della stessa impresa – ancorche’ formalmente distinta in piu’ societa’ – e non, come ci si aspetterebbe, fra imprese concorrenti.
Venditore e compratore verrebbero a coincidere, lo scambio in se’ diverrebbe una «finzione» economica e l’apparente concorrenza sarebbe in realta’ espressione di un mercato sostanzialmente oligopolistico, strutturato su un modello di «scambio a contraente unico»: le condizioni dello scambio commerciale – del prezzo ovvero di qualsiasi altra scelta rilevante inerente alla vita interna della societa’ eterodiretta – verrebbero dettate dalla societa’ controllante, sia essa formalmente acquirente o venditrice del bene o del servizio prodotto la cui controparte e’ la controllata.

Info:
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https://www.lacittafutura.it/recensioni/la-lotta-di-classe-nel-xxi-secolo
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https://www.lantidiplomatico.it/dettnews-lidia_undiemi__reagire_e_non_aspettare_il_manifesto_della_lotta_di_classe_nel_xxi_secolo/39130_47187/
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Economia di mercato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Per comprendere gli effetti della globalizzazione sul conflitto di classe e sulle democrazie mondiali, occorre dare uno sguardo al modo in cui le multinazionali si sono espanse nel mondo, e all’influenza che queste sono capaci di esercitare sui sistemi politici nazionali.
Il termine «multinazionale» sta a indicare un’impresa che organizza e coordina attivita’ che travalicano i confini nazionali […]
In pratica, la multinazionale si espande nel mondo usando il modello di gruppo di societa’, in cui le societa’ che vi appartengono sono legate da rapporti di controllo societario.
Un importante indicatore economico del legame fra sviluppo delle multinazionali e utilizzo di societa’ controllate sono gli Investimenti Diretti Esteri (IDE), che un operatore di mercato effettua in un Paese diverso da quello in cui risiede il centro direttivo della sua attivita’ (la holding).
L’investimento viene realizzato mediante acquisizione di partecipazioni dell’impresa che si intende controllare all’estero (IDE Brownfield o M&A), oppure attraverso la creazione di una filiale nel Paese in cui ci si intende insediare (IDE Greenfield).
Cio’ al fine di consentire alla societa’ madre di esercitare i poteri di direzione e di gestione della societa’ partecipata o costituita.
L’integrazione dei mercati a livello mondiale e’ dipesa in misura sempre maggiore dagli IDE, con operazioni di fusione e acquisizioni societarie internazionali.
Gli IDE possono assumere la forma di investimenti orizzontali o verticali. I primi consistono nel trasferimento di capitali, tecnologia e piu’ in generale di quei fattori che consentono la produzione in loco, per soddisfare il mercato locale; tale strategia viene definita anti-trade, poiche’ elimina la pratica dell’esportazione. Gli investimenti verticali si hanno invece quando il processo di internazionalizzazione dell’impresa passa attraverso la delocalizzazione dei vari stadi della produzione, i cui beni, attenzione, non sono destinati a essere consumati esclusivamente laddove vengono prodotti, ma a soddisfare le esigenze di consumo di altri Paesi.
Per tale ragione questa forma di IDE viene considerata pro-trade, cioe’ che stimola il commercio internazionale. Quest’ultima tipologia di investimenti diretti si e’ notevolmente sviluppata a partire dalla seconda meta’ degli anni Novanta, dando luogo a ingenti piani di delocalizzazione produttiva.

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Europa/Undiemi

Lidia Undiemi – Il ricatto dei mercati. Difendere la democrazia, l’economia reale e il lavoro dall’assalto della finanza internazionale – Ponte alle Grazie (2014)

