Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

Il regime cinese dispone anche di altri punti di forza. Quando si manifesteranno le catastrofi climatiche, avra’ gioco facile a stigmatizzare i responsabili dell’Occidente.
Piu’ in generale, la Cina non manca mai di ricordare di essersi industrializzata senza ricorrere alla schiavitu’ e al colonialismo, di cui ha peraltro pagato le conseguenze. E cio’ la mette nella condizione di acquisire punti a favore rispetto a quanto viene percepito un po’ ovunque nel mondo come l’eterna arroganza dei paesi occidentali. I quali sono sempre pronti a impartire lezioni all’intero universo in materia di giustizia e di democrazia, quando invece si rivelano incapaci di fronteggiare le disuguaglianze e le discriminazioni che li stanno consumando, e patteggiano come se niente fosse con tutti i potentati e gli oligarchi che sono i maggiori beneficiari delle loro fortune.
Sotto tutti questi aspetti, la risposta giusta al socialismo statalista e autoritario cinese sarebbe quella di promuovere una forma di socialismo democratico e partecipativo, ecologico e postcoloniale, sensibile in particolare ai problemi del Sud del mondo e attento a tutte le disuguaglianze e ipocrisie occidentali.
Uno sviluppo del genere autorizzerebbe anche a rispondere alla perdita di velocita’ del neoliberismo, declino che e’ stato accelerato dalla crisi finanziaria del 2008 e dalla crisi pandemica del 2020: declino spiegabile piu’ in generale con il fallimento delle promesse reaganiane di dinamizzazione della crescita mediante la deregolamentazione, al punto che le classi medie e popolari alle quali erano stati promessi mari e monti hanno cominciato a dubitare seriamente della globalizzazione.

Info:
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Con lo spostamento del potere verso le grandi aziende e una mobilita’ geografica sempre piu’ agevole, le piccole differenze geografiche sono diventate ancora piu’ importanti di prima nella corsa a massimizzare i profitti.
Le grandi aziende cercano i vantaggi derivanti dall’avere sede in un luogo invece che in un altro; persino un piccolo vantaggio fiscale tra un posto e l’altro puo’ diventare decisivo.
Questo significa che i governi locali o addirittura intere nazioni (l’Irlanda e’ molto brava in questo) hanno disposto facilitazioni fiscali per offrire i massimi vantaggi possibili alle aziende private.
Ne nasce un’accesa concorrenza fra citta’ e regioni e a livello internazionale fra gli stati che cercano di attrarre investimenti dall’estero. E’ uno dei grandi obiettivi del potere statale in questo momento.
Il risultato: il potere dello stato diventa subordinato al capitale privato. Cosi’, se il controllo non e’ nelle mani degli obbligazionisti, e’ in quelle delle grandi aziende monopolistiche.
Non era cosi’, negli anni cinquanta e sessanta del secolo scorso, negli stati capitalisti avanzati perche’ lo stato, in quel momento, era molto piu’ socialdemocratico e molto piu’ potente rispetto al capitale. Parte della missione dello stato era garantire il benessere alla massa della sua popolazione.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il progetto neoliberista non avrebbe potuto sopravvivere senza uno stato forte.
Dal punto di vista ideologico questo e’ abbastanza complicato, perche’ la retorica del neoliberismo proclama: “Buttiamo fuori lo stato. Liberiamoci dello stato. Lo stato e’ un problema, percio’ dobbiamo liberarci degli interventi statali”.
Una frase famosa di Ronald Reagan e’ proprio: “Il governo non e’ la soluzione… Il governo e’ il problema”.
Lo stato pero’ non e’ scomparso.
La sua funzione e’ cambiata: dal sostenere le persone creando strutture di welfare, come assistenza sanitaria, istruzione e un’ampia gamma di servizi sociali, e’ passato a sostenere il capitale. Lo stato e’ diventato un agente attivo nel sostenere, o addirittura nel sovvenzionare, il capitale.
Dagli anni ottanta in poi abbiamo visto lo stato impegnarsi in operazioni di ogni tipo a sostegno del capitale […] Lo stato non sostiene piu’ i suoi cittadini ma sostiene le grandi imprese con tutti i mezzi possibili: facilitazioni fiscali, sussidi diretti, infrastrutture, deroghe ai vincoli di legge. Perche’ questo possa accadere e’ necessario uno stato forte.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Stato/Collier

Paul Collier – Il futuro del capitalismo. Fronteggiare le proprie ansie – Laterza (2020)

