Lavoro/Somma

Abolire il lavoro povero – Alessandro Somma – La- terza (2024)

La Costituzione colloca il lavoro al centro del patto di cittadinanza, il patto che regola le modalita’ dello stare insieme come societa’: lo elegge a «punto di connessione fra il singolo e gli altri», a pratica destinata a realizzare la sintesi «fra liberta’ e responsabilita’, fra diritti e doveri».
Giacche’ quello al lavoro e’ indubbiamente un diritto sociale, tale in quanto la Repubblica e’ chiamata ad attuarlo, ma e’ altresi’ la principale attivita’ con cui assolvere ai «doveri inderogabili di solidarieta’ politica, economica e sociale» (art. 2), e concorrere cosi’ al «progresso materiale e spirituale della societa’» (art. 4).
Soprattutto il lavoro e’ l’attivita’ che consente come contropartita di accedere alle cure (art. 32) e all’istruzione (art. 34), e piu’ in generale di vedersi riconosciuto il diritto al welfare: di ottenere il «pacco standard di beni e servizi il cui possesso» rende ciascuno un «cittadino nella pienezza delle sue prerogative» […]
Lo Stato deve creare le condizioni affinche’ vi sia lavoro, ma deve altresi’ tenere conto delle «possibilita’» e della «scelta» del lavoratore (art. 4). Deve anche tutelare il lavoro «in tutte le sue forme e applicazioni» (art. 35), e in particolare il diritto a una retribuzione «in ogni caso sufficiente ad assicurare a se’ e alla famiglia un’esistenza libera e dignitosa» (art. 36).
Spetta poi allo Stato promuovere gli strumenti e le forme di lotta impiegati dai lavoratori nel conflitto redistributivo e nel conflitto sociale in genere: l’organizzazione sindacale (art. 39) e lo sciopero (art. 40).
Lo Stato deve infine provvedere alle esigenze di vita del lavoratore «in caso di infortunio, malattia, invalidita’ e vecchiaia, disoccupazione involontaria», e assicurare il mantenimento e l’assistenza sociale al «cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere» (art. 38).

Info:
https://www.ildiariodellavoro.it/abolire-il-lavoro-povero-per-la-buona-e-piena-occupazione-di-alessandro-somma-edizioni-laterza/
https://www.glistatigenerali.com/lavoro-autonomo_dipendenti/abolire-il-lavoro-povero-il-lavoro-non-e-finito-checche-ne-dica-la-politica/
https://www.recensionedilibri.it/2024/02/03/somma-abolire-il-lavoro-povero/
https://www.sinistrainrete.info/lavoro-e-sindacato/27701-lelio-demichelis-lavoro-povero-con-vita-digitale-o-vita-povera-con-lavoro-digitale.html

Finanziarizzazione/Giannuli

Geopolitica. Comprendere il nuovo ordine mondiale – Aldo Giannuli – Ponte alla Grazie (2024)