Guardando piu’ da vicino la creazione della nuova governance europea, non si puo’ fare a meno di notare qualcosa di inusuale, e cioe’ che alcuni dei principali strumenti di gestione della crisi sono stati posti in essere al di fuori dell’ordinamento dell’UE.
Piuttosto che ricorrere alle norme contenute nei trattati fondamentali, si e’ deciso di realizzare una serie di accordi utilizzando il metodo intergovernativo piuttosto che un atto normativo europeo, vale a dire istituendo accordi internazionali al di fuori del diritto dell’Unione; il riferimento e’ in primo luogo al MES, impropriamente definito «fondo salva-stati», e al Fiscal Compact.
Siamo cosi’ di fronte a una sorta di doppia governance europea: quella prevista dai trattati fondamentali dell’Unione – Trattato sull’Unione Europea (TUE) e Trattato sul Funzionamento dell’Unione Europea (TFUE) –, che incarnano il paradigma della crescita, e quella dei nuovi accordi intergovernativi, che introducono regole di gestione della crisi non incluse nel tradizionale quadro normativo […]
La nuova governance, in corso di evoluzione, si articola in sette assi principali di intervento: – il semestre europeo, il quale si concretizza in una serie di raccomandazioni elaborate dalla Commissione Europea, approvate dal Consiglio UE e avallate dal Consiglio Europeo, di cui gli stati devono tenere conto quando dispongono le politiche di bilancio relative all’anno successivo; – il patto Euro Plus, che consiste in un accordo firmato da ventitre paesi aderenti che si impegnano a realizzare determinate riforme in alcuni settori (competitivita’, occupazione, sostenibilita’ delle finanze pubbliche e maggiore stabilita’ finanziaria); – il Fiscal Compact; – le modifiche al patto di stabilita’, in parte gia’ introdotte nel cosiddetto six pack, un pacchetto di sei atti legislativi (cinque regolamenti e una direttiva) che mira a una piu’ rigorosa applicazione del Patto di Stabilita’ e di Crescita (PSC); e nel cosiddetto two pack, composto da due regolamenti e orientato a completare il ciclo di sorveglianza di bilancio; – la sorveglianza sugli squilibri macroeconomici (gia’ applicata in base a due regolamenti del six pack); – i meccanismi per la stabilita’ finanziaria della zona euro, fra cui il MES; – il patto per la crescita (growth pact).
Il panorama degli interventi appare complesso e disarticolato, soprattutto se si pensa al fatto che tre diversi accordi coinvolgono un numero differente di paesi (ventitre il patto Euro Plus, diciassette il MES e venticinque il Fiscal Compact); il che fa pensare che sia stata realizzata una sorta di «integrazione differenziata». Come dire: a ciascuno la sua Europa […]
Se siete un po’ confusi per via dei nomi e delle sigle sappiate che e’ soltanto perche’ siete stati attenti. Hanno utilizzato quasi la stessa denominazione per tre strumenti che si differenziano tra loro per variabili non certo trascurabili: Meccanismo Europeo di Stabilizzazione Finanziaria (EFSM), affidato alla Commissione e al Consiglio; Dispositivo Europeo per la Stabilita’ Finanziaria (EFSF), gestito con la creazione di una societa’ lussemburghese; Meccanismo Europeo di Stabilita’ affidato a una organizzazione internazionale.

Info:
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Capitalismo/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Elemento fondamentale della propaganda neoliberista e’ l’idea che i capitalisti vogliano il ritorno al libero mercato.
In verita’ e’ esattamente il contrario.
Il capitale si nutre di un sofisticato e programmato uso delle leggi per introdurre, sia negli ordinamenti interni che in quelli internazionali, principi e vincoli che mirano a compromettere l’equilibrio costituzionale dello Stato sociale, al fine di favorire la salvaguardia del sistema capitalista a ogni costo.
Cio’ sta avvenendo con un ribaltamento di prospettiva.
I diritti sociali sono nati per assicurare un benessere superiore alle masse rispetto a un sistema improntato sulle mere liberta’ individuali, che non teneva conto del dislivello di forze tra lavoratori deboli e capitalisti forti. L’obiettivo che oggi si pone la comunita’ internazionale, salvaguardare sempre e comunque il capitalismo cosi’ com’e’.
Ecco perché l’attacco contro i lavoratori e lo Stato sociale non assume le sembianze di uno scontro diretto (anche se nella sostanza lo e’), ma passa attraverso la politica della salvaguardia dell’interesse «superiore» dei mercati