Le nuove ansie hanno le loro radici nel divario economico.
Si sta aprendo una spaccatura sempre piu’ ampia fra le metropoli in pieno sviluppo e le citta’ di provincia in declino; c’e’ un divario di classe sempre piu’ ampio fra chi ha un impiego prestigioso e soddisfacente e chi ha un lavoro privo di prospettive o non ne ha nessuno.
E’ il capitalismo ad aver generato queste nuove ansie, come avvenne all’epoca della Grande Depressione degli anni Trenta.
Per ricomporre le fratture sociali create dai cambiamenti strutturali abbiamo bisogno degli Stati. Ma come negli anni Trenta, gli Stati, e le societa’ che essi riflettono, hanno tardato a riconoscere il loro dovere etico di affrontare questi nuovi problemi, e invece di stroncarli sul nascere hanno consentito che assumessero le dimensioni di una crisi.
Dal punto di vista etico gli Stati non possono essere migliori dei loro popoli, ma possono rafforzare le obbligazioni reciproche, e convincerci gradualmente ad adottarne di nuove. Se pero’ uno Stato tenta d’imporre un complesso di valori diversi da quelli dei suoi cittadini, perde fiducia, e la sua autorita’ s’indebolisce.

Info:
https://www.laterza.it/scheda-libro/?isbn=9788858131060
https://www.pandorarivista.it/articoli/il-futuro-del-capitalismo-di-paul-collier/
https://www.anobii.com/it/books/il-futuro-del-capitalismo/9788858131060/015fc8fc1b8b48e476/reviews

Stato/Brancaccio

Emiliano Brancaccio – Democrazia sotto assedio. La politica economica del nuovo capitalismo oligarchico – Piemme (2022)

Oggi, dopo la grande recessione del 2008 e la crisi pandemica del 2020, e a seguito di numerose critiche rivolte all’attuale regime di accumulazione del capitale basato sul libero mercato e sulla finanza privata, di tanto in tanto riaffiorano le discussioni sulla ricerca di possibili alternative.
A tal proposito, i difensori dell’attuale sistema di mercato insistono sull’idea che sistemi alternativi fondati sulla pianificazione pubblica si baserebbero su una burocrazia statale caratterizzata da decisioni opache, lente e farraginose, e sulla pretesa impossibile di assegnare a un unico organo centrale dello stato il compito di determinare i prezzi del sistema economico.
Cio’ darebbe luogo a tutta una serie di inefficienze e di errori, solitamente definiti “fallimenti dello stato”.
Inoltre, i critici della pianificazione sono anche convinti che le liberta’ individuali, civili e politiche, non sarebbero adeguatamente tutelate in un sistema in cui lo stato accentra i principali poteri economici.
I fautori di un recupero in chiave moderna del tema della pianificazione, invece, sostengono che i “fallimenti del mercato” possono risultare anche piu’ gravi e piu’ pervasivi di quelli che sono imputati agli organi statali.
In questa diversa ottica, il libero mercato capitalistico genera piu’ facilmente disoccupazione e sottoutilizzo di capacita’ produttiva, crisi ricorrenti, disuguaglianze, sprechi di risorse naturali, esternalita’ negative irrisolte come ad esempio le emergenze climatiche, e piu’ in generale causa problemi di coordinamento delle decisioni.
Inoltre, solo in apparenza il mercato sarebbe caratterizzato dalle libere decisioni di una molteplicita’ di soggetti privati decentrati e indipendenti tra loro.
La tendenza verso la centralizzazione dei capitali fa si’ che esso in realta’ sia sempre piu’ dominato da “giganti economici”, vale a dire moderni oligarchi che concentrano presso di se’ le decisioni prevalenti.
In questo senso, anche in un sistema capitalistico di mercato c’e’ il rischio che il potere economico, e quindi anche politico, si coaguli in cosi’ poche mani da mettere a rischio pure la democrazia e i diritti di liberta’ individuali. Col risultato di preservare in fin dei conti una sola forma della liberta’: quella dei possessori di capitale.

Info:
https://www.emilianobrancaccio.it/2022/01/03/democrazia-sotto-assedio/
https://www.ilponterivista.com/blog/2021/06/24/democrazia-sotto-assedio/
https://www.micromega.net/brancaccio-capitalismo/
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/22123-sandor-kopacsi-su-democrazia-sotto-assedio-di-brancaccio.html
https://www.ispionline.it/it/pubblicazione/democrazia-sotto-assedio-29606

Stato/Piketty

Thomas Piketty – Una breve storia dell’uguaglianza – La nave di Teseo (2021)

La “grande redistribuzione” del periodo 1914-1980 non e’ stata una sinecura ne’ un pranzo di gala, e ci trasmette insegnamenti preziosi.
La lezione principale e’ la seguente: lo Stato sociale e l’imposta progressiva sono strumenti molto efficaci, talmente efficaci da trasformare il capitalismo.
La marcia verso l’uguaglianza potra’ riprendere solo se queste due istituzioni diventano oggetto di una vasta mobilitazione e di un’appropriazione collettiva.
E’ inoltre fondamentale valutare i limiti entro i quali lo Stato sociale e l’imposta progressiva hanno trovato attuazione nel corso del XX secolo, e scoprire le ragioni che hanno condotto a un loro rallentamento dopo il 1980.
Insisterei, in particolare, sul ruolo nefasto giocato dal liberismo finanziario e dalla libera circolazione dei capitali, e quindi sulle soluzioni strategiche per uscire da una situazione del genere.