Nel 2008, per le grandi banche americane arrivo’ il conto per l’incauta emissione del «denaro bancario» […]
Sino a quel momento il mantra neoliberista aveva predicato (fra le entusiastiche adesioni della grande maggioranza degli economisti) di aver definitivamente sconfitto le grandi crisi cicliche – con buona pace di Marx. Si pensava che a impedirlo sarebbero stati gli algoritmi e la distribuzione del debito, in una marea di titoli derivati, ciascuno composto da un pezzetto di ogni singolo debito (questa era la base dei mutui subprime).
Nel frattempo, le banche continuavano a concedere prestiti a pioggia e senza alcuna garanzia […]
Il ragionamento alla base della pratica appena descritta sosteneva che, dato che si sa che ogni massa debitoria comprende una certa percentuale di insolvenza, approssimativamente quantificabile, bastava ricaricare quella percentuale su ciascun titolo derivato per riassorbire il rischio complessivo.
Di fatto questo non faceva altro che trasferire il rischio dalla banca ai sottoscrittori dei nuovi «prodotti finanziari». Insomma: le banche garantivano il proprio debito con il debito di un altro.
Le premesse del ragionamento erano false e per diversi ordini di motivi. In primo luogo perché si rifiutava la realta’ di una crescente concentrazione di capitali in pochissime mani, cui non poteva non corrispondere l’impoverimento di tutto il resto della societa’. Pertanto la percentuale di insolvenza era destinata a crescere […]
Il mancato versamento dei ratei di debito consentiva alle banche di rientrare in possesso delle case per le quali era stato concesso il prestito e, ovviamente, alle banche non restava che vendere quelle case per recuperare, almeno in parte, il capitale.
Questo causo’ l’immissione sul mercato di un considerevole numero di immobili, con il risultato di farne calare considerevolmente il prezzo. A quel punto si misero in moto altre due dinamiche: quanti chiedevano mutui per acquistare case nell’aspettativa di un loro apprezzamento per poterle rivendere a prezzo rialzato, constatando le tendenze dimercato, cessarono quella pratica, ma, soprattutto, molti debitori, constatando che sul mercato c’erano case pari a quella posseduta, ma a prezzi piu’ bassi del dovuto per estinguere il mutuo, pensarono bene di non pagare il mutuo per acquistare (magari contraendo un nuovo debito intestato alla moglie o ad altro prestanome) un’altra casa a prezzo piu’ vantaggioso.
Ma questo significo’ l’arrivo sul mercato di sempre nuovi immobili, con la conseguenza di ulteriori deprezzamenti. Ben presto l’iniziale smottamento della piramide debitoria divenne valanga e per le banche si prospetto’ l’incubo del default. In effetti la Lehman Brothers falli’ con una pesante ricaduta sulle altre banche che incautamente le avevano prestato capitali.
Tutte le altre strinsero i cordoni della borsa, guardandosi bene dal prestare alcunche’ a qualsiasi altra banca e fu il credit crunch che scarico’ la crisi dalla finanza sull’economia reale. Di fatto la crisi piu’ grave dopo quella del 1929.

Info:
https://www.europeanaffairs.it/bookreporter/2024/09/25/geopolitica-un-viaggio-nel-cuore-dei-conflitti-globali-con-aldo-giannuli/
https://www.startmag.it/mondo/come-e-nata-la-geopolitica/

https://www.reportdifesa.it/editoria-il-nuovo-libro-di-aldo-giannuli-ponte-alle-grazie-analizza-la-geopolitica-nel-mondo-di-oggi/
https://osservatorioglobalizzazione.it/osservatorio/maddaluno-geopolitica/

Economia di mercato/Saito

Il capitalismo nell’Antropocene – Kohei Saito – Einaudi (2024)


La pubblicita’ attribuisce un significato speciale ai loghi e all’immagine di un marchio, cercando di convincere la gente ad acquistare cose non necessarie a un prezzo superiore al loro valore.
La conseguenza e’ che a prodotti che in realta’ non differiscono affatto in termini di «valore d’uso» (utilita’) viene aggiunto un fattore di novita’ tramite la brandizzazione.
Cose banalissime si trasformano in prodotti attraenti, unici nel loro genere. Si tratta di una modalita’ tipica per creare artificialmente scarsita’ in un’epoca di sovrabbondanza di merci simili in circolazione.
Dal punto di vista della carenza, la brandizzazione puo’ essere vista come la creazione di una «scarsita’ relativa».
Si punta a ottenere uno status sociale piu’ elevato rispetto agli altri attraverso la differenziazione […]
Le persone vengono spinte a lavorare e poi a consumare di continuo per poter acquistare cose e raggiungere cosi’ quella che ritengono essere la loro forma ideale, i loro sogni e aspirazioni.
E’ un processo senza fine. La societa’ consumista puo’ spingere le persone al consumo perpetuo solo applicando ai prodotti il principio che le promesse non verranno mantenute. L’insoddisfazione, ovvero la sensazione legata alla scarsita’, e’ il motore del capitalismo.
Ma questa strada non porta alla felicita’.
Per di piu’, i costi associati a questa insensata brandizzazione e alla pubblicita’ sono enormi.
L’industria del marketing e’ diventata la terza piu’ grande industria al mondo dopo quella del cibo e dell’energia. Si dice che il packaging rappresenti dal 10 al 40 per cento del prezzo del prodotto finale, e nel caso dei cosmetici puo’ arrivare a costare fino a tre volte in piu’ rispetto al prodotto stesso. Per realizzare design di packaging attraenti si utilizzano enormi quantita’ di plastica che poi finisce nei rifiuti.
In tutto questo, il «valore d’uso» del prodotto non subisce alcuna modifica.