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Capitalismo/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Dopo la fase di crescita economica del secondo dopoguerra, il mondo inizia a sperimentare quella che lo studioso Andre Gunder Frank definisce «economia del debito», ossia un sistema economico alimentato da un susseguirsi di recessioni, sempre piu’ intense, a cui si e’ fatto fronte con politiche restrittive, in primo luogo con lo smantellamento del welfare pubblico e con la drastica riduzione della spesa pubblica.
Questi interventi furono adottati in Occidente indipendentemente dal colore politico della maggioranza allora al governo in Francia, in Portogallo, in Spagna, in Grecia e in Italia; stessa cosa avvenne in Gran Bretagna. Nonche’ nei Paesi dell’Est e del Sud del mondo sotto diretto intervento del Fondo Monetario Internazionale.
Austerita’, privatizzazioni e liberalizzazioni sono stati i tre Washington Consensus per tutti gli anni Ottanta e Novanta, rientrando in tale espressione le direttive di politica economica imposte ai Paesi in via di sviluppo che si sono trovati ad affrontare una crisi economica.
Margaret Thatcher e Ronald Reagan sono stati considerati i principali fautori dell’avvento del neoliberismo.

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Stato/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

La distruzione dei diritti dei lavoratori non e’ solo una «questione di classe».
In una prospettiva piu’ ampia non bisogna trascurare che tale processo mette a rischio la tenuta dei sistemi democratici. Non e’ un caso che la difesa del lavoro abbia ricevuto specifica garanzia costituzionale […]
In modo piu’ o meno esplicito, in ambito costituzionale europeo i diritti sociali hanno assunto un ruolo di primo piano nella promozione di una societa’ piu’ egualitaria e democratica. Cio’ nella consapevolezza che il dislivello tra le due classi dominanti puo’ essere ripianato solo attraverso l’intervento dello Stato, che si impegna a limitare gli abusi di potere e a garantire la giustizia sociale.
In questo percorso, il diritto del lavoro assume una vera e propria funzione redistributiva, rappresentando nella realta’ di tutti i giorni il principale strumento a disposizione delle masse per ottenere una piu’ equa spartizione della ricchezza […]
Con la costituzionalizzazione della difesa del lavoro – accanto alla liberta’ di impresa – le democrazie europee occidentali hanno fatto si’ che lo Stato assumesse il compito di garantire la convivenza tra liberismo classico e socialismo, ovvero tra capitalismo e democrazia.
L’essenza di questo compromesso e’ il riconoscimento della conflittualita’ e del ruolo fondamentale della mano forte dello Stato nel ripianare lo squilibrio di potere contrattuale sbilanciato in favore di chi detiene i mezzi di produzione

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Capitalismo/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

La post-ideologia, dovendo consentire l’allontanamento dalle ideologie di destra e di sinistra, viene fatta in apparenza coincidere con la non-ideologia, ossia con un pensiero politico apparentemente senza identita’ e senza passato.
La conseguenza principale del diffondersi della post-ideologia e’ la disseminazione di formazioni politiche con programmi disorganici, legittimate a non avere, proprio perche’ post-ideologiche, una visione della societa’ strutturata e di lungo periodo.
I partiti post-ideologici operano pertanto occupandosi delle contingenze del momento, attuando provvedimenti estemporanei solo apparentemente in contrasto con la cultura neoliberista, come le misure antipoverta’ con redditi ai limiti della sopravvivenza, spacciate come soluzione e non come strumenti temporanei.
Non si pensa, in altri termini, a come impedire che gli individui diventino poveri, ma al modo in cui farli sopravvivere una volta che lo sono diventati

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Lavoro/Undiemi

Lidia Undiemi – La lotta di classe nel XXI secolo. La nuova offensiva del capitale contro i lavoratori: il quadro mondiale del conflitto e la possibile reazione democratica – Ponte alle Grazie (2021)

Un motivo c’e’ se i padri costituenti hanno posto una copertura costituzionale alla conflittualita’: il suo disconoscimento e’ tipico dei regimi totalitari, in cui il dissenso rispetto agli interessi prevalenti del sistema deve essere represso in ogni modo.
Le costituzioni nate nel secondo dopoguerra sono state bene attente a evitare che i governi di turno potessero privare le masse di specifici strumenti di difesa, come il conflitto, per lo piu’ incarnato nel diritto di sciopero.
Garantire la conflittualita’ significa infatti assicurare anche la sopravvivenza dei sistemi democratici: l’alternativa e’ il pensiero unico, che e’ l’antitesi del pluralismo.
L’antagonismo pertanto svolge un ruolo estremamente importante nelle relazioni di lavoro, poiche’ consente di calibrare interessi contrapposti, e quindi di mantenere un equilibrio costituzionalmente sostenibile.

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