Info:
http://www.lanavediteseo.eu/item/una-breve-storia-delluguaglianza/
https://www.criticaletteraria.org/2021/11/thomas-piketty-una-breve-storia-dell-uguaglianza.html
https://www.doppiozero.com/materiali/thomas-piketty-la-storia-maestra-di-uguaglianza
https://www.repubblica.it/cultura/2021/11/17/news/l_anticipazione_cosi_il_clima_cambiera_la_nostra_vita-326752782/

 

Stato/Balibar

Etienne Balibar – Al cuore della crisi – Castelvecchi (2020)

Per un gran numero di cittadini, cosa che e’ diventata manifesta, c’era da una parte il fatto che […] i servizi pubblici non possono fare a meno di un’azione continua dello Stato pianificatore, costruttore, impiegante, finanziatore, correttore (perlomeno teoricamente) delle ineguaglianze sociali, che garantisca l’accesso universale al «bene comune» della salute.
Inoltre, solo lo Stato puo’ sostenere direttamente o indirettamente le attivita’ di ricerca e di sviluppo che non risultano immediatamente redditizie (come certi vaccini) ma che possono infine possedere un’importanza di vita o di morte.
Cio’ vuol dire anche che, per sostenere il servizio pubblico delle progressive tassazioni, occorrono norme sanitarie e farmaceutiche, ecc.
Tutto cio’ si rivela in manifesta opposizione con l’ideologia e le pratiche del neoliberalismo che dominano a tutt’oggi in Europa e nel mondo, che hanno indotto per certi versi a rivolgere la potenza dello Stato contro le sue stesse funzioni sociali, intraprendendo la distruzione del servizio pubblico dall’interno.

Info:

https://www.ibs.it/al-cuore-della-crisi-ebook-etienne-balibar/e/9788832903683
http://www.castelvecchieditore.com/autori/etienne-balibar/
https://www.mimesisedizioni.it/download/12739/e816dca0af4b/simone-pieranni-il-manifesto-4-febbraio-2022-sfide-e-quesiti-intorno-al-modello-cinese-su-adam-smith-a-pechino-di-arrighi.pdf

Stato/Harvey

David Harvey – Cronache anticapitaliste. Guida alla lotta di classe per il XXI secolo – Feltrinelli (2021)

Il Trattato di Vestfalia del 1648 mise un po’ di ordine su questo caos in tutta Europa, ponendo fine al lungo periodo di guerre di religione, guerre tra etnie, guerre tra clan, guerre di tutti contro tutti.
Si fondava sostanzialmente sull’idea che dovesse esserci una cosa chiamata stato, uno stato nazione, all’interno del quale esisteva una forma di sovranita’. L’idea generale era che ogni stato dovesse rispettare quella sovranita’, l’integrita’ e i confini di ogni altro stato.
Non sempre e’ stato cosi’ nella storia successiva, ma si e’ trattato di un accordo importante. Ha chiarito e reso stabili le strutture territoriali del potere in Europa. E’ stato accompagnato dalla diffusione di una logica di potere politico ed economico contenuto e chiuso all’interno di una struttura territoriale stabile […]
Sono nate istituzioni statali con determinate strutture gerarchiche che esercitavano il controllo sulla popolazione all’interno dello stato […]
Esistono dunque due logiche del potere. Da un lato, una logica territoriale che e’ collegata allo stato e alle sue istituzioni; dall’altro una logica capitalista, che deriva dalla circolazione e dall’infinita accumulazione di capitale in gran parte attraverso le azioni di interessi privati […]
Questo potere si innesta in un contesto in cui agiscono anche le forme territoriali del potere. Spesso la relazione fra miliardari capitalisti e potere territoriale dello stato e’ problematica. I capitalisti piu’ potenti e le loro fazioni sovente cercano di fare dello stato un agente dei loro interessi; il potere dello stato pero’ e’ piu’ complicato, perche’ lo stato deve rispondere ai desideri e ai bisogni di una popolazione molto varia di cittadini ed e’ possibile che i miliardari non siano poi cosi’ amati da quella popolazione.
Il grande interrogativo riguarda la legittimazione di chi ha il potere nello stato […] Le forme monetarie del potere non sono stazionarie o statiche, ma costantemente in movimento. Una delle questioni piu’ difficili per uno stato e’ prevenire, controllare o addirittura contenere quel movimento perpetuo. Le forme del potere dello stato, piu’ statiche e vincolate in senso spaziale, sono messe continuamente alla prova dal movimento del capitale.