Info:
https://www.sinistrainrete.info/marxismo/29907-city-strike-genova-saito-1-vs-saito-2-ecologismi-a-confronto.html
https://www.einaudi.it/approfondimenti/intervista-saito-kohei/

https://www.cdscultura.com/2024/02/il-capitale-nellantropocene/
https://businessweekly.it/recensioni-libri-business/il-capitale-nellantropocene-il-capitalismo-e-responsabile-della-crisi-climatica/

https://www.micromega.net/il-capitale-antropocene-marx
https://naufraghi.ch/dinosauro-non-e-marx-ma-il-capitalismo/
https://www.antropocene.org/index.php/321-saito
https://journals.openedition.org/anuac/484?lang=it

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Gli interessi aziendali hanno influenzato con successo anche il nostro linguaggio.
Ci riferiamo alle rivendicazioni sui brevetti e i copyright come a diritti di proprieta’ intellettuale, elevando questa forma di proprieta’ a diritto. E’ come se le aziende suggerissero che limitare la proprieta’ intellettuale fosse una privazione di liberta’ affine alla limitazione di altri diritti che teniamo cari […]
Il capitalismo incoraggia l’egoismo e il materialismo; l’egoismo spietato spesso conduce alla disonesta’; la disonesta’ mina la fiducia; e una mancanza di fiducia mina il funzionamento del sistema economico […]
Un incontrollato materialismo a livello globale da’ come risultato un’economia mondiale che non rimane all’interno dei confini delle risorse planetarie, eppure non siamo in grado di raggiungere la coesione sociopolitica necessaria a limitare il materialismo a sufficienza per rientrare entro quei confini […]
C’e’ ancora un altro aspetto del capitalismo […] si puo’ sostenere che il capitalismo, con il suo modo di plasmare le persone, le privi di gran parte della loro liberta’ di agire.
Quel che accade con il capitalismo e’ simile a quanto accade in alcune societa’ tradizionali, in cui ognuno conosce quale ruolo debba e sia obbligato a occupare nella societa’. Se una persona devia da quel ruolo, le sanzioni sociali sono enormi, al punto che le deviazioni avvengono di rado. Certo, all’interno del proprio ruolo ben definito, c’e’ qualche grado di liberta’ […]
Se una persona scegliesse di non agire da capitalista, perderebbe la propria identita’ e il proprio senso di se’ […]
Vivere in una casa piu’ piccola, in un quartiere meno ricco, danneggerebbe la loro identità di capitalisti di successo e potrebbe persino minarne la credibilita’ nei confronti degli altri capitalisti e di conseguenza il loro successo negli affari. In questo senso, i capitalisti percepiscono di avere scelte limitate e cio’, in una certa misura, e’ vero.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/

Lavoro/Gorz

l filo rosso dell’ecologia – André Gorz – Mimesis (2017)

Per noi – precisa un testo della commissione reddito ACI – il reddito garantito non e’ un’elemosina, non e’ denaro per l’inattivita’ che comporterebbe l’obbligo di «fare qualcosa» [sottinteso: di «lavorare»].
Per noi il reddito garantito e’ un diritto. Se rivendichiamo questo diritto e’ perche’ partecipiamo in un modo o nell’altro alla produzione della ricchezza sociale – o potremmo parteciparvi se disponessimo dei mezzi necessari […].
Noi produciamo una ricchezza sociale non remunerata […] che consiste in diverse forme di autorganizzazione collettiva, di sistemi di aiuto e di mutuo soccorso che ci aiutano ad affrontare i problemi quotidiani, a scambiare conoscenze, a prendere iniziative che ci permettono di sfuggire alla miseria e alla noia […]
Noi vogliamo procurarci i mezzi per sviluppare delle attivita’ molto piu’ ricche di quelle alle quali oggi siamo limitati […]
Il reddito non e’ piu’ inteso come la remunerazione o il compenso di una creazione di ricchezza; e’ cio’ che deve rendere possibile lo sviluppo di attivita’ che sono una ricchezza e un fine in esse stesse,la cui produzione e’ il prodotto.
E’ cio’ che deve permettere «ai creatori di creare, agli inventori di inventare, alla moltitudine di attori che, per cooperare, non hanno bisogno ne’ di imprese ne’ di capomastri ne’ di datori di lavoro, d’inventare la societa’ e di creare legame sociale sotto forma di reti di cooperazione gratuita».
Insomma, il reddito garantito deve rendere possibili tutte quelle attivita’ fuori mercato, fuori contabilita’ e fuori norma che non sono scambiabili ne’ producono niente di scambiabile con altro, niente di misurabile e di traducibile nel suo equivalente monetario.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/ecologia-politica-di-andre-gorz/
https://it.wikipedia.org/wiki/Andr%C3%A9_Gorz

Economia di mercato/Banarjee

Una buona economia per i tempi difficili – Abhijit V. Banarjee, Esther Duflo – Laterza 2023

La forza del nome di un marchio sta nella sua capacita’ di tenere alla larga la concorrenza […]
Per qualsiasi nuovo concorrente potenziale, scalzare un’azienda gia’ presente sul mercato e’ reso ancora piu’ difficile dal fatto che il prezzo pagato al fornitore di solito e’ una piccola parte di quello che vale un prodotto di buona qualita’ agli occhi del compratore.
E infatti i costi legati alla costruzione del marchio e alla distribuzione spesso sono molto maggiori dei costi di fabbricazione. Per molti beni, il costo di produzione rappresenta non piu’ del 10-15 per cento del prezzo al dettaglio. Questo significa che un produttore piu’ efficiente puo’ fare ben poco per influenzare il prezzo finale del prodotto, in termini percentuali: ridurre il suo costo di produzione del 50 per cento servirebbe solo a ridurre il costo complessivo per l’acquirente al massimo del 7,5 per cento.
Potrebbe essere comunque una somma significativa, ma ai compratori, come dimostra un’ampia letteratura, quello che interessa apparentemente sono i cambiamenti proporzionali. In un famoso esperimento, i ricercatori chiesero a un gruppo di partecipanti se sarebbero stati disposti a farsi un viaggio in macchina di venti minuti per risparmiare 5 dollari su un totale di 15, e a un altro gruppo se avrebbero fatto lo stesso per 5 dollari su un totale di 125. Venti minuti sono sempre venti minuti e 5 dollari sono sempre 5 dollari, ma le risposte furono molto diverse: «Il 68 per cento dei partecipanti era disposto a fare un viaggio in piu’ per risparmiare 5 dollari su 15, mentre solo il 29 per cento era disposto a compiere lo stesso sforzo se la cifra di riferimento era 125 dollari». Il punto e’ che 5 dollari e’ un terzo di 15 dollari, ma solo il 4 per cento di 125, per questo in un caso erano disposti a farlo e nell’altro no.
I consumatori difficilmente vorranno cambiare venditore per risparmiare il 7,5 per cento.
Questo significa che i prezzi dei prodotti cinesi possono salire leggermente, ma nessuno ci farebbe molto caso. Inoltre, non c’e’ motivo per cui questi prezzi debbano crescere significativamente nel prossimo futuro. La Cina e’ un grande paese, con un gran numero di persone poverissime disposte a lavorare ai salari attuali, quindi i costi sono destinati a rimanere bassi.

Info:
https://www.pandorarivista.it/articoli/una-buona-economia-per-tempi-difficili-di-abhijit-v-banerjee-e-esther-duflo/
https://www.lindiceonline.com/osservatorio/abhijit-v-banerje-ed-esther-duflo-buona-economia-tempi-difficili/
https://www.doppiozero.com/una-buona-economia-per-questi-tempi-difficili

Capitalismo/Saito

Il capitalismo nell’Antropocene – Kohei Saito – Einaudi (2024)