Info:
https://www.idiavoli.com/it/article/cronache-anticapitaliste
https://www.kulturjam.it/editoria-narrazioni/david-harvey-cronache-anticapitaliste/
https://www.marxist.com/david-harvey-contro-la-rivoluzione-la-bancarotta-del-marxismo-accademico.htm
https://www.sinistrainrete.info/articoli-brevi/21563-guido-maria-brera-cronache-anticapitaliste.html
https://www.doppiozero.com/materiali/david-harvey-laccumulazione-come-spoliazione

Stato/Krugman

Paul Krugman – Discutere con gli zombie. Le idee economiche mai morte che uccidono la buona politica – Garzanti (2020)

«Le persone devono tirare la cinghia, percio’ anche lo stato dovrebbe tirare la sua». Ma dipende dal fatto che il mondo non e’ cosi’ semplice, e alcune frasi sembrano giuste e invece sono sbagliate. […]
Cosi’, procedendo con ordine: 1) L’economia non e’ come una famiglia che guadagna una certa somma e ne spende un’altra, senza che ci sia un rapporto tra le due. La mia spesa e’ il tuo reddito e la tua spesa e’ il mio reddito. Se entrambi tagliamo le spese, ambedue i nostri redditi diminuiscono. 2) Ora siamo in una situazione in cui molte persone hanno tagliato le spese, o per scelta o costrette dai creditori, mentre sono relativamente pochi gli individui disposti a spendere di piu’. Ne derivano redditi depressi e un’economia depressa, con milioni di lavoratori volonterosi che non riescono a trovare lavoro. 3) Le cose non vanno sempre cosi’ ma, quando succede, lo stato non e’ in competizione con il settore privato. Gli acquisti statali non usano risorse che altrimenti produrrebbero beni privati, bensi’ usano le risorse inutilizzate. I prestiti statali non escludono quelli privati, bensi’ impiegano i fondi inerti. Di conseguenza, questo e’ un momento in cui lo stato dovrebbe spendere di piu’, non di meno. Se ignoriamo questa intuizione e invece tagliamo la spesa statale, l’economia si contrarra’ e la disoccupazione aumentera’. In realta’, si contrarra’ anche la spesa privata, a causa della diminuzione dei redditi. 4) Le politiche di austerita’ hanno fortemente aggravato le recessioni economiche quasi ovunque siano state adottate. 5) Si’, a lungo andare lo stato dovra’ pagare i conti. Ma i tagli alla spesa e/o gli aumenti delle tasse dovrebbero aspettare che l’economia non sia piu’ depressa e che il settore privato sia disposto a spendere abbastanza per raggiungere la piena occupazione.
E’ cosi’ complicato da essere impossibile?

 

Stato/Habermas

Jurgen Habermas, Wolfgang Streeck – Oltre l’austerita’. Disputa sull’Europa – Castelvecchi (2020)

Ai tassi di inflazione crescente degli anni Settanta si sostituisce il progressivo indebitamento delle famiglie e dei bilanci pubblici.
Cresce parallelamente anche l’ineguaglianza quanto alla distribuzione del reddito, mentre le entrate statali diminuiscono per rapporto alla spesa pubblica.
Con l’aumento delle disuguaglianze sociali lo Stato tributario subisce in tale sviluppo una trasformazione: «Lo Stato democratico, governato e alimentato dai propri cittadini in quanto Stato tributario, si converte in Stato di debito democratico, nella misura in cui il suo sostentamento poco a poco non dipende piu’ dai cittadini contribuenti ma dai suoi creditori».
Dentro l’Unione economica e monetaria europea i limiti imposti dai “mercati” all’azione politica degli Stati mostrano il loro carattere perverso. La trasformazione dello Stato tributario in Stato di debito fa da sfondo al circolo vizioso con cui gli Stati salvano le banche insolventi, per finire a loro volta trascinate verso il fallimento da queste ultime, rimettendo di conseguenza il destino della popolazione nelle mani del regime finanziario imperante

Info:
https://open.luiss.it/2021/04/02/un-destino-comune-nel-nome-della-solidarieta/
https://www.lafionda.org/2021/03/30/quali-prospettive-per-la-solidarieta-europea-nello-scenario-post-covid/
https://www.reset.it/articolo/come-nasce-leuropa-streit-tra-jurgen-habermas-e-wolfgang-streeck
https://www.sinistrainrete.info/crisi-mondiale/19326-paolo-ortelli-capitalismo-e-democrazia-catastrofe-o-rivoluzione.html