Il capitalismo e’ un sistema che, al fine di accrescere il valore e l’accumulo di capitale, promuove la creazione continua di nuovi mercati.
In questo processo ha finora sottratto risorse alla natura e all’essere umano trasferendone i costi in termini ambientali verso la periferia.
Per dirla alla Marx, si tratta di un processo «illimitato».
La necessita’ di non interrompere mai la crescita economica per aumentare il profitto e’ l’essenza stessa del capitalismo.
Per ottenere cio’, il capitale non bada a mezzi. Persino l’aggravarsi di crisi come quella del cambiamento climatico diventa un’occasione di profitto […]
Si tratta del cosiddetto «capitalismo dei disastri».
In questo modo, anche se saranno sempre di piu’ le persone in sofferenza per l’aggravarsi della crisi, il capitalismo continuera’ fino alla fine a cercare occasioni di profitto, dimostrando capacita’ di resilienza e di adattamento a qualunque situazione.
Anche di fronte a una crisi ambientale, il capitalismo non potra’ mai fermarsi con un semplice atto di volonta’.
Per tale ragione, in mancanza di interventi, il capitalismo mutera’ radicalmente il volto del nostro pianeta, rendendolo un luogo dove non ci sara’ piu’ dato di vivere.
E’ questo il punto d’arrivo dell’era dell’Antropocene.

Info:
https://www.einaudi.it/approfondimenti/intervista-saito-kohei/
https://www.cdscultura.com/2024/02/il-capitale-nellantropocene/
https://businessweekly.it/recensioni-libri-business/il-capitale-nellantropocene-il-capitalismo-e-responsabile-della-crisi-climatica/

https://www.micromega.net/il-capitale-antropocene-marx
https://naufraghi.ch/dinosauro-non-e-marx-ma-il-capitalismo/
https://www.antropocene.org/index.php/321-saito

https://journals.openedition.org/anuac/484?lang=it

Lavoro/Acemoglu

Potere e progresso. La nostra lotta millenaria per la tecnologia e la prosperita’ – Daron Acemoglu, Simon Johnson – il Saggiatore (2023)


Contrariamente alla credenza popolare, la crescita della produttivita’ non si traduce necessariamente in una maggiore domanda di lavoratori.
La produttivita’ normalmente viene definita come la produzione media per addetto, cioe’ la produzione totale divisa per l’occupazione totale.
Ovviamente, la speranza e’ che con l’aumentare della produzione per addetto aumenti anche la disponibilita’ delle imprese ad assumere.
Ma non e’ la produzione media per addetto a incentivare i datori di lavoro ad assumere. Quello che conta per le imprese e’ la produttività marginale, il contributo aggiuntivo che porta un lavoratore in piu’ in termini di incremento della produzione o del numero di clienti serviti.
Il concetto di produttivita’ marginale non coincide con quello della produzione o ricavi per addetto: la produzione per addetto puo’ crescere anche se la produttivita’ marginale rimane costante o addirittura cala […]
Quando una casa automobilistica lancia sul mercato un modello migliore, come fecero la Ford e la General Motors nella prima meta’ del xx secolo, la domanda delle automobili che produce tendenzialmente aumenta, e crescono sia i ricavi per lavoratore sia la produttivita’ marginale del lavoratore […]
Quando la stessa casa automobilistica installa dei robot industriali: i robot possono eseguire piu’ saldature e verniciature, e a un prezzo piu’ contenuto, rispetto ai metodi di produzione che prevedono un aumento del numero di operai. Il risultato sarebbe che l’azienda vedrebbe aumentare la sua produttivita’ media, ma avrebbe meno bisogno di assumere […]
L’automazione fa crescere la produttivita’ media, ma non fa crescere, e anzi puo’ far scendere, la produttivita’ marginale del lavoratore.

Info:
https://www.ilsaggiatore.com/storage/app/media/rassegne/2024/2024-11-A/2024_10_20-Domenica_Sole24Ore-Acemoglu-1.pdf
https://www.ilsaggiatore.com/storage/app/media/rassegne/2024/2024-11-A/2024_10_15-Foglio-Acemoglu-1.pdf
https://www.ilsaggiatore.com/storage/app/media/rassegne/2024/2024-01-C/2024_01_14-manifesto-Acemoglu-1.pdf

https://www.ilsaggiatore.com/storage/app/media/rassegne/2023/2023-09-D/2023_09_20-Avvenire-Acemoglu.pdf

Economia di mercato/Kurz

Il capitale mondo – Robert Kurz. – Meltemi (2022)

Queste nuove reti aziendali sono in grado di sfruttare anche le minime variazioni nelle differenze di costo tra le diverse regioni del globo.
Ad esempio, anche se l’Asia orientale dal punto di vista europeo o nordamericano si presenta come uno spazio relativamente unitario e caratterizzato dal basso livello salariale, da un punto di vista interno (valido anche per le compagnie che vi operano) sotto questo aspetto, cosi’ come in altri, esiste una diversificazione assai articolata che rende le catene transnazionali di valorizzazione per l’esportazione nei paesi occidentali all’interno dell’Asia orientale, interessanti e necessarie per il calcolo dei costi.
Ne e’ un esempio tipico il settore tessile: l’azienda fa tessere le stoffe nella Corea del Sud, si rifornisce di bottoni e di cernierelampo a Taiwan; l’operazione di cucitura viene effettuata successivamente in Birmania, mentre a Hong-Kong ci si occupa del controllo di qualita’ e del confezionamento prima che la merce giunga alla clientela europea o statunitense.

Info:
https://sinistrainrete.info/marxismo/22910-massimo-maggini-introduzione-a-il-capitale-mondo.html
https://anatradivaucanson.it/introduzioni/introduzione-a-il-capitale-mondo
https://www.ambienteweb.org/2022/05/21/sinistrainrete-joe-galaxy-il-capitale-mondo-sguardo-su-globalizzazione-complottismi-e-dintorni/
https://ilmanifesto.it/se-la-critica-di-valore-e-denaro-conta-piu-della-lotta-di-classe

Capitalismo/Stiglitz

La strada per la libertà. L’economia e la societa’ giusta – Joseph E. Stiglitz – Einaudi (2024)


Ogni discussione sulla liberta’ deve partire da una considerazione: di chi e’ la liberta’ di cui stiamo parlando?
E’ la liberta’ di alcuni di danneggiare altri, o la liberta’ di questi ultimi di non essere danneggiati?
Troppo spesso non abbiamo bilanciato bene i termini dell’equazione: proprietari di armi contro vittime di violenza da armi da fuoco; aziende chimiche contro i milioni di persone che soffrono per l’inquinamento da sostanze tossiche; case farmaceutiche contro pazienti che muoiono o la cui salute peggiora perche’ non si possono permettere di acquistare i medicinali.
Sappiamo quale liberta’ ha prevalso.
Quello delle ingiustizie e’ un elenco lungo.
E’ notevole come, nonostante tutti i fallimenti e le ingiustizie del sistema attuale, cosi’ tanti ancora si facciano paladini dell’economia del libero mercato. E lo fanno nonostante le frustrazioni quotidiane dell’aver a che fare con compagnie di assicurazione sanitaria, aziende di telefonia, padroni di casa e compagnie aeree.
E’ inconcepibile che chiunque viva all’interno del sistema capitalistico del XXI secolo, o che legga le notizie su una miriade di abusi, possa credere nei mercati senza freni o nell’indiscutibile efficienza della «libera» impresa.
Per essere piu’ diretti, i cittadini comuni in tutto il mondo sono stati presi per il naso.

Info:
https://sbilanciamoci.info/stiglitz-il-neoliberalismo-e-un-fallimento/
https://ilpontedem.it/2024/06/22/joseph-e-stiglitz-la-strada-per-la-liberta-economia-e-buona-societa/

https://www.milanofinanza.it/news/la-lezione-del-nobel-joseph-e-stiglitz-un-capitalismo-progressivo-per-una-societa-giusta-202309152206147720
https://www.open.online/2024/11/22/il-premio-nobel-stiglitz-per-litalia-conseguenze-pessime-dalla-firma-del-patto-di-stabilita/

https://www.ilfattoquotidiano.it/in-edicola/articoli/2024/11/22/il-nobel-per-leconomia-stiglitz-la-ue-e-tornata-allausterita-con-donald-paghera-due-volte/7776961/